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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Quando manca la vita

di Antonio Stanca

“Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”: è la motivazione con la quale è stato assegnato, quest’anno, il Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice romena-tedesca Herta Müller. Nata nel 1953 nella regione romena del Banato, la Müller ha studiato presso l’Università di Timişoara, ha iniziato a lavorare come traduttrice, poi è stata maestra d’asilo ed infine docente di lingua tedesca. Nel 1987 ha lasciato la Romania per stabilirsi, insieme al marito, in Germania dove vive. Nel 1995 è entrata a far parte dell’Accademia tedesca di Letteratura e Poesia. Della sua ampia produzione narrativa sono comparse in Italia solo alcune opere: “Bassure” nel 1987, “In viaggio su una gamba sola” nel 1992, “Il paese delle prugne verdi” nel 2008 e nel 2000 un racconto inserito nell’antologia Fuoricampo della casa editrice Avagliano.

“Bassure” è la prima opera della Müller ed è una raccolta di racconti pubblicata in Romania nel 1982 in una versione molto censurata. Le altre opere, le più importanti, verranno quando risiederà in Germania e ricorrente sarà in esse il motivo delle gravi condizioni di vita sofferte dalla popolazione romena nel periodo della dittatura di Nicolae Ceauşescu che va dagli ultimi anni ’60 a tempi più recenti. Da quella Romania la Müller era fuggita nel 1987 e di quella fuga narra “In viaggio su una gamba sola”, il romanzo pubblicato a Berlino nel 1989 ed ora ristampato, in Italia, da Marsilio con la traduzione di Lidia Castellani.

Nella protagonista Irene che lascia la Romania per la Germania può essere intravista la Müller, nei suoi problemi e disagi quelli della scrittrice che abbandona la patria senza sapere cosa incontrerà, come vivrà. Come la Müller Irene si troverà con altri profughi, con loro passerà il confine ma neanche allora potrà dirsi contenta. Sempre delusa, insoddisfatta nelle sue aspirazioni si mostrerà. La sua sarà la condizione morale di tanti personaggi siano essi i perseguitati da Ceauşescu siano i diseredati di altri ambienti, di altre società quale quella tedesca. Incerti, indecisi, confusi sono gli eroi della scrittrice, sono uomini, donne, vecchi, giovani sempre ai margini, sempre esclusi. Ovunque si trovino hanno accettato il proprio destino. Lontano da loro avviene la vita, da sola questa si svolge ed essi sono soltanto alcune delle sue cose, alcuni elementi di un sistema che procede per proprio conto annullando qualunque volontà, qualunque libertà. E chi scrive non può sottrarsi al dovere di registrarli nella loro realtà, di fare della scrittura il documento della loro vita. Tanto vicina a questa dovrà essere da sembrare che avvengano insieme, che si facciano da sole. Né una né l’altra potrà, quindi, avere una direzione chiara, una meta precisa, un luogo definito, un tempo determinato. Tanti saranno i percorsi, i luoghi, i tempi, gli spazi nei quali i personaggi della Müller si troveranno, tanti i loro pensieri e così attenta la loro registrazione da fare dell’opera una serie infinita di annotazioni, da farla procedere per immagini. Immagini immediate, brevi, continue, che si rincorrono, si ripetono, si sovrappongono, si contraddicono, non s’arrestano poiché intendono trasferire sulla pagina il movimento disordinato, confuso di una vita nella quale di niente si può essere sicuri neanche della propria identità.

Dai perseguitati romeni la scrittrice ha ricavato l’idea di un’umanità che ovunque soffre, ovunque è in pena dal momento che niente le appartiene, a niente può aspirare e di una scrittura che come essa deve essere, senza una costruzione, senza una vita.


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