GiOC
Gioventù Operaia Cristiana
GIOVANI DELLE ACLI

 

CI STO DENTRO!
GIOVANI, LAVORO E SOCIETÀ

Campagna d’azione 1999-2001
(I risultati della ricerca)

 

A. condizione lavorativa

1. Che tipo di lavoro svolgi?

1. Attualmente disoccupato

13.8 %

2. Operaio comune

37.7 %

3. Impiegato tecnico

17.8 %

4. Impiegato esecutivo

14.7 %

5. Operaio specializzato

4.5 %

6. Altro (contadino, insegnante, artigiano...)

11.5 %

2. In quale settore ?

1. Agricoltura

2.9 %

2. Artigianato

12.9 %

3. Industria

20.6 %

4. Terziario pubblico

10.6 %

5. Terziario privato (commercio, turismo, servizi privati...)

49.3 %

6. Altro (formazione professionale, autonomo, esercito...)

3.7 %

3. Attualmente, oltre a lavorare, stai studiando o frequentando un corso di formazione?

1. No

67.9 %

2. Si, un corso per prendere il diploma

5.2 %

3. Si, un corso di formazione professionale inerente il mio lavoro

7.8 %

4. Si, un corso ma non inerente il mio lavoro

5.2 %

5. Altro (università, corso di inglese, informatica, apprendistato...)

13.9 %

4. Qual è la tipologia del contratto?

1. Dipendente

67.1 %

2. Autonomo

7.3 %

3. Parasubordinato: autonomo a collaborazione coordinata continuativa con un soggetto

4.5 %

4. Parasubordinato: autonomo a collaborazione coordinata continuativa con più soggetti

2.1 %

5. Prestazione occasionale

9.1 %

6. Altro (socio coop., nero, apprendista...)

9.9 %

5. Qual è la tua posizione contrattuale?

1. Regolare

74.7 %

2. Non regolare

8.2 %

3. In nero

17.1 %

6. Da quanto tempo svolgi l’attuale lavoro

1. Meno di 6 mesi

24.8 %

2. 6-11 mesi

16.6 %

3. 1-2 anni

20.6 %

4. 2-4 anni

19.4 %

5. 5 anni e più

18.6 %

7. Mediamente quante ore, compresi gli straordinari, lavori alla settimana?

1. Meno di 15 ore

9.7 %

4. 51-60 ore

7.1 %

2. 16-40 ore

48.5 %

5. Più di 61 ore

5.7 %

3. 41-50 ore

29.0 %

8. Quanto guadagni mediamente al mese?

1. Fino a 500000 lire

11.5 %

2. Fra 500000 e 1000000

17.7 %

3. Fra 1000000 e 1500000

23.7 %

4. Fra 1500000 e 2000000

33.5 %

5. Fra 2000000 e 2500000

10.1 %

6. Oltre i 2500000

3.5 %

9. Escluso quello attuale, quanti posti di lavoro hai cambiato fino ad oggi?

1. 0 posti

24.0 %

5. 4 posti

7.3 %

2. 1 posti

18.7 %

6. 5 posti

5.5 %

3. 2 posti

21.5 %

7. Più di 5 posti

8.3 %

4. 3 posti

14.7 %

10. A che età hai avuto la prima esperienza lavorativa continuativa anche se non regolare?

1. Meno a 12 anni

2.6 %

4. 19-22 anni

33.5 %

2. 12-14 anni

13.3 %

5. 23-26 anni

8.4 %

3. 15-18 anni

41.1 %

6. Più di 26 anni

1.1 %

11. Di che tipo di lavoro si trattava?

1. Operaio comune

63.9 %

2. Impiegato tecnico

9.5 %

3. Impiegato esecutivo

8.0 %

4. Operaio specializzato

6.3 %

5. Altro (contadino, insegnante, artigiano...)

12.3 %

 

B. Identificazione sul lavoro

12. Quanto ti capita di parlare sul posto di lavoro

 

mai

a volte

abbastanza

spesso

1. Di argomenti inerenti al lavoro che fai

4.4 %

16.6 %

25.6 %

53.4 %

2. Di religione

54.8 %

36.8 %

5.8 %

2.6 %

3. Di politica

38.1 %

44.5 %

12.3 %

5.1 %

4. Di problemi sociali

18.6 %

43.1 %

25.9 %

12.4 %

5. Di sindacato

61.8 %

24.4 %

8.7 %

5.1 %

6. Di questioni personali (famiglia, salute…)

16.4 %

40.9 %

24.8 %

17.9 %

7. Di problemi sentimentali

43.4 %

33.6 %

12.5 %

10.5 %

8. Di sport

22.5 %

31.3 %

24.8 %

21.4 %

9. Di musica, spettacoli

15.2 %

40.2 %

29.8 %

14.8 %

10. Di tempo libero

9.7 %

33.4 %

34.6 %

22.3 %

11. Di problemi legati al tuo quartiere, alla tua città

35.8 %

39.1 %

15.2 %

9.9 %

13. Con quali delle seguenti affermazioni ti senti più in accordo?

1. Per me il luogo di lavoro è determinante, è lì che formo le mie opinioni e maturo le mie scelte personali

36.6 %

2. Per me sono gli ambienti esterni al lavoro quelli più importanti e decisivi

63.4 %

14. Che importanza ha nella tua vita il lavoro che stai svolgendo? (1 risposta)

1. E’ la cosa più importante

4.9 %

2. E’ una tra le cose più importanti

51.7 %

3. E’ soltanto un aspetto della vita

22.6 %

4. E’ una parentesi senza particolare importanza

3.8 %

5. Ha un’importanza solo economica

16.2 %

6. Altro (è un’esperienza, formazione, svago ...)

0.8 %

15. Qual è il livello di considerazione del tuo lavoro che hanno

 

 

per nulla elevato

poco elevato

abbastanza elevato

molto elevato

1. I tuoi genitori

4.2 %

15.0 %

53.9 %

26.9 %

2. I tuoi parenti

11.9 %

24.5 %

50.2 %

13.4 %

3. I tuoi amici

7.9 %

26.5 %

53.7 %

12.9 %

4. Il partner (se c’è)

10.4 %

14.9 %

44.3 %

30.4 %

5. I vicini di casa

37.0 %

22.0 %

32.5 %

8.5 %

16. Secondo te nel lavoro ci si deve impegnare: (1 risposta)

1. Solo lo stretto necessario

8.4 %

2. Molto, ma non al punto che il lavoro interferisca con il resto della vita

71.6 %

3. Molto, anche se a volte può interferire con il resto della vita

20.0 %

 

c. Valutazione dell’organizzazione del lavoro

17. Facendo riferimento al tuo attuale lavoro quanto risultano vere le seguenti valutazioni?

 

per nulla

poco

abbastanza

molto

1. Si può contare sull'aiuto di altri

11.5 %

29.1 %

43.6 %

15.8 %

2. Si ha la possibilità di variare le mansioni

16.1 %

30.5 %

38.0 %

15.4 %

3. Il lavoro è ben coordinato

13.3 %

27.5 %

46.3 %

12.9 %

4. I ritmi di lavoro non sono stressanti

28.5 %

29.0 %

28.7 %

13.8 %

5. I cambiamenti non incontrano quasi mai forti resistenze

23.1 %

37.2 %

31.3 %

8.4 %

6. Ciascuno grazie all’impegno personale può far bene il suo lavoro

2.7 %

8.6 %

46.6 %

42.1 %

7. Si ha la possibilità di organizzare autonomamente il proprio lavoro

15.5 %

21.0 %

40.7 %

22.8 %

8. Le informazioni sul lavoro circolano in modo soddisfacente

14.8 %

30.2 %

43.2 %

11.8 %

9. Si possono frequentare corsi di formazione inerenti al lavoro svolto

35.6 %

21.3 %

28.1 %

15.0 %

18. Come sono affrontati i problemi sul lavoro nel tuo luogo di lavoro?

1. Solitamente decide il responsabile

47.0 %

2. Si affrontano in gruppo

32.4 %

3. Decido io

6.2 %

4. Non si capisce chi decide

14.4 %

19. Per svolgere il lavoro che fai ritieni che le tue capacità siano

1. Totalmente inutilizzate

6.3 %

2. In larga misura inutilizzate

9.4 %

3. Utilizzate solo in parte

40.8 %

4. Utilizzate in larga misura

27.7 %

5. Utilizzate pienamente

15.8 %

 

D. Soddisfazioni sul lavoro

20. Pensa al tuo lavoro attuale. Qual è il tuo grado di soddisfazione per ognuno di questi aspetti?

 

per nulla soddisf.

poco soddisf.

Abbastanza soddisf.

Molto soddisf.

aspetto irrilevante/ non mi interessa

1. Condizioni ambientali di lavoro

9.5 %

17.1 %

47.7 %

24.1 %

1.6 %

2. Grado di autonomia sul lavoro

8.5 %

17.8 %

43.5 %

29.1 %

1.2 %

3. Retribuzione

12.5 %

28.3 %

45.1 %

13.2 %

0.9 %

4. Possibilità di carriera

27.0 %

27.2 %

26.0 %

14.2 %

5.6 %

5. Orario di lavoro

12.1 %

22.8 %

39.7 %

23.7 %

1.7 %

6. Realizzazione di se stessi

17.2 %

23.0 %

37.5 %

20.6 %

1.7 %

7. Stabilità del posto di lavoro

14.6 %

18.4 %

36.9 %

27.2 %

2.9 %

8. Contenuto del lavoro

9.5 %

17.8 %

43.1 %

27.7 %

1.9 %

9. Rapporti con i compagni

4.5 %

9.9 %

40.8 %

42.8 %

2.0 %

10. Riconoscimento per il lavoro svolto

13.2 %

26.0 %

38.5 %

20.7 %

1.6 %

11. Sicurezza sul posto di lavoro

10.8 %

16.4 %

39.5 %

29.7 %

3.6 %

21. Complessivamente ti ritieni soddisfatto del tuo lavoro?

1. Molto

23.2 %

3. Poco

18.0 %

2. Abbastanza

53.3 %

4. Per nulla

5.5 %

22. Quanto è importante il tuo lavoro per:

 

nulla

poco

abbastanza

molto

1. Te stesso

2.1 %

8.6 %

43.0 %

46.3 %

2. La tua famiglia

2.8 %

9.5 %

46.6 %

41.1 %

3. Il tuo quartiere

47.3 %

27.0 %

20.2 %

5.5 %

4. La tua città

43.3 %

24.8 %

22.1 %

9.8 %

5. L'Italia

40.7 %

20.6 %

24.1 %

14.6 %

23. Qual è secondo te la cosa più importante sul lavoro? (1 sola risposta per colonna )

 

1° scelta

2° scelta

1. Lo stipendio/il reddito

29.0 %

13.3 %

2. Le condizioni di lavoro

9.0 %

13.0 %

3. Buoni rapporti con i compagni di lavoro

12.6 %

21.4 %

4. Buoni rapporti con i superiori

4.1 %

6.9 %

5. La possibilità di migliorare (reddito e tipo di lavoro)

16.1 %

18.2 %

6. La possibilità di imparare cose nuove e di esprimere le proprie capacità

27.1 %

17.5 %

7. L'orario di lavoro

1.1 %

5.7 %

8. La possibilità di viaggiare molto

1.0 %

4.0 %

24. Quanto incide il lavoro sulle possibilità di costruire un buon rapporto di coppia?

1. Non c’entra per niente

30.8 %

2. Un buon lavoro favorisce le relazioni di coppia

48.4 %

3. Senza un buon lavoro non si riesce a costruire nessuna relazione

5.0 %

4. Senza un buon lavoro è bene rimandare la costruzione di rapporti di coppia

6.3 %

5. Il lavoro crea stress all’interno della coppia

9.5 %

 

