Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

Per una storia dell’anima
(… e l’umile si fece eterno…)

di Antonio Stanca

Con le recenti poesie di "Onde sulla riva" (ed. Congedo) la settantatreenne Giovanna Romano, poetessa di Nardò (Lecce), ripropone la sua presenza nell’ambito culturale e artistico salentino. Ha scritto altre opere in versi che le hanno procurato numerosi riconoscimenti e con le quali questa va collegata per alcuni temi che ricorrono come la comunione con gli elementi naturali, i continui collegamenti tra l’esterno della vita e l’interno dell’animo, l’eterna possibilità di riscatto, di superamento dell’evento o momento drammatico tramite la sconfinata fiducia nelle risorse dello spirito e nel rapporto col divino. Ricompaiono, quindi, aspetti della precedente produzione poetica ma diversi sono i tempi, i luoghi, i motivi dai quali ora l’autrice trae ispirazione per risalire ai suoi significati e proporre il suo messaggio. Più maturo è anche lo stile che la Romano usa in quest’ultima opera giacché, pur continuando nel verso libero e nel componimento di varia misura, ella si mostra capace di aderire a quanto rappresentato con maggiore facilità e rapidità, di riuscire più sicura ed essenziale e di ottenere, perciò, esiti più efficaci e suggestivi. Si assiste, a volte all’interno dello stesso componimento, ad una serie d’immagini che attraggono e coinvolgono immediatamente anche per la semplicità e naturalità dei loro argomenti e della lingua che li esprime. Inoltre in questa raccolta di versi la vita viene percorsa nella sua più umile quotidianità e l’uomo rappresentato nei suoi più autentici, più veri pensieri e sentimenti. Non da grandi avvenimenti o personaggi o stati d’animo si parte in ogni poesia ma da ciò che è consueto nello svolgimento dei giorni, nella vita di tutti. Si può trattare degli elementi di un paesaggio naturale, delle sue luci o colori, di una ricorrenza, di un ricordo di persona o cosa, di un incontro, di una circostanza o esperienza, di un’azione o aspirazione: sono sempre situazioni usuali con le quali il lettore si ritrova vicino, si sente familiare, nelle quali viene subito coinvolto. Pertanto gli riuscirà oltremodo emozionante, procedendo in tale processo d’immedesimazione, scoprire come anche in una vita semplice quale la sua ci siano momenti, gesti, pensieri nei quali può riconoscersi un’intera condizione umana, come essi abbiano un valore superiore a quello immediato poiché propriamente umano prima che morale o spirituale e possibile d’essere rintracciato sempre uguale nei tempi.

Leggendo questi versi della Romano ci si trova trasferiti in una situazione priva di confini spaziali o temporali, ci si sente partecipi dell’eternità della vita dal momento che tra le esistenze passate e le presenti s’instaura un rapporto di permanente scambio, di continuità. Quanto nella vita è valso per l’uomo non viene mai mostrato come finito completamente, perduto ma come ancora esistente e valido poiché valida è ancora l’idea che da esso è provenuta e che ormai è patrimonio inalterabile, incancellabile della natura umana.

Un’umanità semplice quella proposta dalla poetessa perché convinta che l’arte debba identificarsi con la semplicità e che anche la semplice condizione di vita contenga frangenti, aspetti estendibili all’infinito, che anch’essa abbia una sua dimensione ideale e, quindi, universale, eterna.

Non solo una voce nell’arte acquistano, con la Romano, l’uomo e la vita di ogni giorno ma anche un posto nella storia: quanto avevano perso, col tempo, in quella degli uomini si vedono ora restituito da quella dell’anima.

da "Puglia d’oggi", edizione regionale del Quotidiano "Roma", 13 giugno 2001.


La pagina
- Educazione&Scuola©