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Incontro con la scrittrice Emanuela Nava

Sono le 19 e 19 minuti di giovedì 22 maggio 2008 e con Mario Priore mi trovo  alla stazione ferroviaria di  Rionero in Vulture per ricevere Emanuela Nava, una delle scrittrici per l’infanzia più conosciute in Italia.

Emanuela Nava è per la seconda volta in Basilicata per incontrare i ragazzi delle quarte e quinte  elementari e  prime medie di Bella, San Fele e Filiano che sono arrivati alla fase finale del torneo di lettura organizzato dall’Istituto Comprensivo di Bella. Il torneo  coinvolge dodici scuole in rete della provincia di Potenza e   si conclude domani mattina.

I ragazzi hanno letto due suoi libri “ Io qui non ci sto più” e” Il serpegatto”, entrambi editi dalla Salani, e son pronti a rispondere a dodici domande che i docenti delle tre scuole hanno preparato.

Emanuela Nava sarà il loro giudice unico e insindacabile,  premierà i vincitori e racconterà loro le storie che scrive, il suo mondo che i piccoli e i giovani amano tanto.

Il trenino è puntuale. La riconosciamo dalle fotografie e la salutiamo . Ci risponde con la mano e con un sorriso, mentre il vento agita la sua folta capigliatura scura. E’ alta, longilinea e trascina una piccola valigia blu piena di libri che , per fortuna, è dotata di ruote.

E’ stanca e sorridente e subito ci racconta del calore che l’ha accompagnata nel suo viaggio da Pesaro. Ha chiacchierato con i suoi compagni di viaggio che le hanno parlato della loro terra.” A Milano e nel Nord questo non succede. Non ci guardiamo negli occhi, nei mezzi pubblici non si parla con nessuno.”

E’ la prima volta che partecipa nella nostra regione ad incontri. E’ stata qualche anno fa  a Matera ed è rimasta affascinata dai sassi e dalle gravine. Durante il viaggio per Muro Lucano ci raccontiamo.

Ho letto ed amato i suoi libri e sono curioso di conoscerla. E’ colpita dal verde delle montagne del Vulture e ci racconta del bosco della sua casa delle vacanze, in provincia di Bergamo.

Ama camminare, anche di notte nel bosco,e come Giulia e Zaffira, le due ragazze del Serpegatto, ha imparato che di notte, nel bosco “ bisogna camminare in punta di piedi e con le orecchie tese , per udire il verso del barbagianni o lo scricchiolio dei rami sotto i passi svelti dei ghiri” e, divertita riferisce che ha “salvato” abitanti del luogo che si erano persi, e di una sua camminata all’imbrunire ,  di una discesa precipitosa tra i rovi.

Ama il bosco di castagni che si trova al limitare della sua  casa  e di quella di Lucillo, uno dei protagonisti del Serpegatto,il vecchio che odora di zolfo perché abbandonato dall’amata Titana. Emanuela ci racconta che ama camminare, che l’anno scorso in Marocco ha fatto a piedi più di mille chilometri ed ha dormito in un sacco a pelo nei villaggi più sperduti. E ritorna, come nei suoi libri  e spettacoli, il suo amore per l’Africa “ Amo ancora viaggiare ma con il tempo le cose sono  dolorosamente cambiate. Fino a qualche anno fa non vedevo in Africa i bambini di strada perché nel villaggio, la famiglia allargata, i parenti, erano in grado di provvedere al loro sostentamento.  Oggi è doloroso tornare in luoghi  prima conosciuti come eden. La guerra, la fame, ha cambiato tutto, basta pensare allo Zimbawe“

In viaggio ci parla della sua esperienza per cinque anni alla televisione con l’Albero Azzurro, la più importante tra le trasmissione per bambini che una volta la televisione pubblica trasmetteva. “ Al mio quinto anno di lavoro, non appena è diventata direttore generale la Moratti, mi sono accorta che il clima stava cambiando quando , durante una riunione di redazione, il dirigente Rai che ci seguiva, ci ha portato per la prima volta  i dati di ascolto e gli indici di gradimento della trasmissione.

“E’ incominciata la rincorsa con Mediaset; avevamo uno scenografo molto bravo che è stato sostituito con un altro che veniva dai varietà del sabato sera e ci è stato richiesto più ritmo, più personaggi. Dopo poco me ne sono andata perché non stavo più bene. Sono convinta che la televisione pubblica deve fare trasmissioni di qualità e non essere in continua competizione con le televisioni private, giocando al ribasso. Di questa esperienza ho parlato con il mio amico Bruno Tognolin, ieri sera fino all’una di notte a Pesaro. “

Il viaggio continua e con Emanuela parliamo del Vulture e delle sue acque minerali, dell’Aglianico e del terremoto del 1980 che ha cambiato la nostra vita e i nostri paesi, della ricostruzione e della Fiat di Melfi.

Ascolta interessata ed esprime meraviglia quando la informiamo che i ragazzi di Filiano e San Fele e quelli di Agromonte faranno con il pulman centinaia di chilometri per incontrarla. E ci parla dei ragazzi che incontra in ogni parte d’Italia. “ Anche la classe più turbolenta quando incomincio a  raccontare storie ti ascolta immobile e attenta. I ragazzi oggi non affrontano più prove; è anche per questo che non ho condiviso la riforma Moratti che ha abolito gli esami di quinta elementare. Noi grandi sapevamo che gli esami erano una formalità, ma i piccoli affrontavano un rito di passaggio che li faceva crescere. Oggi questa prova è spostata a quattordici anni. Li proteggiamo troppo i nostri figli che vivono un eterno presente e hanno difficoltà ad immaginare il futuro. “

Più tardi, a cena nel ristorante dell’Hotel “ Le colline” di Muro Lucano, che l’ha piacevolmente  sorpresa con il suo castello e il quartiere di San Gerardo,  mangia con gusto e mi confessa che non ama molto la carne e i formaggi. Gradisce e chiede  ancora di un nostro piatto tipico “lagn e fasul“ ( tagliatelle fatte in casa con i fagioli) , che condisce con il peperoncino piccante. Beve un bicchiere di Aglianico perché ama i rossi “fermi”.

Noto che non porta l’orologio al polso  e mi dice che guarda quello del telefonino. Mi racconta che ha sempre con sé una sveglia e che ha bisogno di dormire perché vuole essere in forma per i gli incontri di domani. Chiede al portiere dell’albergo un phon per  lavare i capelli, rifiuta una foto, si sente  stanca e in disordine, ed ordina per la colazione un the verde e una briosce senza marmellata.

Ci diamo appuntamento per la mattina dopo, augurandole una buona notte.

Bella 23 maggio 2008

Mario Coviello

 


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