E. Prospettive future

25. Fra cinque anni pensi che la tua situazione lavorativa sia:

1. La stessa

15.9 %

2. Peggiore

5.0 %

3. Migliore

79.1 %

26. Di fatto, attualmente stai cercando una migliore occasione di lavoro?

1. No

53.4 %

2. Sì

46.6 %

27. Fra cinque anni è verosimile che tu sia

 

No

1. Coniugato

43.2 %

56.8 %

2. Coniugato con figli

61.3 %

38.7 %

3. Disoccupato

91.7 %

8.3 %

4. Impegnato in un'associazione di volontariato

50.5 %

49.5 %

5. Impegnato in ambito politico

85.5 %

14.5 %

6. Delegato sindacale

92.1 %

7.9 %

7. Responsabile di una squadra sportiva

84.6 %

15.4 %

8. Responsabile del lavoro di altri

45.8 %

54.2 %

9. Impegnato per la difesa dell'ambiente

67.8 %

32.2 %

10. Impegnato in comitati di quartiere

86.8 %

13.2 %

11. Impegnato nella tutela dei consumatori

90.1 %

9.9 %

12. Impegnato in ambito religioso

67.2 %

32.8 %

28. Quale pensi che sia il più grande problema del mondo del lavoro? (1 sola risposta)

1. La disoccupazione

39.1 %

2. La precarietà

9.9 %

3. Il lavoro nero

14.0 %

4. La mancanza di sicurezza

5.4 %

5. La formazione professionale

11.3 %

6. Il sindacato

2.2 %

7. Gli imprenditori

2.3 %

8. La scarsa attenzione del governo

9.9 %

9. La globalizzazione

5.9 %

29. Il primo articolo della Costituzione recita " l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro"

Pensi che questa affermazione sia valida oggi?

1. Sì, il lavoro e’ alla base della vita sociale

80.1 %

2. No, il lavoro non è più un fondamento della vita sociale

15.8 %

3. No, il lavoro non ha mai contato effettivamente molto

4.1 %

30. Per migliorare le condizioni socio-economiche di una nazione, cosa è più importante?

1. L’onestà dei politici

48.2 %

2. L’impegno di tutti i lavoratori

24.7 %

3. La privatizzazione dell’economia

4.8 %

4. Un governo di tecnici

3.1 %

5. L’innalzamento della scolarizzazione

15.1 %

6. Lo sviluppo dell’informatica

4.1 %

 

F. Organizzazione per migliorare le condizioni

31. Pensi che un lavoratore come te, per migliorare la propria condizione, riesca ad ottenere di più: (1 sola risposta)

1. Cambiando lavoro

23.6 %

2. Organizzandosi con altri per difendere i propri diritti

19.3 %

3. Facendo il proprio dovere seguendo le indicazioni di chi gestisce l'attività

21.1 %

4. Organizzandosi con altri per introdurre cambiamenti

36.0 %

32. Se hai un problema di lavoro con chi ne parli? (massimo 2 risposte)

1. Con il ragazzo/a

43.1 %

0.2 %

2. Con gli amici

33.1 %

12.5 %

3. In famiglia

16.8 %

61.9 %

4. Con il delegato sindacale

2.5 %

10.2 %

5. Con l'associazione di categoria

0.8 %

2.7 %

6. Con il gruppo parrocchiale

0.3 %

4.3 %

7. Con il sindaco del mio paese/città

0.2 %

1.1 %

8. Mi rivolgo direttamente al ministero

0.1 %

0.8 %

9. Non ne parlo con nessuno

3.1 %

6.3 %

33. Attualmente sei iscritto ad un sindacato?

1. No (passare alla domanda n. 35)

85.8 %

2. Si

14.2 %

34. Se sì a quale sindacato sei iscritto?

1. Cgil

44.8 %

5. Cobas Gilda

1.0 %

2. Cisl

25.1 %

6. Altri sindacati

7.9 %

3. Uil

11.3 %

7. Non ricordo

7.9 %

4. Ugl, sindacati autonomi

2.0 %

35. Se attualmente non sei iscritto ad alcun sindacato puoi dire qual è il motivo principale?

1. Dove lavoro non c'è alcun sindacato

27.6 %

2. Essere iscritto non porta alcun vantaggio

6.4 %

3. I sindacati sono troppo politicizzati

12.5 %

4. I sindacati non fanno gli interessi di chi è come me

6.6 %

5. I sindacalisti hanno un linguaggio poco comprensibile

1.5 %

6. Non conosco il sindacato, non so cosa sia

3.6 %

7. Non ne ho la necessità

26.9 %

8. Nessuno me l'ha mai proposto

14.9 %

36. Se i sindacati non ci fossero, le cose in questo Paese:

1. Andrebbero meglio

10.4 %

2. Andrebbero peggio

52.5 %

3. Sarebbe lo stesso

37.1 %

37. Quanto i seguenti soggetti promuovono gli interessi dei giovani lavoratori?

 

Nulla

poco

abbastanza

molto

1. Famiglia

4.2 %

19.2 %

49.3 %

27.3 %

2. Amici

7.0 %

35.1 %

45.1 %

12.8 %

3. Associazioni

9.7 %

35.1 %

44.4 %

10.8 %

4. Gruppi religiosi/parrocchie

19.9 %

35.0 %

36.2 %

8.9 %

5. Sindacati

18.5 %

38.6 %

34.2 %

8.7 %

6. Partiti

32.6 %

49.6 %

14.9 %

2.9 %

7. Comune

24.2 %

46.5 %

26.9 %

2.4 %

8. Stato

24.3 %

50.8 %

22.1 %

2.8 %

9. Aziende

16.4 %

44.6 %

32.5 %

6.5 %

10. Centri sociali

26.7 %

40.7 %

27.4 %

5.2 %

11. Il presidente della Repubblica

44.7 %

37.5 %

14.7 %

3.1 %

12. Il Papa

37.3 %

28.8 %

24.6 %

9.3 %

13. Il presidente del Consiglio

41.7 %

39.5 %

15.6 %

3.2 %

38. Quali pensi possa essere oggi il modo più efficace per risolvere i problemi sociali?

(1 sola scelta per colonna)

y

1° scelta

2° scelta

1. La protesta personale

10.8 %

5.2 %

2. Il volontariato

14.2 %

13.6 %

3. L'azione politica dei partiti

8.0 %

11.8 %

4. La creazione di nuovi soggetti politici

6.8 %

9.6 %

5. La concertazione delle parti sociali (accordo fra sindacati, imprenditori, governo, enti locali per la risoluzione di un problema specifico...)

32.6 %

18.5 %

6. Un'autorità forte

6.2 %

8.4 %

7. La rivoluzione

4.9 %

5.7 %

8. La lotta armata

1.7 %

3.1 %

9. La protesta organizzata

9.3 %

16.9 %

10. Non vedo possibilità di soluzione

5.5 %

7.2 %

39. Ti interessi di politica?

1. Per nulla

31.8 %

2. Poco

42.3 %

3. Abbastanza

20.4 %

4. Molto

5.5 %

40. Quali di queste frasi esprime meglio il tuo atteggiamento nei confronti della politica?

1. Mi considero politicamente impegnato

5.1 %

2. Mi tengo al corrente della politica ma non partecipo attivamente

46.7 %

3. Penso che bisogna lasciare la politica a persone che hanno più competenza di me

24.4 %

4. La politica mi disgusta

23.8 %

 

41. Conosci il nome del tuo sindaco?

1. No

20.1 %

2. Sì

79.9 %

G. Tempo libero e Appartennenza

44. Al di fuori dell'orario di lavoro ti incontri con persone che lavorano con te e che prima di iniziare l'attività non conoscevi?

1. No

44.7 %

2. Sì

55.3 %

45. Tra i tuoi amici prevalgono (1 sola risposta):

1. Amici di infanzia

34.2 %

2. Vicini di casa

7.4 %

3. Compagni di lavoro

8.0 %

4. Compagni di scuola

14.4 %

5. Compagni del bar

10.5 %

6. Amici del gruppo parrocchiale

13.4 %

7. Amici del gruppo sportivo

3.2 %

8. Amici dell'associazione a cui appartengo

8.9 %

46. Con le persone che incontri nel tuo ambito di lavoro ti è capitato negli ultimi 6 mesi di:

 

Si

No

1. Uscire a mangiare insieme

66.5 %

33.5 %

2. Fare una gita

21.7 %

78.3 %

3. Partecipare ad un torneo sportivo

17.8 %

82.2 %

4. Partecipare ad un'assemblea sindacale

14.1 %

85.9 %

5. Partecipare ad una manifestazione

13.8 %

86.2 %

6. Organizzare una festa

38.3 %

61.7 %

7. Organizzare un incontro di discussione

25.7 %

74.3 %

8. Organizzare un'azione di solidarietà

12.7 %

87.3 %

47. Negli ultimi tre mesi hai partecipato attivamente o aderito con qualche forma concreta di impegno non occasionale a qualche associazione o gruppo?

1. No (passare alla domanda n. 51)

63.4 %

2. Si

36.6 %

48. A quanti?

1. 1

56.0 %

2. 2

28.0 %

3. 3

10.8 %

4. 4 e più

5.2 %

49. Se sì, di che natura sono queste associazioni o gruppi?

 

no

1. Associazione, gruppo di ispirazione religiosa

73.0 %

27.0 %

2. Associazione, gruppo di sportivi praticanti

22.5 %

77.5 %

3. Associazione, gruppo di tifosi

6.6 %

93.4 %

4. Associazione di impegno sociale o assistenziale

53.1 %

46.9 %

5. Associazione culturale, musicale, teatrale

31.0 %

69.0 %

6. Associazione ricreativa, tempo libero, turistica

25.3 %

74.7 %

7. Associazione per la difesa della natura, ambiente

11.7 %

88.3 %

8. Associazione per la pace, disarmo

13.4 %

86.6 %

9. Associazione per immigrati, paesi in via di sviluppo

12.7 %

87.3 %

10. Movimenti politici o di partito

13.6 %

86.4 %

11. Organizzazioni sindacali

10.0 %

90.0 %

12. Altro, specificare (GiOC, ass. di lavoro, sanitario...)

3.8 %

86.2 %

50. Cosa ti aspetti dalla partecipazione ad associazioni o gruppi?

1. Di conoscere persone

14.3 %

2. Di condividere un impegno

36.0 %

3. Di divertirmi

12.3 %

4. Di fare qualcosa di utile

22.7 %

5. Di migliorare la società

12.3 %

6. Altro (dedicare la vita, confronto...)

2.4 %

51. Quanto ti è capitato nell'ultimo anno di:

 

mai

a volte

abbastanza

spesso

1. Utilizzare il computer per interesse personale

27.0 %

23.5 %

18.6 %

30.9 %

2. Navigare su internet

39.7 %

24.6 %

13.6 %

22.1 %

3. Fare conoscenze tramite chat line

79.9 %

9.9 %

4.0 %

6.2 %

4. Viaggiare all'estero

61.3 %

24.1 %

9.7 %

4.9 %

5. Leggere quotidiani

9.6 %

28.1 %

32.7 %

29.6 %

52. Secondo te chi ha maggiore influenza educativa nella società? (1° e 2° scelta)

 

