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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

sos america latina

 ..... "Una lezione dalla storia:     

 non conosciamo i nomi di coloro che inchiodarono Gesù alla croce.
Ricordiamo a malapena i nomi di coloro che lo giudicarono falsamente e lo condannarono ingiustamente a morte.
Il nome di Ponzio Pilato invece,
l'uomo che si lavò le mani e rifiutò d'immischiarsi,
vive nella mente di tutti.
Gli esecutori materiali della condanna furono più brutali, i giudici più crudeli.
In Pilato ci fu soltanto tiepidezza, timorosità e infine indifferenza.
Nonostante ciò, è proprio il ricordo di lui che resta.
La sua codardia, la sua mancanza di impegno personale si perpetuano nella storia.
C'è una lezione in tutto questo.
Dobbiamo condannare coloro che fanno il male,
ma ancora di più coloro che avrebbero la possibilità di impedirlo e non fanno nulla
.
Il male è colpevole, ma l'indifferenza è ancora più colpevole.

È questo che ci dimostra Pilato mentre continua, anche oggi, a lavarsi le mani."..... 

 

Armando Fuentes Aguirre, Reforma (Città del Messico). 


 

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Parla il Nobel per la pace

 

Perez Esquivel


SOS DAL SUDAMERICA


La difficile transizione alla democrazia del continente.


Fame, esclusione sociale, bambini di strada, possesso della terra: continua l'emergenza e non si riesce ad uscire dal sottosviluppo

 «I conti col passato vanno chiusi con la giustizia e la riconciliazione»


ROMA. «In America Latina stiamo cercando di superare il passato per costruire il presente. Non c'è altra strada. Soltanto dopo aver fatto i conti con ciò che siamo stati, potremo guardare al futuro. Tutto dipenderà da noi: quello che saremo capaci di seminare nei prossimi anni, sarà esattamente ciò che raccoglieremo».

 Sono molti anni che l'intellettuale argentino Adolfo Perez Esquivel s'impegna nel difficile campo della difesa dei diritti umani in Sudamerica. Un impegno tenace e quotidiano, pagato a caro prezzo con la tortura nelle carceri argentine degli anni Settanta e sottolineato nel 1980 dall'attribuzione del premio Nobel per la pace. L'immagine che scatta del proprio continente è quella di un «lugar maravilloso y al mismo tiempo afligido», un luogo bellissimo ma sofferente:

 «L'America Latina sta uscendo dall'epoca delle dittature militari dopo aver pagato un alto costo in vite umane. In molti Paesi sono in atto processi democratici. Ma non è solo ponendo il voto in un'urna che possiamo dirci democratici. Democrazia significa uguali diritti per tutti. E invece è sotto i nostri occhi la terribile sperequazione fra la condizione di pochi privilegiati e quella, misera, della maggior parte delle popolazioni locali».

 

Quali sono oggi le emergenze in Sudamerica?

 

«Ci sono mali che affliggono l'intero continente: l'aumento della povertà, l'esclusione sociale, la violenza per le strade e quella strutturale. Su tutto, incombe come una spada di Damocle l'enorme debito estero che grava su molti Paesi. Una cosa ingiusta e immorale, perché più paghiamo, più dobbiamo e meno ci resta. Lo ha sottolineato più volte, dall'alto della sua autorità morale e spirituale, anche lo stesso Giovanni Paolo II: i popoli di America Latina, Africa e Asia hanno già pagato molte volte l'ammontare del debito. E invece gli altissimi interessi sottraggono risorse importanti allo sviluppo. Inoltre, c'è un'altra bomba silenziosa, che non viene menzionata sui giornali ma fa più vittime di una guerra».

 

Quale?

 

«La fame, che sta facendo stragi in Sudamerica. Servono nuovi concetti di sviluppo e possibilità di vita per i contadini, da realizzare con progetti che tengano conto delle realtà locali. Ora, ad esempio, attraverso la politica degli Stati Uniti, si sta applicando il "Piano Colombia". Si tratta di ben 1300 milioni di dollari, cifra alla quale ha contribuito anche l'Unione Europea. Ebbene, io chiederei all'Ue di tirarsi indietro da questa iniziativa, che mira soprattutto a regionalizzare il conflitto colombiano nel continente. Ma non si può pensare che il narcotraffico e la guerriglia siano solo un problema militare o di polizia: il problema della droga dev'essere controllato nei Paesi dov'è il mercato, con interventi ad hoc e un'educazione e un'informazione adeguata e non solo confinandolo laddove oggi avvengono gli scontri e la guerriglia. In Colombia in questo momento ci sono quasi un milione di profughi interni. Una tragedia spaventosa, che ci riempie di angoscia e preoccupazione».

 

C'è qualcosa che i Paesi più sviluppati possono fare per fermare tutto questo?

 

«Sembra incredibile, ma in un mondo che si fa sempre più ricco e tecnologico, vanno aumentando poveri ed esclusi. Anni fa, con don Helder Camara andammo nel Nord Est del Brasile per sostenere la causa di alcune popolazioni locali che una multinazionale voleva privare del diritto alla terra. Quando fummo in tribunale, gli indios issarono un cartello con una grande scritta, perché il giudice potesse vederla da lontano. Diceva: chi ha comprato la Terra a Dio? Il Signore ha dato la terra a tutti e non a un piccolo settore della popolazione mondiale. Lo sfruttamento delle risorse deve essere fatto con intelligenza e rispetto: gli indios prima di seminare chiedono permesso alla Terra, le rendono onore perché sanno che, se utilizzata con raziocinio, essa darà loro aiuto e nutrimento. L'appello del Vaticano sulla necessità di rispettare la terra e di distribuirne meglio le risorse andrebbe ripetuto nel nostro continente ogni santo giorno, perché possa diventare pratica quotidiana dell'operato di chi ha in mano le leve del potere e la gestione degli sterminati latifondi».

 

Già, il potere. Molti Paesi latinoamericani stanno attraversando una fase di delicata transizione: dalle oligarchie militari del passato a regimi più liberali, ma a volte simili a "democrazie sotto tutela".

 

«Credo che sia un momento difficile, di transizione appunto. Soprattutto perché ci sono problemi non risolti: basta vedere ciò che accade in Cile con Pinochet, la situazione del Perù, la violenza in Colombia. Credo che, per avviarci pienamente sulla via della democrazia, dobbiamo chiudere i conti col passato. Questo può avvenire solo facendo giustizia. Non basta dire: "Bisogna dimenticare il passato". I popoli che dimenticano, commettono di nuovo gli stessi errori. Come cristiani, siamo chiamati a ricomporre il corpo sociale e le relazioni personali attraverso la riconciliazione, il perdono. Ebbene, io posso perdonare coloro che mi hanno torturato, ma non posso dimenticare. Chi ha sbagliato deve riconoscere la propria colpa e a questo deve seguire la riparazione del danno. Solo allora, arriveranno il perdono e la riconciliazione».

 

Una riconciliazione che potrebbe aprire la strada alla rinascita del continente?

 

«Ci sono molti segni di speranza. Sono come fiumi sotterranei, che all'improvviso potrebbero salire in superficie e cambiare la storia. Il movimento dei "Sem terra" brasiliani, ad esempio, o gli altri movimenti indigeni. O ancora le organizzazioni per i diritti umani e quelle per i diritti delle donne, molto importanti laddove la donna ha sempre avuto una presenza attiva nella vita sociale, culturale e politica. Ecco, in questa epoca di globalizzazione che a volte annichilisce le realtà locali, dobbiamo recuperare l'identità di essere popolo, ritrovare una spiritualità e un senso di vita comune. Paolo VI ci chiamava il "continente della speranza". Aveva ragione e continua ad averla ancora oggi, perché l'America Latina continua ad essere el continente de la esperanza».

 

  Vincenzo R. Spagnolo

 

 da http://www.parrocchie.it/castenaso/sosudamerica.htm

 

 

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Escucha mis palabras oh Señor. Oye mis gemidos.

Escucha mi protesta.

 

Porque no eres tú un Dios amigo de los dictadores

 

Ni partidario de su política

Ni te influencia la propaganda

Ni estás en sociedad con el gangster.

 

No existe sinceridad en sus discursos

Ni en sus declaraciones de guerra.

 

Hablan de paz en sus discursos

mientras aumentan su producción de guerra

 

Hablan de paz en las Conferencias de Paz

Y en secreto se preparan para la guerra.  Sus radios mentirosos rugen toda la noche.

 

Sus escritorios están llenos de panes criminales y expedientes siniestros.  

Pero tú me salvarás de sus planes.

 

Hablan con la boca de las ametralladoras.

Sus lenguas relucientes son las bayonetas ...

 

Castígalos oh Dios malogra su política

Confunde sus memorandum impide sus programas.

 

A la hora de la Sirena de Alarma tú estarás conmigo

tú serás mi refugio el día de la Bomba.

 

Al que no cree en la mentira de sus anuncios comerciales

ni en sus campañas publicitarias ni en sus campañas politicas tú lo bendices.

Lo rodeas con tu amor como con tanques blindados.

Salmo 5

por Ernesto Cardenal 

 

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Cuando la palabra es semilla
Es soplo de Absoluto
Celebración de alas
Germen de luz. 
 
Arte
¿Qué siembra hacemos
en el corazón del hombre? 

cristina castello

 

Quando la parola è seme

E'  respiro di Assoluto

Grande Festa di ali

Getto di luce. Arte

Cosa instilliamo mai

nel cuore dell'uomo?

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Stralci da

 

 http://web.tiscali.it/amicuba_2/nuestra.htm


Costarica

Cortei di protesta contro l'Organizzazione degli Stati Americani

giugno 2001 - Centinaia di dirigenti sindacali e studenti universitari hanno manifestato contro l'Organizzazione degli Stati Americani (OEA) a San José di Costarica nello stesso giorno in cui i delegati di 34 Paesi del continente si apprestavano a dare avvio ai lavori della 31° Assemblea Generale.
Al grido di "Fuori la OEA", i manifestanti si sono radunati vicino al Teatro Nacional, nel centro di San José, dove i Ministri degli Esteri e i delegati stavano arrivando per partecipare alla cerimonia di apertura dell'incontro.
L'obiettivo della protesta - secondo quanto reso noto dal Comitato Civile di Lotta contro la OEA, che ne è stato promotore - è quello di denunciare la natura inumana e lesiva dei diritti fondamentali dell'individuo propria delle politiche neoliberiste attuate dai governi dell'America Latina.
In una lettera indirizzata al Segretario Generale dell'OEA, César Gaviria, il Comitato ha ribadito che l'Organizzazione non possiede alcuna autorità morale per poter discutere di diritti umani - uno dei temi più importanti in agenda - "quando le politiche neoliberiste imposte dai governi che ne fanno parte rappresentano la loro più grande violazione".
"Referendum per il Trattato di Libero Commercio" - si legge in uno dei volantini diffusi durante la manifestazione. (AFP)

Le famiglie costaricane colpite dalla crisi economica
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gennaio 2002 - Da un 2.88 % nell'anno 2000 a uno 0.4 % nell'anno 2001 si è ridotto drasticamente il consumo di beni e di servizi per le famiglie del Costarica. I centroamericani attribuiscono questa situazione alla diminuzione delle entrate personali, alla sempre più minore esportazione nazionale, come pure a un crescente deterioramento dell'economia locale. Secondo la Banca Centrale di questo paese, la gran parte dei risparmi privati sono calati per la caduta dei mezzi disponibili per acquistare alimenti, vestiti, scarpe e attività turistiche.


