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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

 

Presentate le anticipazione del ''Dossier Statistico Immigrazione 2003''
Sono 2.395mila le persone straniere stimate in Italia

 

Sono 2.395.000 le persone straniere in Italia. La stima è della Caritas che ha presentato le anticipazione del “Dossier Statistico Immigrazione 2003”. Include non solo i lavoratori ma tutti i soggiornanti regolari e le persone che aspettano di essere regolarizzate; l’incidenza del 4% sulla popolazione residente. Una dato che fa riflettere, soprattutto considerando che concluse le operazione di regolarizzazione, l’Italia si affiancherà alla Gran Bretagna o addirittura la supererà, diventando nell’Unione Europea il terzo Stato membro per numero di immigrati. “Può essere d’aiuto a tal fine pensare che il futuro che ci può attendere è già presente in altri paesi: - sottolinea la Caritas - gli immigrati hanno un’incidenza del 10% negli Stati Uniti, del 16% in Canada e del 20% in Svizzera e in Canada. Si tratta di paesi che hanno programmato il loro futuro, tenendo conto della necessità strutturale dell’immigrazione, e hanno mostrato nel concreto che con l’immigrazione si può convivere. Il confronto può essere condotto anche per vari Stati dell’Unione Europea, a partire dalla Germania”.

Secondo l’organizzazione il vero problema risiede nella “mancanza di politiche che riescano ad essere inclusive nei confronti delle persone delle quali si ha bisogno”, politiche che devono tener conto invece di “un’adeguata programmazione dei flussi” e dell’integrazione socio-culturale degli immigrati. “L’auspicio è che si arrivi ad una realistica presa in considerazione dei termini della questione: bisogni delle famiglie e delle aziende, conseguente programmazione dei flussi, meccanismi di collocamento più agibili, misure di sostegno dell’integrazione e un minimo di solidarietà a livello globale nei confronti di paesi dallo sviluppo debole e dalle esigenze occupazionali forti; naturalmente questo impegno va congiunto con la dovuta severità nei confronti di chi non rispetta le regole”, sottolinea l’organizzazione. Cittadini più informati rendono minore il rischio di una xenofobia incosciente.

Il Dossier si sofferma anche ad analizzare le conseguenze sullo scenario migratorio di un attacco all’Iraq. Non è possibile valutare quanta parte della popolazione la guerra potrebbe far spostare: il Comitato parlamentare Schengen-Europol-Immigrazione ha parlato di 1.200.000 profughi iracheni, mentre il portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Laura Boldrini, ha comunicato che l’agenzia sta pianificando l’intervento umanitario per 600.000 persone in caso di conflitto. “La guerra – sottolinea l’organizzazione - avrebbe comunque un forte effetto distorsivo sulla politica migratoria e rispetto al problema dei profughi iracheni potrebbero apparire ben poca cosa i flussi di albanesi nel 1991 e negli anni successivi. Attualmente i profughi iracheni sono 350.000 (il terzo gruppo dopo burundesi e afgani), dei quali 200.000 in Iran, 51.000 in Germania, 26.000 sia in Olanda che in Svezia e 19.000 negli Stati Uniti. Gli iracheni di etnia curda sono stati il gruppo più consistente tra i richiedenti asilo in Italia (1.985 nel 2001).

 

Stima della popolazione straniera regolare in Italia 
all'inizio del 2003

1.363.000

Soggiornanti stranieri a qualsiasi titolo presenti al 1/1/2002

82.000

Ipotesi di nuovi permessi sfuggiti alla registrazione del  Ministero dell'Interno in quanto inviati successivamente dalle questure e recuperati a distanza di tempo dall'Istat (6%)

230.000

Minori non registrati nell'archivio di soggiorno in quanto riportati sul permesso di soggiorno dei genitori

1.675.000

Popolazione straniera regolare all'inizio del 2002

Stima incremento popolazione straniera tra il 2002 e il 2003

75.000

Nuovi permessi concessi nel corso del 2002 e validi alla fine dell'anno per lavoro, famiglia e ad altro titolo

