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Letteratura e tempi

di Antonio Stanca

Nel libro-saggio “Dentro il pensiero del mondo” (ed. L’Albatro) il giovane critico letterario Paolo Lagazzi, nota che oggi la critica letteraria non ha più spazio nei giornali quotidiani poiché volti ad altri impegni ma solo in riviste specializzate e presso un pubblico ridotto. Questo segnala che la letteratura è in crisi nel senso che non attira più vasti interessi e, pertanto, chi dovrebbe mediare tra essa e il grosso pubblico non ha  i mezzi che glielo permettevano. Né la scuola riesce a far molto a tal proposito essendosi ultimamente molto concessa al territorio, al recupero, cioè, e rivalutazione di quanto in esso è avvenuto e avviene giungendo, così, a confondere letteratura, cultura e costume. Confusione che riflette quella formatasi nella società dove ogni aspetto del costume è creduto ormai motivo di cultura. E’ un fenomeno comparso da anni e aggravatosi negli ultimi tempi giacché costume ora significa soprattutto comunicazione mediatica, elaborati prodotti e distribuiti on-line, scritture, lingue, immagini, luci, colori, suoni pronti a soddisfare i gusti più diversi compresi quelli che ancora vogliono dirsi culturali, letterari o artistici nonostante risultino lontanissimi da quanto sono sempre state la cultura, la letteratura e l’arte. In simile incalcolabile pluralità di autori e fruitori esse sono in grave crisi. Ricorrenti sono, infatti, oggi i termini romanzo on-line, libro elettronico, che mostrano come la letteratura sia divenuta un prodotto di consumo simile a tanti altri e soggetto alle leggi del mercato, alle richieste dei consumatori. Queste sono determinate dall’atmosfera vigente priva di ogni finalità che vada oltre l’immediatezza, la contingenza, di ogni carattere diverso dall’immanenza. In tale contesto la letteratura, anche quella a noi più vicina nel tempo, sembra divenuta lontanissima quasi si trattasse di un reperto archeologico. Per evitare questo pericolo è successo che anche autori nel senso tradizionale del termine si siano convertiti ai tempi e immessi tra i loro meccanismi pur a costo di apparire inadeguati e di suscitare lo stupore se non l’indignazione di certo pubblico.

 C’è, tuttavia, chi non ha ancora rinunciato alla letteratura quale espressione dello spirito, idealità, trascendenza e questo sia tra i lettori che tra gli autori. Gli uni e gli altri formano un numero molto esiguo rispetto alla sterminata moltitudine di produttori e consumatori di cultura ma resistono pur sentendosi o vedendosi esclusi, pur accusati di essere superati, incapaci di accedere al nuovo, finiti. Eroica va considerata la loro resistenza se si pensa che sostengono un confronto impari e che lo fanno senza intravedere alcuna possibilità di riuscita, senza proporsi altro fine se non quello di conservare  la propria sensibilità custodendo e continuando quanto hanno ereditato, senza soffrire di vedersi condannati al silenzio ma accettandolo come l’unica condizione possibile per non rinunciare ai propri intenti.

Quale sarà il loro destino?

La previsione più facile sarebbe quella di una graduale riduzione delle loro presenze fino al completo esaurimento come in genere è avvenuto per ogni residuo di eventi ormai passati. Ma è avvenuto pure che fenomeni sorprendenti per novità e vastità quale quello dell’attuale comunicazione multimediale abbiano finito le loro risorse lasciando i fruitori in uno stato di smarrimento e muovendoli a cercare in se stessi quanto all’esterno non trovavano più. In questi casi i primi a venire riscoperti sono stati i valori dello spirito, i segreti dell’anima ed ora il fenomeno potrebbe verificarsi con maggiore facilità quale reazione alle assordanti ed alienanti voci della situazione vissuta.

In verità da qualche tempo si è cominciato a parlare, in ambito culturale ed artistico, di neoumanesimo e si è assistito a successi inaspettati da parte di opere, soprattutto di narrativa, ispirate ai valori interiori del sentimento, dell’idea e lontane da ogni proposito concreto, immediato. Potrebbe essere un segno che l’ambiente tecnologico creatosi è entrato in crisi nel suo rapporto con l’uomo anche se continui e sempre maggiori sono i suoi sviluppi in altri campi. Si potrebbe pensare che quella macchina, dalla quale ci si attendeva anche una letteratura diversa dalla tradizionale, abbia tanto inaridito l’ambiente col suo tecnicismo da muoverlo  verso il recupero di ciò che sembrava definitivamente finito, verso l’interiorità e la sua espressione.


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