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Conrad: uno scrittore romantico
(Il fascino della lettura)

di Antonio Stanca

 

Nato a Berdicev, in Ucraina, nel 1857, marinaio e poi capitano di lungo corso nella marina mercantile francese ed in seguito in quella inglese, dal 1886 cittadino inglese, per molti anni navigante nell’arcipelago malese, dal 1895, dopo il successo del suo romanzo “La follia di Almayer”, orientato verso l’attività letteraria, autore di romanzi, racconti e novelle, morto a Bíshopsbourne (Kent) nel 1924, Joseph Conrad è tornato adesso all’attenzione poiché nella serie di pubblicazioni abbinate al quotidiano “Libero” è comparso uno dei sei racconti scritti nel 1907, “Il duello”. In quell’anno scrisse pure il romanzo “L’agente segreto” e prima aveva prodotto opere come “Un reietto delle isole” (1894), “Il negro di Narciso” (1894), “Lord Jim” (1900) oltre che romanzi brevi ed altre narrazioni. Era emersa la tendenza a rappresentare casi umani difficili, complicati, condizioni morali, psicologiche impossibili da risolvere, stati di grave incomprensione, di feroce ingiustizia, vite condannate all’isolamento, alla solitudine perché confuse, ingannate anche da chi non avrebbe mai dovuto.

Dopo alcune opere d’impegno politico, il Conrad avrebbe ripreso questa maniera che, quindi, può essere considerata la sua distintiva. Non sono figure eccezionali i protagonisti delle sue opere, non gli “eroi” solitari di tanta letteratura decadente, dispregiatori del volgo, della comunità in nome d’ideali estetici, artistici ad essi superiori ma persone comuni che la natura ha dotato di una maggiore capacità di riflessione, di una particolare sensibilità, che non lottano per imporsi e finiscono con l’arrendersi all’ineluttabilità delle circostanze, alla pena che da queste  deriva loro.

Vengono in mente le sofferenze di tanti personaggi di Dostoevskij rimasti soli dopo un interminabile vagare tra spiegazioni e giustificazioni, tra i richiami ad una morale, ad un significato, ad un dovere che risulteranno inutili perché a vincere sarà quanto ad essi è stato sostituito da bisogni diversi anche se miseri. Una sola legge c’è in Conrad, quella dell’anima, e per questo  può essere ritenuto un autore romantico e la sua poetica un traguardo raggiunto da solo, un’espressione delle sue esperienze di vita, delle sue inquietudini. Distinto rimarrà egli nel contesto degli autori a lui contemporanei ed anche se non si possono negare rapporti d’influenza con l’atmosfera culturale del suo tempo, Conrad si mostrerà capace di risultati unici. Saprà combinare il vecchio modello di romanzo ereditato dall’ ‘800 con il nuovo, l’attenzione all’ambiente esterno con l’osservazione di quanto avviene nel protagonista, la realtà con l’idea, la materia con lo spirito, in modo tale da riuscire indefinito, indeterminato ed anche vero, irreale ed anche reale, astratto ed anche concreto. Con Conrad siamo sempre ai limiti del paradosso, dell’inconcepibile, dell’assurdo ma non si può mai dire che quanto rappresentato non sia possibile, che non possa avvenire.

Così ne “Il duello”, dove da un’evenienza di poco conto si giunge ad una situazione minacciosa, drammatica, che si aggrava sempre più fino a diventare incredibile. Stavolta la pena della solitudine, dell’incomprensione è sofferta dal colonnello D’Hubert, uno degli ufficiali dell’esercito napoleonico durante la lunga campagna militare in Europa fino alla disfatta in Russia. Egli viene sistematicamente sfidato a duello da un altro ufficiale dello stesso esercito, Feraud, che si è ritenuto da lui disturbato durante un convegno mondano. Fin quando la vicenda non si concluderà e nei modi che il romantico Conrad vorrà, il lettore si troverà ad inseguire una situazione sempre sospesa, sarà attirato, affascinato dall’atmosfera che lo scrittore creerà oltre che dalle sue capacità stilistiche, dal suo procedere rapido, elegante, perfetto: dei dipinti, delle scene teatrali sembrano molte situazioni tanto appropriata e suggestiva è l’espressione che le rende, tanto risaltano dal contesto. A lungo preparate le situazioni, in Conrad, sono molto importanti, a volte più del personaggio perché mostrano in maniera inequivocabile quanto si può o si deve soffrire pur senza essere colpevoli, quali aspetti paurosi può assumere l’esistenza senza volerlo o cercarlo, quel che può sfuggire alla ragione senza alcuna possibilità di recupero.

Solo un uomo di mare poteva diventare lo scrittore di tanti pericoli!


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