45.000

Nati stranieri in Italia nel 2002 più minori venuti a carico di un familiare e non conteggiati tra i permessi

120.000

Stima incremento  medio complessivo

600.000

Immigrati che hanno presentato istanza di regolarizzazione (conteggiando una volta sola quelle riguardanti la stessa persona)

2.395.000

POPOLAZIONE STRANIERA REGOLARE ALL'INIZIO DEL 2003

Fonte: Stima Dossier statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dell'Interno

 

 

''Regolarizzazione dalle dimensioni inaspettate'': 702mila domande. Province: primato a Roma e Milano

 

"Una regolarizzazione dalle dimensioni inaspettate e dagli aspetti controversi". Così la Caritas descrive le operazioni in corso per ciò che concerne la regolarizzazione dei lavoratori stranieri in Italia, il tutto nel contesto delle anticipazioni del Dossier Immigrazione 2003.
I dati. Le operazioni chiuse l’11 novembre 2002 hanno registrato 702.000 domande di regolarizzazione. Un risultato, secondo il dossier, andato ben oltre le ipotesi degli studiosi: al massimo si ipotizzava un numero dimezzato, invece sono stati coinvolti tanti immigrati quanti se ne contarono nelle tre regolarizzazioni degli anni ’90 (1990, 1995 e 1998).

La ricerca evidenzia che se vi è stato un assenso trasversale sul fatto che una presenza sommersa e giustificata da motivi di lavoro meritava di essere fatta emergere, ma sui contenuti giuridici della regolarizzazione è stato notevole il contrasto. “Si è lamentato il mancato riconoscimento al lavoratore di un ruolo attivo per l’ufficializzazione di un rapporto nel quale è parte sostanziale (...). Il fatto che l’iniziativa sia stata demandata per intero ai datori di lavoro non poteva non alimentare una catena di sfruttamenti, per cui spesso i lavoratori non solo hanno dovuto pagare il contributo posto a carico dei datori di lavoro ma hanno dovuto anche sborsare loro delle consistenti tangenti per convincerli ad avviare la pratica: a Roma tra i lavoratori dell’edilizia sono stati ben nove su dieci quelli costretti a pagare, come è risultato da un’indagine sindacale”. Dal Dossier si evince che la regolarizzazione è un problema di tutto il paese e non solo del Meridione. Lasciando fuori dal conteggio i lavoratori provenienti dall’UE o da altri paesi a sviluppo avanzato (circa 100.000), i lavoratori immigrati che giungono dai paesi a forte pressione migratoria sono raddoppiati a seguito della regolarizzazione: ai 706.329 registrati a fine 2001 si aggiungono le 702.156 istanze di regolarizzazione, che coinvolgono in maniera disuguale le diverse aree del paese. Il rapporto tra istanze di regolarizzazione e lavoratori soggiornanti è un indice molto concreto della pressione migratoria, che risulta così ripartita: per il 52,2% è concentrata nel Nord, per il 29,0% nel Centro e per il 18,8% nel Sud. Al Meridione, dunque, spetta solo una quota pari a un quinto del totale delle domande. Il problema è, dunque, nazionale.

Nel Settentrione a distinguersi è il Nord Ovest (97 istanze di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti, mentre il Nord Est ne ha 74). Il Centro si colloca ad un livello più elevato: poco più di 100 istanze di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti. Ma è nelle regioni del Sud che la pressione migratoria è, in proporzione, più accentuata con 173 istanze ogni 100 lavoratori soggiornanti; invece, il fenomeno è più contenuto nelle Isole (68 istanze ogni 100 lavoratori soggiornanti).

L’analisi sulle singole regioni evidenzia come “l’area a maggiore pressione migratoria è costituita dalla Campania, dalle regioni confinanti (Puglia esclusa) e da quelle del Centro, con una propaggine in Liguria e un’evidenza non trascurabile in Lombardia (91 domande di regolarizzazione ogni 100 lavoratori soggiornanti). Nelle regioni a minor tasso di irregolarità, le istanze di emersione, rispetto ai lavoratori già soggiornanti, vanno da 1/3 in Trentino Alto Adige, alla metà in Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta) e ai 2/3 in Sardegna, Sicilia, Marche, Emilia Romagna”.