El Salvador

I salvadoregni criticano il loro Presidente per aver allargato le brecce sociali

giugno 2002 - Un recente studio sociologico dell'Università Centroamericana di El Salvador ha comprovato che l'81.6 % degli abitanti della capitale hanno messo sotto accusa il loro Presidente, Francisco Flores, per l'acutizzazione delle differenze sociali e per il processo di dollarizzazione portato avanti nel paese. Secondo le opinioni raccolte in un campione eterogeneo di 1.223 salvadoregni, la povertà e la disoccupazione sono conseguenza diretta della prevalenza del dollaro nell'economia locale. Gli intervistati hanno sostenuto che gli indici di miseria e la mancanza di impiego sono aumentati negli ultimi tempi. Un 62.2 % delle risposte si riferiscono a timori per le finanze statali, perché capiscono che la dollarizzazione è stata dannosa, mentre un 28.6 % la definisce mediamente positiva. Gli intervistati, per il 64 % hanno denunciato la mancanza di attenzione da parte del Governo riguardo alle richieste dei cittadini e per un 69 % hanno segnalato che il Governo e Flores appoggiano le misure neoliberiste che, dicono, beneficiano solo i ricchi.

Honduras


Maduro affronta un alto indice di disoccupazione, corruzione e delinquenza

dicembre 2001 - Con un astensionismo del 33 % e un 58 % di voti a favore, il conservatore Ricardo Maduro ha ottenuto la presidenza dell'Honduras, la seconda nazione più povera del Centroamerica, con un alto indice di disoccupazione, corruzione e vandalismo.
La situazione attuale dell'Honduras è contrassegnato da un tasso di povertà dell'80 %, acuitosi ulteriormente dopo il passaggio del travolgente ciclone Mitch che nel 1998 distrusse quasi tutte le coltivazioni della nazione lasciando il paese, prevalentemente agricolo, in uno stato di reale calamità.
L'Honduras è stato bersaglio anche quest'anno di un altro forte fenomeno climatico portato dall'uragano Michelle che, nonostante sia stato inferiore per intensità a Mitch, ha lasciato 8.000 morti e dispersi, ha distrutto quasi tutta l'infrastruttura nazionale, con perdite superiori a 6.000 milioni di dollari.
La metà dei sei milioni di abitanti è in età lavorativa, tuttavia le cifre ufficiali rilevano il 64 % di disoccupazione del lavoro in campagna e il 58 % nelle città.
A ciò si deve sommare che, nonostante l'aiuto delle organizzazioni internazionali, l'Honduras non è riuscito a risolvere questioni nevralgiche quali l'elevato numero di analfabeti, un chiaro tentativo contro la creazione di una sostanziale qualificazione delle forze produttive.
Questo è il panorama legato al virtuale presidente honduregno del Partito Nazionale, il quale è riuscito a sconfiggere, lo scorso 25 novembre, il suo storico oppositore, il Partito Liberale, dominatore per tre mandati consecutivi.
Dopo un lungo periodo di dittature, questa piccola nazione dell'istmo, ha respirato un'aria democratica nel 1980 quando è stato instaurato l'ordine costituzionale, fermando la repressione e il regime militare.
Maduro, impresario di 55 anni, al momento della vittoria ha dichiarato che avrebbe continuato il lavoro di democratizzazione dei suoi predecessori, con un'enfasi nel porre termine alla delinquenza, uno dei peggiori mali a cui è quotidianamente sottoposto ogni honduregno, indipendentemente dalla sua condizione sociale.
Secondo il rappresentante del Partito Nazionale, il suo mandato sarà focalizzato nel dare sicurezza ai cittadini, per ottenere la quale è stata decisa l'applicazione della formula "tolleranza zero di fronte al delitto", che prevede una particolare selezione delle forze dell'ordine, oltre all'incremento degli effettivi di polizia. Sarà quindi necessario, per questa iniziativa, il rapporto di 1 ogni 300 abitanti, e non di 1 ogni 1000, com'è attualmente.
Organizzazioni non governative honduregne a difesa dei diritti civili hanno indicato la marginalità e l'abbandono quotidiano come terreno fertile per la nascita di bande di strada, che raccolgono circa 34.000 giovani, i quali non hanno altra alternativa che delinquere per sostenere le loro famiglie.

Nicaragua

Saccheggio e paralisi che colpiscono duramente

ottobre 2002 - Circa l'80 % della popolazione nicaraguense vive male e una persona su tre patisce la fame in conseguenza di una paralisi di fondo che secondo l'opinione dell'ex-presidente della Banca Centrale del Nicaragua, Francisco Lainez, è una congiuntura più che mai favorevole agli organismi finanziari internazionali, come l'FMI e la BM.
Il dirigente, in attività tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso, dà la sua versione sulla causa del profitto che va nelle tasche delle istituzioni oligarchiche e che porta a una produttività praticamente nulla del Nicaragua, oltretutto aumentando l'indebitamento e una maggiore applicazione di misure neoliberiste.
Le difficoltà iniziano con un debito dello Stato di 10.235 milioni di dollari, come ha reso noto alcuni giorni fa la Banca Centrale.
Nell'immediato pare che non esista una soluzione, in quanto finora l'attuale Presidente, Enrique Bolaños non ha trovato un rimedio per fare invertire la galoppante tendenza di impegni di pagamento.
Tuttavia, il Presidente centroamericano si è mostrato attivo nel pagare i debiti al settore privato, fatto criticato dagli esperti in materia economica, in quanto segnalano un'insufficiente liquidità delle riserve statali.
Una variante del pagamento sarebbe quella di prosciugare le riserve o di aumentare le tasse nazionali, entrambe soluzioni catastrofiche per le loro future conseguenze, con colpi bassi per i settori più poveri.
Lainez ha denunciato la privatizzazione dei servizi pubblici come una delle tante richieste dal FMI e dalla Banca Mondiale nella loro guerra di rapina per spartirsi i beni latinoamericani.
Il 'Nuevo Diario', un importante quotidiano nicaraguense, sostiene inoltre che il paese ha il bisogno di mettersi definitivamente in marcia, ma si è chiesto come ottenere ciò se la maggior parte dei settori di punta continuano a essere in crisi.
Come esempio di questo deterioramento, oltre 120.000 allevatori e oltre 60.000 lavoratori del caffè si trovano esposti alla caduta dei prezzi e alla mercé di un inesistente sostegno statale.
L'abbandono delle zone rurali, e in particolar modo le aree del caffè, per la mancanza di occupazione, hanno provocato una situazione di fame di grandi proporzioni in tutto il territorio nazionale, con la morte di 21 persone, tra queste 11 bambini.
Una relazione della rappresentanza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione (FAO) a Managua, ha constatato che un milione e mezzo di cittadini nicaraguensi si alimentano al di sotto degli indici di salute stabiliti internazionalmente, per cui il rischio di contrarre malattie virali aumenta. E in questo modo si stabilisce una rete interminabile di problemi sociali.
I deputati del Fronte Sandinista hanno avvisato, tuttavia, che l'essenza della disuguaglianza si trova nello stesso modello sociale, come è accaduto nel recente passato, strettamente vincolata al dirottamento di risorse perpetrato dall'ex-Presidente Arnoldo Alemán e da molti dei suoi seguaci.
Riportato dai giornali di tutto il mondo, il furto più grande ha fatto traballare i pilastri della società, colpendola nei suoi precetti morali e democratici. Per lasciare un chiaro avviso di una costante vigilanza di fronte alla corruzione e agli sporchi traffici.
Adesso c'è bisogno che questi fatti non si ripetano, poiché per "avere aperto troppo la mano", il Nicaragua è stato saccheggiato e paralizzato da una frode di 1.3 milioni di dollari nella televisione statale, da un ammanco di 100 milioni di dollari nel pubblico erario, e da altri 10 milioni di dollari a causa di un riciclaggio di denaro.

Portorico

Circa metà della popolazione di Portorico vive nella povertà

giugno 2002 - A Portorico una persona su due è povera, secondo il profilo dei dati economici nel 2000 della nazione, elaborati dall'ente Negociado del Censo. La demografa Judith Rodríguez ha affermato che 1.818.687 dei 3.8 milioni di abitanti di Portorico vivono nella povertà. Una famiglia di quattro persone è povera se le sue entrate medie annuali sono uguali o inferiori a 17.874 dollari, 1.500 dollari al mese.


Da Porto Rico gli Stati Uniti spiano l'America Latina

Marzo 2000 - Un gruppo di deputati argentini ha richiesto al Governo degli Stati Uniti maggiori informazioni a proposito della loro base navale di Sabana Seca, in territorio portoricano, oltre alla possibilità di avervi accesso. All'interno della base, che si trova alla periferia della capitale San Juan, si svolgono attività di spionaggio con l'obiettivo di raccogliere informazioni confidenziali provenienti dall'area latinoamericana.
Come è stato dimostrato recentemente, tali dati vengono poi messi a disposizione di altre potenze, come per esempio la Gran Bretagna.
La deputata Marcela Bordenave, membro della delegazione composta da cinque parlamentari argentini in visita all'isola-municipio di Vieques, ha reso noto che, nel periodo della guerra delle Malvine, comunicazioni del Governo argentino sono state intercettate dalla base di Sabana Seca e successivamente fornite al Regno Unito (entrambi i Paesi si contendono tuttora la sovranità sulle isole).
Bordenave ha spiegato che il suo gruppo ha già presentato due progetti di legge al Congresso Nazionale, in cui si richiede al presidente argentino Fernando de la Rúa di sollecitare spiegazioni da parte dei suoi colleghi statunitensi "riguardo a ciò che viene intercettato" dalla loro base navale.
La settimana scorsa, in un articolo pubblicato sul quotidiano portoricano 'Primera Hora', la marina militare statunitense ha confermato che la base fa parte di una rete mondiale di controllo delle comunicazioni sfruttata da agenzie governative di più Paesi, rifiutandosi però di specificare se Sabana Seca è compresa nel sistema internazionale di spionaggio Echelon, utilizzato da cinque nazioni per intercettare e filtrare comunicazioni telefoniche, fax e posta elettronica.
L'esistenza di questa rete satellitare internazionale, che ha il compito di spiare governi e aziende private e persino personalità come il Papa Giovanni Paolo II, è stata denunciata da membri del Parlamento Europeo lo scorso febbraio.
Bordenave, deputata del FREPASO (Fronte del Paese Solidale), ha ricordato come in gennaio un ingegnere argentino avesse scoperto che ben 21 linee telefoniche del Ministero dell'Economia del suo Paese "erano tenute sotto controllo dall'esterno via satellite, con la stessa tecnica utilizzata da Echelon". "Sono state intercettate sia le comunicazioni via computer sia quelle telefoniche, provenienti non solo dagli uffici del Ministro degli Interni, ma anche da quelli del Ministro dell'Economia" - ha sottolineato la deputata.
Bordenave ha precisato inoltre che il Governo argentino ha avuto prova che tale attività di intercettazione ha permesso il passaggio di informazioni al Governo britannico durante la guerra delle Malvine, riguardo ai movimenti di armamenti e alla localizzazione delle truppe argentine.
La marina statunitense, da parte sua, si è limitata ad affermare che l'attività della base esclude qualsiasi intento spionistico nei confronti di Portorico. Tale precisazione si comprende meglio se si considera che in passato si hanno già avuto prove dell'ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni portoricani, per esempio attraverso operazioni condotte dalla FBI ai danni di militanti indipendentisti, osteggiati persino sul posto di lavoro, al punto da essere licenziati.
Secondo Jorge Rodríguez Beruff, docente universitario ed esperto di questioni militari, a Portorico sono sottoposte a controllo sia le comunicazioni interne, sia quelle internazionali. "Ciò significa che vengono intercettate tutte le chiamate che passano per il Paese", ha commentato Beruff.
La settimana scorsa il tenente Jeff Gordon, portavoce dell'ammiraglio Kevin Green e dei vertici della marina militare statunitense, ha rilasciato una dichiarazione al quotidiano 'Primera Hora', nella quale afferma che la base di Sabana Seca ha una funzione di "appoggio per le comunicazioni di utenti nazionali e dell'equipaggio, oltre che di localizzazione della traiettoria di missili da recuperare".
In realtà, secondo quanto ha affermato lo scozzese Duncan Campbell, consulente al Parlamento Europeo, l'informazione "filtrata" dalla base Echelon di Sabana Seca viene trasmessa ad agenzie di spionaggio di diversi Paesi, compresa la CIA.
Eduardo Villanueva, presidente del Collegio degli Avvocati portoricano, ha prospettato il rischio che, nell'eventualità di un conflitto, questa isola dei Caraibi di 3.900.000 abitanti si trasformi in un "obiettivo militare", a causa della presenza sul suo territorio della base di spionaggio.
Villanueva ha inoltre precisato che tali attività di spionaggio costituiscono una violazione del diritto alla privacy garantito dalla Costituzione del Libero Stato Associato di Portorico. Lo sfruttamento della postazione sull'isola per svolgere attività spionistica ai danni di altri Stati sovrani "costituisce un attentato contro la sicurezza nazionale di Portorico, contro la salute e il diritto alla vita, che è il più importante diritto umano".
Prese di posizione come questa sono in sintonia con le istanze portate avanti da un vasto movimento nazionale contrario alla presenza della marina militare statunitense sull'isola-municipio di Vieques, dove, da 60 anni a questa parte, hanno avuto luogo manovre militari cui hanno partecipato anche flotte della NATO e dell'Atlantico Sud. Dall'inizio del movimento, quasi un anno fa, questa è la prima volta che viene riconosciuto pubblicamente l'alto grado di militarizzazione mantenuta dagli Stati Uniti in Portorico.
Diversi mesi fa il Pentagono ha ammesso che, durante la Guerra Fredda, materiali da impiegare nella costruzione di armi nucleari erano stati dislocati nel Paese, senza che le autorità portoricane ne fossero a conoscenza. Sempre secondo fonti del Pentagono, in quello stesso periodo, quando scoppiò la Crisi di Ottobre del 1962, furono collocate bombe navali di profondità nella base di Guantánamo, a Cuba.