1° scelta

2° scelta

1. la famiglia

77.4 %

8.5 %

2. La scuola

7.7 %

39.1 %

3. La parrocchia

1.5 %

9.1 %

4. I giornali

1.2 %

3.8 %

5. I personaggi dello spettacolo

1.2 %

2.3 %

6. La televisione

6.3 %

13.3 %

7. Gli amici

4.1 %

19.8 %

8. L'associazionismo

0.6 %

4.1 %

 

H. Dati socio-anagrafici

53. Sesso

1. Maschio

59.7 %

2. Femmina

40.3 %

54. Età

1. Meno di 19 anni

8.6 %

2. 19-21 anni

17.8 %

3. 22-23 anni

18.6 %

4. 24-25 anni

18.7 %

5. 26-27 anni

19.6 %

6. Più di 27 anni

16.7 %

55. Stato civile

1. Celibe/nubile

88.1 %

2. Coniugato/a

7.3 %

3. Convivente

1.9 %

4. Separato/divorziato

0.1 %

5. Single, vivo da solo

2.6 %

56. Quale titolo di studio hai? (segnare il titolo acquisito ed eventuali corsi interrotti)

1. Nessuno

0.2 %

2. Licenza elementare

0.3 %

3. Licenza scuola media inferiore (interrotta, non completata)

1.5 %

4. Licenza scuola media inferiore

15.8 %

5. Qualifica professionale -2 o 3 anni (interrotta, non completata)

2.9 %

6. Qualifica professionale -2 o 3 anni

13.5 %

7. Istituto tecnico, magistrale ITC - 4 o 5 anni (interrotto, non completato)

3.3 %

8. Istituto tecnico, magistrale ITC - 4 o 5 anni

31.0 %

9. Liceo scientifico, classico, artistico (interrotto, non completato)

0.8 %

10. Liceo scientifico, classico, artistico

8.5 %

11. Diploma para universitario o corsi post secondaria 2 o 3 anni (interrotto, non completato)

0.7 %

12. Diploma para universitario o corsi post secondaria 2 o 3 anni

2.4 %

13. Laurea breve/diploma di laurea (interrotta, non completata)

1.5 %

14. Laurea breve/diploma di laurea

1.9 %

15. Laurea (interrotta, non completata)

5.0 %

16. Laurea

7.9 %

17. Altro (ist. profess.le, liceo linguistico, master post laurea...)

2.8 %

57. Quanti siete in famiglia, te compreso:

1. 1

1.4 %

2. 2

8.3 %

3. 3

22.8 %

4. 4

39.0 %

5. 5

18.7 %

6. Più di 5

9.8 %

58. Qual è la condizione sociale di tuo padre e di tua madre?

 

padre

madre

1. Lavoratore dipendente

38.9 %

27.0 %

2. Lavoratore autonomo

19.6 %

8.6 %

3. Pensionato, invalido

30.9 %

14.2 %

4. Disoccupato

2.3 %

1.6 %

5. Deceduto

7.6 %

2.3 %

6. Casalinga

0.1 %

45.9 %

7. Inattivo/a

0.6 %

0.4 %

59. Qual è invece la loro occupazione o, se oggi non lavorano, la loro ultima occupazione?

 

padre

madre

1. Operaio comune, manovale, bracciante, mansioni manuali ed esecutive (bidello, infermiere non specializzato...)

24.6 %

21.5 %

2. Operaio specializzato

24.0 %

3.8 %

3. Cameriera, domestica, colf

0.4 %

7.9 %

4. Lavorante a domicilio

0.2 %

3.3 %

5. Impiegato esecutivo

8.3 %

9.4 %

6. Impiegato tecnico, di concetto, infermiere professionale

10.4 %

9.6 %

7. Insegnante (elementari, medie inferiori e superiori)

1.6 %

7.3 %

8. Magistrato, giornalista, dirigente, funzionario, docente universitario

3.0 %

0.5 %

9. Coltivatore diretto, contadino

3.8 %

3.6 %

10. Commerciante

5.5 %

6.7 %

11. Artigiano

8.3 %

2.9 %

12. Libero professionista

5.6 %

2.6 %

13. Piccolo imprenditore (meno di 15 dipendenti)

2.2 %

1.1 %

14. Imprenditore (più di 15 dipendenti)

1.3 %

0.5 %

15. Altro ( casalingua, disoccupato/a, forze armate...)

0.8 %

19.4 %

60. Qual è il titolo di studio di tuo padre e di tua madre?

 

Padre

Madre

1. Nessun titolo

4.2 %

3.1 %

2. Licenza elementare

31.9 %

36.0 %

3. Licenza dell'obbligo

29.7 %

31.6 %

4. Qualifica professionale

9.6 %

6.4 %

5. Istituto professionale

4.4 %

3.3 %

6. Diploma di scuola media superiore

16.0 %

15.6 %

7. Laurea

4.2 %

4.0 %

62. Regione di residenza

Valle d’Aosta

0.2 %

Umbria

0.8 %

Piemonte

33.6 %

Lazio

2.0 %

Lombardia

11.3 %

Abruzzo

0.1 %

Trentino Alto Adige

2.8 %

Molise

0.1 %

Friuli Venezia Giulia

0.4 %

Campania

6.8 %

Veneto

2.6 %

Puglia

7.5 %

Emilia-Romagna

9.0 %

Basilicata

1.6 %

Liguria

0.1 %

Calabria

4.5 %

Toscana

0.6 %

Sicilia

1.4 %

Marche

6.7 %

Sardegna

7.9 %

La guida all’Agorà

Il materiale trattato da questo breve opuscolo non vuole essere esaustivo, ma rappresenta una raccolta di suggestioni e dati sul mondo del lavoro e i giovani, sui cambiamenti del mondo del lavoro e sulla qualità e la quantità della partecipazione. Vogliamo dare anche qualche dato biografico e bibliografico circa alcuni dei relatori che interverranno all’Agorà.

Soprattutto, vogliamo venire incontro a quei ragazzi di GA e GiOC che desiderano iniziare a dibattere, elaborare e riflettere già nelle proprie provincie. Crediamo infatti che l’Agorà non sia un momento isolato, bensì un vero percorso associativo che merita una preparazione seria e motivata.

 

INTRODUZIONE

 

L’Agorà 2000 sarà un luogo aperto di sperimentazione interassociativa, un tentativo inedito da parte di Ga e GiOC di riflettere sul senso del lavoro oggi, epoca di novità e transizioni. Sarà un approfondimento sul senso etico del lavoro che non è più fattore di identità e socializzazione, ma un tempo carico di difficoltà e incertezze. Vogliamo confrontarci per ridare senso e riscoprire il valore dell’impegno affinché il lavoro sia di nuovo un luogo primario di crescita per le persone, come un bene per l’uomo, come ricchezza individuale e sociale per costruire una nuova partecipazione e cittadinanza attiva.

Abbiamo già sperimentato in passato tecniche di elaborazione e di proposta. Oggi vogliamo metterci in ricerca da protagonisti, riflettendo inizialmente sulla lettura dei dati del questionario, attraverso un convegno che rispecchi e non deluda le aspettative dei giovani in materia di lavoro, formazione, occupazione; in secondo tempo sarà importante riflettere sui nuovi modelli di partecipazione e cittadinanza a partire dalle relazioni dei professori che prenderanno parte a questo nostro convegno: Massimo Cacciari e Francesco Totaro.

Occorrerà pertanto una più adeguata cultura del lavoro, che ne favorisca la trasformazione non solo per i giovani, ma ne faccia per tutti un valore fra i valori. L’Agorà sarà un luogo associativo dove riflettere ed elaborare proposte rispetto agli ambiti di partecipazione legati al mondo del lavoro (sindacato, pastorale del lavoro, associazionismo, impresa, terzo settore, scuola) e sarà anche il momento in cui le proposte fatte dai giovani per i giovani potranno essere discusse e confrontate con i rappresentanti delle istituzioni.

IL SENSO DELL’AGORÀ

Zygmunt Bauman - «La solitudine del cittadino globale»

 

«L’occasione per liberare la socialità è fornita talvolta da orge di compassione e carità; talaltra da scoppi di aggressività smisurata contro un nemico pubblico appena scoperto (cioè, contro qualcuno che la maggior parte degli occupanti la sfera pubblica può riconoscere come nemico privato); altre volte ancora da un evento cui moltissime persone reagiscono intensamente nello stesso momento, sincronizzando la propria gioia, come nel caso della vittoria della Nazionale ai mondiali di calcio, o il proprio dolore, come nel caso della tragica morte della principessa Diana. Il guaio di tutte queste occasioni è che si consumano rapidamente: una volta tornati alle nostre faccende quotidiane, tutto riprende a funzionare come prima, come se nulla fosse successo. E quando la fiammata di fratellanza si esaurisce, chi viveva in solitudine si ritrova di nuovo solo, mentre il mondo comune, così sfolgorante solo un momento prima, sembra più buio che mai. E dopo l’esplosione, non resta energia a sufficienza per riaccendere le luci della ribalta.

L’opportunità di mutare questa condizione dipende dall’agorà: lo spazio né privato né pubblico, ma più esattamente privato e pubblico al tempo stesso. Lo spazio in cui i problemi privati si connettono in modo significativo: vale a dire, non per trarre piaceri narcisistici o per sfruttare a fini terapeutici la scena pubblica, ma per cercare strumenti gestiti collettivamente abbastanza efficaci da sollevare gli individui dalla miseria subita privatamente; lo spazio in cui possono nascere e prendere forma idee quali «bene pubblico», «società giusta», o «valori condivisi». Il problema è che oggi è rimasto poco degli antichi spazi privati/pubblici, ma non se ne intravedono di nuovi idonei a rimpiazzarli.»

(Zygmunt Bauman è professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia)

 

ALCUNE RIFLESSIONI DAL RAPPORTO CNEL 2000

SULLA CONDIZIONE GIOVANILE

 

In questo rapporto ci soffermeremo ad esaminare proprio uno dei principali fattori di integrazione sociale: il lavoro.

La possibilità che il lavoro si traduca in un reale fattore di integrazione sociale, è oggi, in modo molto più accentuato rispetto a quanto accadeva nel passato, strettamente collegata alle caratteristiche specifiche del lavoratore. Assumono, infatti, un ruolo di particolare importanza una serie di fattori, quali ad esempio: il grado di istruzione, il livello di specializzazione professionale, le conoscenze informatiche, la padronanza delle lingue straniere, le caratteristiche del nucleo familiare di provenienza, la collocazione territoriale, le caratteristiche del comune di residenza (aree metropolitane, aree intermedie, aree rurali, aree a vocazione industriale, agricola, ecc.).

Nello stesso tempo, occorre precisare che oggi, il mercato del lavoro ha assunto per le nuove generazioni, una dimensione sicuramente diversa rispetto a quella che aveva in passato, proprio perché sono mutati i contenuti quantitativi e qualitativi del lavoro. Fin dal primo Rapporto del 1997, avevamo evidenziato come il modello tradizionale (dell’occupazione standard), che si era affermato nel mercato del lavoro e che si basava sul contratto di scambio fra salario e lavoro a tempo pieno, indeterminato ed esclusivo, veniva lentamente sostituito da un nuovo modello (quello dell’occupazione non standardizzata), le cui caratteristiche sono da ricondurre a rapporti di lavoro non più uniformi (atomizzati), non più a tempo pieno, né esclusivi, né permanenti.

