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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

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Rapporto Eurispes

13 novembre 2002

Presentato il Terzo Rapporto Nazionale sulla condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro

 

Novità di quest’anno il tentativo di individuare “i confini biologici, cognitivi e relazionali tra l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta” attraverso la somministrazione capillare di un articolato questionario, distribuito su tutto il territorio italiano, grazie al quale sono stati individuati due Identikit: quello del bambino e quello dell’adolescente. Sono 150 scuole italiane di ogni ordine e grado interessate dall’indagine e 7.000 i questionari pervenuti e analizzati, che hanno consentito di rappresentare, con “un sufficiente grado di precisione” i comportamenti, gli atteggiamenti e le tendenze attuali dell’infanzia e dell’adolescenza.

 

Identikit dell' adolescente: poco interessati alla politica, ma pronti a mobilitarsi...e con la testa nel pallone

 

Più complesso indagare la natura dei sentimenti e dei rapporti degli adolescenti. Il terzo Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro, dedica ampio spazio a questa età di transizione e profondo cambiamento, in cui i ragazzi pur indipendenti ritengono sempre la famiglia l’orbita della propria vita. L’identikit tracciato grazie alle risposte dei ragazzi mostra adolescenti diventati autonomi un po’ più tardi rispetto al campione dei bambini. In particolare l’80% di loro ha dichiarato di aver avuto le chiavi di casa tra i 10 e i 14 anni e quasi i due quinti del campione tra gli 11 e i 12 anni, mentre naturalmente è maggiore la disponibilità economica di cui dispongono (10 euro la settimana i più, da 11 a 25 il 29,6%). I tre quinti del campione (63% circa dei maschi, e 57% circa delle femmine) ha una stanza tutta per sé e tutti confort -“arsenale tecnologico” è stato detto nella presentazione del Rapporto - riservati anche ai più piccolini sebbene in percentuale diversa: più della metà del campione possiede un computer nella propria stanza (il 54,3% nelle Isole) che, in misura maggiore rispetto ai giovani delle altre aree geografiche, hanno dichiarato di non avere un computer nella propria stanza, l’8% circa del campione (11,6% circa dei maschi, 5% delle femmine) ha la webcam nella propria stanza ed il 28% del campione possiede un telefono fisso. La playstation è diffusa più al Sud e nelle Isole.


Un canale privilegiato per analizzare i cambiamenti nel mondo adolescenziale rimane il modo in cui utilizzano il loro tempo libero, le attività che svolgono fuori dell’orario scolastico. Le associazioni più frequentate sono di gran lunga quelle sportive (58,2%), mentre quelle a minore partecipazione sono i movimenti politici (3,9%). Un dato confortante secondo gli esperti è quello riferito al numero di ragazzi iscritti ad associazioni di volontariato (8,5%), che mostra un maggiore livello di sensibilità verso le tematiche sociali. Pochissimi dunque i ragazzi impegnati in politica, 23% quelli disgustati e 49% indifferenti. Tuttavia cresce un impegno personale ed una voglia di mobilitarsi soprattutto per l'ambiente e le questioni legate al “Sud del mondo”. La maggior parte dei ragazzi intervistati trascorre il proprio tempo libero principalmente a casa (31,6%); il 19,6% lo trascorre nei parchi o nei giardini e il 14,9% nella strada. I luoghi meno frequentati sono la discoteca (0,9%), la parrocchia (1,1%) e la sala giochi (1,8%), ma non è trascurabile quell’1% che passa il proprio tempo libero in un centro commerciale, “luogo che si connota sempre più come spazio di socializzazione e di incontro”. Lo sport più praticato è naturalmente il calcio (26,8% rispetto al circa 24% dei bambini), meno amati tennis e atletica, mentre il 16,1% degli adolescenti intervistati ha dichiarato di non praticarne alcuno.


Indagati anche i comportamenti a rischio degli adolescenti con un insieme di domande riguardanti l’uso di sostanze, le condotte relative alla sicurezza stradale, le situazioni di disagio o difficoltà, le minacce e gli atti di prevaricazione. La quasi totalità del campione ha riferito di non aver mai usato Lsd/allucinogeni, ecstasy/acidi, eroina e cocaina, senza differenze tra maschi e femmine, mentre il 12% degli adolescenti del campione ha consumato occasionalmente hashish o marijuana, il 7% le consuma spesso (i maschi con una percentuale doppia rispetto alle femmine: 9,1% contro il 4,6%). Il consumo di vino o birra risulta molto più alto rispetto alle altre sostanze, quello di superalcolici, per più di un terzo del campione (35,5%) è occasionale, per il 12% è frequente.

 

Cinque sezioni, che indagano nelle più tradizionali aree tematiche che riguardano i minori, per raccontare la condizione dell’infanzia e dell’adolescenza e tentare di individuare quale possa essere a fronte di bisogni e richieste a volte inespresse l’intervento delle istituzioni e della società civile. Si presenta così il 3° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nato dalla collaborazione tra Eurispes e Telefono Azzurro, presentato questa mattina a Roma. Una collaborazione “collaudata” come sottolineano i presidenti delle due organizzazioni nella presentazione del volume.


