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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
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Un autore per tutti

di Antonio Stanca

A settantasei anni il noto giornalista e conduttore televisivo Antonio Lubrano ha scritto un breve volume di favole dal titolo “Falpalà” (favole per adulti), ed. Rai-Eri e Guida. Lubrano aveva scritto opere di saggistica, altre di narrativa ed ultimamente si era cimentato con il teatro quale attore in un’opera lirica. La sua maggiore notorietà risale, tuttavia, a trasmissioni televisive che ha condotto quali “Incontri ravvicinati”, “Scoop”, “Diogene”, “Candido”, “Mi manda Lubrano” ed altre dove si è mostrato  osservatore acuto e partecipe dei tanti problemi individuali e sociali che sono degli italiani dei nostri tempi e si è sempre collocato dalla parte del cittadino, a difesa, cioè, dei suoi diritti materiali e morali, ha favorito le sue conoscenze in ambiti diversi e a volte completamente nuovi. Il pubblico, cioè il popolo, è stato il principale destinatario del suo lavoro, democratiche, sociali sono state le sue aspirazioni, per gli altri, per tutti ha Lubrano lavorato e quello televisivo gli è parso il mezzo più idoneo per ottenere il risultato d’informare, istruire, preparare. Anche nel giornalismo ha perseguito gli stessi scopi e così nelle opere saggistiche e narrative tra le quali rientra quest’ultima. In “Falpalà” già dal titolo, che significa una striscia di stoffa, cioè un oggetto molto comune, si deducono gli intenti che hanno sempre animato il Lubrano, la sua volontà di riuscire semplice, chiaro, di arrivare a tutti, di servire a tutti e da qui l’uso di facili modi espressivi. Comprensibilissimo è il linguaggio di “Falpalà”, non vuole l’autore essere complicato, anche qui è il difensore dei diritti, degli interessi degli altri, il loro tutore. Gli altri, però, sono stavolta esseri animali e vegetali di ogni genere e di ogni parte d’Italia, piante e bestie mostrate nei loro rapporti con l’ambiente, con l’uomo, con i tempi d’oggi o di poco trascorsi e nei problemi che sono derivati e che costituiscono veri e propri pericoli. Piante e bestie che questo vedono, pensano, di questo parlano tra loro e con l’uomo, per questo agiscono dal  momento che sia per le une sia per le altre sono in atto da tempo fenomeni che minacciano seriamente la loro esistenza. L’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del terreno, l’uso sempre più diffuso di pesticidi, la deforestazione, la generale riduzione delle acque e di altri elementi necessari alla vita vegetale ed animale soprattutto se allo stato naturale, hanno provocato i danni maggiori alla  flora ed alla fauna dei tempi moderni. Esse sono elementi, aspetti della natura, sono state utili all’uomo, a lui sono servite ed ora presso di lui rivendicano il proprio diritto alla vita. E sono quattordici le favole di “Falpalà”, ognuna dedicata ad una diversa condizione animale e vegetale, ad un diverso luogo della penisola italiana, nelle quali Lubrano fa sentire la protesta di tante voci. Ampliata, pertanto, risulta la sua sfera d’azione rispetto a come egli s’era sempre presentato, più completa l’Italia da lui sempre osservata e discussa perché nuovi sono i temi e i loro protagonisti. Ancora facile è rimasta, tuttavia, l’espressione, quella delle favole che come al solito vogliono incuriosire, piacere, insegnare e per questo sono semplici e si muovono in continuazione tra realtà e idea, ragione e fantasia, serio e comico, lontano e vicino. Dopo quest’opera si può dire che non c’è luogo dove Lubrano non sia andato a scoprire, spiegare, non c’è problema per il quale non sia intervenuto e nei modi che più risultassero vicini a chi lo ascoltava o leggeva. Se i suoi contenuti erano di tutti anche la loro rappresentazione doveva essere per tutti.


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