R Domanicana


La Repubblica Dominicana è il luogo nei Caraibi che attrae più investimenti stranieri
luglio 2002 - La Repubblica Dominicana, secondo la Commissione Economica per l'America Latina e i Caraibi (CEPAL), è diventata nel 2001 una delle economie meglio piazzate nell'attrarre investimenti esteri, con 1.198 milioni di dollari, il 32.4 % in più in relazione al 2000. In tutta la regione nel 2001 si è avuto un investimento estero di 4.008 milioni di dollari, con una tendenza in calo. La Dominicania si situa al primo posto nell'America Centrale e nei Caraibi e al settimo considerando tutta l'America Latina. Tra le aziende che attraggono più risorse troviamo quelle di telecomunicazioni, elettricità, zone franche e turismo.


Guatemala

Raccomandate forti pene in Guatemala per la prostituzione infantile
giugno 2002 - Di fronte all'allarmante crescita dello sfruttamento sessuale di bambini, bambine e adolescenti, l'ente guatemalteco umanitario Casa Alianza ha raccomandato al sistema giuridico di prendere misure per fare retrocedere tale fenomeno. Secondo una ricerca di questa organizzazione, l'indice di bambini coinvolti nella pornografia e nella prostituzione aumenta ogni giorno. I più colpiti sono quelli che vivono nelle strade, dato che sono quelli che corrono i maggiori rischi di essere aggrediti sessualmente o di prostituzione. Lo studio identifica in imprenditori, uomini di affari, burocrati, agenti, proprietari di alberghi, bari e gente dei postriboli, i principali sfruttatori, che formano reti criminali nazionali e internazionali e che hanno fatto di questo un affare. Per tutto questo, Casa Alianza raccomanda la creazione di una Procura Speciale nel Ministero Pubblico, rivolta esclusivamente a combattere e a perseguire penalmente lo sfruttamento sessuale

In pericolo potenziale di morte circa seimila bambini guatemaltechi

marzo 2002 - Una relazione del Programma Mondiale degli Alimenti (PMA) ha indicato che in Guatemala circa seimila bambini sono in pericolo di vita per il loro avanzato stato di denutrizione cronica. Aggiunge, inoltre, che altri 60.000 patiscono di malnutrizione.
Le comunità rurali di questa nazione centroamericana si vedono perseguitate nell'80 % dalla denutrizione che si è aggravata per i lunghi periodi di siccità.
Il PMA ha richiesto alla comunità internazionale aiuti umanitari e in particolar modo l'invio di cereali, latte e grano.



Il Presidente del Guatemala ricevuto dal Papa

dicembre 2002 - Il Papa Giovanni Paolo II, a metà di novembre, ha ricevuto in udienza il Presidente del Guatemala, Alfonso Portillo, che lo ha ringraziato per il recente viaggio nel suo paese e per la canonizzazione del religioso di origine spagnola Pedro de Betancour, primo santo guatemalteco. Il Papa da parte sua ha benedetto i guatemaltechi e ha ricordato la sua terza permanenza in questa nazione. Questa visita è stata realizzata nel segno di quella che realizzerà a Roma agli organismi delle Nazioni Unite FAO e FIDA (Fondo Internazionale di Sviluppo Agricolo).


Messico

1800 messicani uccisi dalla politica migratoria degli Stati Uniti

ottobre 2001 - A sette anni dall'introduzione dell'Operativo di Sorveglianza alla frontiera degli Stati Uniti, il Messico riporta un bilancio di 1800 morti come conseguenza dell'inasprimento e dell'ostilità della politica dell'immigrazione degli Stati Uniti.
Messo in discussione e rifiutato dalle Organizzazioni Non Governative, il meccanismo di vigilanza è stato creato nel 1994 e dotato di potenti sistemi tecnologici per individuare e arrestare le persone che cercavano di dirigersi senza documenti verso gli Stati Uniti.
Per Roberto Martínez, direttore del Comitato dei Servizi degli Amici Americani in California, "il Guardian ha provocato una vera tragedia umana, il cui bilancio recente è il comunicato di 325 messicani periti nell'anno in corso.
A sua volta, la direttrice della Fondazione di Assistenza Rurale Legale della California, Claudia Smith, ha manifestato la sua opposizione alle misure di Washington, le quali - ha detto - hanno reso impossibile il passaggio da zone urbane e hanno incrementato il flusso migratorio verso i monti.
Secondo la Smith, ci sono ancora centinaia di cadaveri da scoprire nelle alture e nel deserto, dove la temperatura raggiunge i 50 °C in estate.
Autorità nordamericane hanno riconosciuto che nei luoghi indicati dalla responsabile del gruppo difensore degli emigranti, possono esserci vittime non identificate ogni volta che gli agenti della Pattuglia di Frontiera hanno localizzato resti umani in zone distanti dalle strade.
A giudizio di Martínez e della Smith, "la politica restrittiva degli Stati Uniti e le imposizioni di ostacoli hanno complicato il sistema di traffico e obbligato ad abbandonare la pratica di attraversare a nuoto il Río Bravo o di attraversare la frontiera in luoghi poco sorvegliati"
A seguito delle severe misure, i messicani illegali hanno cominciato a utilizzare vie più pericolose, soprattutto attraverso il deserto, dove i pericoli, in particolare, sembrano dovuti alle alte temperature, alla mancanza di acqua e alla non conoscenza dei tracciati che li porta a perdersi in zone aride.
Come conseguenza dell'esodo verso gli Stati Uniti, il Messico perde annualmente circa 300.000 persone. Secondo i dati divulgati qui, soltanto nell'anno 2000 nella zona limitrofa sono periti circa 500 messicani.
I denuncianti accusano gli Stati Uniti di mettere deliberatamente gli emigranti in pericolo mortale.
Secondo l'opinione della Smith, "non si tratta del fatto se esista il diritto di controllare la frontiera, si tratta del fatto che Washington ha abusato di questo diritto, ricorrendo a una strategia che massimizza il rischio di morte e produce centinaia di perdite all'anno".
Il tema dell'immigrazione fa parte di periodiche trattative tra le autorità degli Stati Uniti e del Messico, però finora non c'è nessun accordo concreto che metta fine alla situazione degli emigranti dall'altro lato e ordini in maniera legale le uscite verso gli Stati Uniti.

Occorrono azioni urgenti per recuperare il ritardo scolastico degli indios

novembre 2002 - Oltre 60.000 bambini e bambine indigene che vivono in comunità isolate, ogni settimana devono camminare per diverse ore per potere arrivare a un albergo-scuola e altrettante per far ritorno a casa al fine di completare gli studi scolastici. Lì trascorrono cinque giorni, ma in strutture diroccate e insalubri, come è riconosciuto dallo stesso Governo.
Gli alberghi-scuola sono una buona opzione per ricevere un'educazione bilingue e di relativa qualità, ma la maggior parte di questi centri richiedono molte riparazioni e riforme, ha dichiarato all'agenzia IPS Xóchil Gálvez, capo dell'Ufficio della Presidenza per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni.
In Messico esistono 1.079 alberghi-scuola amministrati dallo Stato, nei quali i bambini indios possono frequentare l'educazione elementare. Altri si recano in scuole vicine alle loro abitazioni, ma come tutti i nativi le possibilità che hanno di studiare sono limitate.
Dati ufficiali indicano che il 75 % di circa 10 milioni di indigeni che vivono in Messico non ha portato a termine l'insegnamento elementare, il doppio della media generale del paese, e che il 44.7 % della popolazione nativa è analfabeta, percentuale quattro volte superiore alla media nazionale.
Le statistiche segnalano anche che il 25 % degli alunni del quarto grado del paese leggono e scrivono in maniera soddisfacente, ma nelle zone indigene questa percentuale è appena l'8.
I dati che parlano della povertà dei nativi messicani sono molti. In nessun settore riescono a essere migliori rispetto alla media nazionale. Per esempio, le cifre ufficiali segnalano che la mortalità infantile tra gli eredi delle grandi culture che si sono sviluppate in America prima dell'arrivo degli europei è di 48.3 per ogni mille nati vivi, a fronte di 28.2 per mille della media nazionale.
L'attuale esecutivo messicano afferma la propria volontà per togliere i popoli nativi dalle loro situazioni critiche, però occorre pazienza, dato che il ritardo è profondo e molteplice. Attualmente, le autorità hanno destinato per quest'anno 48 milioni di dollari per migliorare gli alberghi-scuola. Il problema è che la riparazione completa di questi centri richiede oltre 270 milioni di dollari.



Panama

Verrà valutata a Panama la situazione di indigenza

giugno 2002 - La critica situazione della provincia occidentale panamense di Chiriquí sarà tema di discussione di una commissione parlamentare che intende determinare in questo luogo l'indice di povertà. La principale fonte di impiego in questa regione è la produzione di banane e finora esistono 800 disoccupati come conseguenza della perdita di mercato del frutto in Europa. Tuttavia, l'inadeguata politica governativa è vista dagli esperti come la vera causa di questa situazione. Esteban Morales, direttore nazionale della Salute, ha reso noto che a Panama 37 persone su 100 vivono nella povertà, in particolare quelle delle zone rurali.


Aumenta la delinquenza giovanile a Panama

maggio 2002 - A Panama, 43 gruppi criminali sono formati da giovani, ha affermato la polizia locale, che nelle ultime settimane ha realizzato una serie di operazioni contro alcune delle organizzazioni che hanno realizzato particolari crimini e assalti. Allo stesso modo, il Ministero della Gioventù, della Donna, dell'infanzia e della Famiglia ha mostrato preoccupazione per l'incremento dei giovani senza lavoro e con precarie condizioni di vita che in ultima analisi rende possibile la proliferazione di comportamenti violenti. Le bande giovanili prendono nomi dai telefilm comici della televisione come "Chukys", "Pitufos" e "Loco Adams".

