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L’"Eco" che mancava
(Un’opera da conservare)

di Antonio Stanca

 

Di letteratura, d’arte soprattutto in prosa e in versi ma anche in note musicali, in scene teatrali e figurazioni pittoriche, di mitologia, epica, religione, filosofia, scienza, delle relative opere, dei loro autori dai più ai meno noti, dai più remoti ai più prossimi della storia culturale del Vecchio Continente senza trascurare i rapporti con produzioni ed autori di luoghi lontani, di tutto questo si occupa Umberto Eco nel suo recente ed ampio volume "Sulla letteratura"(ed. Saggi Bompiani). Pertanto risulta difficile classificare il libro e molto limitativo sarebbe definirlo una raccolta di saggi, la maggior parte già comparsi come prolusioni o conferenze tenute dall’autore negli anni immediatamente precedenti o di poco lontani.

Il linguaggio è scorrevole e vicino a chi legge, a volte è quasi confidenziale come se si volessero comunicare dei segreti o ridurre la loro importanza rendendoli accessibili a tutti. Più e meglio di altre volte l’Eco saggista si mostra discorsivo e disposto a chiarire, spiegare, a cercare i più lontani collegamenti con l’argomento trattato. Si dica del Dante del "Paradiso", del Nerval di "Sylvie", del Wilde degli "Aforismi", della lingua di Joyce, dei misteri di Borges, dei rapporti d’influenza tra autori pur diversi e lontani nel tempo, del significato, valore e funzione dei simboli o dello stile nella letteratura o filosofia o mitologia o religione, dei diversi livelli di lettura di un’opera letteraria, della "Poetica" di Aristotele e della sua attualità, dell’azione esercitata dal mito sociale, culturale, letterario, artistico americano sugli intellettuali italiani del secondo dopoguerra, della "forza del falso" nell’attività di pensiero passata e presente, degli ascendenti remoti e prossimi della scrittura saggistica e narrativa dell’autore, di qualunque di tali temi o problemi si tratti sempre il professore Eco è ampio, immenso, infinito nelle ricostruzioni storiche, sorprendente nelle rivelazioni, convincente nelle argomentazioni e deduzioni. Sempre il suo discorso si sviluppa oltre ogni limite prevedibile e sempre affascina, coinvolge il lettore quasi gli facesse compiere interminabili cacce al tesoro.

In un simile procedimento, volto più all’analisi che alla sintesi, è difficile pervenire ad una posizione unica, definitiva, ad un’acquisizione, una verità ultima. Per ogni motivo presentato e discusso è come se si rimanesse sempre sul piano della discussione, come se si desse sempre spazio a nuovi interventi dal momento che non si finisce mai di citare testi di autori od opinioni di critici, di riferirsi ai più remoti o più vicini documenti. Pur superando alcune posizioni non si annulla mai completamente la possibilità che siano riprese e all’occorrenza che valgano. Non si tende, quindi, alla costruzione di un sistema di idee valido sempre ed ovunque, alla formazione di una teoria assoluta alla quale ricondurre le varie analisi, non si perviene ad una sintesi unificatrice di così vario ed articolato procedere. Si fissano soltanto dei principi o modalità che servano a regolarlo quali il valore della critica del testo rispetto ad altri tipi d’indagine letteraria, l’importanza dell’occasione reale, dell’evento concreto nel processo di creazione dell’opera, la funzione esercitata nella personalità artistica dal periodo della sua formazione, i richiami tra opere ed autori di tempi e luoghi diversi. Sono questi per Eco dei punti di riferimento importanti nell’alterno e sterminato percorso che il libro contiene e che rimane tale poiché incline più a concedersi alla propria estensione che a ridursi ad essi, più all’analisi che alla sintesi s’è detto. E’ tanta la documentazione esibita, sono tanti i rilievi compiuti dall’autore, è così facile e comprensibile la lingua adottata che il lettore viene affascinato dall’idea di partecipare di un fenomeno immenso, di quanto a lui non era ancora noto e che soltanto un ricercatore di testi antichi, un medievalista per professione e scrittore per vocazione potevano offrirgli.

Una storia totale della cultura occidentale, più completa di altre, più comprensiva di quanto nel nostro continente s’è verificato dai primordi ad oggi, più ragionata nelle proprie cause ed effetti, nei propri protagonisti e prodotti: questo si deve dire dell’opera di Eco e considerarla un libro che mancava e che va conservato come un prontuario, un manuale, un volume enciclopedico sempre utili perché sempre possibili di consultazione.


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