SIETE INFELICI!
<<Morire di scuola a 15 anni>> (1)

Umberto Tenuta

 

L’augurio appassionato del Presidente Ciampi non è riuscito a vincere la tua infelicità ed a farti continuare a vivere.

Hai scelto la morte!

Un’alunna delle nostre scuole, una ragazza di 15 anni, si é tolta la vita.

Quali che siano le ragioni che le hanno impedito di essere felice e l’hanno gettata nella più profonda disperazione, resta il fatto che né la famiglia, né la società, né la scuola sono riuscite a darle l’aiuto che le serviva per essere felice.

Nessuno ha potuto salvare questa giovane vita.

Ma forse altre vite potranno essere salvate.

Quanti giovani si sono tolti la vita negli ultimi decenni?

Sarebbe interessante fare un’analisi storica prendendo in considerazione la situazione antecedente e successiva agli anni ’60.

Con la nascita della scuola di massa, tutti "debbono" andare a scuola: non è consentito abbandonare la frequenza della scuola, anche quando si va incontro a insuccessi scolastici, insuccessi che possono essere vissuti come insuccessi personali.

Evidentemente, nessuno pensa che debba essere lasciata ai giovani la possibilità di abbandonare la scuola.

Ma il problema è un altro: evitare l’insuccesso.

In tal senso, il Regolamento dell’autonomia scolastica pone come obiettivo ineludibile della scuola il successo formativo di tutti gli alunni.

La scuola dell’autonomia deve comunque assicurare il successo formativo.

Da trent’anni si discute solo dei problemi dell’organizzazione scolastica: tempo pieno, tempo lungo, integrazione degli alunni portatori di handicap, moduli, pluralità dei docenti, formazione universitaria ecc. ecc.

Ma da trent’anni non si affrontano con il necessario impegno i problemi ineludibili della scuola, che sono i problemi metodologico-didattici, indispensabili ad assicurare il successo formativo a tutti gli alunni che frequentano la scuola di massa.

Pur necessarie, le riforme di struttura non bastano, se l’attività educativa e didattica non si avvale delle strategie e delle tecnologie educative e didattiche più avanzate, se la valutazione non viene utilizzata per promuovere, se ogni alunno non costituisce per i docenti una persona umana da conoscere, da aiutare, da valorizzare, e non da respingere o da gravare di debiti.

Per i giovani, i debiti formativi possono essere più gravosi dei debiti economici!

E, allora, se l’auspicio del Presidente Ciampi conserva il suo valore, occorre che tutti ci impegniamo effettivamente a creare le condizioni concrete perché i giovani possano avere sempre successo nella scuola e nella vita.

Essi hanno diritto ad essere felici.


1 da LA REPUBBLICA, 23 novembre 2000