Uruguay

Intellettuali del mondo chiedono di riaprire il caso dei desaparecidos

dicembre 2002 - Oltre ottomila artisti e intellettuali, tra questi diversi Premi Nobel, hanno chiesto al Presidente uruguayano Jorge Batlle, di agire per arrivare a sapere dove si trovino i resti della nuora del poeta argentino Juan Gelman, scomparsa nel 1976 in Uruguay al tempo della dittatura militare. La lettera aperta, che porta tra le altre la firma dei Premi Nobel della Pace, Rigoberta Menchú e Adolfo Pérez Esquivel, e dei Premi Nobel della Letteratura, Irme Kertesz, Gabriel García Márquez, Günter Grass, Wole Soyinka, José Saramago, Derek Walcott e Dario Fo, è stata pubblicata dal quotidiano 'La República' di Montevideo. Sottoscritta da persone di 112 nazioni, la lettera si inquadra in una campagna internazionale di sostegno agli sforzi del poeta argentino, che vive in Messico, per indagare sulla sparizione di sua nuora María Claudia García Iruretagoyena.


Difficile oscurare il sole con un dito

novembre 2002 - Che le cose vadano malissimo è una percezione generalizzata nella psicologia uruguayana e non perché si ostinino su questo aspetto, è la realtà che lo impone. Tuttavia, e nonostante i risultati ufficiali dell'Istituto Nazionale di Statistica (INE) sull'aumento della disoccupazione, il Ministro di Economia e Finanza, Alejandro Atchugarry, ha osato affermare che il paese è messo male, ma molto meno di quanto previsto.
Questo eufemismo sembra condiviso anche dalla filosofia del Presidente dell'Uruguay, Jorge Batlle, che in una conferenza stampa all'inizio di novembre, convocata parallelamente alla dissoluzione di un Governo di coalizione di centro-destra con il Partito Nazionale, o Blanco, ha detto di avere fiducia nell'affrontare le sfide future.
Però qualcosa sta accadendo alla radice del sistema poiché cinque ministri dell'attuale gabinetto hanno deciso di abbandonare l'uomo del Partito Colorado (PC) sul quale avevano puntato nella loro campagna elettorale e dopo, nel marzo del 2000, hanno deciso di far parte della sua squadra.
Il Partito Nazionale qualifica Batlle di incompetenza, fatto di fronte al quale il Presidente si difende proponendo una nuovo cambiamento di direzione con la fusione di alcuni ministeri, come quello di Industria, Energia e Miniere con quello del Turismo, e quello di Educazione e Cultura con quello di Sport e Gioventù, per portare da tredici a undici le segreterie di Stato.
Pertanto, il PC ha bisogno dei "bianchi" per approvare le leggi e senza dovere coinvolgere la forza di sinistra Frente Amplio, di grande influenza sui banchi, in quanto conta sul 40 % di rappresentanti parlamentari. Questo fatto obbligherà, presto o tardi, "l'ottimista" Presidente uruguayano a riconoscere ragioni ai suoi oppositori tradizionali, anche se non di classe.
Nessuno con un minimo di capacità intellettuale può dubitare del pantano politico ed economico in cui si trova l'Uruguay. Senza fare riferimenti, tuttavia, alla crisi morale nazionale, per il fatto che sono pendenti molti macigni riguardo alle sparizioni ai tempi della dittatura militare.
Nonostante questo, l'impossibilità di nascondere il sole con un dito, la cupola di Montevideo continua a scherzare con la nazione.
L'INE ha reso noto lo scorso 5 novembre che il tasso di disoccupazione in Uruguay è arrivato al record storico del 19 % nel trimestre luglio-agosto-settembre, contro il 17.2 % del periodo precedente, fatto che significa che di una popolazione generale di 3.3 milioni e di una economicamente attiva di 1.231.000, sono senza lavoro circa 233.500 persone.
Allo stesso modo, un dispaccio cablografico dell'agenzia AFP ha informato che la Banca Centrale ha dovuto intervenire sul mercato dei cambi comprando 3.250 milioni di dollari per contenere la discesa del dollaro, mentre il peso uruguayano si è svalutato del 46.43 % lo scorso 4 novembre.
Intanto il debito estero è cresciuto fino a giugno, l'ultimo dato, del 111 %.
E sul piano sociale, la Centrale Unica dei Lavoratori realizza costanti appelli di scioperi parziali come protesta contro la politica imperante. Lavoro, salario, abitazione, salute, educazione, pagamento del debito estero ed emergenza alimentare, costituiscono non solo un sogno per i cittadini, bensì un'esigenza politica.
L'Assemblea Intersindacale dei Lavoratori-Convenzione Nazionale dei Lavoratori (PIT-CNT) raggruppa sotto la consegna: Per la riattivazione economica, perché un altro Uruguay non solo è possibile e necessario, ma è un fatto urgente.
Juan Castillo, leader del PIT-CNT, ha argomentato all'agenzia EFE che le convocazioni per gli scioperi raccolgono lo "spirito di protesta della maggior parte degli uruguayani".
Sembra che prossimamente, Batlle e i suoi seguaci dovranno aprire il palmo della mano per ripararsi dalla protesta popolare. Il Sole delle difficoltà incalza gli uruguayani e questi non vogliono più scottarsi con raggi di incertezza e povertà.

 Argentina

Due giovani morti per aver chiesto lavoro e cibo

luglio 2002 - Lo scorso 26 giugno sono morti, a causa della repressione poliziesca, Darío Santillán, di 21 anni, e Maximiliano Kosteki, di 25, mentre partecipavano a una affollata manifestazione a Buenos Aires, per chiedere lavoro e cibo.
La protesta era stata convocata da varie organizzazioni di disoccupati, conosciuti come "piqueteros", e il loro obiettivo era quello di sbarrare le principali vie di accesso alla capitale argentina.
Gli incidenti più gravi hanno avuto luogo al ponte Pueyrredón, che unisce Buenos Aires con il settore Avellaneda, a est della città. Lì un gruppo di disoccupati si è scontrato con la polizia con pietre e bastoni.
Dopo settimane, il panorama nazionale continua a essere caldo, in quanto oltre 3.000 persone si sono riunite in Plaza de Mayo, di fronte al Palazzo Presidenziale della capitale argentina, per chiedere cambiamenti al modello economico, aumenti salariali e cibo.
"Mafiosi" è stato uno degli epiteti usato da uno degli oratori contro i tecnici del FMI, in visita al paese per valutare la possibilità di negoziare un pacchetto di aiuti di diversi milioni.
Un altro degli spunti polemici ruota attorno all'annuncio delle prossime elezioni anticipate da parte di Duhalde per marzo 2003, alle quali, incredibilmente, ha intenzione di candidarsi Carlos Ménem.
L'oppositore Mario Capello, dell'Unione Civica Radicale, ha espresso il suo disappunto per quanto segnalato che "al posto di risolvere i gravi problemi economici, finanziari e sociali che ha l'Argentina, già siamo passati al tema elettorale".
Secondo gli esperti la convocazione alle elezioni risponde a esigenze del FMI per raggiungere un accordo con l'Argentina. L'organismo ha indicato che il principale problema del paese è politico.



Dove sono gli alimenti?

settembre 2002 - Se parliamo dei mali del neoliberismo, il suo esempio più attuale è l'Argentina, dove la crisi economica conduce alla fine delle illusioni nel popolo soffocato dalla miseria e dalla disperazione.
La foto di centinaia di argentini che fanno la coda nelle strade per ricevere un piatto di minestra, danno fastidio e a volte commuovono in particolar modo molti esperti, perché conoscono la straordinaria ricchezza che esiste nel paese australe. A prescindere dai disastri della cattiva amministrazione di questo paese e dal dramma che stanno vivendo là, siamo restii ad accettare il fatto che non si intravedano soluzioni in una nazione che raggiunge la maggior produzione di alimenti del mondo per abitante.
Secondo la IPS, il dottor Fernando Villa, decano della Facoltà di Agronomia dell'Università di Buenos Aires, definisce inconcepibile questa situazione.
Nonostante le difficoltà attuali, l'Argentina, con 36 milioni di abitanti, produce 70 milioni di tonnellate di grano all'anno. Praticamente due tonnellate per persona, sei volte la dieta necessaria, e l'equivalente alimentare per 200 milioni di consumatori.
Tuttavia, la proporzione di persone con mancanza di alimentazione necessaria è passata in un anno dal 35.9 al 53 % della popolazione.
Se quanto accade è questo, allora ci sarebbe da chiedersi: dove sono gli alimenti in Argentina?
Il Governo di Eduardo Duhalde non dà risposta alla questione perché non ce l'ha, o non la vuole dare per evitare di affrontare i potenti interessi nazionali e stranieri colpevoli di questa situazione, che è un prodotto di un modello economico e politico ingiusto le cui radici sono nelle dittature militari che hanno provocato migliaia di vittime, e della corruzione dei governanti successivi che hanno consegnato al dominio straniero l'economia e le risorse del paese.
Ci sarebbe da ricordare che le dittature militari degli anni '70 e '80 del secolo scorso si sono caratterizzate per l'indebitamento dello Stato e delle aziende pubbliche, aggiungendo la necessità di divisa per il selvaggio incremento delle importazioni di armi e di altri articoli.
Le compravano negli Stati Uniti, che aveva promosso il golpe militare.
Si aggiungano le fortune inviate all'estero da politici e da imprenditori argentini. Dall'inizio della dittatura nel 1976, il debito estero argentino è cresciuto da meno di 8.000 milioni di dollari a oltre 70.000 milioni (oggi supera i 130.000 milioni).
Il paese ha dovuto sborsare oltre 200.000 milioni di dollari di interessi, ma il debito è continuato a crescere per l'aumento degli interessi imposti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.
La privatizzazione incrementata durante i regimi di Ménem e di De la Rúa ha lasciato nelle mani di enti stranieri favolose rendite monopoliste, grazie agli aumenti dei prezzi nei servizi di comunicazione, energia, strade e altro. Intanto, Duhalde convalidava il blocco e la confisca dei risparmi nelle mani delle banche - circa 47.000 milioni di dollari - svalutava la moneta nazionale e con altre misure ha garantito agli istituti bancari la libera disponibilità delle divise, ben conservate nei paradisi fiscali.
Al contrario, il 44.2 % della popolazione si trova sotto il livello di povertà, l'assistenza medica è stata ridotta, la mortalità infantile è salita a 28 per ogni mille nati vivi, le entrate dei lavoratori sono diminuite di oltre il 20 %, i disoccupati ammontano a milioni e l'esplosione sociale è sempre più intensa.
La risposta di quelli che sfruttano il paese è quella di cercare formule per attenuare la crisi che loro stessi hanno creato. Sono arrivati perfino a manovrare per un possibile colpo di Stato mediante una formula golpista "legalizzata".
Sarebbe una specie di via pseudocostituzionale e autoritaria. Anche se, ci sono pure militari che rifiutano di prendere nelle loro mani la brace ardente.
Così vanno le cose nel granaio del Cono Sud.

Commozione nazionale in Argentina per la morte di bambini
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novembre 2002 - Il Movimento Patriottico San Martín dell'Argentina ha chiesto che venga decretato il lutto nazionale per le recenti morti a causa della denutrizione di sei bambini nella provincia di Tucumán, a 1.300 chilometri da Buenos Aires. Questa organizzazione ritiene responsabili dei decessi le politiche inadeguate portate avanti dagli ultimi governanti. Secondo l'Istituto Nazionale di Statistica e di Censimento, il 20 % dei bambini argentini è denutrito, ossia uno su cinque, qualcosa di molto contraddittorio se si tiene conto che questa nazione sudamericana viene chiamata il granaio del mondo, per le sue produzioni di grano e di altri prodotti agricoli.