Il Dossier, inoltre, fa emergere come l’andamento nelle province sia ancor più differenziato: si va dalle 22 pratiche di regolarizzazione ogni 100 lavoratori nelle provincia di Trieste alle 313 pratiche nella provincia di Benevento. “Per misurare la pressione migratoria in atto – si precisa - basti pensare che il territorio del Trentino Alto Adige, che è in assoluto quello meno coinvolto dalla regolarizzazione (anche perché beneficia in misura maggiore e più organizzata dell’apporto di lavoratori stagionali), ha registrato un numero di istanze pari a un quarto dei lavoratori già soggiornanti”. In Lombardia si va dalle 52 istanze di regolarizzazione a Sondrio alle 92 a Milano, alle 100 a Varese e alle 124 a Pavia.

Nel Lazio, Roma si attesta su 147,8 pratiche ed è superata da Latina con 184,5. Nella graduatoria provinciale, Roma e Milano vengono al primo posto e detengono un quarto di tutte le istanze di regolarizzazione: Roma è la prima in graduatoria per il lavoro domestico (67.000 domande) e seconda per il lavoro dipendente (40.000), mentre Milano è la prima per il lavoro dipendente (51.000) e la seconda per il lavoro domestico (40.000). Napoli è terza per il lavoro domestico (37.000) e quinta per il lavoro subordinato (24.000); Torino terza per il lavoro subordinato (19.000) e quarta per il lavoro domestico (17.000), Brescia quarta per il lavoro subordinato (17.000) e quinta per il lavoro subordinato. La regolarizzazione nel settore aziendale. Prendendo infine in considerazione le tipologie delle pratiche, il dossier ha separato le 341.121 presentate per il lavoro domestico dalle 361.035 relative al lavoro in aziende. In questo caso si constata che il Nord detiene una quota più elevata di pratiche per assunzioni presso le aziende (57,9%), rispetto a quelle relative al lavoro domestico (46,1%). Invece il rapporto è rovesciato sia nel Centro (il 32,8% delle domande riguarda il lavoro domestico mentre il 25,5% quello aziendale) che nel Meridione (21,1% nel settore domestico rispetto al 16,7% del lavoro presso aziende).

In media ogni 100 lavoratori dichiarati vi sono 103 pratiche di regolarizzazione: 45,5 nel Nord est, 120 nel Nord Ovest; 165 nel Centro; 131 nelle Isole e 427 nel Sud. Il carattere abnorme della situazione è al Sud, dove vi è un lavoratore dichiarato ogni 4 istanze di regolarizzazione; ciò, secondo il Dossier, “è costituito non solo dall’alto numero delle persone da regolarizzare ma anche dalla diffusa predisposizione a non dichiarare i lavoratori alle proprie dipendenze”. La media del Sud riflette una situazione assai differenziata con il primato della Campania con 12 domande di regolarizzazione per ogni lavoratore assicurato presso l’INPS. Nelle altre regioni il rapporto, per quanto sbilanciato a favore dei “regolarizzandi”, non arriva a proporzioni così vistose: si va dalle due pratiche di regolarizzazione per lavoratore assicurato in Abruzzo, Molise e Basilicata, a 3 pratiche in Puglia, 4 in Calabria. In alcuni contesti provinciali vengono superati i valori medi della Campania: a Catanzaro e a Vibo Valentia si raggiunge il picco, rispettivamente con 13 e 16 istanze di regolarizzazione per ogni lavoratore dichiarato. L’incidenza in assoluto più contenuta si riscontra in Trentino Alto Adige con 1 istanza di regolarizzazione ogni 10 lavoratori assicurati; seguono il Friuli (1 istanza ogni 3 lavoratori), la Valle d’Aosta, il Veneto e l’Emilia Romagna (1 istanza ogni 5 lavoratori). Nelle altre regioni del Nord i “regolarizzandi” o superano di poco i lavoratori dichiarati (Lombardia e Piemonte) o rappresentano il doppio (Liguria).