Questa evoluzione del mercato del lavoro ha come protagonisti fondamentali i giovani, sono loro che più di altri, stanno sperimentando le nuove forme di impiego non standardizzato (occupazione a tempo determinato, part time, collaborazioni, ecc.).

 

 

IL LAVORO ATIPICO IN ITALIA,

un fenomeno che riguarda i giovani

 

L’ISTAT, nel suo rapporto annuale sulla situazione del paese, ha dato grande rilievo al lavoro atipico, di cui viene evidenziato il forte dinamismo nel corso degli anni ‘90. Nel periodo che va da ottobre 1992 a gennaio 2000 viene rilevato come il lavoro atipico sia passato dal 10,6 al 15,2 per cento dell’occupazione dipendente complessiva, registrando una crescita del 45,2 per cento a fronte di una crescita dell’occupazione totale soltanto dello 0,7 per cento, di un aumento dell’occupazione dipendente dell’1,5 per cento e di una flessione dell’occupazione autonoma dell’1,3 per cento.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica la diffusione del lavoro atipico dipendente è certamente avvenuta a scapito della occupazione tipica fino al 1997. Negli ultimi due anni, infatti, la tendenza alla sostituzione di contratti tipici con occupazione atipica risulterebbe meno evidente.

L’ISTAT suggerisce di distinguere, nel periodo compreso tra ottobre 1992 e gennaio 2000, tre fasi, sulla base dell’andamento dell’occupazione totale: «una prima fase recessiva che dall’ottobre 1992 giunge fino alla primavera del 1995, quando l’occupazione tocca il suo punto di minimo e si riduce di ben il 7,2 per cento; una fase intermedia di crescita moderata fino all’ottobre 1997; una fase finale di crescita sostenuta che, dalla fine del 1997, giunge fino al primo trimestre dell’anno in corso». Da aprile 1995 a ottobre 1997 l’occupazione totale cresce dell’1,3 per cento, laddove da ottobre 1997 a gennaio 2000 si incrementa del 2,8 per cento (tab.1). Un ruolo cruciale nel trainare la crescita dell’occupazione è stato svolto in entrambe le fasi dai lavori atipici. Esaminiamo i dati: nei periodi aprile 1995 – ottobre 1997 e ottobre 1997 – gennaio 2000 il lavoro atipico ha registrato rispettivamente un incremento dell’1,2 e del 2,3 per cento. Nella prima fase esso rappresentava il 97 per cento dell’aumento dell’occupazione totale e nella seconda oltre l’82 per cento. La suddivisione in fasi consente così di evidenziare il diverso ruolo che il lavoro atipico ha assunto nel corso degli anni 90, in relazione alle diverse fasi cicliche dell’economia italiana. Il rapporto Istat sottolinea «l’esistenza di una significativa sensibilità dell’occupazione temporanea all’evoluzione congiunturale dell’attività produttiva, con una funzione ammortizzatrice delle fluttuazioni cicliche dell’occupazione standard», ma fornisce anche informazioni sui riflessi qualitativi di una crescita economica più sostenuta. Nell’ultima fase infatti risulta positivo anche il contributo del lavoro standard alle dipendenze (+0,5 per cento), mentre il lavoro autonomo, dopo un breve periodo di sviluppo, è tornato a diminuire nell’ultimo anno e non ha fornito alcun contributo alla crescita dell’occupazione nel periodo.

Nel periodo 1998-1999 la crescita dell’occupazione si è concentrata soprattutto nel settore dei servizi, in cui peraltro vi è un’elevata presenza di contratti atipici. Nell’industria la situazione è rimasta sostanzialmente stabile (-0,4 per cento), mentre in agricoltura si è avuto un elevato calo dell’occupazione (-5,5 per cento).

Le statistiche ISTAT da sole non consentono di catturare l’entità del lavoro atipico, nelle sue diverse forme. Esse infatti rilevano le due forme di occupazione del lavoro autonomo e del lavoro dipendente e, all’interno di quest’ultimo, vengono evidenziate come forme atipiche esclusivamente il part time e il tempo determinato. Per avere un quadro più esaustivo del mondo degli atipici occorre dunque fare riferimento anche ad altre fonti, in particolare quelle amministrative. Il ministero del Lavoro fornisce dati sui contratti di formazione lavoro (cfl), di apprendistato , lavori socialmente utili (lsu), piani di inserimento professionale (pip), borse di lavoro, mentre dall’archivio INPS si possono ricavare informazioni sui lavoratori parasubordinati, ossia iscritti all’ormai ben noto fondo del 10-13 per cento. Infine Confinterim fornisce dati sul lavoro interinale.

Il fatto di lavorare su così tante fonti certo non facilita il compito di che cerca di ricomporre in modo esaustivo i diversi «pezzi» del mercato del lavoro, per poter meglio comprendere cosa sta succedendo. In particolare nella lettura dei dati sul lavoro atipico l’avvertenza doverosa, che è anche un limite delle analisi, è che l’integrazione delle diverse fonti di dati non sempre consente di eliminare le quote di sovrapposizione tra le diverse forme di lavoro atipico. Ad esempio non è possibile quantificare esattamente quanti hanno un lavoro part time e sono anche collaboratori coordinati e continuativi o sapere con certezza quale quota di contratti di formazione lavoro o di apprendistato è inclusa nella rilevazione ISTAT dei lavoratori a tempo determinato.

Questa ovviamente non è solo una preoccupazione di tipo statistico, infatti avere informazioni certe sui soggetti coinvolti nelle diverse forme di lavoro, a cui corrispondono profili diversi di lavoratori, portatori di bisogni diversificati, è prima di tutto un’esigenza per orientare correttamente le politiche occupazionali e sociali.

L’integrazione delle diverse fonti consente di avere un quadro delle articolazioni del lavoro atipico. Prima di inoltrarci nell’analisi dei dati va sottolineato che, per quanto riguarda i cfl e i contratti di apprendistato, si tratta di dati provvisori, dal momento che il ministero del Lavoro non ha ancora divulgato i dati definitivi. Confrontando i dati 1998 con i dati 1999 notiamo che, in termini di incidenza sull’occupazione , il lavoro atipico cresce in tutte le sue forme, ad esclusione dei contratti di formazione lavoro e dei piani di inserimento professionale. La crescita è da attribuire soprattutto alle donne, anche se in valori assoluti gli uomini sono la maggior parte degli atipici, ad eccezione del part time.

 

Lavoro Atipico nel 1998 e incidenza sull’occupazione

 

Valore

Assoluto

Incidenza % sill’occupazione

Tempo determinato

1.288.000

6,4

Part Time

1.472.000

7,3

Parasuboordinato

1.567.971

7,8

Contratti di formazione Lavoro

402.844

1,9

Contratti di apprendistato

341.085

1,7

Lav. Socialmente utili

137.113

0,7

Interinale

52.312

0,3

P.i.p.

81.821

0,4

Borse lavoro

62.827

0,3

Fra tutte le forme di lavoro atipico il maggior peso sull’occupazione è quello del lavoro coordinato e continuativo. In particolare il peso dei lavoratori parasubordinati sull’occupazione è passato dal 7,8 per cento del 1998 all’8,6 del 1999, i maschi sono aumentati dello 0,6 per cento , mentre le femmine dell’1,2. Queste ultime hanno raggiunto nel 1999 un’incidenza sull’occupazione femminile pari al 10,5 per cento.

Anche il peso del tempo determinato e del part time è aumentato rispetto all’anno precedente: per la prima forma di lavoro si è passati dal 6,4 al 6,8 per cento e, nel secondo caso, dal 7,3 al 7,9 per cento. Anche in questi casi l’aumento è dovuto essenzialmente alla componente femminile dell’occupazione. Va sottolineato che la percentuale di donne part time sul totale delle donne occupate è pari al 15,6 per cento, contro un esiguo 3,5 per cento dei maschi. Le persone che hanno la contempo un contratto a tempo determinato e part time sono il 19,8 per cento dei maschi e il 12,4 per cento delle femmine.

Lavoro Atipico nel 1999

e incidenza sull’occupazione

 

Valore

Assoluto

Incidenza % sull’occupazione

Tempo determinato

1.410.000

6,8

Part Time

1.636.000

7,9

Parasubordinato

1.781.597

8,6

Contratti di formazione Lavoro

372.283

1,8

Contratti di apprendistato

437.757

2,1

Lav. Socialmente utili

144.139

0,7

Interinale

239.230

1,1

P.i.p.

12.999

0,06

 

Vediamo ora le differenze per ripartizione territoriale. Il lavoro atipico sta via via conquistando sempre maggiori proporzioni di occupazione al Sud, e ciò riguarda soprattutto le donne meridionali, per lo più giovani. In valori assoluti, comunque, la maggior parte degli atipici continua a essere concentrata al Nord e nel Centro, ossia dove c’è più lavoro.

Ad esempio a livello regionale la maggiore percentuale di incidenza del lavoro parasubordinato sull’occupazione sin ha in Lombardia, con un valore del 10,5 per cento, ma tale valore tra le donne siciliane sale al 13,8 per cento, distanziandosi quindi di circa 5 punti dal valore nazionale.

Va notato inoltre che il peso del tempo determinato nell’Italia settentrionale è del 5,3 per cento, nell’Italia meridionale del 9,5 per cento e nelle isole dell’11,9 per cento. Ancora una volta va sottolineato il peso rilevante delle lavoratrici a tempo determinato, che nelle isole sono il 14,6 per cento delle occupate (tab.4). Rilevante è inoltre il peso degli lsu/lpu nelle isole. In Sicilia il peso delle donne che lavorano con questo tipo di contratto sull’occupazione femminile è pari al 5,1 per cento.

Osservando le tabelle 2 e 3 si nota che, nel periodo considerato, i cfl hanno diminuito la loro incidenza sull’occupazione, così come i pip, che sono passati dallo 0,4 per cento del 1998 a un esiguo 0,06 del 1999. La diminuzione dei contratti di formazione lavoro sembrerebbe da correlare all’incertezza sul futuro di questo strumento in seguito alla bocciatura di Bruxelles, che ha dichiarato non «in regola» questo tipo di contratto, accusandolo di costituire un aiuto di Stato e quindi di essere lesivo della concorrenza. Di recente si è andato però chiarendo il quadro normativo in materia (Il sole 24 ore del 24 giugno 2000).

Sono cresciuti invece i contratti di apprendistato, passando dall’1,7 al 2,1 per cento, mentre sono rimasti stabili i lavori socialmente utili e i lavori di pubblica utilità (lpu). Da notare che, tra le diverse forme dell’atipico, il lavoro interinale negli anni considerati è invece più che triplicato, passando dallo 0,3 all’1,1 per cento. Va anche sottolineato che il lavoro interinale, al pari dei contratti di apprendistato, continua a essere diffuso soprattutto al Nord dove, in termini di incidenza sull’occupazione, si va avvicinando ai cfl (rispettivamente 1,3 e 1,8 per cento), mentre al Centro e al Sud i lavoratori interessati da questa modalità di lavoro continuano a essere un numero contenuto.

