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A teatro di letteratura
(Un’imprevedibile resistenza)

di Antonio Stanca

Da Genova a La Spezia via Napoli, Palermo, Cagliari e Livorno una nave, a partire dal 15 Febbraio prossimo, compirà una crociera con a bordo la compagnia teatrale genovese della Tosse ed altre straniere e con la stiva allestita per rappresentazioni. Il progetto si chiama "Navigazioni" e verrà diretto dal regista Tonino Conte. Agli spettacoli potrà assistere, durante le varie soste, il pubblico delle suddette città che potrà anche rimanere a bordo e continuare il viaggio e la visione oppure rientrare a casa. I programmi di questo particolare evento consistono nella riduzione teatrale di opere letterarie che trattano di viaggi in mare a cominciare da quello compiuto dall’eroe sumerico Gilgamesh (sec. XXVI a.C.) che cercava la pianta dell’immortalità e giungere, attraverso i viaggi dell’Ulisse omerico e poi dantesco, del monaco irlandese San Brandano (484 – 577 o 583) verso l’isola dei Beati, del navigatore vichingo Erik il Rosso (940 ca – 1007 ca) approdato in Groenlandia, di Cristoforo Colombo (1451 ca – 1506), al viaggio in America compiuto dal protagonista dell’omonimo romanzo di Franz Kafka (Praga 1883-1924) e significativo di una ricerca soprattutto interiore.

Dai poemi più antichi alla poesia epica, a quella dantesca, alla narrativa del Novecento, da storie della terra a vicende dell’anima, da molte e varie fonti letterarie e artistiche attinge l’operazione "Navigazioni" e, per la circostanza, si propone di portarle tutte sulla scena senza tralasciare alcun elemento che serva ad animarle, a suscitare l’interesse degli spettatori. Questa novità insieme all’idea di partecipare di una situazione insolita e molto originale dovrebbero servire, secondo gli organizzatori, ad attirare il pubblico.

Non è la prima volta, tuttavia, che in ambito teatrale si registrano simili iniziative. Tra i precedenti di rilievo va segnalato un progetto avviato, anni fa, in America e continuato in Francia ed in Italia. Consisteva nella lettura e animazione di vario genere di versi di poeti, dai più antichi ai più moderni, di ogni nazionalità, effettuate nei locali pubblici di molte città da parte di volontari preposti al servizio oppure inserite nei programmi delle tante serate canore che ormai si verificano. Più recente è stata la riduzione teatrale de "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo da parte del regista sudafricano William Kentridge che l’ha rappresentata prima in Germania e poi in Italia in maniera quanto mai animata. E’ il segnale di un teatro che non cessa di cimentarsi con sempre nuove sperimentazioni ma che manca di un’effettiva produzione propria. Per la letteratura l’evento contribuisce a ridurre quella distanza che ormai s’è creata tra essa e il pubblico dei lettori.

Due problemi dei nostri tempi, uno di produzione teatrale, l’altro di lettura di testi letterari, avrebbero trovato la loro soluzione?

In verità notevole è il numero delle persone richiamate da tali manifestazioni anche perché lo spettacolo o in genere la visione è divenuta ormai il mezzo di comunicazione preferito da un pubblico sempre meno incline ad impegnarsi sistematicamente e continuamente come la lettura richiede. La letteratura, l’arte narrativa e poetica, sono giunte a doversi adattare alle esigenze del pubblico, a cercare le vie per raggiungerlo onde evitare di rimanere escluse dal contesto. In questo molto ridotto è lo spazio per esse: i mass-media, la stampa le trascurano, la scuola le confonde nella sua babele di progetti, la società, la vita hanno modelli di comportamento, finalità, interessi completamente diversi dai loro, dai principi e valori ideali, dalla cultura umanistica che rappresentano. Confinata risulta, pertanto, questa ai soli ambienti specialistici ed importante, apprezzabile diviene un’attività teatrale che di essa si alimenta poiché la riscatta dal suo stato d’isolamento e colma dei vuoti destinati a divenire incolmabili. Oggi, quindi, in un processo di sempre maggiore riduzione, nel privato e nel pubblico, di quegli elementi morali, sentimentali, di quei valori dello spirito che costituiscono l’umanesimo antico e moderno, in un’atmosfera di diminuita importanza e funzione delle opere impegnate ad esprimerli, in una condizione culturale dove tanta narrativa, poesia, arte figurativa e musicale, tanto cinema, tanta televisione hanno accettato le regole dei tempi, si sono adattate ad essi concedendosi alla ricerca dell’effetto concreto, immediato, sensazionale, il teatro mostra di procedere per proprio conto, di avere una direzione propria. In essa si è incontrato con la letteratura e ne ha mutuato i temi: significa che non ha ancora rinunciato all’impegno, a perseguire delle idealità, a proporsi dei contenuti e che ha accettato i tempi soltanto nella forma, nei modi di rappresentare che non potevano non essere rinnovati. Significa anche, visto che continua ad avere un ascolto, che il richiamo esercitato dai suoi valori non è del tutto scomparso presso l’opinione pubblica e che il fenomeno, se non può far sperare in un recupero totale di essi, in una loro estesa riabilitazione ed affermazione, può almeno procurare al teatro il riconoscimento di un’imprevedibile capacità di resistenza alla dilagante corruzione.


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