Disagio, abuso, criminalità minorile, sfruttamento sessuale e violenze sui minori, la disabilità e la depressione infantile, il consumo di sostanze: sono questi alcuni dei temi riassunti nelle schede del rapporto ma anche qualcosa di più come spiegano gli estensori.: “La globalizzazione dei mercati mondiali sembra presentare caratteristiche quasi di irreversibilità: siamo di fronte a una grande trasformazione caratterizzata, sul piano dell’iniziativa economica, da consistenti processi di internazionalizzazione della produzione e degli scambi. - sottolineano Gian Maria Fara e Ernesto Caffo - Il carattere espansivo di questi processi genera dinamiche sociali piuttosto complesse e di difficile regolazione. La continua ricerca dell’efficientismo economicistico, che guida i principali processi produttivi e competitivi, determina, infatti, nuove forme di esclusione sociale, una nuova disuguaglianza in termini di reddito e una divergenza delle prospettive di vita in ampi strati della popolazione mondiale”.


Il rapporto si struttura attraverso schede tematiche suddivise in cinque macroaree (Ascolto e Giustizia, Disagio e Abuso, Psicologia e Salute, Educazione, cultura e tempo libero e Famiglia) con alcune attenzioni particolari. Ad esempio l'analisi delle vecchie e nuove povertà, lo studio delle politiche familiari e delle trasformazioni demografiche familiari, la legge 328/2000 e il futuro dei servizi socio-sanitari per l’infanzia e l’adolescenza. Altro ambito d'indagine privilegiato il ruolo dei media nei confronti dei minori. Lo studio guarda sopratutto al modo, al “gusto morboso”, con cui vengono raccontati giornalisticamente episodi di cronaca nera o giudiziaria, che li vedono vittime o autori di ogni genere di crimini violenti e talvolta efferati.

 
Novità di quest’anno il tentativo di individuare “i confini biologici, cognitivi e relazionali tra l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta” attraverso la somministrazione capillare di un articolato questionario, distribuito su tutto il territorio italiano, grazie al quale sono stati individuati due Identikit: quello del bambino e quello dell’adolescente. Sono 150 scuole italiane di ogni ordine e grado interessate dall’indagine e 7.000 i questionari pervenuti e analizzati, che hanno consentito di rappresentare, con “un sufficiente grado di precisione” i comportamenti, gli atteggiamenti e le tendenze attuali dell’infanzia e dell’adolescenza.

 

Identikit del bambino: tra i 7 e gli 11 anni hanno la chiave di casa, la propria camera e gestiscono soldi

 

Una delle novità contenute quest’anno nel Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza, realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro, è il monitoraggio avviata attraverso questionari distribuiti nelle scuole italiane e realizzati dopo un confronto con esponenti del mondo politico ed opinion leader di diverse aree disciplinari. L’intento era quello di indagare su un fenomeno che gli estensori definiscono come “un’accelerazione dei ritmi di crescita del minore” e sulle sue cause per arrivare a determinare i meccanismi dello sviluppo cognitivo. Una questione delicata ma non trascurabile: si pensi alla riforma della giustizia minorile dove la proposta di un inasprimento delle sanzioni penali per i minorenni tra i 16 e i 18 anni, poggia sulla considerazione che essi sono considerati “i soggetti più vicini al completamento del processo di formazione e maturazione”.


Dai 7000 questionari correttamente compilati ed analizzati sono emersi due identikit, uno per il bambino ed uno per l’adolescente. Per quanto riguarda i bambini, i formulari sono stati distribuiti con la collaborazione dei docenti a 3.200 alunni di età 7-11 anni, frequentanti le classi 3a, 4a, 5a elementare e 1a media per capire meglio quale sia l’autonomia del bambino, le aspettative per il futuro e dei rapporti con la famiglia e con il mondo esterno.
Indice di autonomia per i bambini il possedere le chiavi di casa (29,1%), la propria stanza (49,9%) e soldi da poter gestire. Secondo l’indagine la maggior parte è abituati a gestire somme di denaro (in genere intorno ai 5 euro per settimana, ma c’è anche un 5,3 % che può contare su più di 20 euro a settimana), che nel 71,6% dei casi vengono messe da parte. Un comportamento che secondo gli esperti indica una buona capacità di gestire il proprio denaro; atteggiamento più spiccato al sud dove la percentuale di “bambini risparmiatori” è quasi doppia rispetto a quella delle altre aree geografiche. Chi spende il proprio denaro lo fa soprattutto per comprare libri, fumetti, riviste, cd e musicassette o figurine. Il 6,1% del campione spende soldi in sala giochi (più i bambini che le bambine) mentre il 12,6% del campione afferma di “non averne mai”. Chi ha una propria stanza ha anche a disposizione televisore (55,3%), radio (57,4%), stereo o lettore cd (50,4%), computer (41,3%) e in percentuale minore playstation (37,9%), videoregistratore (31,1%), telefono fisso (16,4%), webcam (6,9%).
Il questionario affronta poi gli stati d’animo più diffusi tra i piccoli -rispetto alla famiglia e al mondo esterno- che nella maggior parte dei bambini, secondo l’indagine, è “positivo”: il 37,9% afferma di essere felice, il 14,6% tranquillo, il 9,6% sereno, il 4,4% soddisfatto. C’è però una percentuale complessiva abbastanza rilevante di bambini che manifesta sentimenti o stati d’animo “negativi” (31,5%). Di questi in particolare il 17,1% si sente nervoso, il 7,8% stressato, il 3,5% ansioso, il 3,2% depresso. La felicità secondo l’analisi sembra appartenere più al mondo femminile (il 40,3% infatti si dichiara felice a fronte del 35,5% dei maschi) e si è più felici e meno stressati nelle Isole (43,2% ). Il bambini trascorrono nella maggior parte dei casi “abbastanza o molto tempo” con i genitori (l’84,9%), ma solo il 70,4% di essi si sente “molto o abbastanza” ascoltato. Questo conferma il fatto secondo gli esperti, che il tempo trascorso insieme non sempre è indice della qualità dei rapporti.