 

Tratto da una recente ricerca dell’IRES comparsa su «Rassegna Sindacale»

 

NON SIAMO UN PAESE NORMALE

 

L’obiettivo prevalente è quello di conseguire adeguati livelli di crescita economica, in modo tale da favorire da un lato, elevati livelli occupazionali in grado di migliorare le opportunità lavorative di quelle categorie sociali che più di altre hanno difficoltà di accesso o di reinserimento nel mercato del lavoro ( i giovani, le donne, gli anziani, i lavoratori non specializzati); e dall’altro di diminuire le distanze strutturali che separano alcune realtà regionali da altre. L’applicazione delle priorità (e delle linee guida) essenziali della strategia europea per l’occupazione nel Piano Italiano, si enucleano all’interno di una fase di delicata transizione sia dalle politiche passive alle politiche attive e preventive, sia da una gestione accentrata e pubblica dei servizi per l’impiego ad una gestione decentrata pubblica e privata.

Nonostante lo sforzo compiuto dagli estensori del Piano 1999, anche per quest’anno il giudizio rimane sostanzialmente negativo. Occorre infatti precisare che, ancora una volta, il nostro paese non riesce:

A raggiungere nei tempi previsti (6 mesi per i disoccupati giovani e 12 mesi per i disoccupati adulti) i propri disoccupati e a fornire - attraverso delle interviste di orientamento e di consulenza – delle valide opportunità di occupazione o di formazione;

A dotarsi di un adeguato sistema di indicatori del mercato del lavoro, in grado di monitorare gli interventi predisposti, in modo tale da procedere ad una loro valutazione e ad una eventuale implementazione;

A fornire delle precise indicazioni in merito agli stanziamenti predisposti per i singoli interventi nel mercato del lavoro;

Ad individuare, con esattezza, i risultati raggiunti attraverso gli interventi predisposti per il mercato del lavoro (individuazione della popolazione obiettivo effettivamente raggiunto attraverso l’applicazione dei singoli interventi).

Troviamo nuove forme di occupazione che, inserendosi tra il lavoro dipendente ed il lavoro autonomo, contribuiscono al processo di transizione verso un mercato del lavoro più orientato alla flessibilità. Queste nuove forme rappresentano, di fatto, sia un segnale dei profondi mutamenti cui è stato, ed è tuttora sottoposto, il mercato del lavoro, sia uno strumento di flessibilità utilizzato dalle imprese o per rafforzare le competenze e le capacità produttive del personale in organico, oppure per decentrare alcune fasi e/o servizi alla produzione. Il fenomeno della diffusione del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (anch’esso esaminato nel corso del secondo capitolo) ha assunto, negli anni novanta, una crescente diffusione. Al 31 marzo 1999, sulla base dei dati raccolti dall’archivio amministrativo INPS, si registravano 1,5 milioni di collaboratori coordinati e continuativi.

Nonostante il crescente coinvolgimento dei giovani in queste forme di impiego di carattere non standardizzato, permangono delle notevoli distanze rispetto ai valori che registrano gli altri paesi dell’UE. A fronte di un’incidenza dell’occupazione temporanea giovanile (15-24 anni) del 22,4% si rileva, nell’Unione Europea, un tasso di incidenza del 37,6%. L’incidenza dell’occupazione part time giovanile, in Italia si attesta sull’8,9%, mentre la media comunitaria raggiunge il 22,1%.

 

Tratto dal rapporto CNEL 2000

 

La disoccupazione giovanile

I dati di seguito riportati servono a farsi un’idea del fenomeno disoccupazione. Se si legasse la partecipazione in maniera diretta al lavoro, cioè se lavoro faccio parte della società, i disoccupati sarebbero, di conseguenza, degli esclusi. È necessario riflettere su un fenomeno che insiste drammaticamente su un’Italia divisa in zone a seconda delle opportunità occupazionali. Riportiamo di seguito i dati ISTAT sulla disoccupazione giovanile in Italia. Di fatto la disoccupazione in Italia, soprattutto al Sud, è un fenomeno strutturale, legato e condizionato alla geografia e alla storia delle regioni. L’Unione Europea, che esprime parere vincolante circa le politiche occupazionali degli stati membri, indica l’Italia come uno dei fanalini di coda. Si spende infatti troppo poco in politiche per l’occupazione in rapporto al Prodotto Interno Lordo, e si spende troppo poco soprattutto per le politiche attive del lavoro. Servono infatti degli investimenti strutturali capaci di generare impresa e di generare lavoro. D’altro canto l’Italia è uno degli stati membri con il più complesso sistema di monitoraggio del mercato del lavoro. Se da un punto di vista il Governo ha seguito le indicazioni imposte dal Piano per l’Occupazione concordato con l’Unione Europea, dall’altro non è sempre così facile misurarne gli effetti, soprattutto al Sud.

Tassi di disoccupazione giovanili (15 – 29 anni) e totali

ripartiti per singole regioni (anno 1998)

REGIONI

Uomini

Donne

Uomini e donne

 

15–29 anni

Totali

15-29 anni

Totali

15-29 anni

Totali

Piemonte

13.1

5.3

25.5

13.6

18.8

8.8

Valle d’Aosta

12.5

3.1

14.3

8.7

6.7

5.6

Lombardia

7.7

3.5

15.4

9.1

11.2

5.8

Trentino

4.3

2.4

6.8

4.8

6.2

3.4

Veneto

6.1

3.1

12.4

8.3

9.0

5.2

Friuli V. Giulia

6.9

3.1

16.1

9.9

12.0

5.8

Liguria

24.4

8.2

30.7

14.9

27.2

10.8

Emilia Romagna

8.7

3.6

15.7

8.4

11.7

5.7

Toscana

12.8

5.0

23.7

12.8

17.8

8.2

Umbria

13.6

5.2

28.6

14.2

20.3

8.9

Marche

9.6

4.0

19.2

10.4

14.8

6.7

Lazio

29.2

9.9

37.6

16.4

32.4

12.4

Abruzzo

18.2

7.4

27.1

13.3

22.8

9.6

Molise

33.3

12.8

46.2

22.9

38.7

17.5

Campania

47.3

20.5

61.0

33.7

52.9

24.9

Puglia

34.5

16.5

51.8

29.9

41.00

20.9

Basilicata

31.3

13.3

57.1

28.9

38.9

18.4

Calabria

50.5

20.4

67.1

38.5

56.9

26.8

Sicilia

44.2

20.5

61.5

35.4

50.4

25.2

Sardegna

36.5

16.1

54.1

31.1

43.8

21.5

Italia

22.3

9.5

30.9

16.8

26.1

12.3

Nord ovest

10.6

4.5

19.5

10.9

14.7

7.1

Nord est

7.1

3.3

13.4

8.2

10.0

5.3

Centro

20.0

7.2

29.5

14.1

24.2

10.0

Mezzogiorno

41.0

18.2

56.7

31.8

47.3

22.8

 

 

I RELATORI

Alcune notizie biografiche

 

Francesco Totaro insegna Filosofia Morale e Filosofia Politica all’Università di Macerata, di cui è attualmente prorettore. Ha scritto saggi su Hegel, Weber, Scheler, Gramsci, Italo Mancini, Nietzsche, su temi di ontologia e metafisica, sul rapporto tra etica, economia e politica, sulla funzione ideologica della comunicazione. È responsabile dell’Ufficio Studi delle Acli di Milano. Fa parte della redazione del bimestrale « Il Progetto» e del comitato editoriale della rivista «il bianco e il rosso».

Massimo Cacciari, nato a Venezia nel 1944; laureato in filosofia a Padova nel 1967, è ordinario di filosofia estetica dal 1985. La sua ricerca si è, soprattutto nella prima fase, concentrata sul problema della critica dell’idealismo classico e sulla cultura viennese del primo Novecento. Nel corso degli anni ‘80 è andato approfondendo la presenza della cultura ebraica della filosofia contemporanea europea, in relazione al dibattito teologico – filosofico (Icone della legge, Adelphi Milano 1985 e L’angelo necessario, Adelphi Milano 1986). Negli ultimi anni, la sua ricerca ha riguardato in particolare il nesso tra la filosofia e la politica nella storia europea (Geo – Filosofia dell’Europa, Adelphi Milano 1994 e L’Arcipelago, Adelphi Milano 1997). Un forte impegno politico ha sempre caratterizzato il suo lavoro scientifico. È stato deputato in Parlamento dal 1976 al 1983, Sindaco di Venezia dal 1993 al 2000, Deputato Europeo, Consigliere Regionale del Veneto.

 

Raffaele Morese, Sottosegretario Ministero del Lavoro. Ecco un suo intervento dagli atti del convegno «occupazione giovanile» svolto presso la sede del Partito Popolare Italiano il 10 maggio 2000:

«Io penso che il grande salto che noi dobbiamo fare è avere una società che sappia usare il computer e sappia parlare inglese, perché soprattutto dove non ci sono livelli di occupazione come al nord, il rischio è di perdere la battuta. L’anno prossimo entreranno nella UE dei paesi che hanno il costo del lavoro del 30/35% più basso dell’Italia: la Polonia, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Slovenia. Essi hanno un vantaggio relativo rappresentato dal fatto che sono già bilingue…noi dobbiamo attrezzare il più possibile i giovani alle nuove tecnologie, e quindi stiamo pensando, anzi abbiamo già i finanziamenti per far partire un progetto per i disoccupati del Mezzogiorno, fra i 16 e i 30 anni, per una alfabetizzazione al computer e all’inglese, in modo da mettere i giovani in condizione di poter presentare dei curriculum un po’ più ricchi…noi vogliamo consegnare il computer in mano ai giovani, farglielo portare a casa, da casa avere un rapporto interattivo prima sulla conoscenza del computer, poi sull’inglese in modo tale da poter poi avere una certificazione finale sulla base europea e consentire loro di migliorare le chance sul mercato del lavoro…la mia generazione ha conosciuto lavoro e diritti, la generazione che sta venendo si sta abituando a vivere un lavoro legale troppo tardi nella vita, per cui il nostro sforzo non deve essere orientato a creare lavoro qualsiasi, ma lavoro legale e tutelato.»

 

La campagna di ricerca e azione

 

Gioc e Ga, sulla base di un questionario proposto ed elaborato dalla Gioc, hanno raccolto i dati ci circa 1500 ragazzi di tutta Italia. Quelle che vi stiamo fornendo sono solo alcune delle griglie, ad uso interno, che riassumono i dati dell’inchiesta. L’elaborazione deve intendersi aggiornata al 30/09/00.

In questo breve scorcio vogliamo proporvi alcuni dati circa la soddisfazione e il grado di partecipazione, dati che opportunamente lasciamo senza ulteriori commenti. Il lettore potrà fare delle considerazioni da condividere in sede di Agorà.

 

Qual è la tua posizione contrattuale?

1. Regolare

75.3 %

2. Non regolare

7.5 %

3. In nero

17.3 %

Quanto ti capita di parlare sul posto di lavoro

 

mai

a volte

abbastanza

spesso

1. Di argomenti inerenti al lavoro che fai

3.8 %

16.2 %

25.7 %

54.4 %

2. Di religione

55.4 %

36.5 %

5.7 %

2.3 %

3. Di politica

38.1 %

44.2 %

12.6 %

5.0 %

4. Di problemi sociali

18.5 %

43.6 %

25.5 %

12.4 %

5. Di sindacato

61.9 %

24.0 %

8.8 %

5.4 %

6. Di questioni personali (famiglia, salute…)

16.3 %

40.8 %

24.5 %

18.4 %

7. Di problemi sentimentali

42.9 %

33.4 %

12.8 %

10.9 %

8. Di sport

22.3 %

30.1 %

24.9 %

22.7 %

9. Di musica, spettacoli

14.6 %

39.5 %

30.0 %

15.9 %

10. Di tempo libero

 

 

 

 

11. Di problemi legati al tuo quartiere

37.2 %

38.8 %

14.6 %

9.4 %

Facendo riferimento al tuo attuale lavoro quanto risultano vere le seguenti valutazioni?

