Creatività e Rete

a cura di Nadia Scardeoni

 

Gli studi e il lavoro sulla creatività', iniziati sui banchi di scuola, come insegnante di Educazione Artistica mi indussero a  sperimentare tecniche didattiche completamente nuove.

La più significativa e per certi versi rivoluzionaria fu la sperimentazione dell' Educazione al silenzio  che si  impose dentro la didattica della materia  nel momento in cui, a fronte di studi ed osservazioni costanti sul campo, dedussi  con chiarezza, che la causa primaria delle difficoltà espressive degli alunni era da individuarsi in una sorta di  saturazione da  "invasione dell'immaginario".

Ripercorrendo le tappe della mia storia personale individuai nell'educazione al silenzio una forma possibile di  ricostruzione del centro vitale psicoaffettivo che si costituisce come  fonte dell'energia creativa.

La mia sperimentazione ha dato risultati straordinari ed è stata presentata nei corsi di formazione docenti, organizzati dall' M.C.E. di Verona.

Queste sono in sintesi le premesse dell'intervento proposto in sede politica nell'agosto del 95, a Filaga, in Sicilia, nel corso del convegno della LIBERA UNIVERSITA' DELLA POLITICA sull'economia.

Il tema della mercificazione dell'immaginario è stato da me proposto, anche in seguito, in varie sedi (dibattiti, interviste) come una delle principali forme di repressione e annichilimento della "consapevolezza del sé "e quindi  causa di spaesamento relazionale  e di caduta della motivazione.

Dentro questo tipo di ricerca sono anche da ospitarsi i "dialoghi" con vari esponenti della politica e della cultura che sono pubblicati nella sezione Archivio di Educazione&Scuola.

Ritengo che il tema sia di vitale importanza e che si debba imporre ad un'attenzione costante affinche' non siano disperse, nell'ebbrezza da protesi tecnologica che ci avvolge, un concetto inalienabile: l'essere umano, e' inizio e principio del suo libero arbitrio.

Note su alcuni aspetti della creatività

Le modalità dell'azione creativa descritte dalla pedagogia della gestalt, si configurano come invenzioni non ripetitive, genuini atti del pensiero che non privilegiano l'eccezionalità del risultato ma che salvano e tutelano la qualità del processo.

Per gli associazionisti è creativa ogni combinazione di idee, anche casuale, ma che sia particolarmente rara e di qualche utilità.

Per gli psicometristi, riscontrata l'inadeguatezza degli strumenti di misura dell'intelligenza capaci di riferire solo la qualità del pensiero convergente, si formula la  necessità di utilizzare domande aperte, atte a misurare la qualità del pensiero creativo-divergente.

Alcuni scienziati danno suggerimenti interessanti: il matematico Poincarè sostiene che nel suo campo, l'idea creativa non può presentarsi per associazioni (neo-associazionisti) ma da sola,  dopo uno studio attento e non in un momento di particolare concentrazione, come da una elaborazione preconscia in cui giocano fattori affettivi, sentimenti di armonia, di piacere.

Pablo Picasso parla di una condizione passiva dell'artista di fronte al ..."farsi dell'opera".

La varietà dei contributi sull'idea di creatività, corrisponde anche ad una diversa e più o meno parziale lettura dell'uomo.

Avendo sperimentato un sistema di visioni  per rispondere  armoniosamente al  vincolo  interdisciplinare  fra le varie scuole di pensiero, ho avvalorato la tesi che l'idea di creatività più rispondente alla necessità di connotare eticamente , dentro un contesto di valori emergenti , la scelta  operativa, è quella suggerita dalla pedagogia della gestalt.


 

Piccolo manifesto estemporaneo sull'arte

L'arte è così per me:

L'arte è come un bel sogno che si avvera fra le dita a …qualcuno che è costretto a sognare perché la vita è per lui un brutto sogno.
L'arte non si impara…l'arte è semplicemente l'affacciarsi dell'anima …negli occhi, nello sguardo, fra le labbra, fra le dita. E' un silenzio totale che consente di sentire la musica del creato.
L'arte è per noi molto di più di una ragione di vita …è la vita stessa.
L'arte non si insegna; si può solo insegnare a capire e ad amare il "dono" degli artisti.
L'arte è veicolo di tutte le virtù anche se l'artista non è persona virtuosa.
L'arte è patrimonio dell'umanità perché l'artista attinge alla memoria collettiva…
L'arte è una religione senza inopportuna austerità, è una filosofia senza pesanti contorcimenti, è una energia libera da dazi e confini …e non sopporta gabelle e …tantomeno gabellatori.
L'arte è patrimonio peculiare degli innocenti: senza l'innocenza non c'è stupore, senza stupore non c'è meraviglia, senza meraviglia non c'è……niente di cui essere partecipi.
L'arte innalza gli umili e dissecca le bave dei superbi.
L'arte onora la verità e non ha altra dimora che ...la trasparenza.
L'arte si dona e non si vende.