Istituzione argentina conferma gli alti indici di povertà

giugno 2002 - L'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento (INDEC), dell'Argentina, ha confermato che nel marzo scorso c'erano nel paese circa 15.345.000 poveri, vale a dire il 42.6 % dei 36 milioni di abitanti. Di questo settore, 5.655.300 persone sono indigenti, ossia, le loro entrate sono insufficienti per coprire l'alimentazione di base. Tuttavia, la società privata di ricerche Equis, indica che la povertà ha già raggiunto 18 milioni di persone, la metà della popolazione totale dell'Argentina, e che gli indigenti sono 6 milioni.


Brasile

Quando avrò la terra.

giugno 2000 - La Terra, con la maiuscola, è la casa di tutti. Ebbene, quando si tratta della terra. il problema fondamentale non è la scoperta, ma è insito nella sua da secoli ingiusta distribuzione. L'iniquità riguardo alla proprietà, non è affatto prerogativa di un paese, ma le recenti azioni del Movimento dei Senza Terra (MST) in Brasile, mettono questo in evidenza.
Percentuali e numeri sono quasi sempre guardati con scetticismo, perché è riconosciuto che possono essere manipolati per adattarsi a qualsiasi tesi. Basta trovare il lato adatto a dimostrarla.
Tuttavia ogni regola ha la sua eccezione e ce ne sono di eminentemente chiarificatrici, capaci di tratteggiare al volo una situazione.
Il Brasile è niente meno che il quinto paese più esteso del mondo, con una superficie totale di 8.547.403 chilometri quadrati e la sua popolazione è di 162.161.707 abitanti.
Uno dei punti principali del problema agrario brasiliano, adesso negli articoli per il suo aggravarsi, poggia sul fatto che meno del 3 % della popolazione accaparra il 60 % delle terre coltivabili.
In quanto, se queste cifre non fossero sufficienti per dimostrare la spaventosa disuguaglianza, il Ministro dello Sviluppo Agrario (incaricato della riforma agraria), Raul Jungmann, ha dichiarato recentemente al giornale 'Folha' di San Paolo, che si "sospetta" che i titoli di proprietà di circa il 75 % di questi latifondi siano falsi.
Significherebbe che 3.065 possidenti terrieri brasiliani "potrebbero" stare occupando illegalmente circa 70 milioni di ettari. Jungmann ha indicato che il Governo confischerà le terre delle proprietà non convalidate per ridistribuirle.
Il giornale ha aggiunto che il Governo ha ricevuto soltanto (fino ad aprile) documenti di proprietà di 5 dei 93 milioni di ettari che formano i grandi latifondi.
Deve essere ricordato che, al suo arrivo al potere nel 1961, Joao Goulart aveva cominciato ad adottare misure legislative per determinate riforme di base, tra cui l'espropriazione di terre non sfruttate. Ma, come è noto, nel marzo del 1964 il suo Governo fu sconfitto, fatto che arrestò il programma sul riordinamento della proprietà della terra.
Vent'anni dopo - come direbbe Alessandro Dumas - viene creato il Movimento dei Senza Terra. I contadini senza proprietà decisero di occupare i terreni improduttivi e di lottare per i titoli di proprietà nei tribunali.
Un'azione provocata dal fatto dell'evidente lentezza della riforma agraria, la cui applicazione è assicurata dalla stessa Costituzione del Brasile.
Anche se l'attuale Governo del presidente Fernando Henrique Cardoso assicura che dal 1994 sono stati distribuiti oltre 14 milioni di ettari, quasi il doppio della terra consegnata nei 35 anni precedenti, i dati del MST riferiscono che 4.9 milioni di famiglie brasiliane sono ancora senza possesso di terre.
Si sono appena intaccate le profonde disuguaglianze sociali. E' per questo che, nel maggio scorso, oltre 30.000 membri del MST negli stati di Pernambuco, Minas Gerais, Río Grande do Sul, Sao Paulo, Paraná, hanno occupato gli edifici pubblici dei ministeri delle Finanze e dello Sviluppo Agrario e, a Rio de Janeiro, la sede della Banca Nazionale dello Sviluppo Economico e Sociale.
Il Governo ha risposto con violenza - un morto a Curitiba, decine di feriti, centinaia di arresti - alla giornata della disobbedienza civile, ma il capo del MST, Jose Rainha Junior, ha reiterato che continueranno ad avvalersene contro l'ingiustizia.
Durante le proteste è stata anche pretesa la sistemazione definitiva di oltre centomila famiglie accampate in 504 proprietà di terre improduttive occupate.
Di recente, la rivista 'Istoe' ha informato che Almir Guedes Soriano, presidente dell'Unione Democratica Rurale (raggruppamento di grandi proprietari terrieri), ha minacciato una reazione armata di fronte alle invasioni contadine e ha affermato che "se la difesa delle (loro) terre occorre che sia fatta con le armi, allora saranno pronti a sparare".
Dirigenti del MST hanno criticato il Governo di Cardoso per lo schema di riforma agraria che verrà applicato, il quale parte dal pagamento delle terre improduttive ai latifondisti, procedimento che considerano lungo e costoso, e del quale si sono fatte denunce per frodi multimilionarie.
Il presidente del Consiglio dei Vescovi del Brasile, Dom Jayme Chemello, ha sostenuto che questo paese non sarà democratico senza riforma agraria, che significa di fatto che le misure adottate sono insufficienti.

Lula presidente: la speranza possibile

novembre 2002 - La sua perseveranza e la sua dedizione gli hanno dato l'unico risultato possibile dopo molti anni di sforzo: essere il Presidente più votato in tutta la storia del Brasile. Luiz Inacio Lula da Silva ha ottenuto, il 27 ottobre, 51 milioni di voti.
Per un continente schiacciato da problemi economici e sociali, il Partito dei Lavoratori brasiliano (PT), del quale Lula è un fedele esponente, cristallizza gli aneliti di cambiamento reclamati da milioni di latinoamericani, stanchi delle strategie neoliberiste.
Nel suo contesto generale, la presenza del leader metallurgico rappresenterà un passo gigantesco nell'unità regionale e l'avanzamento delle forze progressiste in questo continente. Nel senso più stretto significherà una speranza concreta per i brasiliani.
"Vado a governare pensando al popolo brasiliano, ma anche per il popolo della nostra amata America Latina", ha detto Lula apprendendo la sua vittoria. "Farò di tutto affinché il continente viva in armonia e in pace - ha affermato - però anche senza fame, e mostrerò ai poveri del nostro continente che loro possono, che sono capaci".
Quello che non è mai accaduto ora accade. Un 61.40 % di consenso ha accompagnato la sua vittoria. Rispondendo all'appello di diverse richieste del suo paese, ha conformato un programma elettorale conseguente alle necessità nazionali che spera di potere concretizzare dal prossimo 1° gennaio.
"Dobbiamo rendere compatibili le nostre relazioni con il mercato (finanziario) e con la società brasiliana", ha confermato alla televisione questo politico di umile estrazione, desideroso di togliere dalla crisi l'economia brasiliana e a fianco delle aspirazioni di una vita dignitosa per le grandi masse.
Ha confermato che onorerà tutti gli impegni del paese, compresi quelli stabiliti dal suo predecessore con l'FMI, ma con il proposito manifesto di far marciare una società di 170 milioni di abitanti, di cui 50 milioni di loro sono poveri.
Un giorno lo ha visto chiaramente e si è aggrappato alla luce del farsi capire e degli ultimi cambiamenti di un mondo mal costruito, in cui, tuttavia, le alternative di Governo, ha affermato, possono stare anche nelle mani dei lavoratori e dei contadini in un'alleanza con il settore imprenditoriale.
La coalizione di centro-sinistra "Lula presidente" non è sorta per capriccio di un uomo, che molti hanno infangato durante il suo cammino verso il vertice dello Stato, è stata il prodotto di una maturazione politica nella quale ha primeggiato l'integrazione delle forze non tradizionali di fonte a un nuovo Brasile.
Nel 1968, nel fare i suoi primi passi in un'organizzazione sindacale, Lula ancora si esprimeva con lo stretto linguaggio delle rivendicazioni settoriali. Ha sofferto le persecuzioni della dittatura militare e ha discusso, senza indietreggiare, innumerevoli volte con i principali partiti brasiliani.
Nel 1975, a capo dei metallurgici, ha spianato il cammino per le grandi lotte generali del 1978 e del 1979, rampa di lancio del Partito dei Lavoratori, che puntò su di lui come un probabile presidente sudamericano nonostante lo scetticismo generalizzato dopo le sue candidature del 1989 e 1994.
E per il 1998, al suo terzo tentativo elettorale, aveva sulla brace le denunce contro il neoliberismo, ma il Piano Reale per la stabilizzazione dell'economia e del controllo dell'inflazione sospinto da Henrique Cardoso ha avuto maggior impulso degli allora 20 milioni di simpatizzanti del PT.
Nonostante la nuova sconfitta, Lula disse nell'ottobre 1999 al quotidiano 'Folha de Sao Paulo' che "la gente di sinistra è molto cosciente, ma noi dobbiamo evitare il rifiuto delle classi medie, che temono il nostro Partito perché potrebbe togliere loro privilegi, per cui si tratta di arrivare ad alleanze con gente seria, onesta, perché dobbiamo preoccuparci delle classi medie ma anche degli emarginati".
E su questa linea di crescente unità, la sua campagna elettorale, iniziata lo stesso giorno dopo le elezioni del 1999, è andata a guadagnarsi i mezzi di comunicazione e i diversi aggruppamenti: i liberali, i comunisti, i socialisti, gli ecologisti, gli evangelici e importanti imprenditori.
"In America Latina, dove vasti settori restano virtualmente fuori dal mercato o ai suoi margini, lo stato deve occuparsi delle politiche industriali, agrarie, educative o di sicurezza sociale che promuovano l'uguaglianza di opportunità e il superamento delle sacche di povertà", ha detto pure nel 1999.
Ma il prossimo Presidente brasiliano dovrà resistere alle pressioni che troverà sul suo cammino, che non potrà allontanarsi molto dalle condizioni già stabilite dal cosiddetto consenso di Washington, propiziatorio di economie vincolate e dipendenti dagli organismi finanziari internazionali.
A tutto ciò bisogna aggiungere l'ombra del dubbio che il leader del PT rappresenta per gli Stati Uniti. Quando ha appreso il risultato definitivo, la Casa Bianca ha emesso uno scarno comunicato dove si congratulava con il brasiliano, senza entrare in molti dettagli sulle prospettive di relazione, rimettendosi a indicare che "si lavorerà sullo scambio di valori e di mutuo rispetto".
Tuttavia, la compagnia statunitense che definisce i rischi standard, si è raccomandata all'ex-dirigente sindacale affinché rafforzi la stabilità economica e per far questo dovrà applicare un insieme di politiche tendenti a controllare la situazione fiscale e le pressioni sul servizio del debito se desidera, secondo loro, un Brasile con crescita economica.
In questo nuovo contesto, lontano da quello di tre anni prima, Lula, come parte attiva di una delle nazioni che ha paradossalmente un potenziale immenso di sviluppo di fronte a un panorama di sofferente miseria, deve riflettere come un dotto in questioni economiche obiettive con il sogno di offrire una soluzione praticabile a "quelli che stanno di sotto". Le sfide abbondano. La speranza si impone.