 

per nulla

poco

abbast.

molto

1. Si può contare sull'aiuto di altri

11.3 %

28.5 %

44.0 %

16.2 %

2. Si ha la possibilità di variare le mansioni

16.2 %

30.1 %

38.3 %

15.4 %

3. Il lavoro è ben coordinato

13.8 %

28.0 %

45.6 %

12.6 %

4. I ritmi di lavoro non sono stressanti

29.1 %

28.3 %

28.2 %

14.5 %

5. I cambiamenti non incontrano quasi mai forti resistenze

23.6 %

36.2 %

31.2 %

8.9 %

6. Ciascuno grazie all’impegno personale può far bene il suo lavoro

2.5 %

8.6 %

46.7 %

42.2 %

7. Si ha la possibilità di organizzare autonomamente il proprio lavoro

15.5 %

20.9 %

40.9 %

22.7 %

8. Le informazioni sul lavoro circolano in modo soddisfacente

14.9 %

30.7 %

42.5 %

11.9 %

9. Si possono frequentare corsi di formazione inerenti al lavoro svolto

35.0 %

21.4 %

28.8 %

14.8 %

Pensa al tuo lavoro attuale. Qual è il tuo grado di soddisfazione per ognuno di questi aspetti?

 

Per nulla soddisf.

poco soddisf.

abbastanza soddisf.

molto soddisf.

Aspetto irrilevante/ non mi interessa

1. Condizioni ambientali di lavoro

10.1 %

16.8 %

48.3 %

23.3 %

1.5 %

2. Grado di autonomia sul lavoro

8.5 %

17.8 %

43.5 %

29.1 %

1.2 %

3. Retribuzione

12.8 %

27.9 %

45.2 %

13.4 %

0.7 %

4. Possibilità di carriera

27.0 %

26.1 %

27.0 %

14.5 %

5.4 %

5. Orario di lavoro

12.5 %

22.6 %

40.3 %

23.1 %

1.5 %

6. Realizzazione di se stessi

17.6 %

22.3 %

37.1 %

21.4 %

1.5 %

7. Stabilità del posto di lavoro

14.8 %

16.9 %

37.3 %

28.4 %

2.7 %

8. Contenuto del lavoro

9.8 %

16.9 %

43.1 %

28.4 %

1.8 %

9. Rapporti con i compagni

4.4 %

9.6 %

40.7 %

43.3 %

2.0 %

10. Riconoscimento per il lavoro

13.6 %

26.0 %

38.6 %

20.4 %

1.4 %

11. Sicurezza sul posto di lavoro

11.1 %

16.0 %

39.1 %

30.5 %

3.3 %

Complessivamente ti ritieni soddisfatto del tuo lavoro?

1. Molto

23.4 %

2. Abbastanza

53.1 %

3. Poco

17.6 %

4. Per nulla

5.8 %

Quanto è importante il tuo lavoro per:

 

nulla

poco

abbastanza

molto

1. Te stesso

2.0%

8.5 %

42.1 %

47.3 %

2. La tua famiglia

3.0 %

9.5 %

45.8 %

41.8 %

3. Il tuo quartiere

48.7 %

26.5 %

19.4 %

5.4 %

4. La tua città

44.6 %

23.5 %

21.4 %

10.5 %

5. L'Italia

41.3 %

19.6 %

23.5 %

15.6 %

Qual è secondo te la cosa più importante sul lavoro? (1 sola risposta per colonna )

 

1° scelta

2° scelta

1. Lo stipendio/il reddito

28.9 %

13.0 %

2. Le condizioni di lavoro

9.4 %

13.3 %

3. Buoni rapporti con i compagni di lavoro

12.4 %

21.8 %

4. Buoni rapporti con i superiori

4.1 %

6.9 %

5. La possibilità di migliorare (reddito e tipo di lavoro)

16.4 %

18.2 %

6. La possibilità di imparare cose nuove e di esprimere le proprie capacità

26.6 %

17.5 %

7. L'orario di lavoro

1.1 %

5.5 %

8. La possibilità di viaggiare molto

1.1 %

3.9 %

 

Fra cinque anni è verosimile che tu sia

 

No

1. Coniugato

42.6 %

57.4 %

2. Coniugato con figli

61.3 %

38.7 %

3. Disoccupato

92.6 %

7.4 %

4. Impegnato in un'associazione di volontariato

52.4 %

47.6 %

5. Impegnato in ambito politico

86.6 %

13.4 %

6. Delegato sindacale

92.1 %

7.9 %

7. Responsabile di una squadra sportiva

84.5 %

15.5 %

8. Responsabile del lavoro di altri

45.0 %

55.0 %

9. Impegnato per la difesa dell'ambiente

68.2 %

31.8 %

10. Impegnato in comitati di quartiere

86.9 %

13.1 %

11. Impegnato nella tutela dei consumatori

90.8 %

9.2 %

12. Impegnato in ambito religioso

68.8 %

31.2 %

Quale pensi che sia il più grande problema del mondo del lavoro?

1. La disoccupazione

38.9 %

2. La precarietà

10.2 %

3. Il lavoro nero

12.8 %

4. La mancanza di sicurezza

5.4 %

5. La formazione professionale

11.5 %

6. Il sindacato

2.4 %

7. Gli imprenditori

2.6 %

8. La scarsa attenzione del governo

10.3 %

9. La globalizzazione

5.9 %

Il primo articolo della Costituzione recita " l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro"

Pensi che questa affermazione sia valida oggi?

1. Sì, il lavoro e’ alla base della vita sociale

79.0 %

2. No, il lavoro non è più un fondamento della vita sociale

17.0 %

3. No, il lavoro non ha mai contato effettivamente molto

4.0 %

Per migliorare le condizioni socio-economiche di una nazione, cosa è più importante?

1. L’onestà dei politici

48.9 %

2. L’impegno di tutti i lavoratori

22.5 %

3. La privatizzazione dell’economia

5.2 %

4. Un governo di tecnici

3.2 %

5. L’innalzamento della scolarizzazione

15.9 %

6. Lo sviluppo dell’informatica

4.2 %

Pensi che un lavoratore come te, per migliorare la propria condizione, riesca ad ottenere di più:

1. Cambiando lavoro

23.7 %

2. Organizzandosi con altri per difendere i propri diritti

18.9 %

3. Facendo il proprio dovere seguendo le indicazioni di chi gestisce l'attività

20.6 %

4. Organizzandosi con altri per introdurre cambiamenti

36.8 %

Quanto i seguenti soggetti promuovono gli interessi dei giovani lavoratori?

y

nulla

poco

abbastanza

molto

1. Famiglia

4.7 %

19.1 %

49.0 %

27.3 %

2. Amici

6.3 %

35.0 %

45.5 %

13.3 %

3. Associazioni

9.9 %

34.8 %

44.4 %

10.9 %

4. Gruppi religiosi/parrocchie

19.2 %

34.5 %

37.0 %

9.2 %

5. Sindacati

18.5 %

38.1 %

34.2 %

9.2 %

6. Partiti

33.0 %

48.8 %

15.1 %

3.1 %

7. Comune

23.8 %

46.9 %

26.9 %

2.4 %

8. Stato

24.7 %

50.8 %

21.7 %

2.8 %

9. Aziende

17.2 %

44.7 %

31.7 %

6.4 %

10. Centri sociali

27.2 %

41.4 %

26.4 %

5.0 %

11. Il presidente della Repubblica

45.7 %

36.9 %

14.1 %

3.2 %

12. Il Papa

38.3 %

28.3 %

24.2 %

9.2 %

13. Il presidente del Consiglio

42.9 %

38.7 %

14.8 %

3.7 %

 

Partecipazione

e rappresentanza

(Dal rapporto CNEL 2000) La sensazione che da almeno un decennio a questa parte, il circuito della rappresentanza non sia più in grado di rispondere adeguatamente alle sfide di carattere sociale e politico provenienti dal contesto nazionale e dal mondo giovanile, trova conferma nei continui segnali di cedimento dei corpi intermedi (sindacati e associazioni) che sono stati a lungo il collante del sistema paese – Italia. È indubbio che il crollo dei livelli di partecipazione, alle competizioni elettorali da un lato, alle strutture sindacali associative dall’altro, sono il sintomo di uno stesso malessere, individuale prima che collettivo, a rinvenire all’interno dell’arena sociale e politica, un interesse, un idea, un ambito, un simbolo in grado ri rigenerare coesione sociale e socialità.

 

Quali pensi possa essere oggi il modo più efficace per risolvere i problemi sociali?

Y

1° scelta

2° scelta

1. La protesta personale

10.9 %

5.3 %

2. Il volontariato

13.5 %

14.2 %

3. L'azione politica dei partiti

7.7 %

11.4 %

4. La creazione di nuovi soggetti politici

6.6 %

10.2 %

5. La concertazione delle parti sociali

32.7 %

17.8 %

6. Un'autorità forte

6.3 %

7.3 %

7. La rivoluzione

5.4 %

5.5 %

8. La lotta armata

1.8 %

3.4 %

9. La protesta organizzata

10.2 %

17.4 %

10. Non vedo possibilità di soluzione

5.0 %

7.4 %

 

 

 

Quali di queste frasi esprime meglio il tuo atteggiamento nei confronti della politica?

1. Mi considero politicamente impegnato

5.0 %

2. Mi tengo al corrente della politica ma non partecipo attivamente

46.6 %

3. Penso che bisogna lasciare la politica a chi ha più competenza di me

24.3 %

4. La politica mi disgusta

24.1 %

Negli ultimi tre mesi hai partecipato attivamente o aderito con qualche forma concreta di impegno non occasionale a qualche associazione o gruppo?

1. No

64.0 %

2. Si

36.0 %

Se sì, di che natura sono queste associazioni o gruppi?

 

no

1. Associazione, gruppo di ispirazione religiosa

72.3 %

27.7 %

2. Associazione, gruppo di sportivi praticanti

21.7 %

78.3 %

3. Associazione, gruppo di tifosi

6.6 %

93.4 %

4. Associazione di impegno sociale o assistenziale

52.3 %

47.7 %

5. Associazione culturale, musicale, teatrale

28.5 %

71.5 %

6. Associazione ricreativa, tempo libero, turistica

24.8 %

75.2 %

7. Associazione per la difesa della natura, ambiente

11.1 %

88.9 %

8. Associazione per la pace, disarmo

12.6 %

87.4 %

9. Associazione per immigrati, paesi in via di sviluppo

12.6 %

87.4 %

10. Movimenti politici o di partito

12.3 %

87.7 %

11. Organizzazioni sindacali

10.8 %

89.2 %

12. Altro, specificare (GiOC, ass. di lavoro, sanitario...)

3.2 %

86.8 %

Alcune riflessioni della GiOC

tratte dal «campo sud»

 

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE E PRECARIETÀ

 

Al Sud c’è una percentuale elevata di disoccupati e lavoratori precari.