Rispetto a come sarà la vita futura l’83,0% dei bambini intervistati crede che si sposerà e che avrà dei figli, l’86,9% prevede di svolgere un lavoro che gli piace e nel 53,9% dei casi si prevede che sia un lavoro importante. Esiste tuttavia una percentuale non trascurabile di bambini -il 15,1%- che immagina la propria vita futura da single mentre l’8,9% è disposto a sposarsi ma non vuole figli. La percentuale dei bambini che immaginano di vivere da soli è inferiore al Sud e nelle Isole rispetto al Nord-Est ed al Centro (11,8% al Sud, 13,1% nelle Isole, 19,4% al Centro, 18,4% al Nord-Est) mentre è inferiore la percentuale delle femmine che immaginano di svolgere da grande un lavoro importante a quella dei maschi della stessa età (48,4% delle femmine, contro 59,3% dei maschi). Segno questo di una concezione della famiglia più tradizionale al Sud.

 

Ma come trascorrono i bambini di 7-11 anni il tempo libero?

La maggioranza degli intervistati passa i momenti liberi con gli amici (46,8%), il 20,5% con i rispettivi fratelli/sorelle ed il 16,5 % con i genitori. Le attività principali a cui si dedicano “abbastanza” sono leggere (56,9%): guardare la Tv (53,8%), ascoltare musica (47,7%) e utilizzare il computer (43,2%). Una larga maggioranza (69,1%) guarda la Tv da 1 a 2 ore al giorno, il 17,3% del campione afferma invece di seguire i programmi televisivi dalle 3 alle 5 ore al giorno. Il 5,7% dei bambini non segue mai la Tv, mentre è meno sorprendente, ma “allarmante” secondo l’indagine rilevare che il 7,9% si espone al piccolo schermo per più di 5 ore al giorno. Al campione è stato domandato se gli è mai capitato di essere impressionato da una scena di violenza vista in televisione. Il 69,3% dei soggetti ha risposto di sì e dunque più di due terzi dei bambini intervistati si sono quindi trovati di fronte ad una scena, trasmessa dalla televisione, che li ha colpiti e turbati. È stato poi chiesto ai bambini di indicare da che genere di scena violenta sono stati impressionati. Si tratta nel 73,1% dei casi di una scena violenta vista in un film o in un telefilm mentre il 44,5% e 40,7% dichiarano che si trattava di un fatto di cronaca riportato dal telegiornale o un fatto di cronaca che riguardava un bambino. Solo il 19,3% ha citato scene di sesso o scene violente nei cartoni animati. Per quanto riguarda invece l’uso di internet il 60,8% del campione dichiara di non collegarsi mai alla rete, il 35,8% degli intervistati qualche volta e il 3,4% dei soggetti si collega ogni giorno. Ci si collega soprattutto per giocare, “per cercare cose interessanti” e “per studiare”. Solo una minoranza degli intervistati usa la rete per chattare, usare la posta elettronica ed inviare sms ed il 5,7% ammette di navigare per “cercare cose proibite”.

 

Al campione è stato chiesto, infine, se si è mai collegato ad un sito con scene o messaggi violenti e solo una minoranza (13,4%), “degna di attenzione considerata l’età dei soggetti” specifica il rapporto ha dichiarato di sì. L’86,6% dei soggetti non è invece mai capitato di collegarsi a siti del genere. Nel maggior numero di casi le immagini violente trovate in rete facevano parte di un videogioco (42,3%) scene/immagini di guerra (34,8%), immagini pornografiche (29,9%), scene o immagini di violenza su bambini (26%), scene o immagini di violenza su adulti (25,5%).

 

La depressione tocca il 5,3% dei ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni e circa il 2% dei bambini

 

La depressione non è solo un problema femminile. I dati forniti nel Terzo rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes e telefono Azzurro indicano che nel 2002 il 7% della popolazione italiana tra i 6 ed i 19 anni è afflitto da problemi depressivi, una percentuale che raggiunge negli Stati Uniti l’8%: accusano uno stato depressivo il 5,3% dei ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni ed il 13,8% tra quelli dai 15 ai 19 anni. Nei bambini la percentuale riscontrata è modesta si aggira intorno al 2%.


“A parlare per la prima volta della depressione in termini di malattia è Ippocrate, che nel V secolo a.C. conia il termine melanconia: da melàs, “nero”, e cholè, “bile”. – si legge nel rapporto - La causa della depressione era infatti vista nell’eccesso di bile nera, uno dei quattro fluidi vitali (insieme al sangue, alla bile gialla e alla flegma), che, secondo la medicina antica, regolavano le emozioni e il benessere psichico”. La depressione ha forme molto diverse ed in particolare quando si parla di giovani questa patologia è legata alle sensazioni che in quell’età di sperimentano: tristezza, noia, angoscia, paura, timidezza. Secondo gli osservatori in questo periodo della vita si avvertono frequentemente sensazioni di tristezza perché ci si sente inadeguati. “Gli adolescenti trascorrono ore davanti allo specchio a scrutare i segni del cambiamento cercando di piegarli agli ideali estetici di riferimento. Il requisito della bellezza assume il valore di un lasciapassare per venire accettati/e e desiderati/e dall’altro sesso”. Tra i fattori che possono favorire la depressione, secondo gli esperti, la solitudine, problemi con la famiglia, il confronto con nuovi ambienti, lutti ed insuccessi. Le statistiche rilevano che si manifesta, in più del 50% dei casi, per la prima volta tra i 15 ed i 19 anni, tuttavia, il 70% dei ragazzi non è assistito da servizi per la salute mentale. In questa fascia di età, un caso depressivo dura in media dai 7 ai 9 mesi.

