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La crisi del soggetto
(Autori e tempi)

 

Ultimamente dalla Einaudi, nella serie Tascabili, è stato ristampato il testo di Claudio Magris "L’anello di Clarisse" (396 pagine, 19.500lire). L’autore, docente di Letteratura Tedesca presso l’Università di Trieste, è ormai noto per i suoi numerosi lavori di critica letteraria e saggistica relativi, come questo, a fenomeni e problemi della cultura e letteratura mitteleuropee. Egli si è presentato pure come narratore e drammaturgo mostrando anche in queste attività la naturale inclinazione dello studioso all’osservazione e riflessione, a trarre da ogni argomento motivo per considerazioni e raffronti tali da pervenire a significati superiori ed inaspettati. Difficile, pertanto, risulta in Magris distinguere il critico dallo scrittore, il saggista dal narratore poiché entrambi risentono della sua ampia cultura storica, mitologica, filosofica, letteraria, artistica, entrambi fanno di questa una presenza continua ed animata la adattano a circostanze vissute.

Così avviene anche ne "L’anello di Clarisse": qui Magris percorre, tramite una vasta operazione critica e due saggi che servono da introduzione e conclusione, la storia della cultura, letteratura ed arte europee dei due ultimi secoli soffermandosi sugli autori, filosofi o scrittori o poeti o drammaturghi, di maggior rilievo (Hegel, Nietzesche, Goethe, Rilke, Hofmannsthal, Ibsen, Walser, Svevo, Musil, Canetti, Singer) e giungendo ai giorni nostri. Obiettivo centrale dell’opera è quello di illustrare il passaggio che, tra fine ‘800 e primo ‘900, avviene dall’unicità ed inalterabilità dei principi, valori e fini sempre riflessi dal pensiero e dall’arte europei alla loro molteplicità e relatività perché si scopre allora di dover riconoscere come proprie dell’uomo e, quindi, della sua cultura anche azioni e ragioni diverse e contrarie a quelle ritenute degne di essa e dell’espressione artistica. E’ Nietzsche, tra i primi pensatori, a rivelare quanto c’è "oltre l’uomo" e come esso abbia diritto ad esistere, a valere, ad essere riconosciuto ed incluso tra i motivi di un’opera letteraria. Precedenti del fenomeno sono rintracciabili già molto tempo prima ma solo tra ‘800 e ‘900 esso viene chiaramente e definitivamente acquisito. Robert Musil codifica, infatti, tale avvento ne "L’uomo senza qualità". Qui, tra l’altro, succede che la protagonista femminile, Clarisse, sfili dal dito un anello privo di centro e il gesto e l’oggetto vengono assunti da Magris a titolo del suo libro ed a simbolo della fine del soggetto unico, del personaggio ed idea centrali sia nella poesia che nella prosa e nel teatro, e dello stile alto, "grande stile", che erano stati fino ad allora gli elementi costitutivi dell’opera e della storia letteraria. Altra immagine suggestiva usata dal Magris per indicare tale crisi è lo sgretolamento dell’Impero asburgico in una miriade di stati avvenuto negli stessi tempi e luoghi da lui esaminati. "Anarchia degli atomi" chiamerà Nietzesche l’insorgere di tale pluralità di aspetti e momenti umani e la varietà delle forme espressive richieste per rappresentarla. Sarà come una Babele di contenuti e linguaggi poiché tutto e tutti varranno e vorranno avere una voce propria. Cadranno le antiche barriere, non si distinguerà tra vero e falso, giusto e ingiusto, bene e male. Ogni situazione o condizione umana sarà ritenuta possibile e accettabile e, come per i beni di consumo, varrà quanto qualunque altra e con essa potrà essere scambiata: si giungerà ad un pluralismo da intendere come nichilismo poiché annullerà l’uomo illudendolo di arricchirlo, lo disperderà tra infiniti richiami, influenzerà la letteratura, l’arte, modificherà i loro temi e modi, altererà i loro significati. Questo, tuttavia, non impedirà che continuino ad esserci autori, artisti tanto convinti dell’identità propria e dell’arte da rinunciare per esse ad ogni pensiero diverso, ad ogni aspetto di così caotico e irrefrenabile movimento. Non scompariranno, quindi, i testimoni del passato pur se risulteranno sempre più sommersi dalla dilagante marea di voci cui il presente con i suoi potenti mezzi, stampa, televisione, Internet, ci farà assistere. Tra tanto rumore e tanti personaggi ci sarà chi sceglierà di stare solo con la sua arte, con l’arte, chi preferirà il silenzio dell’anima al frastuono del mondo pur sapendo di destinarsi, in tal modo a rimanere per sempre escluso dal contesto.

A queste conclusioni giunge Magris nel libro tramite un procedimento che parte da lontano e si presenta così ricco di citazioni e documenti da farne un testo fondamentale per la storia della letteratura. Se poi si tiene conto che lo stile usato è sempre scorrevole e coinvolgente, si deduce che l’opera potrà giungere ai più larghi strati di pubblico e risultare ampiamente divulgativa: succede così quando la conoscenza di quanto esposto è talmente approfondita da poterla elargire a tutti e nei modi a loro più vicini.

Antonio Stanca

Espresso Sud – Aprile 2000


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