Manca la capacità di utilizzare le varie agevolazioni (borse lavoro, piani di inserimento con i contratti di formazione professionale) rivolte alle imprese.

Questa incapacità si riscontra principalmente nelle piccole imprese che al sud sono numerose. E questo incide sulla stabilità del lavoro dei giovani che si trovano già in una situazione di precarietà e viene a crearsi un’incertezza che grava sui progetti di vita a breve e lungo termine.

 

SOGNO DI ESSERE IMPRENDITORI

MA POCA CAPACITÀ DI FARE IMPRESA

 

Questo avviene perché partiamo da un retroterra storico costituito da grossi latifondisti che possedevano gran parte delle risorse, principalmente agricole, dove i nostri nonni erano gli operai di questi proprietari quindi avevano lo stretto compito di eseguire mansioni manuali. In queste mansioni non era richiesto di pensare, il dover creare, il dovere rischiare per aumentare la produzione, essere attenti alla qualità e mettere sul mercato i prodotti.

I nostri genitori sono passati ad essere proprietari di piccoli pezzi di terreno, incapaci di gestire in maniera imprenditoriale, provenienti come sono da un lavoro dipendente e manuale.

I figli, cioè noi oggi ci ritroviamo a vivere il dramma ancora più grosso della disoccupazione a causa del cambiamento del mercato del lavoro (diminuzione dei posti statali, minori risorse assistenziali da parte dello Stato) ad avere le risorse quali le terre dei nostri genitori e a non saperle utilizzare al meglio, anche se si sta iniziando a provare a «giocare a fare gli imprenditori».

 

FORMAZIONE PERMANENTE O FORMAZIONE NEGATA

 

C’è il desiderio e l’aspirazione dei giovani a formarsi a cui seguono due condizioni:

o si sceglie di formarsi e quindi si ha la possibilità di entrare in un mondo del lavoro che richiede formazione continua e quindi sperimentare la qualità del lavoro, avere mansioni di specializzazione;

oppure non formarsi ed entrare in un mondo del lavoro che non la richiede rischiando di non vivere mai la formazione e di essere esclusi dal lavoro regolare o professionalizzato.

 

INDIVIDUALISMO COME TRATTO CARATTERIZZANTE LA NOSTRA SOCIETÀ

 

Si fatica a riconoscere un noi. Società individualista che propone soluzioni o soddisfacimento dei bisogni individuali con la tendenza a valorizzare il proprio io (esperienza di Mario) (es. delle diverse associazioni concorrenti in una progettualità comune).

 

LA FINE DEL LAVORO E L’IMPORTANZA RELATIVA DEL LAVORO: IL LAVORO CHE INCIDE SULLA VITA DELLE PERSONE

 

Il lavoro non è più considerato come l’unico aspetto centrale della vita del giovane ma si vive la tendenza a realizzarsi nel tempo libero, in famiglia, nel volontariato.

Comunque l’esperienza del lavoro incide ancora fortemente sulla vita delle persone a causa dei ritmi elevati (lavoro con turni).

 

CRISI DELLA POLITICA, DEI PARTITI E DELLE ISTITUZIONI

 

Oggi pare difficile per i partiti e la politica in genere pensare ai giovani, a pensare e realizzare progetti a misura di giovani, tutto quello che fanno è lontano dalle esigenze dei giovani. Questo può essere causa di un distacco dei giovani dalla politica.

È vero anche però che sono i giovani stessi che tendono sempre e facilmente a criticare anziché informarsi, formarsi e mettersi in azione.

 

IL SENSO DEL LAVORO

Non dedico la mia vita al lavoro.

Lavorare ti dà un posto nella società.

Ti fa sentire realizzato.

Creare una cooperativa ti fa sentire soddisfatto perché ti permette di creare il lavoro che ti piace.

Non ha senso lavorare e guadagnare tanto se non si è gratificati.

Lavorare in nero non sempre significa insoddisfazione se il lavoro piace e realizza.

Formazione per non far sì che il lavoro nero sia regolarizzato.

Il sindacato non si conosce per niente, ha un’immagine negativa, a volte legata alla politicizzazione o alla contrattazione con i datori di lavoro.

Gli ostacoli del lavoro nero mi stimolano e mi fanno crescere.

Rendere il lavoro nero come formazione (fare esperienza) per poi fare qualcosa di meglio.

Mi sentivo molto più soddisfatto nel lavoro nero perché in quello regolare si dà molta importanza ai soldi.

C’è ancora molta sfiducia nelle istituzioni.

La Gi.O.C. mi ha fatto cambiare idea sul mondo del lavoro, mi ha insegnato a capire le sue regole, a pretendere i miei diritti.

Il Lavoro: è un valore di per sé, fondamento della vita umana, realizza, forma, rende indipendenti.

Sindacato: importante anche se purtroppo non lavora molto spesso a fianco dei giovani lavoratori.

Revisione di Vita: strumento molto importante perché ci permette di leggere la realtà; il nostro limite è non fare le azioni, per qualcuno è difficile il confronto della Parola senza la presenza dell’assistente.

Territorio: qualche gruppo ha realizzato delle manifestazioni e ciò ha dato visibilità al gruppo e ha reso possibile l’aggregazione.

La nostra idea di società: «valorizzazione» del lavoratore in nero, valorizzazione dei diritti e della persona.

 

 

LA NOSTRA PROPOSTA DI PARTECIPAZIONE

 

Garantire la formazione attraverso: corsi, coordinamenti, consigli, ecc.

Capire i bisogni dei giovani lavoratori (es. bisogno di essere rappresentati)

Si ha la necessità di un Portavoce dei giovani

Occorre al sud costruire relazioni con le istituzioni, i sindacati, a partire dai bisogni dei giovani del sud

I giovani agiscono per migliorarsi, emergere, migliorare la condizione economica, farsi rispettare quando non sono considerati.

La Gi.O.C. ci ha permesso di approfondire la nostra condizione e di prenderne coscienza, ci permette di valorizzarci, di essere accompagnati in un cammino.

Partecipazione, lavoro e società: è importante rifletterci per esprimersi e non essere tagliati fuori; avere la possibilità di esprimere le nostre capacità. Rispetto a società e lavoro proviamo amarezza difficoltà, troviamo porte chiuse, a volte siamo assenti nelle iniziative

 

 

 

Alcune riflessioni di GA

«Chi ha bisogno del mio lavoro?»

 

Ci sembra che una Campagna (che il Garzanti definisce «azione per ottenere un particolare fine politico, sociale o morale») sul Lavoro, debba essere condotta, tenendo conto del nuovo contesto a cui ci riferiamo.

Nuovi lavori, precarietà, flessibilità, incertezza, assenza di luoghi di socialità e di partecipazione nel mondo del lavoro, sono tutti fenomeni che oggi toccano i giovani da vicino. Ecco allora il ruolo del Gruppo di GA: ovvero il momento in cui le storie, le vicende dei singoli divengono gesti concreti di valenza sociale, iniziative e azioni. Proponiamo di seguito alcune veloci riflessioni e linee di ricerca che hanno accompagnato l’attività del nazionale e dei gruppi provinciali.

 

La campagna lavoro di Ga

«Oggi che il lavoro sta cambiando, che mi sento sempre più professionalmente e umanamente sostituibile…
Oggi che non ci sono più i legami forti,
i luoghi di tutela e socialità tradizionali… a che cosa servo io? Chi ha ancora bisogno del mio lavoro?»

In questi mesi alcune delle nostre provincie, oltre che attivarsi nella raccolta dei questionari, hanno iniziato a percorrere quantomeno la ricerca delle domande, di quelli che nel testo della campagna abbiamo definito i nodi di criticità: Eccone alcuni.

La flessibilità è un male necessario o è una nuova forma di lavoro?

La flessibilità è sinonimo di minore tutela?

Quale ruolo per la persona e per i processi di socialità nelle dinamiche del mercato del lavoro flessibile?

Se da un punto di vista la flessibilità si presenta come un’opportunità di accesso al mondo del lavoro, dall’altro corrisponde spesso a una riduzione dei diritti e della qualità della vita. Come si può rendere sostenibile questo fenomeno?

Gli Immigrati, come i giovani rappresentano spesso delle fasce di lavoratori di seri B. Sono ai margini del tradizionale mercato del lavoro, i più esposti alla drammaticità della disoccupazione. Quali strade si potranno percorrere per creare condizioni di lavoro dignitose per tutti?

Come promuovere, tra i giovani, una cultura positiva del lavoro?

Come si possono educare i giovani a muoversi in un mercato del lavoro frammentato, e trovare inventando, allo stesso tempo dei luoghi di partecipazione?

Qual è il ruolo della donna ne mercato dei nuovi lavori?

Attivare una Partita Iva per le collaborazioni è la stessa cosa che essere imprenditori? Quali strumenti servono per essere davvero imprenditori?

 

 

 

GLOSSARIO

 

APPRENDISTATO

Nasce nel 1955 per collegare l'aspetto lavorativo a quello formativo, ed è rivolto in particolare alle piccole imprese. Il contratto è rivolto a giovani che abbiano compiuto 16 anni e non superino i 24 anni nelle aree del Centro-Nord e i 26 anni in quelle del Mezzogiorno.

Nel settore artigiano il contratto nazionale di lavoro può innalzare l'età richiesta fino a 29 anni per qualifiche di alto contenuto professionale.

CONTRATTO DI COLLABORAZIONE

È la forma più diffusa di lavoro atipico. Il contratto di collaborazione, il pagamento con «ritenuta d'acconto», è diventato una modalità di lavoro molto diffusa che riguarda attività diverse tra loro e che ha dato il via ad un dibattito e una giurisprudenza confusa. Altre forme atipiche sono la collaborazione occasionale il contratto d'opera, il contratto di agenzia, l'associazione in partecipazione.

 

CONTRATTO DI FORMAZIONE E LAVORO

È stato introdotto nel 1984 ed ha avuto una vera e propria esplosione tra il 1986 e il 1990. Ora attraversa una fase di revisione e graduale eliminazione. Il Governo ha raccomandato di stipulare questo tipo di contratto soprattutto per giovani con meno di 25 anni e laureati con meno di 29 anni. Il lavoratore con contratto di formazione e lavoro (Cfl) può essere inquadrato a un livello inferiore rispetto a quello previsto, ed escluso dal computo dei limiti numerici previsti da leggi e contratti.

FLESSIBILITÀ

Concetto che nasce nel contesto produttivo per indicare il modo di gestire l'azienda che punta sull'efficienza e sulla competitività nel realizzare beni e servizi nei tempi e luoghi richiesti dal mercato e sulla rapidità nella loro consegna a costi bassi. Il termine è stato successivamente utilizzato per descrivere le nuove modalità di lavoro che da qualche anno vengono adottate in modo crescente. Secondo Gallino, la maggiore flessibilità del lavoro, tanto invocata significa due cose: una maggiore discrezionalità da parte delle aziende nell'impiego e nella retribuzione del personale e una minore resistenza da parte delle persone alle decisioni prese in riferimento a diversi aspetti della loro condizione lavorativa. Con il concetto di 'flessibilità sostenibile' - evocato a più riprese dalle Acli - si vuole richiamare quella ben più nota di «sviluppo sostenibile», per indicare che è possibile affrontare i mutamenti del lavoro e delle imprese nei sistemi economici post-industriali, salvaguardando e tutelando i lavoratori, promuovendo e creando lavoro soprattutto per chi rimane ancora escluso da questo diritto. La flessibilità è sostenibile quando non degenera nella precarizzazione.