 
L’aspetto che più preoccupa è la “pericolosa associazione” della depressione nei bambini e negli adolescenti con i suicidi, che sono sempre di più negli anni adolescenziali e rappresentano la terza causa di morte tra gli adolescenti e la sesta causa per i bambini dai 5 ai 14 anni. Un rischio che secondo gli esperti aumenta se la depressione è accompagnata dall’uso di alcool o droghe. Dall’indagine è anche emerso che tra gli adolescenti che presentano disturbi depressivi, il 7% è esposto al rischio di comportamenti suicidi nell’età adulta.

 

Cresce il fenomeno dei ''young sex offenders'', minorenni autori di violenze sessuali a danno di altri minori

 

Nuove forme di violenza per i ragazzi tra i 14 ed i 18 anni nelle famiglia e nella scuola: atti di vandalismo, violenza negli stadi, sassi dal cavalcavia, aggressioni razziali, “baby gang”, violenza sessuali. Il Terzo Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes e Telefono Azzurro indaga sull’evoluzione del fenomeno della delinquenza minorile a partire dai dati forniti dagli ingressi nei Centri di Prima Accoglienza, che si dimostrano sostanzialmente stabile tra il 1991-2001 3.700-4.200 ingressi circa) con una discreta diminuzione degli ingressi complessivamente considerati negli anni 2000 e 2001. Sul totale incide soprattutto la diminuzione degli ingressi dei soggetti di sesso femminile, che passano dal 24% del 1999 al 21,9% del 2000 e al 18,6% del 2001. Tra i ragazzi stranieri transitati nei  Cpa “minori di 14 anni”, il dato più consistente (pari all’86,7%) riguarda i ragazzi dei paesi dell’Europa dell’Est (in prevalenza, Albania, Bosnia-Erzegovina, Romania) e solo in misura molto inferiore quella proveniente dagli altri paesi. Quanto invece all’utenza italiana, il dato più consistente riguarda ragazzi tra i 16 e i 17 anni (58,1%).


Nel 2000 il 23,7% delle denuncie a carico di minorenni ha riguardato reati contro la persona, compresi i reati sessuali. I ricercatori li chiamano “Young Sex Offenders”; sono minori autori di reati sessuali. Un fenomeno relativamente contenuto eppure secondo gli osservatori sempre più consistente anche in Italia dove nel 1998 sono stati denunciati 595 minori, nel 1999 583, mentre nel 2000 le denunce sono scese lievemente a 561. Il reato di violenza sessuale ha inciso per l’87,2% sul complesso dei reati denunciati a carico di minori. “I minori commettono abusi sessuali per diversi motivi. – spiegano i ricercatori - Alcuni adolescenti hanno un’apparenza goffa e sgraziata o presentano difficoltà di inserimento sociale: per questi motivi possono incontrare difficoltà nello stringere amicizia con i coetanei o addirittura essere rifiutati e denigrati da questi. Questa situazione può indurre il ragazzo, emarginato dai coetanei, a rivolgere a bambini più piccoli il proprio bisogno di amicizia, di relazione e quindi di sessualità. I bambini che vengono molestati da questi ragazzi in genere non sono in grado di comprendere pienamente la natura della relazione che li lega al loro abusante. Così le piccole vittime possono reagire con spavento o comunque sentendosi non in grado di opporsi alle molestie; gli abusanti, d’altro canto, possono leggere queste reazioni come un segno di consenso e quindi continuare l’abuso”.

Minori e giustizia: C.P.A.; I.P.M.; U.S.S.M.; Comunità. Piccolo glossario

 

Centri di Prima Accoglienza

Ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati fino all''udienza di convalida, svolgendo nei loro confronti attività di sostegno e di chiarificazione. Essi, inoltre, forniscono all''Autorità Giudiziaria procedente i primi elementi di conoscenza della situazione che riguarda il minore e cercano di attivare le risorse familiari e ambientali, coinvolgendo gli altri servizi minorili e quelli del territorio. Preparano le dimissioni del minore dal centro o l''eventuale trasferimento ad altri servizi o strutture.

 

Il C.P.A. si caratterizza come una struttura non carceraria, collocata in gran parte presso gli Uffici Giudiziari; pertanto, il periodo di permanenza nel centro, anche se molto breve, permette di evitare l''impatto con l''istituto penale.

E'' importante precisare che, ai sensi dell''art.18 c.2 D.P.R. 448/88, non tutti i minori arrestati o fermati vengono condotti in C.P.A. Il pubblico ministero, infatti, può disporre che il minorenne venga condotto presso una comunità pubblica o autorizzata o, "tenuto conto del fatto, dell''età e della situazione familiare", può disporre che "il minorenne sia condotto presso l''abitazione familiare perché vi rimanga a sua disposizione".


Istituti Penali per i Minorenni


Ospitano i minori sottoposti a provvedimento adottato dall''Autorità Giudiziaria, relativamente alla custodia cautelare e/o all''esecuzione della pena. Ospitano, inoltre, i "giovani adulti" che hanno commesso reato da minorenni e che, come previsto dalla legislazione italiana, espiano la pena nelle strutture per minorenni fino al compimento del 21° anno di età.
Le finalità proprie dell''I.P.M. sono identificabili nell''esecuzione dei provvedimenti dell''Autorità Giudiziaria, nel rispetto dei diritti soggettivi dei minori, e nell''attivazione di processi di responsabilizzazione e di promozione umana del minore.

