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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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L’arte che divide

di Antonio Stanca

I grandi temi con i quali l’arte, soprattutto moderna, si è confrontata sono stati quelli dello scorrere inesorabile del tempo, dell’aspirazione ad un ideale che non si concilia con la realtà, del mistero della morte, del valore del destino, dell’esistenza di Dio. L’artista moderno, a differenza di quello antico che considerava le sue qualità come naturali e viveva la vita degli altri, sa, è consapevole di essere “diverso” dagli altri, di vedere, pensare, sentire diversamente da loro ed un problema è stato il rapporto con essi, con la vita comune, quotidiana. Un problema difficile, impossibile da risolvere e a volte un dramma. Solo e tormentato egli è rimasto di fronte a quei gravi interrogativi ai quali la sua maggiore sensibilità lo ha fatto giungere. Pur se in modo diverso, con mezzi, parole, opere diverse non c’è autore moderno che non abbia sofferto tali problemi, che non si sia chiesto senza riuscire a chiarirselo il significato del tempo, della vita, della morte, di Dio.

Anche tra i contemporanei ci sono autori che ancora vivono l’arte come trascendenza, aspirazione, idea e, quindi, come contrasto con la realtà. Molti, invece, si sono adeguati a questa, hanno accolto le sue regole, quelle del momento, della moda e tanta confusione ne è conseguita. Tra i primi va segnalata Maria Amalia Orsini, che recentemente ha pubblicato la raccolta di poesie “Il tempo e l’alfiere” (ed. Pendragon, introd. di Vincenzo Bagnoli). La Orsini era già nota in ambito letterario per aver pubblicato un racconto per ragazzi, “I fuochi di Beppe Bra”, e due romanzi brevi, “La pensione” e “L’eredità di Daniele”. Si era pure segnalata in concorsi di narrativa e poesia ed ora è la poetessa de “Il tempo e l’alfiere”. Sia i versi sia i componimenti sono di varia misura, liberi, è una poesia narrata che muove dal particolare, trae spunto dalla circostanza per andare oltre, interrogarsi. Tutto quanto è stato della vita della Orsini, luoghi, tempi, persone, cose, luci, ombre, colori, suoni, è in questi versi ma liberato dal suo peso materiale, concreto e trasferito in una dimensione diversa, quella dello spirito, dell’anima, collocato oltre l’evidenza, cercato per il suo significato. E’ un movimento continuo quello espresso dai versi della Orsini, un’interminabile oscillazione tra realtà e idea, materia e spirito, esterno ed interno e tale è la disposizione dell’animo dell’autrice. Che è quella dell’artista, di chi è “diverso” dagli altri perché diversamente pensa, sente. Non può, tuttavia, rifugiarsi in una dimensione soltanto ideale e contrastato, diviso, sospeso tra i due estremi è destinato a rimanere. Così l’Orsini di questi componimenti: intima, famigliare la sua scrittura, semplici, facili le sue situazioni ma complessi, profondi i suoi pensieri, arditi i suoi collegamenti. E’ come se volesse sempre superare quanto detto, interpretarlo, attribuirgli altri sensi, altri significati, come se avesse voluto vivere un’altra vita anche se inesorabile giunge la conferma che solo nell’idea sarebbe stato possibile.


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