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Pasquale Rossi, Della memoria e dell’imaginazione sociale
Premessa di Franco Crispini, Introduzione di Emilio Tarditi, Pellegrini, Cosenza 2011

di Valentina Zaffino

Nel 1905 il medico cosentino Pasquale Rossi presentò a Roma, al ‘Quinto Congresso Internazionale di Psicologia’, sei memorie, frutto delle riflessioni che da molti anni portava avanti nel campo delle scienze sociali.

Proporre oggi alle stampe una nuova edizione di uno di questi interventi rappresenta certamente un merito per chi ha curato il volume di recente pubblicazione Della memoria e dell’imaginazione sociale, la cui prima edizione è del 1905 presso la Tipografia del Manicomio, a Nocera Inferiore. Lo scritto si inserisce nella collana I dispersi dell’Editore Pellegrini e offre sia al lettore che allo studioso un contributo di non poco rilievo per delineare i tratti culturali di Rossi, per contestualizzare la nascita della psicologia collettiva in un’epoca di sintesi intellettuale tra l’antiidealismo, il positivismo e il marxismo, per riproporre alla ricerca contemporanea queii temi che hanno segnato la storia delle scienze umane e che ancora oggi si scoprono importanti.

L’attività di Pasquale Rossi si inscrive nell’ampio orizzonte del positivismo e l’opera principale che egli produsse, L’animo della folla, del 1898, è espressione di una visione della scienza e della filosofia fortemente influenzate anche dalle idee di Marx, di Engels e di Labriola.

Tuttavia, l’autore di Della memoria e dell’imaginazione sociale dimostra di essersi in qualche modo allontanato dal primo dominante entusiasmo verso gli orientamenti positivisti di fine Ottocento, per inserirsi a pieno titolo nella corrente di pensiero psico-sociale dell’Italia del Sud. Rossi si fa discepolo di Vico nella misura in cui si avvicina a quel filone di intellettuali illuministi meridionali – per esempio Genovesi, Galiani, Grimaldi, Pagano, Filangieri, Salfi, Cuoco –, che misero al centro delle proprie speculazioni la società, ognuno in riferimento allo specifico campo di indagine di cui era interprete.

La preziosa Premessa del prof. Franco Crispini evidenzia nel giovane medico di Cosenza una filiazione culturale e storiografica di notevole rilevanza nei confronti di Le Bon, poiché segue di pochi anni lo studio Psycologie des foules, del 1895. Il lavoro di Rossi si riallaccia alla riflessione riguardo la psicologia sociale e la psicologia collettiva, discipline che negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo inauguravano un proprio percorso scientifico autonomo e indipendente dagli altri studi sull’uomo, non restando più assimilate alla vasta area disciplinare dell’antropologia e della filosofia, ma ricercando e definendo un proprio peculiare motivo di indagine.

Se l’oggetto della psicologia collettiva è la folla, l’oggetto della psicologia sociale è un insieme di folle in rapporto a un dato fatto storico; Pasquale Rossi incardina lo scritto sui temi della psiche sociale, della memoria sociale, dell’immaginazione sociale e dell’educazione della folla.

L’autore, da buon osservatore, attraversa la storia dei popoli e rintraccia gli elementi utili a comprovare l’importanza in ambito sociale soprattutto della memoria e dell’immaginazione. Sono queste facoltà che rendono la folla un soggetto agente creativo, capace quasi di autocoscienza, depositario di un’identità di gruppo che si tesaurizza proprio nella memoria collettiva e viene reinterpretata grazie all’azione dell’immaginazione sociale, che fa del passato il contenuto dell’attività dell’immaginazione e, dunque, uno spunto di innovazione trasportato nel presente e, soprattutto, nel futuro del popolo che se ne fa depositario.

Emilio Tarditi, curatore dell’opera, nell’Introduzione chiarisce al lettore, anche a chi si avvicina al testo senza competenze approfondite nel campo delle scienze sociali, l’orientamento di Rossi, il quale mira a dimostrare che la folla non è l’espressione degli istinti irrazionali che emergono quando più individui – diversi tra loro per cultura, appartenenza sociale, età, sesso – si trovano insieme, dando luogo a un peggioramento delle caratteristiche specifiche di ciascun uomo e facendo emergere dei comportamenti di massa qualificabili come irragionevoli e criminosi.

Il sociologo calabrese è assertore della teoria per cui la folla può essere educata e i comportamenti che questa manifesta devono essere intesi come eventi dinamici, non statici. La folla, composta da persone dotate di facoltà razionali e morali, è anch’essa capace di azioni controllate e ben gestite, purché venga educata e correttamente indirizzata; in questo modo il discrimine tra essa e la massa amorfa diviene percepibile e fa emergere le differenze di specie.

Il percorso descritto da Pasquale Rossi va dalla memoria psichica individuale, alla memoria organica, alla memoria collettiva e, infine, alla memoria sociale. La memoria organica è responsabile della possibilità di una futura azione razionale della folla, poiché se in questa fase, iniziale e pienamente naturale, la memoria sarà educata, segnerà il passaggio a una dimensione non confusa e caotica del comportamento collettivo, bensì a un’azione programmata e ordinata, indirizzata verso i valori morali e sociali.

            Questo lavoro editoriale, dunque, risulta un utile strumento di studio sociologico e di storia della sociologia; tratteggia i caratteri essenziali del medico e filantropo cosentino e si pone, allo stesso tempo, quale interessante occasione per approfondire temi di interesse attuale e sempre fecondi di nuovi sviluppi.

Il prof. Crispini, non certo nuovo ai temi del volume Della memoria e dell’imaginazione sociale – che tratterà di Rossi anche nell’atteso libro di prossima pubblicazione Populismo. C’è un pensiero populista? – Sintesi di una bibliografia critica – esplicita nella Premessa il tema fondamentale dello scritto e ne rende una sintesi utile, rifacendosi a opportune citazioni della Psicologia collettiva dello stesso dott. Pasquale Rossi, per bene inquadrare il punto di inizio della speculazione dell’autore e gli esiti della ricerca scientifica da questi condotta: «Stiamo più che altro cercando si fare emergere lo spessore di letture e di conoscenze sul cui sfondo è collocata la intuizione o scoperta che la “psicologia collettiva” come scienza, della quale l’“animo della folla” è appunto l’asse fondamentale. Quale via prende Rossi nelle sue investigazioni, a quali strumenti metodologici egli affida l’esplorazione delle strutture portanti delle dinamiche individuali e collettive? Tutti gli scenari gli vengono aperti da “quello sviluppo progressivo e meraviglioso della scienza” che ha dimostrato tutti i passaggi che si compiono dai fatti fisici ai fenomeni intellettuali; l’applicazione del “metodo positivo” per arrivare a dare “forma e fisionomia propria” alle conoscenze del “fatto” della psiche individuale e collettiva e per distinguerle da quelle delle altre scienze delimitando per esse un campo specifico, tiene particolarmente impegnata la riflessione del Rossi per la quale “il metodo è tutto”».


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