Gli I.P.M. sono 17, dislocati in quasi tutte le Regioni; soltanto quattro (Milano, Torino, Roma e Nisida) sono dotati di sezione femminile.

 
Uffici di Servizio Sociale per Minorenni


Il Servizio Sociale interviene per i minorenni coinvolti nel circuito penale, concorrendo alla promozione ed alla tutela dei diritti degli stessi.

Gli Uffici di servizio sociale per i minorenni operano in collaborazione con gli altri Servizi della Giustizia Minorile e con i Servizi territoriali degli EE.LL. e del Privato Sociale, attraverso modalità operative integrate.


Le Comunità


Si tratta di strutture utilizzate per l''esecuzione delle misure cautelari non detentive e del riformatorio giudiziario, con dimensioni strutturali e organizzative connotate da una forte apertura al contesto ambientale.

I collocamenti in comunità vengono disposti non soltanto verso le comunità dell''Amministrazione della Giustizia Minorile, ma anche verso comunità private, associazioni e cooperative, con cui vengono stipulate convenzioni, al fine di aumentare le possibilità di accesso dei minori a questo tipo di struttura.

Fonte: Ministero della Giustizia, 2001

 

Minori e giustizia: Ingressi in Centri di Prima Accoglienza (CPA) negli anni 1991/2000, per nazionalità e per sesso

ANNI

Italiani

Stranieri

Totale

M

F

m+f

M

F

m+f

M

F

m+f

1991

2.100

70

2.170

976

926

1.902

3.076

996

4.072

1992

2.512

79

2.591

1.020

941

1.961

3.532

1.020

4.552

1993

2.314

62

2.376

913

833

1.746

3.227

895

4.122

1994

2.089

72

2.161

1.067

857

1.924

3.156

929

4.085

1995

1.882

54

1.936

1.283

956

2.239

3.165

1.010

4.175

1996

1.880

72

1.952

996

842

1.838

2.876

914

3.790

1997

1.953

54

2.007

1.151

1.038

2.189

3.104

1.092

4.196

1998

1.848

69

1.917

1.385

920

2.305

3.233

989

4.222

1999

1.905

68

1.973

1.321

954

2.275

3.226

1.022

4.248

2000

1.686

58

1.744

1.433

817

2.250

3.119

875

3.994

Fonte: Ministero della Giustizia, 2001  

 

I ''puer aeternus'' all'italiana. Si esce da casa sempre più tardi

 

Nel corso degli ultimi anni in Italia il numero dei giovani che permangono nelle famiglie di origine è cresciuto. Un fenomeno, noto anche come “famiglia allungata”, che, secondo il Terzo Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes e Telefono Azzurro, riguarda più i maschi che le femmine ed il divario è più grande tra i 30 ed i 34 anni, dove il 35,4% dei maschi, contro il 18,3% delle femmine, continua a vivere con almeno un genitore. Il fenomeno è più frequente al Sud.


Secondo un’indagine multi scopo sulle famiglie condotta nel 2000 nel 1993 i giovani tra i 18 e i 34 anni che vivevano nel proprio nucleo di origine, rappresentavano il 55,5%, mentre nel 2000 la percentuale era del 60,2%. In molti casi neanche avere un impiego spinge i giovani fuori di casa, contrariamente a quanto afferma chi individua nella disoccupazione giovanile una delle cause di questo fenomeno: nel 1993, tra i giovani di 18-34 anni che restavano in famiglia, il 41,9% aveva un lavoro, mentre nel 2000 risultavano occupati il 46,5%. Nell’indagine presa in esame dall’Eurispes è stato chiesto ai giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, attraverso una domanda a risposta multipla, quali fossero i motivi per restare nella casa dei genitori. Il 48,1% del campione ha risposto che “gli sta bene così”, per poter mantenere la propria libertà. La percentuale dei giovani che rimangono in casa “perché sta bene così”, tende progressivamente a crescere con l’aumentare dell’età (18-19 anni 41,4%, 20-24 anni 46,6%, 25-29 anni 50,8% e 30-34 anni 54,4%). Mentre comprensibilmente per il gruppo di giovani di età compresa tra i 18 e i 19 anni il motivo principale della permanenza in casa è lo studio (58,9%).

 

Il 52,5% dei bambini e il 44,1% degli adolescenti non conosce la Convenzione Onu

 

Bambini e adolescenti italiani poco attenti ai loro diritti: su un campione di 3.200 bambini tra gli 8 e i 12 anni e 3.800 adolescenti (alunni di seconda e terza media e delle superiori) ben il 52,5% dei bambini e il 44,1% degli adolescenti non conosce la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. “Tra quanti la conoscono, però, è significativo che la principale fonte di informazione sia risultata la scuola”, per circa un terzo degli intervistati. Lo ha evidenziato Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro e docente di neuropsichiatria infantile alle Università di Modena e Reggio Emilia, presentando stamani nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza il III Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, curato insieme all’Eurispes.