LAVORO ATIPICO

Quando l'una o l'altra caratteristica, descritta per definire il lavoro standard, viene a mancare siamo in presenza di lavoro definito atipico. Le figure coinvolte nei lavori atipici sono molteplici. Troviamo lavoratori a tempo parziale, a tempo pieno - con un contratto temporaneo - lavoratori interinali, che non ricevono alcun compenso tra un lavoro e un altro o che vengono assunti a tempo indeterminato dall'agenzia interinale, i lavoratori socialmente utili, ecc..

LAVORO INTERINALE

Forma di lavoro temporanea che consente di lavorare presso un'azienda, per un certo periodo di tempo, dopo essere stati "assunti" da un'agenzia (detta interinale) con la quale si instaura il rapporto di lavoro, e il cui business è proprio quello di fornire prestazioni professionali. Il lavoratore temporaneo ha gli stessi diritti - dalla retribuzione alle ferie, alla copertura previdenziale - e obblighi di un lavoratore con contratto a tempo indeterminato della stesa categoria.

La disciplina e la retribuzione sono quelle previste per la categoria produttiva dell'impresa utilizzatrice.

LAVORO PARASUBORDINATO

Tipo di lavoro formalizzato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa per questo o quel datore di lavoro. Già contemplata dal vecchio codice di procedura civile, essa era stata ridefinita per legge negli anni sessanta, poi negli anni ottanta aveva ricevuto uno specifico trattamento fiscale, e da ultimo era stata ricompresa nella previdenza obbligatoria con la riforma pensionistica del 1995.

Può essere considerata insieme al lavoro con contratto di collaborazione occasionale - come sottolinea Aris Accornero - l'unica forma di lavoro veramente "atipica" di lavoro presente nel panorama lavorativo italiano. Il contratto di collaborazione coordinato-continuativo, vantaggioso per i committenti, sta incuneandosi tra il lavoro subordinato e quello autonomo, ma in termini di tutela di questo profilo lavorativo non si è fatto quasi nulla.

 

LAVORO PART-TIME

Tipo di lavoro che prevede un contratto che garantisce una continuità di rapporto, ma con orario ridotto. Il contratto a tempo parziale deve essere stipulato per iscritto, e indicare mansioni e distribuzione dell'orario, di lavoro che può essere variabile, ma deve essere indicato con riferimento al giorno, alla settimana, al mese e all'anno. È recente il varo di un decreto legislativo che introduce delle novità alla disciplina del part-time con incentivi per 600 miliardi in tre anni. È prevista in particolare riduzione delle aliquote contributive per i nuovi assunti con contratti di part-time a tempo indeterminato purché vadano ad aumentare l'organico dell'impresa.

 

NEW ECONOMY

È il fenomeno economico del momento. La «nuova economia» (il termine vuol dire questo) rappresenta tutte quelle attività e imprese che operano nel mondo delle tecnologie avanzate, dell’informatica e soprattutto di Internet. Si contrappone alla «old economy» (vecchia economia) come viene chiamata quella tradizionale, come l’industria. In realtà anche le aziende della «old economy» possono passare alla «new economy» sfruttando in pieno le opportunità delle nuove tecnologie.

 

PIANI DI INSERIMENTO PROFESSIONALE, BORSE E STAGES

 

I piani di inserimento professionale (PiP), sono destinati a giovani privi di occupazione che partecipano a progetti di inserimento lavorativo promossi da organizzazioni di impresa, con una indennità massima di 600mila lire al mese, di cui la metà a carico dell'impresa.

La durata dell'attività non può essere superiore a 80 ore mensili per 12 mesi: l'indennità pagata dall'INPS ammonta a 800mila lire mensili. Gli stages sono una forma di addestramento professionale di giovani in fase scolastica o post-scolastica sui luoghi di lavoro. Borse e stages non determinano la costituzione di un rapporto di lavoro.

 

SHARE ECONOMY

Con questo termine s’intende in buona sostanza, un sistema nel quale i lavoratori diventano azionisti delle imprese non in modo individuale, ma grazie a contratti collettivi (aziendali o nazionali) o norme di legge. L’ingresso del lavoro nel capitale dovrebbe avvenire a termini agevolati e portare a forme di cogestione dell’impresa. Ma il dibattito resta aperto.

La partecipazione o cogestione delle imprese imposta ex lege o da un accordo tra sindacati e industriali impegnativo per tutti rischia di avere conseguenze negative. Per alcune società i lavoratori potrebbero non avere convenienza a ricevere azioni, ad esempio perché non essendo quotate in borsa i titoli non sono facilmente liquidabili..

 

 

SOCIETÀ DEI LAVORI

Con la società dei lavori - concetto suggerito dal Sociologo Aris Accornero - si moltiplicano i lavoro, ne nascono nuovi, soprattutto sulla spinta dell'innovazione tecnologica ed organizzativa, sull'onda del cambiamento culturale che fa da scenario alle modifiche strutturali nel comparto del lavoro. C'è un cambiamento generale del mondo della cultura e dell'impresa, e c'è qualcosa di innovativo anche nel mondo del lavoro.

L'avvento della società dei lavori, è caratterizzato, inoltre, da un forte processo di de-industrializzazione.

 

SVILUPPO LOCALE

Approccio di politica per il lavoro che individua nel territorio il luogo cruciale per creare sviluppo e occupazione tenendo conto del contesto sociale, antropologico, istituzionale presente in un determinato ambito territoriale. Lo strumento individuato per produrre occupazione, - come dice Aldo Bonomi - e quindi inclusione sociale e il Patto territoriale per lo sviluppo, che pur essendo una forma di azione sociale limitata in un determinato spazio può consentire di coniugare il locale con il globale sia in ambito politico che economico. Il Patto territoriale per lo sviluppo o per il sociale oltre che processo economico, mai come oggi è soprattutto strategia degli attori sociali.

 

TELELAVORO

Modalità di lavoro che comporta una ristrutturazione del lavoro e della vita delle persone. Il telelavoro può essere realizzato in forme assai semplici o con l'aiuto di tecnologie ancora più sbrigative come la posta elettronica. Per le aziende - come afferma Domenico De Masi - vi sono benefici in termini di flessibilità, di produttività, e di creatività; per i lavoratori vi sono benefici in termini di autonomia, di condizioni fisiche, di rapporti familiari, di buon vicinato, di accessibilità al lavoro (soprattutto per handicappati, anziani, casalinghe); per la collettività vi sono benefici in termini di ridistribuzione geografica e sociale del lavoro, riduzione del traffico, stimoli alla creazione di nuovi lavori, rivitalizzazione dei quartieri, riduzione dell'inquinamento e delle spese di manutenzione stradale, eliminazione delle ore di punta.

Il telelavoro può essere adottato solo per alcune mansioni che meglio si presentano al decentramento e può essere limitata ad alcuni giorni della settimana o ad alcune settimane del mese. Può essere svolto nella casa del lavoratore o in uffici satelliti vicini più alla sua casa che non all'azienda madre.

Ogni telelavoratore opera, comunque, entro un piano operativo che lo raccorda con tutti gli altri suoi colleghi, con i suoi capi e con i suoi dipendenti. Il controllo, anziché avvenire sul processo avviene prevalentemente sui risultati: è, quindi, meno dispendioso, meno alienante, più appropriato al lavoro intellettuale che ormai prevale ovunque sul lavoro manuale, più rispettoso della dignità del lavoratore. I singoli telelavoratori possono essere raggiunti e coordinati dal datore di lavoro in qualsiasi momento.

Il minor numero di rapporti interpersonali con i colleghi di ufficio è ampiamente compensato dal maggior numero di rapporti personali in famiglia, nel palazzo, nel quartiere. Grazie al telelavoro, infatti, è probabile che il lavoratore oggi sradicato dalla propria casa, potrà integrarsi nel quartiere in cui è situato il proprio palazzo.

 

 

 

 

 

Dalla «carta stampata»

 

Lavoro atipico, crescita record. In 12 mesi, 428 occupati in più:

il tasso di disoccupazione al 10,1%

 

«Un pieno di atipici e precari, ma l’aumento è, in ogni caso, «storico»: in luglio l’occupazione è aumentata del 2% rispetto al luglio 1999, mentre il numero dei disoccupati è diminuito del 7,4% con il tasso di disoccupazione che scende al 10,1%. In cifre assolute, in 12 mesi sono stati creati 428.000 posti di lavoro, l’incremento tendenziale più alto dal 1992, e il numero degli occupati è salito a 21,322 milioni: quasi un milione in più rispetto a Luglio del 1999.

Come sottolinea anche l’ISTAT, «il contributo dei lavori atipici allo sviluppo dell’occupazione è rimasto significativo»… L’occupazione, dunque, cresce, ma cresce male e, oltretutto, non in modo uniforme e aumenta meno dove la fame di lavoro è più alta. Non a caso il tasso di disoccupazione sale dal 4,3% al Nord, al 7,4% nel Centro, con un’esplosione del 20,8% nel Sud. Disoccupazione soprattutto femminile. Il 30,6% delle donne nel Sud è disoccupato, e la percentuale sale al 62,7% per la disoccupazione giovanile. Il tutto in presenza di un tasso di attività femminile di appena il 35,6%, quasi 20 punti inferiore a quello del nord. Una conferma che nel Mezzogiorno le donne non cercano lavoro (tanto è inutile) e se lavorano, quasi sempre sono imprigionate nella trappola del lavoro nero.»

Estratto di pag. 9 de «IL MANIFESTO» del 27.09.00

 

Un contratto per il lavoro nuovo

Appello di Cofferati. Pininfarina: il problema è di tutti

«Brillanti, colti, mobili, appetibili, infedeli. Così qualcuno, tra cui Giuliano da Empoli, autore del libro La guerra del talento, ama definire i giovani che affrontano un mercato del lavoro sempre più diverso dal passato…nelle imprese valgono sempre di meno l’anzianità e l’esperienza, sempre di più la capacità di imparare cose nuove. Le mutazioni – afferma Cofferati – esistono, e richiedono a imprese e sindacato un nuovo modo di rappresentare il lavoro. Tuttavia, solo pochissimi giovani non hanno il bisogno di farsi rappresentare, avendo la capacità e la possibilità di farlo da soli. Ha rilanciato perciò la necessità di arrivare a un contratto che regoli le nuove forme di lavoro e a una legge, che giace in parlamento, sul lavoro atipico. Per il presidente di Federmeccanica, Andrea Pininfarina, quando il sindacato cerca di estendere i meccanismi di tutela a questi nuovi lavoratori, tende a riproporre schemi del passato; non è dunque in grado di rispondere alle nuove esigenze. Tuttavia questa situazione è un problema anche per le imprese. Il senso di appartenenza alla comunità aziendale non è più un valore per i nomadi del lavoro. La flessibilità globale è quindi una sfida per le imprese.»

Estratto di pag. 18 de «LA STAMPA» del 04.10.00

 

Hanno collaborato alla stesura di questo documento preparatorio:

Andrea Causin, Michele Selicati, Sara Mantovani, Diego Vanini, Marco Calvetto, Fabio Cucculelli, l’Ufficio Stampa ACLI Nazionali.

 

La versione cartacea è stata stampata in proprio presso la sede delle Acli Nazionali in Roma, via Marcora 18/20.

Documento ad uso interno dei Giovani delle Acli e di Gi.O.C.

Roma, 31 ottobre 2000