Povero è quel paese che non onora ...compiutamente …i suoi artisti.


 

Nadia

La creatività quale risorsa fondamentale nell'economia dell'esistenza.

E' bello incontrarci all'insegna della progettualità solidale intorno ad una necessità fortemente condivisa: quella di ritrovare il senso, come é già accaduto in queste ore, di un "circolo virtuoso", dentro l'economia

dell'esistenza perché, ci piace ribadirlo, l'elemento di costruzione apparentemente meno citato e in realtà presente é l'uomo con le sue risorse davanti al suo percorso esistenziale.

Allora nel vocabolario che andiamo pazientemente tessendo in questi giorni io scelgo di fare alcune riflessioni sui fattori di degrado che mettono a rischio una risorsa fondamentale dell'uomo: la creatività. E poiché una scheda didattica impone un contributo che provenga dall'esperienza, il mio pensiero va immediatamente, verso tutti quegli alunni che, nella pratica quotidiana di una relazione pedagogica tesa all'ascolto delle loro necessità esistenziali prima che specificatamente culturali, hanno contribuito a rendere urgente ciò che mi sforzerò di dire.

Proprio vivendo con loro una lunga esperienza di ricerca e di promozione di quella risorsa fondamentale per l'apprendimento che é il pensiero creativo, ho incontrato puntualmente e in dimensioni sempre più estese un disattivatore potente dell'integrità e dell'armonia della persona nella violazione e disgregazione della relazione affettiva prodotta da un sistema sociale che ha consentito che processi sempre più arroganti di mercificazione di ogni tipo di bene trovassero alloggio dentro una mistificante idea di progresso.

Il mondo della comunicazione interpersonale degli affetti, del pensiero, delle emozioni porta i segni ormai indelebili della violenza relazionale e comunicativa soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione di massa che hanno costruito nelle forme più sottili e insidiose il condizionamento mentale e nelle forme più perverse, la violazione e la profanazione dei sentimenti e delle coscienze stesse.

Ed é se non altro singolare che la scuola, l'istituto formativo per eccellenza, e tutta la comunità educativa, chiamate a promuovere processi formativi, idonei a sollecitare la crescita e l'autonomia della persona, siano state così a lungo insensibili verso "agenti diseducativi" così forti e deprivanti.

Eppure già vent'anni fa, Carl Rogers snidava la cellula più viva e palpitante dell'apprendimento creativo chiedendo soprattutto alla scuola di rispondere, non solo con i contenuti, ma, prioritariamente con i metodi, agli inquietanti interrogativi che si affacciavano sul panorama dell'esistenza.

Interrogativi validi allora come ora e che qui riportiamo:

La scuola é in grado di preparare individui o gruppi a vivere in modo caratterizzato da cambiamenti rapidissimi?

E' in grado di preparare a vivere in modo responsabile e socialmente aperto, in un mondo di crescenti tensioni fra i popoli?

E' in grado di aggredire i problemi reali della vita contemporaneamente o si limita a trasmettere una cultura immobile, asfittica, inoperante?

Karl Rogers tratteggiava il "vademecum" di un apprendimento, non solo dal collo in su, che coinvolge solo la mente e trascura l'intera personalità dell'alunno, ponendo fatti e situazioni così lontani dal suo mondo da divenire insignificanti; bensì un apprendimento basato sull'esperienza, capace di destare interessi vitali, attraverso la partecipazione globale

del soggetto, coinvolgendolo sul piano affettivo e atto a stimolare il fascino della ricerca, della scoperta autonoma; il solo capace di una reale e profonda incidenza nella modificazione del comportamento perché

nutrimento idoneo alla crescita globale della personalità.

L'apprendimento creativo dunque, integrato all'esperienza e agli interessi vitali reali, aperto ai valori di cui ciascuno é portatore.

Solo così si potenzia la sicurezza di sé, la volontà di scoprire sé stessi e gli altri e di organizzarsi in forme nuove ed originali.

Solo così si conoscono le proprie inclinazioni e potenzialità, si affinano le capacità di costruire relazioni profonde, si coltiva la libertà di

espressione, ci si apre al gioco delle percezioni, di concetti, dei significati.

E' questa la creatività.

Ora sappiamo quanto gli interrogativi posti allora fossero profetici e indicatori di una progettualità pedagogica che doveva identificare nella prevenzione la sua strada maestra.