 
Il responsabile di Telefono azzurro ha ricordato i tre incontri internazionali che negli ultimi dodici mesi hanno affrontato i temi dell’infanzia: dal secondo Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, a Yokohama (dicembre 2001) all’Assemblea generale dell’Onu riunita in sessione speciale nel maggio scorso, fino al Summit sullo sviluppo sostenibile, conclusosi a Johannesburg il 4 settembre. “Il panorama della situazione dei bambini nel mondo è sconfortante – ha dichiarato -: a causa delle guerre sono ben 30 milioni i rifugiati e gli sfollati, di cui la maggioranza donne e bambini; circa 250 milioni di minori tra i 5 e i 14 anni lavorano nei paesi in via di sviluppo e più di 50 milioni tra i 5 e gli 11 anni lavorano in situazioni pericolose”. Inoltre in questo decennio oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e più di 6 milioni feriti o resi invalidi nei conflitti armati: “Nell’ultimo anno sono stati reclutati a combattere le guerre degli adulti oltre 300mila ragazzi – ha ricordato Caffo -; il 30% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione grave o leggera, mentre uno su 4 vive in una famiglia al di sotto della soglia della povertà”.


Per quanto riguarda il commercio sessuale, ogni anno circa un milione di minori tra i 13 e i 18 anni ne sono coinvolti: lo ha annunciato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, notando che “il problema è comune a paesi del nord e del sud del mondo: 100mila nelle Filippine, 400mila in India, 100mila a Taiwan, 200mila in Tailandia, tra i 244mila e i 325mila negli Stati Uniti, 100mila in Brasile, 35mila nell’Africa occidentale, 175mila nell’Europa orientale e centrale”. (lab)

 

''Le Regioni dovrebbero accrescere le proprie competenze progettuali''

 

Si parla molto in questo periodo della Legge 328/2000 soprattutto in relazione alle difficoltà, denunciate da più di un’amministrazione locale, legate al mancato finanziamento da parte dello Stato che mettono a rischio servizi rivolti ai minori. Una riflessione su questa normativa che “rappresenta insieme un punto di arrivo e un punto di partenza” viene anche dal Terzo Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza di Eurispes e Telefono Azzurro, presentato questa mattina.


“L’importanza della legge quadro non risiede soltanto nella rielaborazione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali o nel modello di integrazione operativa di interventi, entrambi mirati al superamento delle antiche disfunzioni e sovrapposizioni e neppure nel diverso rapporto prefigurato tra strutture pubbliche e soggetti privati con finalità non lucrative. – si legge nel rapporto - La vera scommessa è nel creare le condizioni affinché l’intervento assistenziale consenta, come fase finale, l’uscita dal disagio e il reinserimento, totale o parziale, nelle condizioni più gravi, del soggetto nell’ambito civile”. La realizzazione della legge quadro regionale sull’assistenza, secondo gli esperti, non può limitarsi a regolare l’esistente, “deve invece porsi come punto di rottura e di discontinuità rispetto al passato, dando un impulso nuovo, indicando una rotta alternativa e rispondendo così al radicale cambiamento richiesto dalle nuove dinamiche sociali”.


Gian Maria Fara dell’Eurispes ha detto questa mattina che “le Regione dovrebbero accrescere le proprie competenze progettuali ai fini dell’implemento di una politica per l’infanzia e l’adolescenza in linea con la Convenzione Onu per i diritti del bambino: una politica cioè volta al potenziamento organico delle strutture socio-educative, ricreative e culturali presenti sul territorio”. “Si registra – ha detto – tra le regioni settentrionali e quelle meridionali del Paese un sempre maggiore squilibrio, in termini di tutela normativa, di risorse e di strumenti di welfare destinati ai bambini”. L’ambito che si propone di regolare la legge quadro di riforma comprende la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, un sistema di “protezione attiva capace di mettere in campo più opportunità, servizi, trasferimenti economici, buoni servizio, a sostegno della persona e delle famiglie”.

 

Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza - Istituzione del Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza

La legge n.285 istituisce il fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza presso la Presidenza del Consiglio.

Il Fondo è finalizzato alla realizzazione di interventi per la promozione dei diritti dell’infanzia. Il 70% del Fondo è ripartito tra le Regioni, mentre il 30% delle risorse è da destinare a 15 Comuni 'riservatari', individuati come luoghi dove necessitano particolari interventi sul campo.
Sono ammessi al finanziamento progetti che perseguono la realizzazione di servizi di preparazione e di sostegno alla relazione genitore-figli, di contrasto della povertà e della violenza, innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia, nonché la realizzazione di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero, la realizzazione di azioni positive per la promozione di diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e, infine, azioni per il sostegno economico ovvero di servizi alle famiglie naturali o affidatarie che abbiano al loro interno uno o più minori con handicap. Oltre al finanziamento di progetti la legge 285 ha istituito presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze, il Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia, che si occupa di informare, promuovere e fare consulenza sui temi riguardanti i minori. Oltre a ciò ha il compito di monitorare i progetti in via di realizzazione e di tenere una banca dati di quelli attuati.

 

Bullismo fenomeno sempre più frequente: il 41% dei bambini ha minacciato o picchiato un coetaneo

 

Il bullismo sembra un fenomeno sempre più diffuso: ben il 41% dei bambini e il 46,6% degli adolescenti ha minacciato o picchiato un coetaneo. “Spesso le difficoltà a relazionarsi con il gruppo dei pari sfociano in comportamenti di prevaricazione – ha spiegato Ernesto Caffo, presidente di Telefono azzurro -. A causa di un’errata percezione di sé, del rifiuto delle regole e della mancanza di autocontrollo, unitamente ai modelli familiari, agli stereotipi imposti dai media, a una scarsa attenzione da parte della scuola verso le dinamiche relazionali, alcuni minori di età compresa tra i 7-8 anni e i 14-16 anni manifestano la loro aggressività, verbale o fisica, verso coetanei più deboli”.