 
Colombia



Gli indigeni continuano a essere minacciati

gennaio 1999 - Gli indigeni dell'etnia Uwa, radicati nel nord-est della Colombia, considerano la loro principale missione quella di preservare la natura. Attualmente sono circa cinquemila e dai tempi dei conquistatori spagnoli sono riusciti a mantenere quasi intatta la loro cultura ancestrale.
Tuttavia, nel gennaio 1995 ha avuto inizio per gli Uwa un periodo di pericoli. Il governo colombiano ha autorizzato la compagnia petrolifera nordamericana Oxy a iniziare le ricerche nella loro terra. Ma gli Uwa non sono rimasti con le mani in mano e hanno intavolato una lotta giuridica che secondo la stampa colombiana hanno perso in condizioni poco chiare.
Trovandosi senza appoggio, gli Uwa si sono rifatti alla loro storia, quando 500 anni prima avevano deciso un suicidio collettivo, e hanno minacciato di ripetere il gesto. Tutto indica che si trattava di una decisione ferma, dato che nel maggio del 1998 la compagnia nordamericana ha rinunciato alla concessione.
Secondo l'organizzazione non governativa Survival International, con sede a Londra, si tratta di un'eccezione che conferma la regola, giacché le compagnie petrolifere e forestali, tra le altre, decimano i popoli indigeni e cercano di abolire le loro culture.
Secondo dati dell'UNESCO, attualmente sopravvivono circa 300 milioni di indigeni distribuiti in 70 Paesi.

Il prodigio dei boschi di mangrovie

novembre 2002 - Una comunità del Caribe colombiano riesce a utilizzare in modo sostenibile il bosco di mangrovie, un'ecosistema tropicale minacciato dalla deforestazione.
Questi boschi pantanosi si trovano in zone costiere relativamente tranquille come estuari, baie e insenature. Il bosco di mangrovie entra nel territorio, seguendo il corso dei fiumi dove si mescolano acque salate e dolci, ambienti salmastri richiesti per vivere.
Occorrono quattro anni affinché il tronco acquisti 10 cm. di diametro e "un buon tronco" di 20 cm. si forma dopo venti anni, sostiene Ignacia de la Rosa Pérez, leader della Associazione dei Mangleros Indipendenti (AMI), del municipio di San Antero, nel dipartimento settentrionale di Córdoba, sul litorale caraibico della Colombia.
"Mio padre racconta che quando sono nata, nel 1950, tutto era diverso perché il fiume Sinú aveva cambiato il suo percorso allontanandosi dalla baia di Cispatá, la vegetazione era povera e nei pantani meno salmastri la gente seminava riso e banano".
Ma essendo giovane io scoprì che lontano dalle rive del fiume incominciarono a germogliare nuove piante di mangrovie. Pérez è stata la prima a creare, nel 1975, un'organizzazione per utilizzare, in modo sostenibile, le risorse della mangrovia.
In Colombia - che ha 380.000 ettari di mangrovie, 87 sul Mar Caribe e 292.000 sul Pacifico - il Ministero dell'Ambiente rilascia licenze per lo sfruttamento di questo legno.
Le licenze vengono assegnate per appezzamento, secondo le condizioni del bosco. "Se il lotto è di 10.000 metri quadri, ne possiamo disboscare 2.000 per ottenere la sua sostenibilità", ha detto la Pérez.
I 70 produttori affiliati all'AMI amministrano, insieme all'azienda governativa Corporazione del Valle del Sin, un progetto produttivo da cui dipendono 500 famiglie.
La mangrovia ha tutte le stesse funzioni di tutti gli alberi e, in più, è fonte di vita e di alimento. Secondo alcune ricerche, due terzi della popolazione di pesci tropicali del mondo dipendono dalle aree delle mangrovie. Inoltre, sono la centrale di alimento più grande che esista, in quanto una grandissima varietà di uccelli e di mammiferi vivono in essa.


Economia per la guerra

settembre 2002 - Con scetticismo è stata commentata dagli analisti la proposta del nuovo Governo colombiano di incorporare nelle forze armate 20.000 contadini delle zone rurali, dove lo Stato non ha presenza di polizia o militare. A questi si aggiungerebbero 25.000 nuovi effettivi regolari nell'ambito del piano del Presidente Uribe, di vincolare un milione di abitanti come collaboratori della forza pubblica con l'obiettivo di rafforzare il confronto con gli insorti.
Il finanziamento di questo progetto è stato annunciato dal Governo, che emetterà buoni di obbligazione e titoli non obbligatori, come pure un'imposta sul patrimonio liquido per mezzo dei quali i cittadini finanzieranno la guerra. La misura, che è stata appoggiata incondizionatamente dagli imprenditori, commercianti e industriali, è in contrasto con gli avvertimenti di vari settori politici e di Organizzazioni Non Governative (ONG), che vedono detta proposta come la generalizzazione del conflitto in un paese che ha problemi di ogni tipo, come lo aveva sottolineato l'ex-candidato presidenziale, Luis Eduardo Garzón.
Si vede con preoccupazione il piano di armare contadini senza esperienza e con poco addestramento per affrontare gruppi armati con anni di pratica nella contesa bellica. I nuovi soldati e i nuovi poliziotti di appoggio riceveranno un salario mensile come paga per i loro servizi. Questo progetto indica un aumento del bilancio per la guerra in un paese che ha registrato, nell'ultimo mese, un aumento del 18 % della disoccupazione e dove diventano sempre più acuti gli alti indici di povertà che raggiungono il 64 % della popolazione, dei quali i più vulnerabili continuano a essere i bambini, secondo il riassunto informativo del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) per il 2003. Il bilancio del Governo centrale per i programmi di assistenza sociale si è mantenuto attorno all'1 % per tutto il decennio del '90 ed è diminuito allo 0.7 % nel 2002, molto al di sotto di quelli del Messico, Perù, Venezuela e Uruguay.
Il Governo si prepara ad affrontare gli insorti, intanto che le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia affermano di essere disposte a intavolare colloqui di pace con il nuovo Presidente Uribe, ma senza condizioni e senza la partecipazione dell'ONU. In una lettera aperta hanno segnalato di essere disposti a riannodare il dialogo, riprendendo l'Agenda Comune per il Cambiamento verso la Nuova Colombia firmata con il Governo di Andrés Pastrana (1998-2002), che comprende la partecipazione attiva delle organizzazioni sociali e popolari. Le misure del nuovo Governo di decretare lo stato speciale perseguono il rafforzamento delle forze militari e dell'intelligence dello Stato. La linea tracciata dal Presidente Alvaro Uribe è quella di negoziare con la guerriglia, solo sui punti che si possano ottenere con l'ONU, che non si rispecchiano nella posizione della guerriglia e che allontanano sempre di più le possibilità di rendere concreto un punto per riannodare le conversazioni.
Il conflitto continua a svilupparsi nell'altra Colombia, come lo descrive una relazione del PNUD, nel paese periferico di frontiera, isolato, rurale, le cui logiche condizioni di vita e di contesto d'azione sono lontane dai centri di decisione.


Paraguay

Per il 2003 si prospetta un panorama austero

dicembre 2002 - Con la severa crisi economica che attualmente investe il Paraguay, con l'elevato deficit fiscale e con una situazione finanziaria al limite della cessazione dei pagamenti, i pronostici per il prossimo anno riguardo lo sviluppo di questo Paese sono carichi di pessimismo, secondo Prensa Latina.
Secondo rivelazioni ufficiali diffuse dai mezzi di informazione, i maggiori problemi cui il Governo deve far fronte nel 2003 sono il basso volume di entrate, dovuto all'evasione fiscale, e alle difficoltà di rispettare i termini dei pagamenti dei debiti esteri.
Per quel periodo lo Stato disporrà di circa mille milioni di dollari l'87 % dei quali sarà destinato al pagamento dei salari dei funzionari pubblici e restano solo 130 milioni di dollari per saldare i debiti.
Gli studi puntualizzano anche che il grande buco delle casse statali consiste nell'evasione fiscale che si stima intorno al 3 % del Prodotto Interno Lordo (PIL) della nazione.
Il Governo sta disperatamente negoziando dall'agosto scorso un credito straordinario con il Fondo Monetario Internazionale (di circa 200 milioni di dollari) per puntellare le riserve statali e ridurre il deficit fiscale per il 2003.
Tuttavia, i negoziati restano congelati fino a quando il Congresso paraguayano approverà le legge di Transizione Economica.


Paraguayano guadagna un Nobel alternativo

ottobre 2002 - L'avvocato ed educatore paraguayano Martín Almada ha ricevuto il Premio Nobel Alternativo, concesso dalla Fondazione Umanitaria Svedese per il Corretto Modo di Vita, per il suo coraggio e per i suoi persistenti sforzi per richiamare l'attenzione sulla tortura nel suo paese al tempo della dittatura militare. Nel 1992 aveva scoperto gli 'Archivi del Terrore', riguardanti la 'Operazione Condor', che coordinava i servizi repressivi delle dittature militari nel Cono Sud, e non ha dubitato nel divulgarli nonostante i pericoli per la sua vita.


Nuove proteste in Paraguay

settembre 2002 - Una grande mobilitazione di lavoratori, imprenditori e contadini si è pronunciata in Paraguay contro le nuove misure economiche. Il rifiuto generale si è concentrato contro i nuovi aggiustamenti approvati dal Congresso, che contemplano un aumento dei prezzi dei servizi pubblici e di altre importanti imposte, come l'aumento della benzina e il pagamento dell'acqua potabile.


Proteste in Paraguay contro le privatizzazioni

giugno 2002 - Migliaia di contadini, studenti e lavoratori continuano con le loro manifestazioni di protesta contro la deroga della legge 1615 che favorisce le privatizzazioni in questo paese, e in particolar modo il trapasso, il prossimo 14 giugno, della telefonia statale nelle mani di privati. Il popolo paraguayano protesta anche contro il crescente intervento militare nei dipartimenti di San Pedro, Misiones e Canindayu. Le principali strade di accesso per Asunción, la capitale, sono state occupate dai manifestanti che hanno dichiarato di insistere in questa forma di protesta fino alla convocazione di uno sciopero generale. Un decreto presidenziale ha fatto appello all'esercito a prendere tutte le misure necessarie per preservare l'ordine.

Venezuela


Guadagnano "voce" i popoli indigeni

luglio 2002 - Il concetto di silenzio è di solito abbastanza relativo. Si può parlare senza pronunciare parole e si può rimanere muti e isolati anche con un ampio linguaggio. Tuttavia, i popoli indigeni venezuelani hanno guadagnato "Voce" dopo che sono stati ufficialmente riconosciuti i loro 31 idiomi autoctoni.
La Rivoluzione Bolivariana ha, tra i suoi postulati fondamentali, il rispetto delle diversità socioculturali del suo popolo, che in questo caso è formato per il 2 % da comunità molto antiche, molte delle quali conservano e rispettano le loro ancestrali tradizioni.
Adesso che lo spagnolo ha smesso di essere l'unico idioma ufficiale del Venezuela, gli oltre 300.000 nativi hanno il cammino spianato per la diffusione, l'insegnamento e la propagazione dei loro vocaboli e del loro pensiero.
Nonostante che questo tuttavia non significa un rapido inserimento, è un buon esempio di come trattare e di convivenza con la pluralità delle origini. Jorge Pocaterra, direttore di Educazione Indigena, ha affermato che i decreti di ufficializzazione degli idiomi indigeni del Venezuela potrebbero avere ripercussione negli altri paesi dell'America Latina.
Mediante i decreti a favore della Creazione del Consiglio Nazionale di Educazione, Cultura e Idiomi Indigeni, sarà possibile, allo stesso modo, formulare politiche educative che tengano conto delle necessità delle comunità autoctone.
Si lavora, anche, nella produzione di testi scolastici e letterari nelle lingue originali e si studia la creazione di cattedre specifiche sulle culture aborigene.
Diventerà obbligatoria, inoltre, nell'ambito giuridico, la presenza di interpreti, la creazione di uffici pubblici relativi a queste etnie e la traduzione di documenti ufficiali, fondamentalmente della Costituzione Nazionale, di leggi e regolamenti specifici. L'indicazione di vie e di avvisi commerciali, almeno nei villaggi con presenza indigena, dovranno essere bilingui.
Tutto questo presuppone un periodo di tempo e di tolleranza che permetterà alle comunità indigene venezuelane di non perdere il loro idioma.


 militari venezuelani insubordinati potrebbero essere dichiarati disertori

novembre 2002 - L'Esercito venezuelano ha iniziato pratiche amministrative che possono portare alla dichiarazione di diserzione per quel gruppo di militari insubordinati riuniti in una piazza venezuelana. L'ispettore generale dell'arma, Melvin López Hidalgo, ha impartito istruzioni ai comandanti delle installazioni militari affinché informino sull'assenza di qualsiasi personale al fine di applicare le norme militari in tal senso. Risulta evidente che il gruppo di ufficiali partecipanti al colpo di Stato dello scorso mese di aprile, riuniti ora da 12 giorni nella piazza Francia chiedendo le dimissioni del Capo di Stato, sono compresi tra coloro che non rispettano le norme.