Oggi il quadro che si offre ai nostri occhi é esattamente quello temuto da questo grande poeta e tecnico della relazione umana ed é così danneggiato

da richiedere tutte le nostre energie in analisi, diagnosi, terapie, che si assumano la grave responsabilità di rimuovere tutti quei danni che le

statistiche e le tavole rotonde dichiarano in maniera "frammentaria" giunti ormai alla soglia della irreversibilità.

Allora bisogna innanzitutto ritornare al "vocabolo" della violenza mercificatrice e se é vero che EDUCARE è sostanzialmente "ritirasi per far crescere l'altro" quale peso ha la violenza comunicativa quando è condizionamento del pensiero? Chi sono i cattivi maestri se non coloro che esercitano la pregnanza di sé, della propria volontà, delle proprie idee fino alla strumentalizzazione deliberata della libertà del pensiero altrui?

Quanti dibattiti sono stati attivati in questo ultimo decennio sull'influenza dei mass-media, dalla televisione alla pornografia, alla pubblicità, senza che la coscienza collettiva avvertisse il pericolo allarmante che era nell'aria?

Il filosofo Karl Popper, poco prima di morire ha lanciato un appello accorato nel suo saggio "televisione cattiva maestra". Popper imputa alla televisione di essere il principale veicolo di violenza nella società paragonandola alla guerra per i suoi effetti devastanti.

La chiama fattore di perdita dei sentimenti normali del vivere.

Ma il suo guasto più grave é di essere diventata, per incuria e insipienza politica, un potere incontrollato e quindi un potenziale distruttore dei principi della democrazia poiché il principio democratico, per il quale si tende ad elevare il livello di partecipazione consapevole, é offeso nella sua sostanza quando "violenza, sensazionalismo, divismi diventano le spezie

quotidiane per pasti sempre più mediocri che, abbassando la soglia del gusto, abbassano la tutela di sé".

Quanti e quali i danni sociali, dentro l'economia delle risorse umane, in termini di passività, di competizione comunicativa con la famiglia, di distorsione della discussione pubblica, di crescita abnorme di miti in un

quadro sociale già di per sé degradato e deprivato di riferimenti valoriali forti?

Nelle fasce di età più deboli e quindi più esposte, la "cattiva maestra" si sostituisce alla "cura materna", all'interrelazione, al dialogo, sottraendo all'infanzia i tempi preziosi del gioco.

E' un allarme troppo enfatizzato?

Vogliamo provare a mettere insieme i dati, le cifre dell'emarginazione giovanile, delle tossicodipendenze, della microcriminalità, dell'evasione scolastica, del disagio scolastico diffuso, delle fughe, delle violenze

fisiche, sessuali, dei suicidi, affinché questi fattori di strapotente negatività ci interpellino con più urgenza?

E quanto ritardo in una scuola sempre più inadeguata a dare risposte significative e soluzione alle difficoltà che la classe degli utenti incontra nel costituirsi come soggetti pensanti, autonomi, creativi, capaci di liberare le proprie risorse affinché il già difficile inserimento nel mondo del lavoro non sia l'ultima tappa dell'alienazione di sé, ma luogo dell'autorealizzazione, dell'esercizio dell'intelligenza e della volontà di cooperazione, luogo dell'uomo totale e non dell'uomo decapitato e reso "funzione" dentro la disarticolazione della frammentazione esistenziale?

Allora io voglio fare un sogno per chi oggi ha meno titoli per sognare e per guardare al futuro. Per i giovani. Per questi "giovani" osservati nelle tavole rotonde solo quando il loro disagio é così grande da bucare la cronaca, io sogno oltre che una scuola diversa, una cittadinanza diversa che si estenda oltre i margini del possesso e dell'utilità dove, come l'arte ci insegna, la relazione si faccia comunicazione e la fruizione dei beni sia più seduttiva del possesso.

Dove gli spazi abitativi possano assumere quella straordinaria proprietà di essere, oltre che il luogo funzionale alla vita quotidiana, struttura esistenziale; luoghi di crescita, di incontro, di relazione solidale stretta intorno alla tutela di un patrimonio comune. Dove la casa, rivendicando il diritto di ciascun uomo di nascere in una "dimora amica", sia un luogo protetto, posto a tutela della relazione.

La casa dell'abitare" dell'uomo, luogo di integrazione di pensieri, memorie, sogni. L'angolo del mondo da cui si parte ma a cui si ritorna, almeno nei desideri, per non essere "dispersi".

Ma, "il fondamento dell'avere" coniugato all'urgenza di provvedere agli

inurbamenti incontrollati, alla produzione, al consumo, ha creato un abisso fra la città e la casa dell'uomo quando, invece, "il rapporto dell'abitare e dell'edificare vincola in un unico destino la città sociale e la casa familiare".