Anche in Lombardia la media maschera una forte differenziazione territoriale. La provincia di Milano, con 51.000 che attendono di essere regolarizzati rispetto a 36.000 lavoratori dichiarati, è caratterizzata da una pressione migratoria superiore alle forze lavoro ufficiali e lo stesso avviene per Brescia, Lodi e Pavia; nelle altre province, invece, prevalgono le forze lavoro già dichiarate. Analoga è la situazione in Piemonte; in particolare a Torino, rispetto a 10.225 lavoratori dichiarati all’INPS, altri 19.075 attendono di esserlo. “Nell’insieme – afferma il Dossier - si delinea una crescita del mercato del lavoro anomala, non perché non si debbano far emergere queste posizioni ma perché, se questa è l’esigenza del mercato, bisognava intervenire con una “regolarizzazione preventiva” e cioè con la programmazione da attuare attraverso meccanismi di collocamento a più corsie”.

ITALIA. Domande di regolarizzazione: lavoratori dipendenti 
Dati all' 11/11/2002

Regioni

Lavoratori extracom.

Domande di regolarizzazione

% verticali

Domande per 100 dipendenti

Lavoratori

Domande

Piemonte

25.607

30.646

7,32

8,49

119,7

V. d'Aosta

717

421

0,20

0,12

58,7

Lombardia

82.889

96.396

23,69

26,70

116,3

Trentino A.A.

30.885

2.807

8,83

0,78

9,1

Veneto

64.836

36.459

18,53

10,10

56,2

Friuli V.G.

13.021

4.406

3,72

1,22

33,8

Liguria

4.096

7.947

1,17

2,20

194,0

Emilia R.

53.358

30.011

15,25

8,31

56,2

Toscana

23.878

28.706

6,83

7,95

120,2

Umbria

6.704

6.029

1,92

1,67

89,9

Marche

12.623

7.642

3,61

2,12

60,5

Lazio

12.298

49.430

3,52

13,69

401,9

Abruzzo

3.812

5.882

1,09

1,63

154,3

Molise

341

600

0,10

0,17

176,0

Campania

2.317

27.477

0,66

7,61

1.185,9

Puglia

2.837

8.464

0,81

2,34

298,3

Basilicata

833

1.361

0,24

0,38

163,4

Calabria

1.788

7.145

0,51

1,98

399,6

Sicilia

6.701

7.669

1,92

2,12

114,4

Sardegna

307

1.537

0,09

0,43

500,7

 

Nord Ovest

113.309

135.410

32,39

37,51

119,5

Nord Est

162.100

73.683

46,33

20,41

45,5

Centro

55.503

91.807

15,86

25,43

165,4

Sud

11.928

50.929

3,41

14,11

427,0

Isole

7.008

9.206

2,00

2,55

131,4

 

ITALIA

349.848

361.035

100,00

100,0

103,2

Fonte: Elaborazioni Dossier

 

ITALIA. Lavoratori soggiornanti e istanze 
di regolarizzazione per lavoro
(dati al 2002)

Aree territoriali

Istanze regolarizzazione

Lavoratori imm. provenienti dai paesi a forte pressione migratoria sogg. al 31/12/2001

Incid. domande regolar. su 100 lav. soggiornanti

Nord Ovest

233.943

242.016

96,7

Nord Est

132.291

177.874

74,4

Centro

203.852

191.451

106,5

Sud

111.216

64.223

173,2

Isole

20.854

30.765

67,8

ITALIA

702.156

706.329

99,4

Fonte: Dossier statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dell'Interno, 2003    

 

Colf e badanti, un settore di ''nicchia etica'': oltre 341mila le richieste di regolarizzazione

 

Sono 341.121 le domande di regolarizzazione che hanno interessato il settore domestico nel 2003, settore definito una “nicchia etica” poiché la meta dei lavoratori iscritti all’Inps è straniera. Erano 136.610 nel 2000 (ultimo dato disponibile) quelli regolarmente registrarti; ma i dati ad oggi mostrato una realtà diversa. Secondo il “Dossier Statistico Immigrazione 2003”, di cui stamane sono state presentate alcune anticipazioni, per ogni unità dichiarata all’Inps ci sono state 2,5 istanze di regolarizzazione, lavoratori e lavoratrici che fino ad ora si erano mossi sul mercato nero. Tuttavia secondo la Caritas i dati in parte riguardano la stessa persona e qui il numero complessivo dovrebbe ridursi di circa un terzo: circa 200-250.000 persone.