Disarmo dei poliziotti venezuelani insubordinati

novembre 2002 - Il nuovo direttore della Polizia Metropolitana (PM) venezuelano, Gonzalo Sánchez, ha iniziato il disarmo degli agenti che non riconoscono il nuovo Comando di questa istituzione. Designato a questa carica dopo che il Ministero degli Interni aveva deciso l'intervento del corpo di fronte al caos interno che aveva portato allo sciopero di parte del suo personale e alla politicizzazione imposta dal sindaco dell'opposizione, Alfredo Peña, Sánchez sorveglierà la legalità governativa. Sabato 16 novembre sono avvenuti brevi scontri armati con il Comando Generale della PM. Ci sono state allo stesso modo denunce di eccessi contro la popolazione da parte della brigata motorizzata.

Denunciato un piano di destabilizzazione nel settore petrolifero venezuelano

settembre 2002 - La denuncia di un piano di destabilizzazione promosso da alcuni gerenti di Petroleos de Venezuela (PDVSA), ha posto nuovamente di attualità la situazione interna di questa corporazione. La Fondazione Asopetroleros, composta da lavoratori dell'industria e nata dopo il colpo di stato dello scorso 11 aprile, è stata quella incaricata di divulgare le azioni di sabotaggio che vengono sviluppate dal settore cospirativo. Per mezzo di oscure azioni, hanno segnalato gli attivisti, è stato provocata una falsa mancanza di rifornimento di benzina nella parte occidentale del paese e di gas in vari stati che producono petrolio. E' stato denunciato, allo stesso modo, che i meccanismi amministrativi ancora nelle mani dei gerenti della PDVSA fanno resistenza agli ordini del Governo di orientare i loro multimilionari acquisti verso l'industria nazionale al fine di riattivarla.


Bolivia

Sacerdote cattolico boliviano fa appello a resistere contro l'ALCA
ottobre 2002 - Gregorio Iriarte, sacerdote cattolico ed economista boliviano, considera di vitale importanza la creazione di un movimento latinoamericano di resistenza contro l'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), che, ha avvertito, pretende di ricolonizzare la regione. Ha denunciato il fatto che il progetto, in essenza, trasferisce al grande capitale multinazionale il potere di dettare ai Governi latinoamericani le politiche macro-economiche, a seconda dei loro interessi



Le strade si riaprono
ottobre 2000 – I contadini aymará dell’altopiano confinante con il Perù si sono resi protagonisti nella lotta sostenuta per le proprie rivendicazioni, scrivendo nella storia di questo paese una pagina che molti sono stati d’accordo nel definire "Settembre Nero".
Undici morti fra le fila degli agricoltori e perdite materiali per circa 130 milioni di dollari sono il risultato delle tre settimane di blocco a numerose strade in tutto il paese nel corso di una protesta durante la quale il Governo è giunto a un accordo con la potente Confederazione Sindacale Unica dei Lavoratori Agricoli di Bolivia (CSUTCB) da un lato e con i sindacati degli insegnanti in sciopero dall’altro.
L’attuale amministrazione del Presidente Hugo Bánzer affronta da diversi mesi agitate proteste sociali contro la politica di austerità economica e finalizzate a una soluzione dei conflitti dei lavoratori agricoli, degli operai e degli insegnanti.
Nonostante questi risultati il leader del movimento rurale, Felipe Quispé, ha preavvertito i governanti che il mancato rispetto degli accordi porterà all’intensificarsi della protesta.
"Mallku" (il Grande Condor), come è conosciuto il portavoce delle posizioni indigene radicali, ha dichiarato ad agenzie giornalistiche internazionali che le autorità governative hanno acconsentito a cinquanta richieste degli agricoltori, come ha confermato anche il Ministro dell’Informazione, Manfredo Kempff.
Tra le altre conquiste, lo sciopero iniziato il 18 settembre scorso – che non si è interrotto nonostante l’invio di migliaia tra soldati e poliziotti – ha ottenuto la revisione della legge sui terreni, la abolizione di una legge sulle acque e l’assegnazione di terre a contadini poveri.
Secondo gli accordi distensivi, il Governo si impegna inoltre a riconoscere indennizzi alle famiglie delle 11 vittime della repressione, a sostenere le cure di più di 100 feriti e a liberare decine di detenuti.
Parallelamente, la confederazione degli insegnanti, dopo la quarta settimana di sciopero, ha accettato di riprendere i lavori dopo che il Ministro dell’Educazione ha garantito il pagamento di 300 bolívares (circa 50 dollari) e si deciderà di differire al prossimo anno la discussione intorno a un aumento salariale.
Rimane ancora in sospeso la protesta dei coltivatori di coca della regione centrale di Chapare – classificata come "zona illegale" – che chiedono di poter lavorare appezzamenti di terreno ridotti della pianta; l’esecutivo ha ricusato la petizione, in nome dei suoi piani antidroga.
In accordo con la prima valutazione fatta dal Governo sui forti conflitti sociali nella regione andina – indica l’Agenzia Ansa – le perdite milionarie riportate nelle giornate delle proteste contadine nel triangolo La Paz-Cochabamba-Santa Cruz, equivalgono alla perdita dell’1.5 % del Prodotto Interno Lordo della Bolivia, che non si riuscirà a recuperare, ha dichiarato il Ministro dello Sviluppo Economico, José Luis Lupo.
Lupo ha riconosciuto che questi conflitti sociali comporteranno un decremento economico allo Stato andino, che va ad aggiungersi a un aumento dell’inflazione dell’1,8 % registrato il mese precedente a causa della mancanza di approvvigionamenti e della speculazione.
D’altra parte l’amministrazione di Bánzer, a giudizio degli osservatori troppo lenta nel fornire risposte alla richieste sociali, dovrà sborsare 70 milioni di dollari per la ricostruzione delle strade che ora sembra stiano sbloccandosi.

 
Cile


Soccomberà un florido deserto di fronte all’insensatezza umana?

ottobre 2002 – Il meraviglioso rifiorire di un deserto nel nord del Cile corre il rischio di diventare un disastro ecologico a causa del depredamento da parte dei turisti, del commercio illegale e delle corse di veicoli a motore.
Le abbondanti piante fiorite nel deserto di Atacama, che si sono sviluppate dopo eccezionali piogge, quest’anno hanno raggiunto dimensioni inedite grazie a una piovosità senza precedenti nell’ultimo mezzo secolo, attribuita agli effetti immediati di El Niño.
Le piogge "hanno svegliato" sementi che erano rimaste a lungo sepolte sotto le sabbie e le rocce del deserto di Atacama, uno dei più aridi del mondo, permettendo la rinascita di fiori autoctoni che formano tappeti multicolori dove prima esisteva solamente un paesaggio grigio e monotono.
Questi giardini naturali del deserto sono parte di un ecosistema molto fragile, che può essere alterato irreversibilmente dall’invasione incontrollata delle persone, ha avvertito Jenia Jofré, presidente del Comitato per la Difesa della Flora e della Fauna (CODEFF), la più anziana tra le organizzazioni ecologiste cilene.
La bellezza di paesaggi fioriti, a una distanza tra 450 e 1.100 chilometri da Santiago, sta attraendo un incessante flusso turistico, che ha cominciato a creare problemi.
A La Serena, capitale della quarta regione di Coquimbo, la polizia arresta regolarmente commercianti illegali delle stazioni di supermercati e hotel che vendono ai turisti fiori strappati dal deserto.
Le autorità locali stanno conducendo campagne per far conoscere ai turisti la proibizione di raccogliere fiori e avvisarli che possono solamente fotografare lo spettacolo quando transitano per i sentieri appositamente creati per ammirarli.
Questo spettacolo è unico al mondo con oltre 200 piante, per la maggior parte endemiche, e i cui nomi popolari assumono connotati mitologici, come i cosiddetti ‘artiglio di leone’, ‘zampa di guanaco’, ‘farfalla del campo’ e le ‘Diego della notte’, queste ultime chiamate così perché aprono i loro petali solamente nell’oscurità.

Sospesa l’istruttoria su Pinochet

luglio 2002 – La Corte Suprema di Giustizia del Cile ha confermato la definitiva sospensione dell’istruttoria per Augusto Pinochet Ugarte in una causa per crimini avvenuti durante il suo Governo (1973-1990).
Il tribunale massimo ha ratificato – con quattro voti contro uno – la sospensione decretata dal Tribunale di Appello nel luglio dell’anno scorso.
La nuova sentenza conferma che l’ex-generale non potrà essere giudicato per la causa della ‘Carovana della Morte’, a causa di una demenza "vascolare" che lo ha colpito.
La nuova risoluzione non ha accolto gli argomenti degli accusatori e ha ribadito che l’ex-governante cileno – di 86 anni – non si trova in condizioni di salute per affrontare un processo.
Augusto Pinochet era stato denunciato dal giudice designato, Juan Guzmán Tapia, come il mandante di 57 omicidi e 18 sequestri definiti nel caso ‘Carovana della morte’.
L’avvocato querelante, Hugo Gutiérrez, ha ricevuto la notizia segnalando: "L’opinione pubblica lo ha ben chiaro: Pinochet non è pazzo, non è demente. Può comparire davanti a un tribunale, ma la politica può sempre di più dei giudici e questa è una volta in più, un trionfo della politica sul giuridico", ha dichiarato Gutiérrez alla BBC in spagnolo.


La CEPAL studia di riaprire il passaggio del treno tra Cile e Argentina

novembre 2002 – La Commissione Economica per l’America Latina e i Carabi (CEPAL) sta studiando il progetto del treno transandino Cile-Argentina attraverso il Passo dei Liberatori, che era in funzione dal 1910 fino al 1984, quando smise di circolare, ha informato il quotidiano cileno ‘El Mercurio’. Il nuovo investimento per il progetto, promosso dall’argentina Tecnicagua, è di 230 milioni di dollari e dovrà entrare in funzione, se tutto si concreta, a partire dal 2010. Il treno servirà per canalizzare l’87 % del traffico commerciale e l’80% di quello turistico.