Per questi abitatori delle città morenti, sotto il carico di una schizofrenica idea di progresso, sarà bene cercare "terapie" che consentano di coniugare tecnica e valori, affinché lo spazio geometrico lasci il posto allo spazio dell'uomo, affinché la città sia il luogo dove si rende possibile l'esplicazione delle vocazioni più diverse, attraverso la collaborazione e la comunicazione. "Un sistema di simboli affettivi piuttosto che funzionali, estetici piuttosto che matematici, etici piuttosto che solo tecnici."

Credo che disattendendo, come ancora accade, la soluzione di queste gravi problematiche sociali sia oggi quantomeno teorico guardare alla formazione, al lavoro, all'economia come a fattori di crescita, di progresso dell'uomo se non si interrompe il circolo vizioso che sta stringendo in una stretta mortale la maggiore risorsa umana: la libertà e la duttilità del pensiero.

Dice B.Pascal:

"L'homme c'est un roseau pensant", l'uomo non é che un giunco, il più debole della natura, ma é un giunco che pensa. Non é necessario che l'universo intero si armi per distruggerlo, un vapore una goccia d'acqua basta per ucciderlo. Ma anche quando l'universo lo distrugge egli é ancora più nobile di chi lo uccide perché é consapevole di morire. L'universo non sa niente".

Il nostro compito?: offrire intelligenza e servizio per creare strumenti e percorsi che siano idonei a colmare di consapevolezza la fragilità dell'uomo, per restituirgli la nobiltà di cui é capace.

Filaga, 30 agosto 1995

QUESTA RELAZIONE E' STATA TENUTA DA :

NADIA SCARDEONI PALUMBO NELL'AGOSTO DEL 95 A FILAGA NEL CORSO DEL SEMINARIO ESTIVO DELLA LIBERA UNIVERSITA' DELLA POLITICA

Carsissima/o

Gradirei avere un tuo commento relativo a questo mio "sofferto" intervento che sto per pubblicare.

Grazie

Nadia

Mauro Ciao Nadia,

..sono Mauro

ho ricevuto la tua relazione, l'ho letta, ed alla fine richiedevi qualche commento in merito....ebbene...

La tua relazione mi ha molto coinvolto positivamente, ..addirittura appassionato. Trattare una tematica così importante e riuscirla a proporla in maniera così discorsiva e coinvolgente...non è da tutti.

Dal mio punto di vista hai colto in maniera precisa e circostanziale i malesseri e le esigenze di questa nostra epoca. Il mio dispiacere è che le tue riflessioni e la voglia di migliorare restino solo un'esigenza di pochi e molte volte vengono richiuse in un cassetto senza mai riuscir a vedere la luce della realizzazione.

Ti prego di con considerare questo "mio parlare" un modo esclusivamente pessimistico, anche se la realtà è abbastanza simile.

Il trovare persone come te lanciate verso una costruzione di un domani diverso, ...rincuora, ci addolcisce il giorno, allora il messaggio spontaneo

è quello di unire le forze comuni per proiettarle verso l'obiettivo di una concretizzazione, al positivo, dei propri intenti.

Come da te citato "le inutili profezie" non sono state raccolte e perciò siamo stati lanciati, e continuiamo a lanciarci verso un vortice che l'era della tecnologia inghiotte verso un moto esponenziale come dire..." uniformemente accellerato".

Il tuo citare .... "EDUCARE è sostanzialmente "ritirasi per far crescere l'altro" ", da un sapore d'altri tempi quando probabilmente l'interesse ed il coinvolgimento dell'educatore assumeva una posizione ben più nobile e di vero riferimento per le nascenti generazioni.

Cosa dirti, grazie per avermi regalato questo tuo scritto denso di una freschezza di sentimenti, e scusami di un mio parlare un po’ a "ruota libera". Ti auguro di proseguire nel tuo cammino e di continuare ad essere testimone di un pensiero a volte dimenticato da tutti.

Un saluto

Mauro Aquino.

Francesco Ho letto la tua bella, appassionata relazione. Tu lanci una speranza ed una sfida. La scuola, e gli insegnanti in particolare, sono pronti a raccoglierla ? Io che sono nella scuola da tanti anni, credo che non ce la faremo. Tante, troppe cose si chiedono alla scuola, superiori alle sue forze; e da troppo tempo siamo circondati dal disprezzo dell'opinione pubblica e dal disinteresse dei governi. La televisione, la cattiva maestra, crea divi da imitare; la scuola dei frustrati con poche illusioni, da tenere alla larga. Siamo pubblico impiego ed ormai ce ne siamo convinti anche noi. Mi dispiace, ma credo proprio che non ce la faremo.

