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Come estendere un messaggio *

di Antonio Stanca

La serie di figure femminili nella produzione dello scrittore Ignazio Silone (Pescina dei Marsi, L’Aquila, 1900- Ginevra 1978) comincia dal primo romanzo, “Fontamara” (1930) e si conclude con l’ultimo, “Severina”(1981, postumo). In queste ed altre opere la donna compare in contesti diversi e, tuttavia, vanno notate le linee di uno sviluppo che dall’autore si trasmette alle sue creature. Gli esiti finali di tale processo sono stati impediti dalla scomparsa dello scrittore e soprattutto dall’ampiezza della prospettiva avviata. Quel che abbiamo è sufficiente, però, a farci capire che Silone ha indicato una diversa, nuova maniera di essere donna, un’altra possibilità di vivere da donna e lo ha provato mediante la rappresentazione di ambienti, personaggi, vicende attinti dalla sua terra, dalla sua vita, dalla sua anima e trasformati in elementi di pensiero, di letteratura, d’arte.

Nel corso delle opere siloniane si assiste ad un cambiamento: dopo un iniziale carattere oggettivo, corale, esse si sono orientate sempre più verso il soggettivismo, si sono concentrate intorno a figure singole pur senza smarrire il loro rapporto ed impegno con e nella realtà. E’ stato il riflesso della crisi vissuta da un autore che, deluso della corruzione subita, ad opera della storia, dai grandi ideali umani quali quello religioso e politico, si è visto costretto a rientrare in sé, a rivolgersi all’uomo, a suscitare o recuperare la sua primaria e più autentica umanità affinché fosse possibile continuare a sperare nel miglioramento delle sorti del mondo. Di questo processo umano, morale, culturale ed artistico, la donna siloniana può essere ritenuta la migliore testimone ed interprete se si considera che dalla figura di Elvira, l’eroina del primo romanzo, immessa ed operante nelle situazioni della vita sua ed altrui, l’autore è pervenuto a quella di Severina, donna che vive soprattutto dei “moti” del proprio cuore. Tra l’una e l’altra ci sarebbero state Cristina, Faustina, Stella, Annina, Concetta, per dire di quelle particolarmente animate da spirito di abnegazione, ardore di carità verso il prossimo e affetto verso l’uomo nel quale vedevano tali qualità unite ad ideali di lotta morale e politica, principi di giustizia e rinnovamento sociale. Simili componenti spirituali e sentimentali, simile accensione d’animo e sete di cambiamento, saranno anche dell’ultima eroina siloniana, Severina. Tuttavia la rappresentazione della sua drammatica vicenda sarà aliena da quell’intreccio o movimento che, nelle altre opere, aveva collegato i problemi di un’anima a quelli di una società per affinità o contrasto. Qui le aspirazioni ad una religiosità e politica incorrotte, ad un ripristino ed affermazione dei valori umani più veri, ad un’umanità rinnovata dalla riscoperta dello spirito nell’intimità di ogni uomo, provengono da turbamenti in atto già prima dell’episodio scatenante, sono vissute quasi privatamente. Questo fenomeno, che traduce quanto sta accadendo nell’animo dell’autore, potrebbe sembrare riduttivo del messaggio prima espresso, in Silone, dalla figura femminile, potrebbe essere giudicato un risvolto strettamente autobiografico. Invece proprio in tal modo i motivi dominanti dell’ispirazione siloniana risultano ampliati all’infinito, finiscono di essere circoscritti entro determinati confini di tempo, spazio, luogo e si trasformano in motivi morali, esigenze naturali dello spirito, aspetti inalienabili dell’esistenza. Soggettivando il problema senza isolarlo in un’atmosfera puramente ideale o privarlo della sua finalità concreta, Silone perviene ad una maggiore oggettivazione. Il problema, così, è liberato da ogni occasione contingente e presentato come un elemento essenziale della vita ovunque questa si verifichi ed aspiri a verità e giustizia individuali e sociali. Inoltre, affidando ad una donna il risultato delle proprie maturazioni, Silone allarga ancor più la dimensione del messaggio perseguito: l’umanità da recuperare e rinnovare non ha più genere, è tutta! Se all’uomo e all’artista si aggiunge la donna, che sente e agisce come loro, la sfera di quell’operato si estende e gli sviluppi diventano incalcolabili.

* da “ Note”- Bollettino del Dipartimento di Filosofia- Università degli Studi- Lecce


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