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Dalla vita ai suoi significati
(Le ragioni di un successo)

di Antonio Stanca

Per settimane in testa alle classifiche di vendita, recensito sulle testate giornalistiche più importanti: questo è successo a "L’odore della notte" (ed. Sellerio), recente romanzo dello scrittore e drammaturgo siciliano Andrea Camilleri e il fenomeno conferma il favore di cui egli gode ormai da anni presso il nostro pubblico. Come in altre sue opere anche in questa ci sono la città di Vigàta, il commissario Montalbano, un linguaggio misto d’italiano e dialetto siciliano a volte incomprensibile ma sempre suggestivo, uno stile così libero nelle regole e svelto nel procedere da avviare un ritmo quanto mai incalzante e coinvolgente; come altre volte la vicenda rappresentata risulta alleggerita della tensione o drammaticità che un’indagine di polizia o un’azione criminale generalmente comporta. Tale effetto è dovuto soprattutto al tono ironico, umoristico che percorre questa e le altre narrazioni dell’autore e col quale anche gli eventi più gravi vengono resi.

Una lingua, una forma, un’atmosfera così particolari riesce Camilleri a creare in ogni opera da trasformarla in una curiosità inevitabile per larghissimi strati di pubblico, in un contesto umano e sociale tanto mosso e articolato da valere più del caso trattato. Quella, infatti, che Montalbano compie in "L’odore della notte" per scoprire i motivi, i luoghi della scomparsa di Emanuele Gargano e Giacomo Pellegrino, responsabili dell’agenzia finanziaria "Re Mida"rivelatasi una truffa ai danni di molti risparmiatori, non è solo l’indagine di un commissario di polizia ma anche e soprattutto il viaggio di un uomo tra tanti uomini, tra tante situazioni e condizioni umane, dalla propria di poliziotto svogliato e sempre incerto tra l’azione e la rinuncia a quella degli altri, di tutti i personaggi che il romanzo fa conoscere. Ognuno impersona un tipo, una figura dai tratti definiti e ricorrenti come avviene in una rappresentazione teatrale anche se, in questo caso, così animata da costringere lo spettatore-lettore a spostare continuamente l’attenzione, a passare senza sosta dagli aiutanti di Montalbano, Augello e Fazio, al questore, dal dottor Quarnotta al dottor Pasquano, dal giornalista Zito al professor Tommasino, da Mariastella e Michela, impiegate presso la "Re Mida", a Livia e Beba, fidanzate di Montalbano e Augello, dalla donna delle pulizie all’oste, dagli interpreti più evidenti ed importanti a quelli che si vedono e contano di meno, dai luoghi, tempi, ambienti agli umori, discorsi di chi li frequenta e li vive. E’ un interminabile susseguirsi, avvicendarsi di fatti e persone, una scena che si allarga sempre più fino a comprendere gli oggetti, i pensieri, i sentimenti più ovvi ed i più rari, gli aspetti, gli elementi che nella vita sono più banali e gli eccezionali, i più consueti ed i ricercati, il basso e l’alto modo di sentire, agire, essere e quale e quanto di questi nelle circostanze rappresentate prevale o scarseggia.

Tramite la particolarità di una vicenda e maniera espressiva Camilleri tende , come sempre, a dire della totalità della vita, a mostrare gli interminabili aspetti dell’ esistenza, a fare dell’opera la traduzione naturale, autentica di questi sicchè ad ogni momento della sua scrittura e ad ogni lettore è possibile ritrovarsi con i propri pensieri ed azioni. La vita da lui scritta è quella che effettivamente avviene, quella che appartiene all’uomo perché si svolge a sua misura lontano dalle complicate costruzioni teoriche di cui tanto abbondano le opere della letteratura contemporanea. Con Camilleri la condizione di vita comune, quotidiana si trasferisce nell’opera letteraria ed assume un’espressione che rinuncia ad ogni ambizione formale per rimanere fedele a se stessa. Si verifica, quindi, un’adesione incondizionata alla realtà umana, sociale, politica, economica, morale dei nostri tempi, a tutto ciò che le appartiene comprese la sfiducia nelle istituzioni, la crisi dei valori tradizionali, le nozioni di storia, letteratura, la cultura da tempo entrata a far parte del comune livello di conoscenza.Ma oltre a tutto ciò e nonostante l’umorismo che le pervade, nelle opere dell’autore compresa questa si colgono pure uno stato d’insoddisfazione, un senso di sconforto, una mestizia, gli umori, cioè, di chi vive la quotidianità ed accetta l’anonimato, il silenzio di essa come condizione unica, definitiva, di chi si sa destinato a finire senza lasciare alcun segno come è successo e succederà per tante esistenze, situazioni, idee, parole, volti, gesti, affetti, emozioni.Tuttavia non può evitare di chiedersi le ragioni, le finalità di tale inarrestabile scorrere, il significato di un fenomeno come la vita che inesorabilmente, inevitabilmente inizia e finisce, compare e scompare assorbita,annullata nell’immensità del tempo e dello spazio. Anche la possibilità di cogliere questo stato d’animo avvicina il lettore a Camilleri giacchè da quando i tempi moderni hanno fatto della morte un argomento, una presenza costante quello del significato della vita è divenuto uno dei temi del diffuso modo di pensare.


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