Ciao

Francesco

Enrico At 09.25 29/10/97 +0100, nadia scardeoni wrote:

>La scuola é in grado di preparare individui o gruppi a vivere in modo caratterizzato da cambiamenti rapidissimi?

>E' in grado di preparare a vivere in modo responsabile e socialmente aperto, in un mondo di crescenti tensioni fra i popoli?

>E' in grado di aggredire i problemi reali della vita contemporaneamente o si limita a trasmettere una cultura immobile, asfittica, inoperante?

Perche' non ci chiediamo se questi cambiamenti debbano essere davvero "rapidissimi"?

Se per caso non dovessero esserlo, per quale ragione spetterebbe alla scuola un compito di mero "adeguamento"?

E' mai possibile che la scuola non abbia in se' la forza, la capacita' per dire una propria parola sulle caratteristiche-modalita'-tipologia di questi "cambiamenti" che continuamente la "aggrediscono"?

Oppure dobbiamo solo e soltanto fare i salti mortali per conformarci a questi "cambiamenti rapidissimi" e alle "crescenti tensioni tra i popoli"?

O forse vogliamo illuderci che per poter sopportare tutto cio' sia sufficiente potenziare la didattica, migliorare la creativita', votarsi per la totale flessibilita'...?

Quando le sorti di uno stabilimento di Varese vengono prese nel Michigan o quando la Colussi preferisce produrre i suoi biscotti in Tunisia, a basso

costo, io comincio ad avere il terrore della "flessibilita'", del concetto di "villaggio globale" e della stessa "creativita'"... e penso che i nostri studenti potranno essere preparati quanto vogliono, ma alla fine saranno in pochissimi a farcela, a reggere questi ritmi, a sopportare queste scelte produttive che non tengono in alcun conto le esigenze dei nostri lavoratori e che sfruttano le debolezze dei lavoratori stranieri...

>Allora bisogna innanzitutto ritornare al "vocabolo" della violenza mercificatrice e se é vero che EDUCARE è sostanzialmente "ritirarsi per far crescere l'altro" quale peso ha la violenza comunicativa quando è condizionamento del pensiero?

Abbiamo a che fare con una violenza che non e' solo nella "comunicazione" ma e' addirittura *intrinseca* ai rapporti umani di *questa* societa' ...

>Popper imputa alla televisione di essere il principale veicolo di violenza nella società paragonandola alla guerra per i suoi effetti devastanti.

Popper non avrebbe mai ammesso che la violenza della tv e' una diretta conseguenza della violenza della societa' borghese..., che lui chiama "aperta". Quando la tv e' nata, nel 54, non aveva queste caratteristiche di violenza perche' la societa' in cui essa viveva era ancora prevalentemente contadina e basata su valori pre-borghesi (i contadini erano il 40% dei lavoratori, contro il 32% di operai e il 28% d'impiegati). La pubblicita' fino al '57 non c'e' mai stata e fino al '68 gli spot non hanno mai superato i 17 minuti al giorno (in media).

Poi la violenza della societa' ha alimentato quella della tv e questa ha alimentato quella, in un processo a spirale senza fine, che ancora oggi stiamo subendo passivamente...

Oggi la direzione della Rai ci dice che possiamo seguire programmi culturali, enciclopedici, (in)formativi attraverso i tre canali satellitari, ma resta il fatto che i suoi tre canali tradizionali non sono di alcuna utlita' sociale... Erano molto piu' utili i corsi di avviamento professionale del '58 (per gli studenti residenti in localita' prive di scuole) e la mitica trasmissione "Non e' mai troppo tardi" (del '60) che fece prendere la licenza elementare a tante persone.

Mi fermo qui, anche se il tuo intervento avrebbe meritato riflessioni ulteriori.

Ciao

Marcella Cara Nadia,

ho letto con sollievo e gioia questo intervento sulla scuola e sui giovani, che e' anche un intervento su di noi.

Negli ultimi tempi sono girate sulla lista opinioni piuttosto discutibili, anche se 'umane', da parte di affaticate insegnanti alle prese con ragazzi privi di Pitagora.

Mi sono veramente rattristata, perche' ho combattuto per trentadue anni nella scuola e nel sindacato, che del resto ho contribuito a fondare nei lontani anni sessanta.