 

Dai risultati emersi dall’indagine risulta che il 30,7% dei bambini e il 33,5% testimonia di aver assistito a minacce o atti di prepotenza all’interno della propria scuola; il 15,5% dei più piccoli e il 10,8% degli adolescenti afferma che si verificano anche continue violenze fisiche. Quindi circa il 40% degli alunni delle elementari e il 28% degli studenti delle medie afferma di aver subito prepotenze “qualche volta o piuttosto spesso”; rispettivamente il 20% e il 15% dice di aver inflitto prepotenze ad altri compagni con la stessa frequenza. Per quanto concerne gli Stati Uniti, “più della metà dei giovani americani viene malmenato o minacciato nel corso del periodo scolare – ha riferito Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes – e almeno il 10% subisce regolarmente episodi di bullismo”.


Inoltre circa un quarto dei ragazzi nota gesti di discriminazione nei confronti dei compagni di scuola stranieri. Non è trascurabile neppure il dato relativo ai furti: ne è a conoscenza il 23,7% dei bambini e il 56,9% dei ragazzi. E il 23,6% dichiara che nel proprio istituto avviene lo spaccio di droga. “Un altro aspetto del disagio è costituito dall’attrazione verso comportamenti rischiosi per soddisfare il desiderio di vivere ‘sensazioni forti’ – ha rilevato Caffo -: tra questi, rapporti sessuali non protetti, guida pericolosa, gioco d’azzardo. Condotte sostenute da un ingiustificato ottimismo, fondato sulla credenza di essere immuni dal pericolo, e dall’egocentrismo tipico dell’età”. Dalla ricerca condotta nelle scuole, ad esempio, emerge che il 56,% degli intervistati va in motorino senza casco qualche volta (35%), spesso (12%) o sempre (9,5%); i limiti di velocità non vengono mai rispettati dal 17,8% dei ragazzi. E quasi la metà degli adolescenti (45,7%) non usa sempre o spesso le cinture di sicurezza in automobile; circa il 40% dei bambini si comportano allo stesso modo: un comportamento “da imputare maggiormente all’incuria degli adulti”.


L’attrattiva per il rischio torna anche nei rapporti sessuali: se il 29,6% degli adolescenti dichiara di averne avuti (i maschi presentano una percentuale doppia rispetto alle femmine), solo il 58,8% ha sempre usato un anticoncezionale (preservativo nel 53% dei casi), ma il 9,6% non ha preso nessuna precauzione. I dati sulle conoscenze relative alle malattie a trasmissione sessuali evidenziano che il 98,4% inserisce l’Aids in questa forma di malattie; al contrario, risulta molto più bassa la conoscenza della modalità di trasmissione dell’epatite virale. “I costumi sessuali degli adolescenti sembrano essersi modificati nel corso degli ultimi anni – nota la ricerca -. I giovani conoscono più del passato i metodi contraccettivi efficaci, riflettono sulla contraccezione e ne parlano con i coetanei”. Anche se le gravidanze si verificano anche durante la prima adolescenza. Occorre potenziare gli investimenti a favore “di una politica di promozione della salute e del benessere in adolescenza – auspicano Eurispes e Telefono azzurro – sul piano degli interventi di educazione sessuale e prevenzione del rischio di contrarre il virus dell’Aids”.(lab)

 

BULLISMO NELLE SCUOLE SUPERIORI:
Gli stati d'animo dei ragazzi
- Valori %

 

Molto

Abbast.*

Poco

Per niente

Non so 

Tot.

Quando entro in un ambiente  nuovo mi capita di sentirmi a disagio

10,4

35,6

40,3

11,4

2,3

100

Spesso mi sento annoiato/a

55

20,7

44,8

24,9

4,1

100

Spesso mi sento triste

4,6

14,9

37,3

39,0

4,2

100

In alcune situazioni mi sembra proprio di "perdere la testa" 

6,1

14,8

27,4

43,2

8,4

100

Provo spesso paura

2,5

10,2

35,6

46,1

5,6

100

Sono capace di ridere di me stesso/a

12,8

30,0

24,7

24,0

8,5

100

Frequentemente mi sento confuso/a

5,5

17,0

37,7

34,9

4,9

100

Nella vita se non riesci a farti notare non sei nessuno

6,0

17,5

18,2

48,5

9,8

100

Sento di potermi assumere delle responsabilità

28,4

55,5

10,7

2,8

2,6

100

So impegnarmi molto per ciò in cui credo

45,7

41,6

9,1

1,8

1,8

100

Sento che sono io a decidere della mia vita

47,5

36,5

10,2

3,9

1,9

100

Quando mi sento in difficoltà so che è inutile chiedere aiuto

7,2

14,7

24,5

48,8

4,8

100

Mi piace stare a volte da solo e pensare un po' a me stesso/a

29,6

33,2

27,0

9,0

1,2

100

Sento che le persone per me importanti riconoscono il mio valore

37,0

43,1

11,3

3,7

4,9

100

Credo che si viva bene solo se si evita qualsiasi dolore

10,5

24,4

26,9

30,8

7,4

100

Ho sempre paura che gli altri mi critichino

14,0

22,5

34,2

27,2

2,1

100

Credo che le opinioni degli altri su quel che faccio siano importanti e le ascolto

17,8

36,5

25,9

15,9

3,9

100

Note:
(*) Abbastanza

Fonte: Villa S. Ignazio, Indagine sul bullismo nelle scuole superiori della Provincia di Trento, 2001  

 

Minori in Italia: popolazione residente per classe 
di età inferiore a 18 anni e regione

 

E T A'

Regioni

0-4 anni

5-9 anni

10-14 anni

15-17 anni

Totale

Piemonte

174.399

170.383

170.503

107.242

622.527

Valle d'Aosta

5.433

5.010

5.015

2.995

18.453

Lombardia

411.277

394.189

389.439

244.456

1.439.361

Trentino A.A.