 La regolarizzazione nel settore domestico al Nord ha mostrato di essere soggetto ad una maggiore pressione migratoria e quanto alla incidenza delle domande di regolarizzazione è superato solo dal Sud. Infatti, per ogni colf in servizio si registrano 2 domande di regolarizzazione in Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Liguria e 3 domande in Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Piemonte. Nel Veneto si arriva a 4 domande di regolarizzazione per ogni colf dichiarato. Il dato a livello provinciale vede a Mantova, Belluno, Venezia, Forlì Cesena, Piacenza, Reggio Emilia 5 istanze di regolarizzazione per lavoratore dichiarato, mentre sono addirittura 10 a Rovigo e Ferrara.

Il Centro con 2 istanze ogni colf dichiarato ha un’incidenza più bassa sia rispetto alle due aree del Nord (tuttavia, le Marche e l’Umbria superano la media dell’area con 3,3 e 3,7 istanze per ogni unità dichiarata); a livello territoriale vi sono province con valori più alti (Grosseto e Terni 5, Pesaro-Urbino e Viterbo 4, Latina 7, Frosinone 8, Roma 6). Dati più contenuti nelle Isole: 1,2 istanze in Sicilia e 2,1 in Sardegna, mentre i valori sono più alti nelle regioni del Sud: 2,3 istanze in Puglia, 3 in Molise, 4,4 in Abruzzo, 5,1 in Calabria, 6,7 in Campania, 9,4 in Basilicata e 10 o più istanze in numerose altre province (Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Potenza, Crotone, Vibo Valentia e Foggia, con 15).

 Questi dati fanno dire alla Caritas che “la soppressione della venuta sotto sponsorizzazione per la ricerca del posti di lavoro che, nonostante riguardasse solo 15.000 persone l’anno, esercitava un forte incentivo alla legalità delle procedure sia tra gli italiani che tra gli immigrati, offrendo loro un meccanismo concreto per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e sarebbe quanto mai opportuna una sua reintroduzione”, Inoltre “i requisiti reddituali sono troppo alti per far venire un lavoratore o una lavoratrice domestica tramite chiamata nominativa, spesso proibitivi per le famiglie interessate”. Secondo l’organizzazione il crescente invecchiamento della popolazione e l’aumento del bisogno di assistenza impongono di considerare la necessità di un ripensamento nel merito di decisioni che non sono risultate funzionali. 

ITALIA. Domande di regolarizzazione: lavoratori domestici 
dati 11/11/2002

Regioni

Domestici extracomunitari

Domande di regolarizzazione

% verticali

Domande per 100 domestici

Lavoratori

Domande

Piemonte

9.355

26.470

6,85

7,76

283,0

V. d'Aosta

137

251

0,10

0,07

183,2

Lombardia

32.192

61.897

23,56

18,15

192,3

Trentino A.A.

1.002

2.758

0,73

0,81

275,2

Veneto

6.121

24.959

4,48

7,32

407,8

Friuli V.G.

1.694

3.843

1,24

1,13

226,9

Liguria

4.622

9.915

3,38

2,91

214,5

Emilia R.

