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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Alla ricerca dell’umanità perduta

di Antonio Stanca

È stato di recente ristampato dalla casa editrice Einaudi di Torino il romanzo dello scrittore ebreo Abraham B. Yehoshua “Il responsabile delle risorse umane” (pagg. 258, € 12,00, traduzione di Alessandra Shomroni). La sua versione originale risale al 2004.

Yehoshua ha settantacinque anni, è stato docente di Letteratura Comparata nell’Università di Haifa ed oltre che opere teatrali e di saggistica ha scritto soprattutto racconti e romanzi. Nella sua attività di narratore dopo gli inizi di genere fantastico e grottesco che risalgono agli anni ’60, è avvenuta un’evoluzione, la fantasia ha ceduto il posto ad una realtà rappresentata in modo da lasciar intravedere messaggi, ideali, l’indagine psicologica è diventata predominante, il linguaggio si è arricchito al punto da rendere ogni aspetto della situazione presentata insieme ai significati sottintesi. Facile è, tuttavia, la lingua di Yehoshua, giunge subito al lettore perché vuole trasmettere il pensiero dell’autore, diffondere le sue convinzioni, insegnare. Pertanto la storia, la realtà, le vicende, antiche e moderne, d’Israele gli sono sembrate le più opportune. Da esse Yehoshua ha ricavato gli esempi di quella morale, di quei valori spirituali che, secondo lui, non possono essere dimenticati, di quella distinzione tra bene e male che deve continuare ad esistere nonostante i tempi siano cambiati. Nell’uomo essa risiede ed in lui lo scrittore si è impegnato a cercarla e farla valere. Di quell’uomo ebreo dove l’ha scoperta ha fatto un simbolo valido per tutti.

Di tali contenuti e forme espressive sono un esempio continuo le opere della maturità di Yehoshua e tra queste rientra il romanzo “Il responsabile delle risorse umane” del 2004. In esso, ambientato nell’Israele dei tempi recenti, dei disordini sociali, degli attentati terroristici, una bella, giovane donna ebrea che, nonostante la laurea in Ingegneria, ha accettato di lavorare tra il personale delle pulizie di un grosso panificio di Gerusalemme poiché rimasta sola, lontana dalla madre e separata dal marito, dal figlio e dall’amante, viene gravemente ferita in un supermercato della capitale dallo scoppio di una bomba e muore dopo alcuni giorni in ospedale. Nessuno la riconosce e  la sua salma rimane nell’obitorio. Sarà il responsabile delle risorse umane della stessa azienda, anch’egli separato dalla moglie e incompreso dalla madre, ad interessarsi per il riconoscimento e la sepoltura. Prima lo farà per liberare la fabbrica che rappresenta dall’accusa di “mancanza di umanità” che la stampa è stata pronta a diffondere, poi per una necessità del suo spirito. Avvertirà i parenti della vittima anche se lontani, li raggiungerà conducendo con sé il feretro, con questo arriverà fino alla madre della giovane defunta dopo un viaggio che, pur se lungo, difficile e pericoloso, si rivelerà inutile. Ovunque si troverà tra ostacoli di ogni genere, tra persone e situazioni che non corrisponderanno il suo proposito altamente umano, le sue intenzioni chiaramente morali. L’unica corrispondenza sarà con i pensieri, i sentimenti che egli attribuirà alla donna morta. Si convincerà che era stata una persona delusa della vita, contrariata in ogni sua aspettativa. Con lei anche lui deluso di tutto stabilirà un rapporto ideale, un dialogo immaginario, col suo animo identificherà la sua bellezza, in esso si riconoscerà, crederà sempre. Saranno questi due personaggi del romanzo gli interpreti di quell’umanità, di quella spiritualità che Yehoshua si propone di mostrare ancora possibili in un mondo, in una società, in una vita che le hanno smarrite. Essi perderanno, tramite lo scrittore, i loro contorni concreti per trasformarsi in simboli validi ovunque e sempre. La realtà verrà superata dall’idea, il contingente dal trascendente. Un esempio di moderno umanesimo diventerà insieme agli altri questo romanzo di Yehoshua, un messaggio esteso e, come era intenzione dell’autore, a tutti potrà giungere perché chiaro, facile è il linguaggio usato per esprimerlo.


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