FUNZIONI OBIETTIVO
si può migliorare la procedura di ‘investitura’ ?

Umberto Landi

 

Le funzioni obiettivo - nonostante l’impegno attuativo sviluppato dal Ministero della P.I. - Coordinamento Formazione Insegnanti (CFI) - e dagli Uffici scolastici territoriali ( Provveditorati agli studi, Direzioni regionali sperimentali e loro articolazioni interne) al loro secondo anno di vita risultano ancora uno degli istituti contrattuali più controversi e problematici.

I problemi si manifestano a diversi livelli, a cominciare dalle procedure di identificazione e designazione per finire a quelle della valutazione finale.

Ovviamente le difficoltà non sono mancate nei processi di formazione che hanno visto una vasta gamma di soluzioni organizzative nelle diverse regioni. Le tipologie e i ‘modelli’ formativi sono stati e sono tuttora oggetto di monitoraggio ( affidati a diversi IRRSAE) e di riflessione da parte del CFI che si avvale di un gruppo di consulenza, composto da ispettori tecnici.

Nel corrente anno scolastico il CFI ha anche sollecitato gli Uffici scolastici regionali a designare - tra gli ispettori tecnici - un ‘referente per le F.O.’ per ogni opportuna azione di coordinamento in ambito regionale.

Tralasciando ogni altra questione ( e sono veramente tante e molto variegate quelle che emergono nelle diverse realtà del paese e, direi, in ogni istituzione scolastica), vorrei richiamare brevemente l’attenzione su un aspetto affrontato su queste stesse pagine dal collega Umberto Tenuta (Le procedure per l’individuazione e l’assegnazione) il quale auspica e raccomanda che ‘ i compiti delle singole funzioni obiettivo risultino accuratamente precisati, anche analiticamente, al fine di consentire ai docenti di valutarne la rispondenza alle loro competenze e alle loro motivazioni’ .

Se ho ben capito, Tenuta si riferisce alla fase della ‘identificazione’ delle F.O. che ciascuna istituzione scolastica intende attivare. E’ una raccomandazione giustissima e anch’io la considero una condizione fondamentale per procedere bene nelle successive operazioni non solo per ‘designare’ i docenti che meglio possano svolgere le F.O. individuate ma anche per valutarne l’operato.

Quello che vorrei qui richiamare è un ‘passaggio’ che è mancato anche nella C.M. n. 204 del 28.8.2000 nella quale vengono evidenziati quattro momenti ( 1.identificazione, 2.definizione delle competenze e dei requisiti, 3. domanda dei docenti interessati (meglio si direbbe dichiarazione di disponibilità) 4. valutazione finale da parte del collegio.

Riprendendo l’auspicio e la raccomandazione di Tenuta, ritengo che in questo elenco di ‘fasi e momenti’ manchi una decisione/deliberazione fondamentale sempre di competenza del Collegio dei docenti di cui le F.O. sono - e debbono essere - emanazione ed espressione.

Siccome la procedura risalente al C.C.N.L e al C.C.I prevede che il docente ‘designato dal Collegio’ a svolgere una F.O. presenti un suo ‘ progetto’, occorre che tra la proposta progettuale del docente e le legittime ‘aspettative’ del Collegio ( ancorchè specificate nella fase preliminare) ci sia un momento di ‘definizione precisa di azioni delimitate, fattibili, verificabili, ( una sorta di ‘contratto’) in modo che le intenzioni. ( del docente) diventino ‘ azioni e competenze definite’, certamente più chiaramente ‘percepibili’ e valutabili.

Tale passaggio - per fortuna già praticato presso qualche istituzione scolastica - consente di migliorare molti aspetti di questa problematica esperienza delle F.O. e, in particolare, di:

stabilire con sufficiente chiarezza quello che realisticamente e correttamente una F.O. può/deve fare, all’interno di una ‘selva’ di referenti, responsabili di progetto, collaboratori del dirigente ecc.

evitare ( o almeno contenere) incomprensioni, malintesi, conflitti di competenze interne, tensioni di varia natura, scetticismi o eccesso di aspettative, derivanti dai diversi ‘climi organizzativi’ ecc.

Ma soprattutto dovrebbe consentire ai docenti incaricati di funzioni strumentali al P.O.F. di collocarsi in modo corretto e abbastanza ‘sereno’- e non ambiguo nelle dinamiche interne - tra Collegio - Dirigente scolastico e altre figure ( e sono veramente tante !) di coordinamento interno.

Allo stato attuale nella grande maggioranza dei casi, la procedura di identificazione, designazione, affidamento della F.O. si conclude con un ‘atto’ del dirigente scolastico - senz’altro legittimo ed opportuno, anche perché di solito richiama le deliberazioni del Collegio - che però senza il passaggio testè richiamato rischia di ‘vincolare’ la F.O. ad una sorta di consegna personale, per non dire altro, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Le F.O. anche al secondo anno di esperienza sono percepite e vissute - da chi le svolge e dai loro stessi colleghi - oltre che da molti Dirigenti - come una figura dal profilo sfocato, ( oscuro, disturbante per qualcuno) e incerto mentre potrebbero e dovrebbero rappresentare una risorsa strategica e qualificante nel processo, non facile, di costruzione dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e di valorizzazione delle risorse umane e professionali dei docenti.

In un recente incontro del ‘gruppo di consulenza’ presso il CFI la ‘responsabile di progetto’ di una grande provincia ha detto con molta arguzia : Le F.O. possono, qualche volta, dire NO ?

A parte la legittimità della domanda, ritengo che il ‘passaggio’ qui raccomandato possa consentire anche di evitare queste sgradevoli situazioni e, in ogni caso, contribuire a stabilire rapporti interni più chiari, più sereni, più efficaci e produttivi.

Il turn over che si va registrando ( intorno al 30%, con percentuali assai elevate in alcune zone) è forse anche dovuto alle difficoltà sopraccennate e, per alcuni docenti - che hanno fatto esperienza non gratificante di F.O. - potrebbe essere stata l’unica maniera per dire ‘No, grazie!’

Poter dire ‘No’ non è importante in sé ma può essere la condizione e il sintomo di un clima organizzativo e relazionale nel quale gli insegnanti incaricati di F.O. possano dire una serie di SI’ fare un certo numero - senz’altro limitato ma visibile e significativo - di ‘azioni positive’, cosa che oggi non capita facilmente.