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GENITORI E DIDATTICA: INTRODUZIONE

Umberto Tenuta

<<Sono Michele, le scrivo perché vorrei essere iniziato alla didattica, per due motivi: sono genitore di studentessa II liceo scientifico; sono rappresentante di classe della stessa. Vorrei per l'uno e l'altro motivo capire non di più, perché, in effetti, non so nulla, ma cominciare a capire quali sono i percorsi per la formazione di uno studente… Come dovrebbe essere, com’è, la didattica adesso nelle scuole pubbliche? Io sento parlare di moduli, vedo il registro del lavoro didattico che mi è dato cosi senza una spiegazione, consegnato come documento da leggersi, ma siamo sicuri che sia così che si fa, e come si potrà essere propositivi se non si hanno conoscenze.Mi aiuta? Grazie>>

Il genitore chiede "Com’è, come dovrebbe essere la Didattica?" e aggiunge "Io sento parlare di moduli…".

Innanzitutto, appare un evento estremamente significativo che un genitore si interessi della Didattica.

Se ne interessi e se ne possa interessare.

Le due cose, in un certo senso, sono interconnesse. Se ne interessa perché gli è data la possibilità di interessarsene, ma se ne interessa anche perché desidera interessarsene.

Forse finora sono mancate tutt’e due le condizioni.

Da una parte, i genitori non hanno sentito il bisogno di interessarsi di quanto avveniva nella scuola, ritenendo fosse delegato alla scuola il compito dell’istruzione ed anche dell’educazione. La scuola veniva riconosciuta come l’unica istituzione competente a curare l’istruzione, più che l’educazione cui in fondo la famiglia non ha mai abdicato completamente.

Nel passato soprattutto le condizioni socioculturali erano tali da non consentire alle famiglie di occuparsi dell’istruzione che peraltro si riteneva richiedesse competenze che i genitori non possedessero, almeno sul piano della didattica.

E, in tal senso, la scuola rivendicava questa competenza, che era competenza disciplinare, ma che era anche e soprattutto competenza didattica. Gli operatori scolastici, ritenendosi detentori esclusivi della competenza didattica, non lasciavano ai genitori spazio di intervento.

I genitori non si occupavano della didattica anche perché non era loro consentito.

Ora la situazione sembra in movimento, non solo perché del sapere non sono più esclusivi detentori i docenti, ma anche perché, da una parte si prende sempre più atto che i genitori educano ed insegnano e dall’altra si è ormai consapevoli che nell’apprendimento sono implicati processi che coinvolgono l’intera personalità degli studenti, in particolare l’emotività, l’affettività e la socialità.

Innanzitutto, i saperi si diffondono, si acquisiscono sempre più anche e soprattutto fuori della scuola, nella scuola parallela dei mass media, in particolare di Internet. La scuola va perdendo sempre più il primato della trasmissione dei saperi, che peraltro non avviene più in un limitato periodo della vita qual è l’età evolutiva, ma durante tutto il corso della vita.

Tuttavia, forse l’elemento più significativo è costituito dalla consapevolezza che nell’apprendimento sono coinvolte le dimensioni emotive, affettive, sociali. Anche l’apprendimento scolastico partecipa sempre più di questi aspetti motivazionali e sociali che un tempo erano esclusivi dell’apprendimento extrascolastico, al quale peraltro oggi l’apprendimento scolastico si propone di avvicinarsi sempre più. I vari progetti educativi che nella scuola vengono promossi non fanno che cercare di superare la prospettiva meramente scolastica della didattica avvicinando l’apprendimento scolastico all’apprendimento extrascolastico, vitale, che si realizza attraverso le esperienze di vita.

In particolare, si ritiene che i giovani, non soltanto apprendono molto di quello che sanno prima e fuori della scuola, ma si formano soprattutto fuori della scuola.

Educa ed istruisce non solo la scuola, ma anche la famiglia e l’extrascuola.

Si parla sempre più di interazione educativa tra scuola e famiglia (1) e di sistema formativo integrato.

In tale contesto, ai genitori viene riconosciuta una competenza anche sul piano educativo e didattico.

Segni tangibili di tale cambiamento sono anche le precise disposizioni normative, quali si ritrovano, tra l’altro, nella Legge 30/2000, nella quale si sancisce che <<Il sistema educativo di istruzione e di formazione è finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno, nel quadro della cooperazione tra scuola e genitori…>>.

Al riguardo, tuttavia, va approfondita una considerazione di fondo.

Il diritto all’educazione è un diritto soggettivo che appartiene primariamente solo all’alunno e in sua vece ai genitori, i quali hanno, non solo il diritto, ma anche il dovere di educare (art. 30, Cost.).

Lo Stato ha il compito di assicurare che questo diritto sia soddisfatto ed interviene solo quando non viene soddisfatto.

Solo uno Stato assoluto, non democratico, può arrogarsi il diritto di educare i cittadini.

Ormai la coscienza democratica è così matura da far sentire ad ogni genitore l’assurdità della pretesa che il proprio figlio sia educato secondo valori stabiliti da altri, quali che questi siano, anche lo Stato. Ogni genitore responsabile sente che è suo diritto stabilire i valori cui l’educazione del proprio figlio deve ispirarsi e che questo suo diritto è destinato ad affievolirsi solo a mano a mano che se ne può far carico il figlio.

Come nel caso della salute fisica, esistono degli strumenti giuridici, quali la privazione della patria potestas, nel caso che i genitori non provvedano, ma si tratta di istituti giuridici a difesa del diritto soggettivo del giovane.

Dovrebbe ormai apparire scontato che il diritto all’educazione appartiene primariamente ai bambini e, in loro vece, ai genitori, i quali hanno pertanto diritto di partecipare ai processi formativi che si attuano anche nella scuola.

Evidentemente, ciò non significa che il cambiamento di prospettiva sia scontato, soprattutto per le resistenze che ancora permangono in una parte degli operatori scolastici, legati a superate concezioni della scuola. Tuttavia, non va trascurato che esiste anche una certa ritrosia dei genitori ad assumersi la loro piena responsabilità anche sul piano educativo e didattico.

Ma alea iacta est, il dado è tratto!

Ne è segno tangibile la richiesta del Genitore, che vuole sapere della Didattica per potere essere <<propositivo>>.

Espresso il proprio compiacimento per il cambiamento annunciato, più che realizzato, resta però intero il problema della risposta alla domanda del Genitore.

Qual è oggi la Didattica?

Al riguardo, forse non resta che rinviare alla vasta saggistica, ma non senza rilevare che oggi manca una trattazione snella, essenziale, onnicomprensiva, destinata in particolare ai genitori.

Si possono consigliare alcune letture: libri, riviste e siti

Ma, per non lasciare completamente insoddisfatta la richiesta, ci proponiamo di delineare in estrema sintesi i concetti essenziali che possano almeno orientare i genitori nell’approccio alla problematiche della Didattica.

A presto!

Note

1 Nei Programmi didattici del 1985 si parla di <<interazione formativa con la famiglia, quale sede primaria dell'educazione del fanciullo e con la più vasta comunità sociale>> e negli Orientamenti educativi del 1991 si prevede che la scuola dell’infanzia <<coinvolge i genitori nella progettazione educativa>>.


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