IL RISERVATO E L’ANIMA
(ovvero l’anima del riservato)

di Pino Santoro

Non rinuncio, nossignori, a dire quello che penso, anche se la cosa potrà dispiacere a qualcuno. Non sono, né voglio essere, il tecnico puro, che evita di entrare nel merito, perché comunque non gli spetta. Da questo punto di vista sono, se volete, un tecnico "anomalo", sui generis, che oltre a spiegare quello che "c’è scritto" non rinuncia all’esercizio salutare della critica. Perché? Ma perché così dev’essere, perché questo è quello che come insegnante ho sempre cercato di ottenere dagli allievi, per cui non smetto, neanche su E&S, i panni che sono solito portare. Mi scuso, questo sì, con coloro che mi stimano per il servizio che rendo, ma non apprezzano le mie prese di posizione, il fatto di esprimere il mio personalissimo punto di vista in modo aperto e chiaro. Abbiate pazienza (non ho, per altro, nessuna "verità" da comunicare e/o difendere), ed accettatemi per quello che sono.

Dunque, rispetto al testo dell’O.M. ed ancora sulla scuola privata, perché è questo che mi rode dentro, da un po’ di tempo, per cui è meglio che lo dica, non foss’altro che per liberarmi da un peso che mi opprime.

Sono, lo avrete già capito, semplicemente indignato (indignatio facit versum, diceva Giovenale: io, che versi non so scrivere, mi limito a queste brevi note).

Mi ero raccomandato con quelli che contano ed alla fine decidono (non sono così potente, però qualcuno a Roma lo conosco anch’io) che nell’O.M. sul corso-concorso riservato fosse scritto, nero su bianco, che solo il servizio prestato in costanza di impiego nelle scuole private e legalmente riconosciute fosse ritenuto requisito utile ai fini dell’accesso.

Tutti d’accordo, naturalmente, almeno a parole. So per certo che tutte le OO.SS. della scuola lo avevano chiesto, negli incontri di informazione preventiva avuti con l’Amministrazione. Poi, alla fine, il Gabinetto del Ministro ha cambiato parere, per cui il testo che è stato firmato da Berlinguer di fatto consente a tutti coloro che abbiano lavorato nelle scuole private con un semplice contratto di collaborazione di vedersi riconosciuto il servizio ai fini della partecipazione al corso-concorso. Un atto di giustizia, secondo alcuni. Un’abominio (per altro anticostituzionale) secondo il mio personalissimo punto di vista. Si permette infatti in questo modo solo a coloro che hanno prestato servizio nella scuola privata quello che si nega a coloro che il servizio lo hanno reso nella pubblica (alla faccia della parità e dell’eguaglianza).

La cosa è scandalosa anche per un’altra ragione. Si è già aperta la caccia al contratto di collaborazione, da parte di coloro che naturalmente non hanno ancora maturato il requisito dei 360 giorni di servizio utile per partecipare alla sessione riservata. Oltre ai diplomifici, accettati e tollerati da tutti, in primis dall’Amministrazione scolastica a cui spetta il compito di vigilare, adesso dobbiamo sopportare anche il mercato dei certificati di servizio (la Chiesa pagò con lo scisma il mercato delle indulgenze, però la storia, da questo punto di vista, non ha insegnato niente ai nostri governanti, e nulla a questa sinistra che ci governa).

Scalfari, nell’editoriale di domenica 20 giugno ha scritto su "La Repubblica" che la Sinistra italiana non ha più un’anima cui dar voce. Sono assolutamente d’accordo con lui. Oltre all’anima, D’Alema e Berlinguer hanno dato via qualcos’altro, pur di rimanere lì dove sono.



LE FastCounter