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Cultura, letteratura, arte: beni di consumo
(I tempi della fine)

 

Mentre a Parigi, nel Municipio del 5° Arrondissement, dal 22 Settembre al 19 Dicembre ci sarà la mostra "Adriano, tesori di una villa imperiale" mirata a ricostruire, mediante la presentazione di circa duecento capolavori tra sculture, incisioni, gioielli, mosaici, cammei, frammenti di vario genere provenienti da ogni parte del mondo e appartenuti alla famosa villa di Tivoli, la figura dell’imperatore (76 – 138 d.C.), le sue attitudini, i suoi ideali, in ambito storico sarebbero avvenute delle scoperte tali da modificare l’immagine che di Adriano per secoli è stata tramandata. Rifacendosi a certe enunciazioni di Dione Cassio, tra gli storici più antichi, e di Ronald Syme o Edward Gibbon, tra i più moderni, sarebbe possibile, per alcuni osservatori, provare come Adriano non sia stato un imperatore tollerante, pacifico, ma crudele e particolarmente spietato nel reprimere una rivolta in Giudea. Ancora a suo danno si sarebbe scoperto che Adriano non era stato adottato, come dovuto e creduto, da Traiano ma che gli era successo grazie ad un complotto con la moglie di lui Plotina ed inoltre che, appena nominato, aveva fatto uccidere quattro senatori perché suoi rivali.

In verità se non si sapeva della "finta adozione", che non costituisce, tuttavia, motivo di grave reato, delle suddette azioni sanguinarie si era avuta notizia ed oltre ad averle fatte rientrare nell’articolata attività di un antico imperatore si era anche cercato di isolarle poiché contrastavano duramente con la generale condotta tenuta da Adriano e improntata a saggezza e tolleranza. Ora le si vuole considerare preminenti e sorge il dubbio che il fenomeno meriti una spiegazione diversa e lontana dal personaggio in esame. Non è la prima volta che, in questi ultimi anni, si cerca di ribaltare completamente, in nome di una scoperta improvvisa, quanto il tempo ha consolidato e trasmesso. Un altro esempio recente è stato quello relativo allo scrittore abruzzese Ignazio Silone unanimamente riconosciuto come un acceso attivista di sinistra e, nei suoi tanti lavori, come il testimone, il solidale delle tristi condizioni e vicende dei "cafoni" marsicani nei primi decenni del ‘900 ed improvvisamente accusato di essere stato una spia dei nazi – fascisti perché scoperte delle lettere a tal riguardo.

Si ha l’impressione che in questi casi più che di scoperta si debba parlare di esagerazione di quanto, pur sconosciuto o poco o meno noto, risultava ridimensionato al confronto con i più ampi, più veri, più sentiti aspetti della personalità interessata, che si voglia ricavare da un momento o gesto di debolezza, di cedimento, da un particolare il motivo per un sovvertimento generale di quanto sembrava indiscutibilmente valido. Di questo non si tiene conto in simili processi poiché generalmente o solamente impegnati ad accusare, inficiare, guastare. Sono, quindi, processi piuttosto sommari dal momento che trascurano la complessità dell’evento o personaggio in questione, non tengono conto del vario e intricato movimento interiore od esteriore che è suo proprio e che potrebbe se non giustificare almeno spiegare quel particolare che appare in grave contrasto con il resto. Attribuiscono, invece, ad esso una tale importanza e gravità da evidenziarlo sopra ogni altro motivo, lo illuminano al punto da far passare in ombra quanto già noto ed acquisito. E’ come un improvviso e inaspettato cambiamento di scena durante uno spettacolo, è il colpo di scena che sorprende e attira tutta l’attenzione degli spettatori e sta qui, crediamo, la spiegazione del fenomeno. In un ambiente sociale come il contemporaneo, che è percorso da un numero infinito di bisogni e interessi, che li vede in continua competizione tra loro e che si mostra disposto o favorevole verso quelli che prima o meglio gli giungono o gli appaiono o lo colpiscono, anche la cultura doveva finire col ridursi ad uno dei tanti prodotti di mercato, con l’usare gli stessi mezzi, col gareggiare con essi per poter giungere al pubblico e coinvolgerlo. Pertanto quello della notizia sensazionale, della scoperta esplosiva, del ritrovamento casuale vero o presunto, sta diventando un modo efficace per il successo in ambito culturale ed altri non dissimili sono cercati in letteratura ed in arte.

"La letteratura, il romanzo, l’arte come la coca – cola ?" diceva in uno studio degli anni ’60 il noto critico letterario Leone Piccioni riferendosi al futuro di questi generi e prevedendo che presso una popolazione mondiale aumentata in modo smisurato quale l’attuale "…i prodotti della letteratura e dell’arte sempre più saranno beni di consumo da divulgare, da diffondere, da seminare in un cerchio tanto più ampio, tanto più disponibile…", che "…tutto diventerà totalmente legato al caso, non si potrà operare nessuna scelta critica che nasca da una conoscenza delle cose. Bisognerà affidarsi al gioco, all’azzardo, alla speculazione commerciale…".

Le previsioni si sono avverate come dimostrano i fenomeni di cui si è detto e i tanti altri consimili legati all’attuale produzione narrativa o poetica o pittorica o teatrale o filmica. Anche per queste si cerca ormai l’effetto – sorpresa e non solo da parte di autori minori, che ai nostri giorni si contano a migliaia, ma anche di artisti noti e se in quegli altri casi esso poteva consistere in una rivelazione inaspettata in questi può essere un contenuto o una forma che vanno oltre ogni limite conosciuto o convenzione accettata, che a tutti i costi e fino allo scandalo vogliono riuscire singolari. E’ un segno dei tempi come si è detto ma è anche una triste constatazione se si tiene conto che per ottenere risultati quanto mai nuovi ed unici si giunge spesso da parte dei vari autori, scrittori o poeti o pittori o registi, ad annullare ogni rapporto col passato, a saltare ogni tradizione, a sacrificare ogni trascendenza un nome dell’immanenza, a fare di questa l’unica regola, a confondere la genialità con la ricerca di sempre nuovi espedienti tecnici. Si arriverà così alla fine dell’arte poiché la si ridurrà ai bisogni, alle urgenze del momento, a pubblicità, a spettacolo e il silenzio graverà su quei pochi artisti che tarderanno o non vorranno rinunciare ai vecchi propositi. Saranno questi gli unici resti di una storia che, pur vantando origini remote e altezze sublimi, si è vista in breve ridotta alle bassezze dei tempi ed anche se resisteranno agli assalti frequenti ed impetuosi dei nuovi ambienti non varranno più come esempi da seguire e la loro sarà anche la fine di quella storia.

Antonio Stanca

Presenza Taurisanese – Ottobre-Novembre 1999


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