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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Cosa può attrarre in una libreria la mia curiosità in questi giorni di relax in cui ho messo da parte i libri di studio almeno per qualche giorno?
E' vero avrei dovuto evitare anche le librerie, che so, darmi alle scalate ed alle escursioni, però risento di tanti mesi di immobilità per un problema fisiatrico che ha rafforzato se mai ce ne fosse stato bisogno la mia sedentarietà e la mia croce delizia di giornate e nottate davanti al pc.
L'unica passeggiata ad alta quota per vedere l'alba di mercoledì mi ha destabilizzata: romanaccia con qualche chilo di troppo, decisamente non gazzella delle Alpi.
Scorrendo gli scaffali, con l'occhio allenato alle novità editoriali mi balza agli occhi dunque un libricino bianco, tre disegnini arancio tenue, quasi impercettibili, un titolo breve con grafia semplice in stampato maiuscolo...
Per gli amanti della netiquette, non sto per gridare, riporto la scritta in copertina , per giunta senza virgolette...

DOVE ANDIAMO, PAPA' ?

Il sottotitolo??? Mbè che cosa poteva attrarmi di un libro dal titolo così semplice all'apparenza?
Riporto anche questo, in stampato questa volta minuscolo, senza maiuscola nemmeno all'inizio:
vivere piangere ridere
( A capo e senza punteggiatura )
con due figli diversi dagli altri

Non posso fare a meno di allungare il braccio e prendere dalla sua bella mostra il libello,portarlo con me e...
Sì, ancora una volta, anche in vacanza tuffarmi nella storia di due fratelli, "due miracoli alla rovescia" e del loro padre autore del libro da oltre sei mesi in testa alle classifiche francesi, vincitore del prestigioso premio Prix Femina che dichiara "Oggi che il tempo stringe, la fine del mondo si avvicina e io divento ogni giorno un pò più biodegradabile, ho deciso di dedicare loro questo libro".
Jean Louis Fournier, umorista francese ed autore televisivo, dopo aver scritto diversi libri per adulti e ragazzi ha deciso di parlare al suo pubblico o meglio di dedicare a due dei suoi tre figli un libro, sicuramente un libro come non ne avevo mai letto e dire che in ventiquattro anni ne ho letti di libri sulla diversità, mi allineo subito al suo concetto di "handicap" ragionato e rivisto nella sua etimologia.
All'inizio il suo modo di proporsi ha richiamato alla mia mente il nostrano Pontiggia, ma solo per un attimo e per i primi momenti in cui ho tenuto il libro tra le mani scorrendo la quarta di copertina.
Il romanzo ( perchè così è stato classificato, ma per me non si rifà a questo genere letterario ) si legge tutto di un fiato, è uno di quei libri che continui a leggere anche se è venuta l'ora di pranzo, che ti infastidisci se qualcuno ti interrompe nella lettura, che ti trascini fino alle lenzuola e cerchi un punto luce per finirlo nel silenzio della notte.
Alcuni capitoli sono di poche righe, nessuno di loro è numerato e nessuno riporta un titolo. Ho letto alcuni passi che per la loro ironia e la loro "crudezza", anzi non crudezza ma per il puro realismo misto a disperazione mi hanno lasciata dapprima perplessa e poi convinta che mai e poi mai mi era riuscito di riflettere senza veli, senza tabù sul vero inferno dei sensi di colpa, dell'impotenza, della infinita pazienza e insieme della finita pazienza di un genitore che con lucida freddezza descrive la sua vita e soprattutto la vita di due figli diversi da tutti gli altri, come lui ama definire i suoi due figli con grave disabilità.
Devo dire che la cornice francese di questa storia in cui l'unico posto che pare adeguato per questi ragazzi nelle descrizioni è l'istituto medico-pedagogico mi ha dato molto da pensare... Conosco la realtà francese, come conosco e ricordo i toni dei dibattiti sempre attuali sull'integrazione scolastica dei cosidetti "gravissimi" nelle scuole nazionali.
Chi avrà la curiosità e la voglia di leggere questo libro capirà anche quante riflessioni sono frutto di un isolamento sociale, di una cultura lontana dalla nostra realtà italiana, magari molto criticata ed approssimativa per certi versi, ma "accogliente" e non solo e sempre in apparenza.
La riflessione sulla terminologia che si trova nella seconda metà del libro ricalca il concetto di "normalità" che ci fa domandare da sempre chi è normale e secondo quali parametri, scartato il termine di "handicappato" Jean Louise preferisce lasciare il beneficio del dubbio nel definire i suoi figli diversi dagli altri, in fondo dichiara "Einstein, Mozart, Michelangelo erano diversi dagli altri".
Non avevo mai letto cose che nessuno osa dire, che magari osa pensare ma ricaccia indietro senza mai pronunciare, molti vissuti che conosciamo da vicino, che abbiamo provato personalmente o solo di riflesso ma che mai abbiamo avuto il coraggio di dire e meno che mai di scrivere e rendere di pubblico dominio.
Quante situazioni imbarazzanti o di impotenza pura abbiamo rimosso o nascosto nella ipocrisia di genitori, di docenti, di terapisti, di parenti, ma non ci ha mai sfiorato l'idea di fare dell'ironia su noi stessi o sui nostri figli, alunni, pazienti, nipoti.
Jean Louise Fournier è un umorista, anche se di umoristico c'è ben poco nella vita di questo scrittore ed allora ha affidato all'ironia il racconto di questi spaccati di vita e si è spinto nell'ironia fino al racconto del doloroso distacco della perdita del primogenito nella beffa di un intervento perfettamente riuscito al qule però Mathieu non è sopravvissuto. Thomas è ancora vivo ed è lui l'artefice del titolo del libro apparentemente una domanda semplice e scontata che scoprirete essere la punta di un iceberg che conosce bene solo chi ha vissuto gomito a gomito con persone diverse dagli altri.

Buona lettura e buone vacanze

Elena Duccillo


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