Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

Ricerca

 

RIFORMA DENTRO LE AULE
La riforma si fa o non si fa "dentro le aule"

Umberto Tenuta

Verrà la Riforma della scuola, quella della Moratti, che modifica quella di Berlinguer e quella del Gentile, negli ordinamenti e nei Programmi didattici, ma che, come tutte le riforme scolastiche, corre il grosso rischio di non modificare la realtà della scuola, se non si ha l’accortezza di fare convergere tutte le risorse in un impegno volto a modificare quanto effettivamente si fa "dentro le aule", relativamente agli obiettivi formativi che gli alunni vengono impegnati a perseguire e soprattutto alle modalità dei processi di insegnamento/apprendimento.

Un’accurata analisi storica porterebbe ad evidenziare quanto restia sia la concreta "prassi didattica" ad adeguarsi alle innovazioni e come le riforme abbiano stentato a modificarla.

Pertanto, se oggi si avverte l’esigenza di realizzare un profondo cambiamento, un cambiamento che non sia di facciata, ma voglia effettivamente mirare ad assicurare il successo formativo e ad assicurarlo a tutti gli alunni, per <<l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese>>(art. 3 Cost.), allora è necessario occuparsi soprattutto di quanto avviene "dentro le aule".

Occorre porre al centro dell’attenzione:

1) le strutture edilizie;

2) le attrezzature didattiche;

3) i metodi di insegnamento/apprendimento;

4) le competenze professionali dei docenti.

le strutture edilizie

Innanzitutto, occorre affrontare i problemi dell’edilizia scolastica. Una scuola nuova non può funzionare nei locali di emergenza in cui spesso le scuole sono costrette a funzionare. Occorre affrontare il problema dell’edilizia scolastica in una logica nuova, che non può essere più quella della dispersione degli edifici nel territorio, ma che deve puntare alla costituzione di poli scolastici, che peraltro consentano l’integrazione delle strutture e dei servizi a favore di reti di scuole.

le attrezzature didattiche

<<Povera e nuda vai, Filosofia >> (Petrarca, Canzoniere) e povere e nude sono le aule scolastiche!

L’anacronismo culturale della scuola si riscontra soprattutto nel campo delle attrezzature didattiche, rimaste quasi sempre all’età neolitica del gesso e della lavagna di ardesia.

Scarsissima è la disponibilità e l’utilizzazione di adeguati strumenti didattici, che non sono solo quelli multimediali, ma comprendono innanzitutto le biblioteche ed i materiali strutturati, ai quali necessita rivolgere maggiore attenzione.

i metodi di insegnamento/apprendimento

Assieme al problema delle dotazioni didattiche, essenziale, fondamentale, pregiudizievole, risulta non più eludibile il problema metodologico-didattico.

Per assicurare l’efficienza e l’efficacia dell’azione educativa e didattica svolta dalla scuola necessita soprattutto la qualità dei processi di insegnamento/apprendimento.

Una scuola che non assicura la qualità dell’insegnamento è una scuola che non assicura il successo nei processi apprenditivi e formativi dei singoli alunni e che quindi risulta scarsamente produttiva.

Le continue, insistenti e generalizzate lamentele in ordine agli scarsi livelli di competenza che gli alunni presentano nei vari ordini di scuola, compresa l’università, nascono evidentemente dalla scarsa efficacia dei processi di apprendimento, che sono strettamente correlati alla qualità dei processi di insegnamento, oltre che a fattori di natura socioculturale ed economica.

In parole povere, se gli alunni non apprendono, dipende dai loro livelli di sviluppo e di apprendimento, ma dipende anche dalla scarsa efficacia dell’azione educativa e didattica, alla quale da decenni non si presta adeguata attenzione.

Il problema metodologico-didattico risulta scarsamente preso in considerazione.

Alle competenze metodologico-didattiche dei docenti non si presta adeguata attenzione, né durante la formazione iniziale, né nell’ambito della formazione in servizio.

I docenti vengono inviati nelle aule senza le necessarie competenze didattiche e, abbandonati a se stessi, debbono provvedere a procurarsele da soli, anche a proprie spese.

Pertanto, riformare la scuola significa soprattutto prestare adeguata attenzione alle problematiche metodologico-didattiche e quindi alla formazione professionale dei docenti, che deve riguardare gli ambiti dei contenuti disciplinari, della didattica generale e specifica delle singole discipline, della relazionalità e dell’organizzazione educativa e didattica della scuola, con specifico riferimento alle problematiche dell’individualizzazione dell’insegnamento e del lavoro di gruppo dei docenti e degli alunni.

Si tratta di un impegno estremamente difficile, anche in riferimento alla scarsa competenza che nel campo specifico della didattica si riscontra a livello universitario, stante il permanere ancora del pregiudizio gentiliano nei confronti della didattica, che porta alla formazione dei docenti solo sul piano disciplinare. Il docente di Matematica conosce la Matematica ma non ha studiato né le problematiche didattiche né le problematiche relazionali ed organizzative della scuola .

I docenti delle singole discipline debbono da soli ed a proprie spese provvedere alla loro formazione didattica e l’impresa si rivela peraltro di difficile attuazione, anche per la scarsa considerazione di queste problematiche e per la difficoltà di reperire adeguati strumenti e risorse.

Una riforma della scuola, se vuole veramente garantire l’attuazione del precetto costituzionale che impegna la Repubblica a garantire la piena formazione della persona umana (<<pieno sviluppo della persona umana>>) a tutti gli alunni, deve puntare soprattutto al miglioramento dei processi di insegnamento e di apprendimento.

Se questi cambiamenti non si attuano, tutto il resto è vano e rischia di rimanere ancora una volta vuota retorica di cui narcisisticamente ci si compiace, magari imputando la responsabilità degli insuccessi apprenditivi e formativi degli alunni alle famiglie ed ai contesti socioculturali di provenienza, quasi a dire che l’impegno della scuola è solo quello di verificare se gli alunni sono <<capaci e meritevoli>>, e non invece di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena formazione della persona umana.

Una Riforma è epocale solo se si impegna concretamente a far sì che la scuola diventi "capace" di promuovere la piena formazione della persona umana, "capace" di far diventare gli alunni "capaci e meritevoli", assolvendo pienamente ai suoi compiti, che sono innanzitutto compiti formativi, compiti attinenti, non tanto all’acquisizione delle conoscenze, quanto alla formazione delle capacità, di tutte le capacità, e soprattutto alla formazione degli atteggiamenti. "meritevoli" si diventa anche quando la scuola sa accendere interessi, motivazioni, aspirazioni, l’amore del sapere (philosophia), dando significato al nome che i giovani assumono nella scuola, sia di alunni ("coloro che si alimentano", evidentemente di cultura), sia di studenti ("coloro che amano imparare").

Se la Riforma Gentile ha avuto il merito di avere creato una scuola di classe (la scuola dei "ricchi"), la Riforma Moratti potrà con essa competere solo se riuscirà a realizzare una scuola che assicuri il successo formativo a tutti gli alunni, compresi i "poveri", che sono anch’essi persone umane.

A nome della persona umana si può parlare solo quando ci si impegna a promuovere la piena formazione di tutte le persone umane, ricchi e poveri che siano gli alunni presenti nelle singole aule.


La pagina
- Educazione&Scuola©