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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

INSEGNARE E APPRENDERE LE TEORIE DELL’EVOLUZIONE

Eleonora Aquilini, Giuseppe Bagni; Daniela Basosi, Leonardo Barsantini, Aldo Borsese, Domenica Colombi, Margherita D’Onofrio, Paola Falsini, Carlo Fiorentini, Fiorenzo Gori, Stefania Gori Savellini, Lucia Lachina, Antonella Martinucci; Ezio Roletto, Paola Savini, Antonio Testoni

 

  Pensiamo che l’interpellanza parlamentare che ha dato inizio al dibattito su Darwin sia stata doverosa; di fronte alla proliferazione, anche in Italia, di iniziative di ispirazione creazionista, era necessario chiedere al ministro Moratti che indicasse le motivazioni che lo avevavo condotto ad eliminare Darwin dai programmi della scuola media.

   Il fatto è che il dibattito che si è sviluppato ha messo in evidenza che le motivazioni della scelta non erano culturali (sostenere, cioè, il creazionismo), ma esclusivamente didattiche.

   Da questo punto di vista le nostre considerazioni sono diverse rispetto a quelle pubblicate dai giornali che criticavano la decisione ministeriale sottolineando che veniva a mancare un caposaldo fondamentale della biologia moderna; riteniamo, infatti, che le indicazioni allegate al decreto sulla scuola di base pretendano di far acquisire troppi contenuti(tenendo conto che le ore settimanali dedicate alle scienze sono, purtroppo, solo 2), ed inoltre, che alcuni di tali contenuti siano addirittura assurdi (ad esempio: lavoro e energia, introduzione ai principi della meccanica con semplici esperimenti illustrativi, onde elettromagnetiche e trasmissione di segnali radio, ecc.). Assurdi perché prematuri in quanto, essendo eminentemente teorici, richiedono il possesso di abilità che gli studenti di scuola media non hanno; sarebbero significativi, eventualmente, solo per studenti della scuola secondaria di 2° grado.

  Siamo fermamente convinti che una scuola di base di qualità si possa ottenere solo abbandonando la logica enciclopedica della scuola del programma. Come è stato affermato alcuni anni fa dalla commissione dei Saggi istituita dal Ministro Berlinguer, è imprescindibile la necessità di “avere il coraggio di scegliere e di concentrarsi”.

   La teoria dell’evoluzione è di grandissima importanza scientifica e culturale, e concordiamo pienamente con Gardner quando afferma che la teoria di Darwin è una della poche tematiche indispensabili nell’insegnamento scolastico.

   Ma le teorie dell’evoluzione così come oggi sono generalmente proposte non vengono comprese e assimilate, e la maggior parte della persone che escono dalla scuola secondaria superiore e dall’università (con titoli di indirizzo non biologico) non sanno nulla dell’evoluzione, se non alcune banalità quali il fatto che l’uomo derivi dalle scimmie o che il collo delle giraffe si allunghi (facendo confusione tra Lamarck e Darwin). E ciò succede in quanto il tema dell’evoluzione rappresenta uno tra i numerosissimi contenuti dei programmi, trattato quasi sempre in maniera superficiale, nozionistica e dogmatica. Facendo poi riferimento alla scuola secondaria superiore, vogliamo sottolineare che i programmi relativi alle teorie dell’evoluzione, oltre a prevedere moltissimi contenuti, li presentano impregnati di uno spinto specialismo: sono, infatti, completamente organizzati sulla biologia molecolare; e questo succede anche nel biennio dove gli studenti non hanno alcuna conoscenza significativa di chimica.  L’evoluzione è sempre presente nei programmi ministeriali ma in pratica è resa inaccessibile agli studenti a causa del formalismo più assurdo.

   In ogni caso, poiché riteniamo che il dibattito su Darwin possa rappresentare un’opportunità per insegnare in modo adeguato le teorie dell’evoluzione, formuliamo una nostra proposta. Essa prevede che, nella scuola di base, si lavori per costruire alcuni concetti operativi necessari per comprendere successivamente il complesso concetto di evoluzione e che, nel biennio della scuola secondaria superiore, si realizzi un programma di biologia centrato essenzialmente su Darwin e sulle teorie dell’evoluzione con un’impostazione storica.

   Come è noto, affinché il nostro insegnare porti a concreti e sicuri apprendimenti, dobbiamo confrontarci con il problema del “cosa e del come” insegnare ad una data età scolare. Si tratta, cioè, di individuare i contenuti da affrontare a scuola tenendo conto delle potenzialità cognitive degli studenti che si hanno di fronte.

   I concetti non sono tutti uguali: sono più o meno carichi di teoria e l’evoluzionismo è sicuramente un concetto complesso; perché gli studenti possano apprenderlo in maniera significativa occorre che posseggano non solo numerosi requisiti cognitivi (ne ricordiamo, a titolo esemplificativo, alcuni: varietà nei viventi, individualità, trasformazione, relazione, adattamento, habitat, ecosistema), ma anche la capacità di utilizzarli per costruire una struttura cognitiva in cui il suo inserimento risulti coerente.

   La scuola elementare e la scuola media di 1° grado sono i livelli scolastici in cui, scegliendo contenuti poco carichi di teoria, si deve lavorare per far acquisire agli alunni abilità di base funzionali allo sviluppo delle loro reti concettuali, tra queste, per esempio: la capacità di individuare analogie e differenze, la capacità di riconoscere le variabili di un fenomeno, la capacità di generalizzare, la capacità di effettuare inferenze.

  Considerando concetti come habitat, popolazione, catena e rete alimentare, ecosistema e fattori che condizionano il suo equilibrio, studiando le caratteristiche delle piante e degli animali, e operando metodologicamente in modo da perseguire le abilità che abbiamo  citato, si conducono gli alunni ad una condizione culturale che consentirà loro, nella scuola secondaria superiore, di acquisire la teoria di Darwin riconoscendola come trama ineludibile  del sapere biologico, che con i suoi principi si nutre, si organizza e si sviluppa.

  D’altra parte, il concetto di evoluzione sta alla base di ogni  “attività operativa” compiuta a scuola, anche nelle prime classi della scuola dell’infanzia, (ad esempio, la classificazione di semplici “oggetti” come le foglie prevede criteri che sono evolutivi) e permette di acquisire una “abito mentale” che consentirà al bambino prima, al ragazzo e all’adulto poi, di  “vivere” l’evoluzione per quello che è: un processo naturale.


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