52.336

50.263

48.108

28.858

179.565

Veneto

209.357

200.361

197.521

123.781

731.020

Friuli V.G.

45.715

44.420

44.030

27.810

161.975

Liguria

55.967

57.064

56.827

34.755

204.613

Emilia R.

160.223

151.773

146.673

91.287

549.956

Toscana

137.068

136.067

139.386

87.491

500.012

Umbria

33.079

34.003

35.706

23.108

125.896

Marche

61.528

63.135

65.214

41.162

231.039

Lazio

243.078

251.247

253.945

158.826

907.096

Abruzzo

55.101

60.963

64.864

41.991

222.919

Molise

13.860

15.953

17.332

11.219

58.364

Campania

342.231

370.591

387.930

241.724

1.342.476

Puglia

213.822

232.698

249.346

157.547

853.413

Basilicata

28.392

32.222

35.902

22.952

119.468

Calabria

101.238

116.787

131.643

82.853

432.521

Sicilia

270.495

304.920

323.528

197.913

1.096.856

Sardegna

68.452

77.293

88.599

58.931

293.275

ITALIA

2.683.051

2.769.342

2.851.511

1.786.901

10.090.805

Fonte: Istituto degli Innocenti su dati Istat, 2002  

Telefono Azzurro

Indirizzo:Via Montebello, 2/2 - 40121  - Bologna (BO) Tel: 051 241111, Fax: 051 243324  E-mail:childta@tin.it   

responsabile:Ernesto Caffo

addetto alla comunicazione:Paolo Palleschi (Epr srl 06 681621)

http://www.azzurro.it

 

Telefono Azzurro (ente morale) è la prima linea telefonica nazionale per la prevenzione dell'abuso all'infanzia e la tutela dei minori. E' stata fondata l'8 giugno 1987 da Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatria infantile all'Università di Modena. Alla linea istituzionale (199.15.15.15), si rivolgevano prevalentemente gli adulti per segnalare problemi che coinvolgevano i minori. Nel 1990 viene creata la prima linea telefonica gratuita, destinata esclusivamente ai minori e trasformata, nel 1994, nel numero breve 1.96.96 attivo su tutto il territorio nazionale. La linea gratuita è riservata ai bambini e ai ragazzi fino ai 14 anni. La linea istituzionale, a pagamento, è destinata a un'utenza adulta. Entrambe sono attive 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno. Nei suoi primi dodici anni di vita il Telefono Azzurro dichiara di aver risposto a oltre 2 milioni di telefonate di bambini e adulti, accogliendo circa 35.000 casi con problematiche rilevanti.


Nato e cresciuto come linea telefonica dedicata all'ascolto dei bambini, Telefono Azzurro ha nel tempo sviluppato una serie di progetti rivolti al mondo dell'infanzia. In particolare all'interno di Telefono Azzurro opera il settore legale, istituito per approfondire, attraverso uno studio sistematico delle problematiche dell'infanzia e della famiglia, le principali tematiche civilistiche e penalistiche che possono interessare l'operatore telefonico. Inoltre, il settore legale raccoglie e studia i testi di legge che interessano i diritti dei minori elaborando proposte per modificare o migliorare gli interventi legislativi. Il settore educazione, invece, è nato dalla necessità di estendere l'azione dell'associazione dall'emergenza alla prevenzione. L'attività del settore educazione, dunque, si svolge attraverso la ricerca educativa in merito a specifici temi e l'elaborazione di materiali didattici e di progetti educativi.


In tutta Italia si sono via via costituiti i Comitati di sostegno a Telefono Azzurro formati da volontari e coordinati dalla sede di Milano in via Termopili n. 27, tel. 02/281831 (addetta stampa Elena Delbò).


Telefono Azzurro è membro dell'Intenational Forum for Child Welfar

 

Eurispes - Istituto di studi politici economici e sociali

Indirizzo:Largo Arenula, 34 - 00186  - Roma (RM),  Tel: 06/68210205, Fax: 06/6892898, E-mail:istituto@eurispes.com - responsabile:Gian Maria Fara

addetto alla comunicazione:Luciano Pecchi, sito/i internet: http://www.eurispes.com

 

L’Eurispes è un istituto di studi senza fini di lucro che opera dal 1982 nel campo della ricerca politica, economica e sociale. Realizza studi di ricerche per conto di imprese, enti pubblici e privati, di istituzioni nazionali ed internazionali; promuove e finanzia autonomamente indagini su temi di interesse sociale, attività culturali, borse di studi, iniziative editoriali, proponendosi come centro autonomo di informazione ed orientamento dell’opinione pubblica e delle grandi aree decisionali del nostro paese. L’Istituto opera attraverso gruppi specialistici interni di lavoro costituiti di volta in volta.

L’ Eurispes senza rappresentare la proiezione di una singola forza politica, riesce a costituire un valido momento di sintesi che gli permette di essere interlocutore di differenti centri decisionali, ispirato come è dall’impegno di contribuire a costruire una società più coesa e meno afflitta da dislivelli e squilibri socio-geografici e socio-culturali.


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