Possibile che tante esperienze, tanti interventi nel piccolo e nel grande palcoscenico che e' stata la scuola degli anni passati, non avessero lasciato alcuna traccia?! Dai tempi di don Milani, delle prime ricerche di gruppo, del rinnovamento dei metodi (quanti discorsi e scritti e letture su 'metodi e contenuti!) ... possibile che non fosse restata traccia dei tentativi, dei fallimenti, dei trionfi e delle sconfiite ... di quel magma di passione e di lavoro che sono stati gli anni dell'abbattimento del nozionismo, dell'entrata della psicologia, della metodologia e di tante altre 'logiche' nel lavoro didattico?

Poi sulla lista e' caduto uno strano silenzio. Stavo per intervenire, per mandare un appello ai giovani: 'PARLATE, PER CARITA'! CHE NE PENSATE? '

imfine .. il tuo articolo, questa ventata d'aria fresca... sia ringraziata la sorte !!!

Voglio entrare nel merito:

> La creatività quale risorsa fondamentale nell'economia dell'esistenza.

questa affermazione merita una sottolineatura:

ragazzi, guardate che la felicita' non coincide con l'Avere, ma con l'Essere! Sentite odore di vecchi merletti? queste parole sanno troppo di Fromm e degli anni '60? Non lasciatevi ingannare dal loro profumo di rose appassite; queste parole sono eternamente valide. Guardate senza veli e senza pregiudizi televisionari la vostra stessa vita!

Per Essere, bisogna Esistere e per esistere, occorre liberare la creativita' che tutti gli uomini , per fortuna,abbiamo.

> E' bello incontrarci all'insegna della progettualità solidale intorno ad una necessità fortemente condivisa

negli ultimi tempi di religione di Mercati e Profitti, di Borse e di Bilanci, sembra che la sola parola 'solidale' sia diventata un improperio (qualcosa come: 'va'a fa' ...)

Invece no. Bisogna pensare che pause alla partecipazione collettiva ed al risveglio di iniziative 'per cambiare', capitano di tanto in tanto, ma sono PAUSE!

Caro Francesco, non devi scoraggiarti, devi continuare a sperare. Quello che scrive Nadia e' un messaggio di grande valore. Dobbiamo aggrapparci ad esso, perche' - mentre pensiamo alle donne afghane, a quelle algerine, o ai bambini martoriati di mezzo mondo - dobbiamo nello stesso tempo liberare energie intorno a noi ed ai giovani con i quali, beati noi, abbiamo il privilegio di lavorare!

> l'elemento di costruzione [......] é l'uomo con le sue risorse davanti al suo percorso esistenziale.

questo ci permette, di fronte ai ragazzi, di assumere una posizione di

ASCOLTO (scusate le maiuscole).

> ... il mio pensiero va immediatamente, verso tutti quegli alunni che [....] hanno contribuito a rendere urgente ciò che mi sforzerò di dire. Proprio vivendo con loro una lunga esperienza di ricerca e di promozione [ ...] che é il pensiero creativo, ho incontrato puntualmente e in dimensioni sempre più estese un disattivatore potente dell'integrità e dell'armonia della persona [... ] la disgregazione della relazione affettiva prodotta da un sistema sociale [...] trovassero alloggio dentro una mistificante idea di progresso.[...] é se non altro singolare che la scuola, l'istituto formativo per eccellenza, e tutta la comunità educativa, chiamate a promuovere processi formativi, idonei a sollecitare la crescita e l'autonomia della persona, siano state così a lungo insensibili verso "agenti diseducativi" così

forti e deprivanti.

qui e' d'uopo iniziare il discorso del 'Cosa fare'.

Era pero' urgente dirlo, mettere il dito nella vera piaga e ringrazio Nadia per averlo fatto.

Sul 'cosa fare', quali strumenti usare, specialmente oggi che mi sembra vengano introdotte riforme discutibili (anche se e' grande merito avervi posto le mani), bisogna ora riprendere a ragionare.

Grazie ancora a Nadia Scardeoni, per aver riproposto la discussione ad un livello cosi' alto.

E mi scuso con lei per aver frammentato il suo scritto, abbassando il livello del suo discorso. Ho voluto entrarci per discuterne e so che a lei questo non dispiacera'. Prego di contrastare questi pensieri, se verranno giudicati astratti o inapplicabili le indicazioni di lavoro che possono derivarne. Non lasciamoci prendere pero' dalla pigrizia mentale, che

Spesso nasconde la paura di non riuscire.

Il vento che soffia e' un vento di smobilitazione quasi assoluta.

Tutti si affannano a parlare dei fatti, quasi avessero paura di parlare delle idee.

Fatti ed idee vanno, pero', sempre insieme:

i fatti, senza le idee sono ciechi; le idee senza i fatti sono vuote, parafrasando qualcuno che non e' piu' di moda.

