Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Dal cinema di Venezia
(Un problema o una situazione?)

di Antonio Stanca

A Venezia, nella 60a Mostra Internazionale del cinema inaugurata mercoledì 27 Agosto, è in programma, tra l’altro, un ritorno al film d’autore: ci sono Bernardo Bertolucci con “The Dreamers”, Luciano Emmer con “L’acqua… e il fuoco”, Marco Bellocchio  con “Buongiorno, notte”. Intanto per l’imminente stagione autunnale molto attesi sono i lavori di altri registi pure della vecchia guardia quali  Ermanno Olmi, Paolo e Vittorio Taviani, Ettore Scola e probabilmente Michelangelo Antonioni. Grazie alle inevitabili anticipazioni si è saputo che i film di questi e degli  autori impegnati a Venezia tendono a recuperare, nel tema e nello stile, quanto sembra ormai completamente superato dai registi più giovani, il valore, cioè, dei sentimenti umani, la funzione dello spirito, del pensiero, tutto ciò che costituisce la vita interiore dell’uomo nonché la forma che tali contenuti richiedono per essere espressi. 

Un ritorno al passato, una ripresa di ciò che è  perduto, un recupero dell’ordine, della regola: questo perseguono oggi i nostri più affermati autori d’ arte cinematografica ed a volte anche i narratori, i poeti, i drammaturghi, gli artisti figurativi e non solo italiani. E’ un modo per reagire al fenomeno della massificazione, commercializzazione che l’arte sta attraversando ormai da tempo. Ma ci sono pure gli artisti che alla modernità ed ai suoi aspetti si sono adeguati al punto da pensare che “…bisogna scrivere libri capaci di competere con i videogiochi, con la musica, con il wrestling e con tutte le cose che riempiono il tempo libero della gente.” Questo ha dichiarato il quarantaduenne scrittore americano Chuck Palahniuk a chi lo intervistava in occasione del suo recente sesto romanzo “Diary” e riguardo ai motivi del suo esteso successo. Come per quei registi anche per questo ed altri autori del genere c’è, quindi, un pubblico, come per una produzione volta al passato anche per una tanto immersa nel presente da identificarsi con esso c’è chi segue, legge, ascolta, vede. E’ la prova che la soluzione da tempo cercata per il problema di un’arte che risolva la confusione esistente a livello di autori e  pubblico non è possibile, che non si tratta di un problema ma di una situazione destinata a continuarsi. Come oggi anche domani ci saranno in arte una linea conservatrice ed una innovatrice poiché sarà la condizione culturale, morale, spirituale, la formazione di chi produce e di chi vi assiste, dell’autore e del lettore o spettatore, a tener distinte le posizioni, a stabilire la distanza, il divario tra esse. Né si può pensare ad altra maniera giacchè, a differenza di altri aspetti della vita,  quello artistico ai nostri giorni è  diviso tra chi non crede possibile rinunciare alla tradizione o a quanto da essa è giunto e chi lo fa senza esitazione. Non è come nel campo scientifico dove la novità, la scoperta annullano completamente quanto le ha precedute perché visibili, concreti sono gli elementi che le costituiscono, più efficaci di quelli di prima, innegabilmente superiori, migliori, indiscutibilmente e generalmente accettati. In arte pure ci sono novità, rivelazioni, tante per ogni tempo della storia, ma non succede mai che un prodotto, pur antico, perda completamente valore o funzione ché intimo, interiore è l’ambiente dal quale proviene ed al quale si rivolge. Pertanto, in tempi come i nostri invasi da interessi materiali, contingenti in ogni loro parte, era necessario che in arte vecchio e nuovo, interiore ed esteriore, recupero e rivoluzione, procedessero ognuno per proprio conto e che molto difficile risultasse combinarli come invece è  spesso avvenuto in passato.


La pagina
- Educazione&Scuola©