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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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James, le speranze tradite

di Antonio Stanca

 

Nella serie “I grandi della narrativa”, che attualmente il quotidiano la Repubblica sta promuovendo, è comparso il romanzo breve di Henry James Il carteggio Aspern. L’introduzione è di Alberto Arbasino, la traduzione di Nadia Fusini.

James, scrittore, drammaturgo e saggista americano, è nato a New York nel 1843 ed è morto a Londra nel 1916. La sua era una famiglia colta, il padre Henry, il fratello William, la sorella Alice avevano interessi che andavano dalla teologia alla filosofia, alla psicologia, alla letteratura. Al seguito della famiglia Henry fece molti viaggi in Europa, soggiornò in centri quali Ginevra, Londra, Parigi e Bonn. Tra le scuole di questi e quelle americane avvenne la sua prima formazione; interruppe gli studi universitari di legge iniziati ad Harvard per dedicarsi completamente alle attività preferite, la lettura e la scrittura. Lesse, da giovane, i maggiori autori delle moderne letterature europee e dal 1864, con il racconto Una tragedia di errore, cominciò quella che sarebbe stata la sua vasta produzione e che avrebbe visto oltre ai tanti racconti anche romanzi, opere teatrali, biografiche, autobiografiche, di viaggio, di critica letteraria.

Lasciata l’Università era tornato in Europa, si era fermato a lungo a Parigi dove aveva conosciuto Flaubert, Maupassant, Zola e Turgenev. Poi dal 1876 si era stabilito a Londra e in seguito aveva preso la cittadinanza inglese. A Londra sarebbe rimasto fino alla morte e solo  per qualche breve periodo sarebbe andato in America.

Le sue opere risentono dell’influenza di autori quali Hawthorne, Turgenev e Balzac. Questi, soprattutto Hawthorne e Turgenev, nel primo Ottocento avevano vissuto e rappresentato i problemi del passaggio che stava avvenendo dal vecchio al nuovo mondo, avevano scritto della difficile posizione dell’artista in un periodo che stava riducendo la sua importanza e funzione poiché nuovi costumi sopraggiungevano, nuovi mezzi di comunicazione si diffondevano. Ai tempi di James, nel secondo Ottocento, il fenomeno tendeva ad aggravarsi e lo si potrà intravedere in tutta la sua produzione. Esso, però, non impedirà all’autore di vivere un proprio processo, di compiere dei passaggi propri, di avere fasi diverse. Durante la prima, che giunge fino agli ultimi anni ’80 ed alla quale appartiene Il carteggio Aspern del 1888, James persegue il “tema internazionale”, il proposito, cioè, di combinare la giovane cultura americana con la vecchia cultura europea sicuro che la prima avesse bisogno della seconda per completarsi. Ma gravemente deluso rimarrà una volta scoperta l’impossibilità di simile progetto a causa delle gravi complicazioni, degli artifici presenti nella cultura europea. In seguito nella seconda fase, che arriverà alla fine degli anni ’90, James sembrerà rifarsi poiché si convincerà che la verità cercata risiede nell’interiorità e che l’arte, la sua trascendenza, la sua assolutezza ne sono la migliore espressione. Ancora deluso, tuttavia, sarà dovendo constatare che da quell’interiorità possono emergere molte e diverse verità e che queste rendono difficile, impossibile qualunque certezza. Deriveranno da qui le opere dell’ultima fase, quella del primo decennio del ‘900, che sarà improntata ad una concezione relativistica della realtà e segnata dalla tecnica dei diversi punti di vista. Questi aspetti della narrativa di James, insieme agli altri precedenti del monologo interiore, dello studio psicologico dei personaggi, dei loro drammi, dei loro conflitti morali, del loro difficile rapporto con l’ambiente, dell’inevitabilità delle condizioni della vita, influenzeranno molta letteratura successiva ed autori quali James Joyce e Virginia Woolf.

Dalle certezze della seconda produzione James era giunto alle incertezze della terza ed anche durante la prima era successo che le fiduciose speranze in un incontro, in una combinazione tra cultura americana ed europea fossero state deluse. Il carteggio Aspern, che al primo periodo risale, è un esempio quanto mai chiaro di tale situazione vissuta dall’autore. Il protagonista dell’opera, nel quale si può intravedere la figura di James, è uno studioso americano che dall’Inghilterra è venuto a Venezia perché ha saputo che qui, custodita, nascosta per un numero incalcolabile di anni da due vecchie signore, che vivono sole in una grande casa, si trova la corrispondenza, “il carteggio”,  tra il famoso poeta inglese Jeffrey Aspern ed una delle donne che con lui ha avuto forse una relazione amorosa. Lo studioso è stato conquistato da questa rivelazione fattagli da un amico inglese e affronterà molti problemi, enormi spese, situazioni strane, luoghi misteriosi, pericolosi pur di giungere alle lettere, pur di sapere dei pensieri, dei sentimenti in esse espressi da un  artista così grande, pur di completare la sua conoscenza, di completarsi lui americano con l’aiuto della cultura inglese.

Le ombre, le luci, i colori, i suoni sempre tenui della laguna, dei suoi canali, delle sue gondole, delle sue case, la particolare atmosfera creata a Venezia dalle notti lunari, le infinite, immense stanze della casa delle signore, gli infiniti segreti che possono celare, il segreto principale che muove la trama, il carattere sentenzioso di tanti dialoghi, la riduzione dell’ intera vicenda ad un ritrovamento, dei molti personaggi ai pochi del buono e cattivo, la fatale conclusione, fanno sembrare l’opera una favola se non recuperasse sempre una dimensione concreta, se non perseguisse sempre una precisa realtà, quella di un’impresa da compiere che, tuttavia, non riuscirà poiché gli sforzi del protagonista non supereranno le ambiguità, le complicazioni ordite contro di lui. Esse spegneranno il suo entusiasmo iniziale e lo porteranno alla dolorosa constatazione che il vecchio mondo, quello europeo, si è guastato, non può incontrarsi col nuovo e neanche l’arte, il suo eterno valore, possono ormai sfuggire alle macchinazioni sopravvenute con i tempi.

Questo è il primo James, tradito nelle sue speranze. Nemmeno l’ultimo, però, si sarebbe sentito riuscito giacché a questi avrebbe visto aggiungersi problemi più gravi, quelli dell’anima. Nemmeno di essa si poteva essere sicuri.

Lo stile che da semplice, diretto nelle prime opere, diviene difficile, elaborato nelle ultime, è un’altra prova di tale complicazione.


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