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Come una favola

di Antonio Stanca

Recentemente da Guanda è stato pubblicato l’ampio romanzo “Un uomo sulla soglia” dell’americana Nicole Krauss. Questa, trentaduenne, è nata a New York nel 1974 e vive col marito e il figlio a Brooklyn. “Un uomo sulla soglia” è la sua prima opera narrativa, risale al 2002,  era stata preceduta da lavori in versi e sarebbe stata seguita dall’altro romanzo “La storia dell’amore” oltre che da una produzione di racconti e saggi. Il tema della memoria percorre entrambi i romanzi, nel secondo si tratterà dell’uso di essa, nel primo del suo recupero. E’ Samson Greene “l’uomo sulla soglia”, quello che vuole recuperare quanto la sua mente ha smarrito in seguito ad un intervento chirurgico nella zona cerebrale. Egli vive a New York, ha trentasei anni e non ricorda più ventiquattro anni della sua vita, non riconosce la moglie Anna e non si ritrova  nella sua attività di docente di letteratura presso la Columbia University. I suoi ricordi si fermano all’età di dodici anni e nel libro è mostrato come un uomo disperatamente solo poiché privato di ogni riferimento a tempi, luoghi, persone, cose. Non ha più un passato, non sa più cosa ha fatto, come è vissuto, come si chiama, chi è e soltanto perché consigliato intraprende un viaggio alla ricerca di chi, di cosa possa aiutarlo a riprendere quanto smarrito, a riconoscersi in un nome, ad avere un’identità. Tra l’altro giungerà a sottoporsi, in un laboratorio creato da un medico-scienziato   nel deserto del Nevada, ad una particolare, nuova terapia ancora in fase sperimentale. Ma come altre volte  rimarrà deluso ed abbandonerà il posto, fuggirà. In una fuga, in un rifiuto, da parte del protagonista, di quanto prima cercato con affanno, con avidità si trasformerà il viaggio iniziato. Samson non saprà più cosa fare, si ridurrà a vivere di stenti, la strada e qualche locale pubblico di periferia diventeranno i suoi luoghi abituali ma tra tanta perdizione sarà sufficiente che egli intraveda un volto femminile  dai tratti molto simili a quelli della moglie, dalla quale ormai è stato lasciato e vive lontano da un anno, perché si avvi da solo in lui  un processo di riscoperta, di recupero di quel passato fino ad allora inutilmente cercato.  Perché appaiano prima confusi e poi sempre più nitidi i ricordi del tempo trascorso, della vita coniugale e di quella professionale. Sarà sufficiente che la donna intravista mostri poi a Samson una copia della Bibbia, che gli faccia ascoltare la lettura di alcuni passi perché egli si senta investito di un compito superiore a quelli finora svolti, un compito diverso,  spirituale, morale, perché si accorga che quanto gli è capitato non è stato casuale  ma necessario, doveva avvenire dal momento che avrebbe comportato la sua redenzione, la sua conversione ai principi  dell’amore, della virtù, del bene, ad un senso della vita liberato da ciò che lo riduce alla realtà e sollevato all’altezza dell’idea. Doveva Samson dimenticare il suo passato perché doveva nascere un’altra volta e diverso da quello che era stato.

 Come una favola che vuole insegnare a chi ascolta o legge cosa fare o pensare si conclude questo primo romanzo della Krauss, come una favola  svela alla fine il suo vero significato, mostra come abbia voluto, tramite la  vicenda di Samson, creare un esempio per tutti utile a risolvere i gravi problemi che le attuali condizioni di vita comportano.Lo stato di spersonalizzazione al quale Samson giunge, la sua crisi d’identità sono, oggi, fenomeni estesi poiché dovuti all’attuale massificazione dei costumi, alla dilagante affermazione di valori soltanto materiali, esterni alla personalità, al sistema di rapporti individuali e sociali che ne è derivato. Tutto quanto faceva parte dell’idea, dello spirito, dell’anima è stato travolto dai nuovi ambienti, tutto ciò che era unico è stato sommerso dalla pluralità, dalla massa e, tuttavia, si può ancora sperare, dice la Krauss col suo Samson, di uscire da tanta indistinzione , di riacquistare una propria voce, di tornare a valere per sé e per gli altri. Per questo è necessario farsi interpreti di un messaggio diverso dal contesto, vedere in una diversa luce  le cose di ogni giorno, sentirle, viverle in altro modo. Ci si accorge, così, che la soluzione dei problemi sta in noi, in quei pensieri e sentimenti che si era creduto di poter tralasciare e che invece non hanno mai smesso di valere.

Ed ancora di favola sa la tendenza della Krauss a procedere per situazioni straordinarie, eccezionali, di emergenza, a concatenarle e intrecciarle tra loro e con immagini, ricordi lontani nel tempo e nello spazio. Anche per la fantasia c’è posto in queste pagine della scrittrice che non sempre riesce a controllare tanto materiale fino a risentire nell’esposizione, a disturbare la chiarezza e scorrevolezza che la distinguono. Sono i segnali che si tratta della prima prova quando avviene che un autore non opera rinunce decisive riguardo ai contenuti poiché convinto che molto se non tutto possa valere o servire.


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