Con affetto

Marcella

Paolo Quanto sopra a mio avviso ' sempre stato vero, ma oggi

diviene una necessita' di sviluppo sociale. Purtroppo il potere ha creato l'HOMO VIDENS, passivo spettatore e tifoso, ricreando una situazione dove la passivita' e' stata un bene perduto, ... una specie di fasullo paradiso terrestre pur sempre con il suo fascino e promessa virtuale.

Nadia Scardeoni wrote:

> Il filosofo Karl Popper, poco prima di morire ha lanciato un appello accorato nel suo saggio "televisione cattiva maestra". Popper imputa alla televisione di essere il principale veicolo di violenza nella società paragonandola alla guerra per i suoi effetti devastanti. (...)

> Nelle fasce di età più deboli e quindi più esposte, la "cattiva maestra" si sostituisce alla "cura materna", all'interrelazione, al dialogo, sottraendo all'infanzia i tempi preziosi del gioco. (...)

Il fascino della passivita' storicamente voluto dal potere (PANEM ET CIRCENSES) con la video-cultura contemporanea acquisisce un limite di volgarita' e sofisticata cattiveria prima impensabile; .... il video - bambino viene letteralmente dissolto nei flussi mass-mediali cosi' che perde ogni possibilita di una costruzione del proprioEGO-Creativo...poi da adulto la dappocaggine mentale puntualmente esercitata prende una pericolosa forma antidemocratica di massa.

A questo punto INTERNET INTERATTIVA puo' rappesentare una lebile ancora di salvezza, sempre che le tecnologie di tipo "PUSH" di nuovo uni-direzionali o quasi come la TV , non prendano il sopravvento sulla comunicazione interattiva.

Inoltre tra non molto con la tecnologia del chip " Pentium II ", il chip che similmente alle capacita' neuronali che prevede ed anticipa le operazioni in seguito all' apprendimento, raddopiera' la velocita' dei nuovi computers rispetto ai Pentium attuali, Questi ultimi infatti diventeranno in breve vecchi ed obsoleti, inusabili cassettoni.

Sapremo noi anticipare questa situazione e sare sviluppo alla informazione interattiva ad elevata velocita', oppure ci abbandoneremo ancor piu' al mito della passivita' di un fasulllo e diabolico paradiso terrestre voluto ancora una volta dal sistema di potere dell' uomo sull' uomo ?

Questa e' la scommessa della creativita odierna; capire a che gioco oggi giochiamo ed anticiparne le mosse con intelligenza capacita' creativa e volonta' ferrea, lottando dalla parte dei bambini e di coloro che non per colpa loro sono attualmente culturalmente piu' deboli di noi.

Cara Nadia e cari amici di EGO-CreaNET, come sempre vi invio i miei piu' cari e cordali saluti.

Paolo Manzelli

Raffaele Cara Nadia,

leggero' con attenzione, questo fine settimana, il tuo intervento.

A caldo mi viene da chiederti:

hai valutato l'efficacia dei messaggi in funzione della loro lunghezza?

Forse un breve riassunto in testa mi potrebbe aiutare a decidere se continuare la lettura oppure no, comunque mi renderebbe piu' benevole nei confronti del mittente.

Nadia, non sono uno che "fa le punte alle matite", di solito.

E'che sto partecipando al corso per coordinatori e gestori di attivita' in rete (MPI-ITD di Genova), sono quindi ipersensibile ...

Ciao

Silvia Carissima Nadia,

L'unico commento che mi viene da fare e': fantastica. Questa relazione me la stampo e me la conservo, perche' e' bellissima, e terribilmente attuale, in questi anni in cui le facolta' umanistiche si stanno svuotando e in cui "studiare" equivale sempre di meno a "conoscere per il piacere di conoscere" e sempre di piu' ad avere un pezzo di carta per avere un lavoro per avere i soldi, e poi basta non continuo perche' quello che scrivi e' talmente bello che in confronto mi vengono in mente solo baggianate.

Un bacione

Silvia

Davide L'uomo e la donna "moderni" protesi verso un benessere da "mordi e fuggi" oppure cittadini consapevoli dell'esigenza della conservazione della Comunita' di cui essi fanno parte ? Quanto sta a cuore di ognuno dei

Componenti della nostra societa' la centralita' e il rispetto della persona Umana come risorsa per il progresso etico? Perche' la "gente comune" sfugge A questi problemi ? L'Italia e' ricca di tantissime brave persone che si prodigano nei casi di emergenza (attivismo per la solidarieta') ma esiste nella nostra societa'la cultura del solidarismo per lo sviluppo? Forse in ognuno di noi (piu' o meno consapevolmente) vi e' una spiccata concezione del solidarismo da "emergenza" mentre e' del tutto assente quello determinante un vero progresso etico "tramandabile" alle generazioni future?