7.803

27.048

6,71

7,93

346,6

Toscana

11.688

22.197

8,56

6,51

189,9

Umbria

2.091

7.823

1,53

2,29

374,1

Marche

2.206

7.264

1,61

2,13

329,3

Lazio

37.309

74.761

27,31

21,92

200,4

Abruzzo

1.009

4.419

0,74

1,30

438,0

Molise

150

455

0,11

0,13

303,3

Campania

6.020

40.201

4,41

11,78

667,8

Puglia

2.413

5.632

1,77

1,65

233,4

Basilicata

111

1.039

0,08

0,30

936,0

Calabria

1.665

8.541

1,22

2,50

513,0

Sicilia

8.266

10.020

6,05

2,94

121,2

Sardegna

765

1.628

0,56

0,48

212,8

 

Nord Ovest

46.306

98.533

33,89

28,89

212,8

Nord Est

16.620

58.608

12,17

17,18

352,6

Centro

53.294

112.045

39,01

32,85

210,2

Sud

11.368

60.287

8,32

17,67

530,3

Isole

9.031

11.648

6,61

3,41

129,0

ITALIA

136.619

341.121

100,00

100,0

249,7

Fonte: Dossier statistico Immigrazione Caritas/Migrantes su dati del Ministero dell'Interno, 2003    

 

Colf. Come è cambiato il ruolo dei collaboratori domestici

Negli ultimi vent’anni il ruolo del collaboratore domestico, in particolare delle donne, è notevolmente mutato a causa del cambiamento della struttura e delle esigenze delle famiglie italiane. Prima del 1980 la “domestica” era spesso una donna italiana, nubile, di mezza età, senza un titolo di studio elevato; la sua professionalità non era qualificata e raramente si occupava di anziani o bambini. Di solito la scelta di questo lavoro era obbligata per donne provenienti da piccoli centri e dalle regioni più povere d’Italia, come la Sardegna, il Veneto e il Centro-Sud. Il lavoro, in genere, era a tempo pieno e non lasciava spazio a una vita personale. Per la minoranza di donne sposate questa occupazione era vista come precaria e sovrapponibile a quella svolta come casalinghe. La considerazione dei datori di lavoro nei loro confronti era scarsa, tanto che il rapporto si dimostrava spesso conflittuale (il retaggio dell’idea “serva-padrone”).

A partire dagli anni Ottanta la situazione è andata modificandosi sempre più: è diminuito il numero delle colf fisse, sostituite dalle collaboratrici ad orario. Il diverso rapporto di lavoro e la corrispondente crescita del tempo libero hanno determinato un aumento del numero delle donne coniugate e con figli; si è incrementato progressivamente il numero degli immigrati arrivati in Italia. Il numero delle donne lavoratrici fuori casa è diventato sempre più consistente, mentre non è aumentata l’assistenza statale a livello familiare. Alle famiglie con più nuclei coabitanti si sono andate sostituendo quelle mononucleari, in cui inevitabilmente è emerso il bisogno di un aiuto esterno, sia per l’abitazione che per l’assistenza di anziani e bambini.

Sono nate strutture familiari nuove, costituite dai single, sia giovani che si sposano tardi o che sono già divorziati, con o senza figli, sia anziani che vivono da soli. L’allungamento della vita media, nello stesso tempo, ha fatto aumentare il fenomeno degli anziani soli, e il numero delle coppie di anziani che hanno comunque bisogno di un collaboratore. La collaborazione domestica si è strutturata come una necessità e non più come un lusso, per cui si è allargato in maniera notevole il numero delle persone che necessitano di questo tipo di servizi.

In questo quadro in rapida mutazione, le collaboratrici familiari si sono divise in due gruppi principali: il primo è quello delle italiane, oggi normalmente disposte a lavorare a ore, per poter poi tornare a casa dalla loro famiglia, raddoppiando la mole di lavoro ma creando la propria autonomia economica; l’altro gruppo è costituito dalle immigrate, alle quali si affianca un numero sempre maggiore di uomini extracomunitari disposti a lavorare in questo settore. Spesso convivono con i datori di lavoro, risolvendo così il problema di un alloggio che farebbero fatica a trovare e vanificherebbe (dal punto di vista economico) gran parte dello sforzo lavorativo profuso; spesso si occupano degli anziani.

Fonte: Eurispes, "Il lavoro domestico in Italia: regolare e sommerso"


IL PUNTO SULLA REGOLARIZZAZIONE
Anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2003


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