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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
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Una lezione d’amore

di Antonio Stanca

Nel 2003 “Il cacciatore di aquiloni”, nel 2007 “Mille splendidi soli” ed ogni volta si è trattato di un successo internazionale del quarantatreenne medico afghano Khaled Hosseini. Questi vive con la famiglia in California dopo aver soggiornato in altri Paesi e dopo essere fuggito dall’Afghanistan a causa della grave situazione politica e sociale che in questi ultimi tempi si è creata. Come il primo anche questo secondo romanzo è stato pubblicato in Italia da Piemme, anche questa è un’opera immensa, una storia infinita, vuol dire di tutto quanto fa parte di un popolo, di una nazione, usi, costumi, tradizioni, cultura, religione, arte, vita, ed anche questa ha avuto un successo immediato. Ma ai due bambini, ragazzi e  poi uomini, Amir e Hassan, della prima narrazione sono seguite due bambine, ragazze e poi donne, Mariam e Laila, e Hosseini riesce, con loro, scrittore migliore, più alto poiché capace di rendere i più remoti pensieri, sentimenti di un animo così complesso come quello femminile. E perché crea situazioni talmente suggestive da coinvolgere il lettore e lasciarlo sospeso per molte, intere pagine. Prima di Hosseini era difficile pensare che tanta povertà e tanta crudeltà ci fossero contemporaneamente a noi, avvenissero insieme alla nostra vita. Né era stato possibile venirne a conoscenza tramite un linguaggio così semplice come il suo, un’espressione così scorrevole da rendere naturale quanto rappresentato.

Anche “Mille splendidi soli” è una storia di dolore, di violenza, di morte, anche stavolta si dice dell’Afghanistan degli ultimi decenni devastato da guerre contro nemici esterni e da quelle, interminabili, tra fazioni interne, dell’Afghanistan dei profughi che a migliaia cercano la vita inseguiti dalla miseria, dalla fame, dalla malattia, dalla morte, di un paese, cioè, dove solo i poveri hanno conservato intatti il senso dell’onore, dell’onestà, della giustizia, lo spirito di sacrificio, di rinuncia, il valore dell’affetto, dell’amicizia, dell’amore. Per salvare l’amica Laila e i suoi due figli Mariam ucciderà e per evitare loro altri pericoli non temerà di confessarlo e di essere condannata a morte. Niente aveva avuto da quando era nata se non delusioni, privazioni e sofferenze, era stata sempre povera e non avrà paura di perdere anche la vita. Ma il gesto la solleverà su tutti i personaggi del romanzo, la farà valere più degli altri e per sempre.

Vero fino alla crudeltà, all’orrore riesce Hosseini nella sua scrittura ma profondo oltre ogni modo, valido oltre ogni limite di tempo e di luogo. La sua è una lezione morale destinata a non finire e che stia avvenendo ai nostri giorni, quando molto ridotto è lo spazio riservato all’anima, le conferisce maggior risalto e fa ancora sperare nell’uomo.


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