Come conciliare allora la creativita', che trae linfa vitale dal collaborativismo e dal confronto, con la natura spiccatamente individualistica della societa' italiana?

Nadia:

>Allora nel vocabolario che andiamo pazientemente tessendo in questi giorni io scelgo di fare alcune riflessioni sui fattori di degrado che mettono a rischio una risorsa fondamentale dell'uomo: la creatività. (...) Proprio vivendo con loro una lunga esperienza di ricerca e di promozione di quella risorsa fondamentale per l'apprendimento che é il pensiero creativo, ho incontrato puntualmente e in dimensioni sempre più estese un disattivatore potente dell'integrità e dell'armonia della persona nella
violazione e disgregazione della relazione affettiva prodotta da un sistema sociale che ha consentito che processi sempre più arroganti di mercificazione di ogni tipo di bene trovassero alloggio dentro una mistificante idea di progresso.

Davide:

come non si puo' non essere d'accordo con cio' che sostieni Nadia!!!

L'alienazione dei sentimenti inaridisce il pensiero creativo e cosi' l'"apprendimento" si trasforma in uno strumento  finalizzato a un progresso tecnologico ed economico che riesce sempre a tenere a distanza il progresso etico, prosperando sulla sua arretratezza.

Nadia:

>Ed é se non altro singolare che la scuola, l'istituto formativo per eccellenza, e tutta la comunità educativa, chiamate a promuovere processi formativi, idonei a sollecitare la crescita e l'autonomia della persona, siano state così a lungo insensibili verso "agenti diseducativi" così forti e deprivanti.

Davide:

non mi sembra che ci sia stata e che sia in atto una sollecitazione verso i formatori per chiamarli a promuovere degli autentici processi "evolutivi". Le migliori risorse umane devono essere coltivate affinche' fruttifichino e non diventino, al contrario, dissipatrici di se' stesse...

La vera autonomia e' lungi dall'essere voluta, realizzata, trasmessa nello spazio e alle generazioni future. La vera autonomia e' "pericolosa" perche' rende gli uomini e le donne liberi di scegliere le forme di aggregazione piu' positive per la continuita' democratica dei nuclei sociali. Guardiamo alla storia delle grandi democrazie e scopriremo un elevatissimo livello correlativo tra progresso etico  cooperativismo sociale e creativita'. Certo scopriremo anche un numero equivalente (se non superiore) di aberrazioni ma ci sono molte strade aperte perche' esiste uno spirito collaborativo nella maggioranza di quei soggetti che li porta a riconoscere (come nucleo sociale) i problemi, ad affrontarli e a risolverli.......

Nadia:

>La scuola é in grado di preparare individui o gruppi a vivere in modo caratterizzato da cambiamenti rapidissimi?

E' in grado di preparare a vivere in modo responsabile e socialmente aperto, in un mondo di crescenti tensioni fra i popoli?

E' in grado di aggredire i problemi reali della vita contemporaneamente o si limita a (...)

affinché lo spazio geometrico lasci il posto allo spazio dell'uomo, affinché la città sia il luogo dove si rende possibile l'esplicazione delle vocazioni più diverse, attraverso la collaborazione e la comunicazione. "Un sistema di simboli affettivi piuttosto che funzionali, estetici piuttosto che matematici, etici piuttosto che solo tecnici."

Credo che disattenendo, come ancora accade, la soluzione di queste gravi problematiche sociali sia oggi quantomeno teorico guardare alla formazione, al lavoro, all'economia come a fattori di crescita, di progresso dell'uomo se non si interrompe il circolo vizioso che sta stringendo in una
stretta mortale la maggiore risorsa umana: la libertà e la duttilità del pensiero.

Davide:

si', e' ancora notte fonda per noi;
il "sole" tardera' ancora ?
Da questa parte, nel buio,
ci sono sempre delle luci:
anche una piccola fiamma temprera' la tenebra.
Trasformiamola in un fuoco che ci riscaldi tutti....

(Davide Suraci)

Nadia:

>Il nostro compito?: offrire intelligenza e servizio per creare strumenti e percorsi che siano idonei a colmare di consapevolezza la fragilità dell'uomo, per restituirgli la nobiltà di cui é capace.

Davide:

anche se a distanza di tempo (ho ricevuto il tuo messaggio replicato dal passato - grazie Spamming -), ti rispondo esprimendoti tutta la mia ammirazione per i contenuti di questo bellissimo articolo che
condivido pienamente come "modello ideale" di azioni concrete cui dovremmo tendere tutti.

Un carissimo saluto, a Nadia Scardeoni e a tutti i listaioli di E&S.

Davide