Giudicare Pinochet

dicembre 1998 - Hortensia Bussi, vedova del presidente Salvador Allende, ha affermato a Santiago del Cile che è improbabile che l'ex dittatore Augusto Pinochet sia giudicato in Cile, perché è protetto dalla Legge di Amnistia e, inoltre, gode dell'immunità in quanto senatore a vita.
Al suo parere si aggiunge quello di altri analisti che, riferendosi allo stesso potere giudiziale cileno, fanno notare che in 25 anni non è stato capace di portarlo di fronte alla giustizia.
I dibattiti, le analisi e i commenti sono sempre al centro dell'attenzione fino a quando il ministro britannico degli Interni, Jack Straw, deciderà di dar corso al procedimento di estradizione presentato dal giudice spagnolo Baltasar Garzón. La decisione non vorrà dire Pinochet sarà automaticamente estradato, dato che a Londra si attende un processo lungo e complicato.
Secondo un dispaccio dell'agenzia IPS da Madrid, una missione militare cilena ha riservato due residenze nella capitale spagnola per l'alloggiamento dell'ex dittatore.
Allo stesso modo, l'agenzia spagnola EFE commenta da Santiago del Cile che la destra cilena crede che la sorte di Pinochet è segnata in Europa, e cita dichiarazioni al riguardo del senatore Hector Larrain, della Unione Democratica Indipendente, partito che lo stesso qualifica come il più vicino all'ex dittatore.
In questo senso, si inquadrano inoltre dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato nordamericano, James Foley, che ha detto che l'attentato per mezzo di una bomba che provocò la morte di Orlando Letelier, ex Ministro degli Esteri cileno, e della sua segretaria Ronni Moffitt, "merita l'attenzione particolare degli Stati Uniti", accostando così l'indagine sulla responsabilità di Pinochet in questo caso.

Emozione per il giudizio contro Pinochet

novembre 1998 - La Camera dei Lord britannica ha respinto, per tre voti contro due, l'immunità diplomatica di Augusto Pinochet e ha così facilitato il cammino verso la sua estradizione in Spagna, dove è accusato di assassinio, tortura e genocidio. Questa decisione ha provocato immediatamente una forte emozione in Cile, dove la costernazione dei suoi seguaci si è mischiata all'allegria dei suoi avversari.
Agenzie di stampa informano che i familiari dei desaparecidos sotto il regime di Pinochet, che ha governato tra il 1973 e il 1990, non hanno potuto contenere l'emozione e hanno accolto il verdetto dei giudici, che conferma l'arresto dell'ex-dittatore a Londra per 40 giorni, tra lacrime di gioia.
"E' un momento trascendentale per l'intera umanità", ha detto la Vicepresidente dell'Associazione Familiari dei Desaparecidos, Viviana Díaz.
In Cile è atteso un intervento televisivo speciale del Presidente Eduardo Frei per un appello alla calma per questo movimentato paese, diviso oggi sulla figura del Senatore a Vita.
Il presidente del Governo spagnolo, José María Aznar, ha dichiarato che rispetterà il giudizio della Camera dei Lord, che l'Associazione Americana dei Giudici ha considerato, da parte sua, in linea al diritto internazionale e alla Convenzione contro la Tortura.
Il Congresso spagnolo ha invitato Aznar a collaborare con le decisioni giudiziarie e a condurre con la massima attenzione i protocolli per l'eventuale estradizione in Spagna del generale cileno a riposo.
Una nota del Governo cileno, citata da Associated Press, indica che circa 3.000 persone sono morte o scomparse durante la dittatura di Pinochet, dopo che questi aveva deposto con un golpe militare il presidente costituzionale Salvador Allende, eletto con il voto popolare. Vi sono, tuttavia, analisti che considerano questa cifra ancora maggiore.
Fino a ora ammontano a 16 le denunce presentate in Cile contro Pinochet per violazione dei diritti umani.
La decisione dei giudici britannici probabilmente darà inizio a un grande processo che potrà concludersi con una sentenza. Per ora, l'ex-dittatore dovrà restare in Gran Bretagna, mentre proseguono i protocolli per l'estradizione in Spagna.

Ecuador



Protesta con le pentole a Quito contro il neoliberismo

febbraio 2002 – Una giornata di protesta a 48 ore dal cosiddetto Sciopero del Popolo dell’Ecuador, organizzato dal Fronte Unito dei Lavoratori (FUT), dal Fronte Popolare e dalla Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), ha preteso, tra i giorni 20 e 21 di questo mese, una rettifica della politica economica applicata da Gustavo Noboa, che insiste nel privatizzare aziende statali, oltre che ad avere innestato un acuto processo di corruzione nazionale. I manifestanti hanno segnalato che le privatizzazioni sono contro i principi costituzionali.

La strada dell’asfissia

gennaio 2002 - Un'altra nazione del continente americano, l'Ecuador, ha deciso recentemente di protestare contro la politica economica decretata ufficialmente due anni fa che si basa essenzialmente su una strategia di 'dollarizzazione'. La protesta riguarda anche il rincaro dei prezzi che rende insostenibile mantenere un livello di vita decoroso.
Studenti in piazza, voci di indigeni che esigono deroghe agli aggiustamenti governativi, proteste di contadini e lavoratori contro l'aumento dell'indice di povertà e la disoccupazione caratterizzano la realtà ecuadoriana di un 2002 appena nato.
L'Assemblea Unitaria dei paesi dell'Ecuador ha dichiarato uno sciopero generale per la fine di questo mese e i dirigenti parlano già di una storica partecipazione, tenuto conto anche dei precedenti degli ultimi giorni, durante i quali la polizia ha represso i manifestanti con bombe a gas lacrimogeno.
Gustavo Noboa, presidente ecuadoriano, ha deciso di introdurre nel suo paese le nuove formule finanziarie del Fondo Monetario Internazionale (FMI) con l'obiettivo di ottenere un credito di 300 milioni di dollari nel mese di febbraio. Nello stile del suo predecessore, Hamil Mahuad, l'attuale Presidente sostiene la valuta nordamericana, che ha posto fine ai 116 anni di circolazione del sucre.
La decisione del Governo di congelare le tariffe dei trasporti via terra, di aumentare il prezzo del petrolio, di togliere le sovvenzioni statali all'utilizzo del gas per uso domestico e di valutare temporaneamente il prezzo al quintale della farina, hanno smosso gli animi popolari, gli stessi che hanno respinto in più di un'occasione l'imposizione del neoliberismo.
Nonostante le tensioni sociali, il Ministro di Economia e Finanza, Carlos Julio Emanuel, si mostra difensore della 'dollarizzazione', attribuendole di avere portato stabilità al Paese, stimolato gli investimenti privati, migliorato il patrimonio delle persone e delle aziende.
"Il possesso di dollari nel paese era scarso, però grazie alla nostra politica finanziaria, tutti gli ecuadoriani ora ne possiedono e, cosa più importante, i dollari sono qui per rimanere", ha affermato. Tuttavia, l'attuale linea di condotta è argomento di polemica anche nei circoli ristretti di sociologi ed economisti, che si sono aggiunti a coloro che contestano e contraddicono le lodi ministeriali.
Rafael Correa, noto analista ecuadoriano, sostiene che "adottare unilateralmente la moneta di un altro paese significa adottarne la politica monetaria, e se sale il tasso di interesse negli Stati Uniti, cala il prezzo del petrolio e si riducono gli invii di denaro degli emigranti; la dollarizzazione è insostenibile".
"Il deficit commerciale, non solamente petrolifero, è sostenuto solamente da un maggiore indebitamento estero e questo significa pane oggi e fame domani, come è successo in Argentina", ha dichiarato Correa.
Un altro specialista, Alberto Acosta, indica che "l'inflazione del 2001 (22.4 %), è troppo alta per un'economia dollarizzata e questo evidenzia che i provvedimenti non sono serviti ad abbassare l'inflazione né hanno riattivato i settori produttivi".
Recenti sondaggi sociologici hanno fatto conoscere un'altra faccia del fenomeno, che è strettamente legato al deterioramento delle condizioni materiali di vita. La povertà si aggira intorno al 70 %, la disoccupazione raggiunge l'11 % e il sottoimpiego è intorno al 55.45 %, dando poi alla situazione annunci ufficiali di equità.
L'incremento di 10 dollari per lo stipendio minimo (128 dollari) è molto lontano dal poter risolvere qualcosa se si considera che per acquistare una quantità di alimenti base, che costa 325 dollari, è necessario l'equivalente di due salari e mezzo.
Noboa ordina aggiustamenti neoliberisti e repressione della polizia. Il FMI impone condizioni a suo vantaggio. Per l'Ecuador l'asfissia è imminente.

Il Congresso indigeno con forti differenze interne

ottobre 2001 - La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), il maggior gruppo di pressione degli indigeni dell’America Latina, ha terminato lo scorso 12 ottobre il proprio Congresso, con un acceso dibattito per il rinnovo dei propri vertici.
I 770 delegati al così denominato Primo Congresso delle Nazionalità e dei Popoli, dopo una settimana di delibere, hanno deciso di mantenere la "opposizione al Governo per la sua politica sociale ed economica e l’oblio che dimostra verso le comunità indie".
Il Congresso è stato marcato dalle differenze interne intono alle candidature per dirigere la CONAIE nei prossimi anni e dalla possibile definizione di una proposta presidenziale propria per le elezioni del 2002.
Il progetto di sostenere Antonio Vargas alla presidenza dell’Ecuador è stata rifiutata da settori che lo accusano di avere negoziato accordi privati con il Governo di Gustavo Noboa, senza contare sul consenso delle istanze dei rappresentanti indigeni.
La Ecuarunari, organizzazione che riunisce i popoli quechua della sierra e la più importante tra quelle che fanno parte della CONAIE, ha richiesto la formazione di una commissione per giudicare l’operato di Vargas, a causa della gravità della accuse.
"Vargas ha tenuto un comportamento molto biasimevole, con atteggiamenti individuali, dialogando con il Governo al di sopra della collettività, senza che fosse chiaro perché lo facesse, e assumendo posizioni che non erano state avallate dalla base", ha argomentato Estuardo Remache.
"Noi indigeni abbiamo le nostre forme ancestrali di giustizia nelle comunità, e così come si giudica chiunque commetta errori, allo stesso modo si devono giudicare i dirigenti che ipoteticamente rappresentano la collettività", ha aggiunto.
L’Ecuador, con 11.5 milioni di abitanti, ha una popolazione indigena di 3.5 milioni di persone, distribuite in 11 nazionalità, la maggioranza delle quali vive in aree rurali.
La principale comunità è la quechua, che abita nella regione della sierra e riunisce 10 popoli.
Le nazionalità awa, chachi, epera e tsáchila risiedono sulla costa dell’Oceano Pacifico; le cofán, siona, secoya, huaorani, achuar, shuar e quechua amazzonica in Amazzonia.
La nazionalità shuar è composta da 65.000 persone, la achuar da 5.000, la quechua da 110.000, la siona e la secoya insieme hanno 1.500 membri, la cofán 900, la huaorani, di cui fanno parte anche i tagaeris e i tharomenanes, ammonta a circa 900 persone e la zápara a 114.
I candidati a occupare la presidenza della CONAIE sono Ricardo Ulcuango, attuale vicepresidente, e Leonidas Iza, ex deputato del Movimento Pachakutik per la provincia di Cotopaxi, situata nella sierra centrale.
Nonostante i due concorrenti appartengano alle comunità della sierra e abbiano segnalato il loro interesse nel rafforzare il progetto storico della CONAIE, molti congressisti si sono mostrati preoccupati che Iza possa essere influenzato da Vargas e dai suoi sostenitori.
Questa valutazione è dovuta al fatto che intorno a Vargas e a Iza esistono consiglieri legati al Partito Roldosista Ecuadoriano, dell’ex presidente Abdalá Bucaram (1996-1997), latitante dalla giustizia che sta indagando su di lui per presunti atti di corruzione.
Ulcuango ha espresso al Congresso la necessità che il movimento indigeno assuma un ruolo più da protagonista nella società ecuadoriana, e ha assicurato di non voler contribuire alla divisione della CONAIE.
"Non mi presterei mai a dividere la CONAIE, però è necessario arrivare a un consenso per indirizzarci verso la proposta collettiva della plurinazionalità, lasciando da parte l’interesse elettorale di una persona", ha argomentato.
Da parte sua, anche Iza ha insistito sulla necessità di rafforzare l’unità del movimento, però ha respinto l’idea di ritirare la sua candidatura per incontrare una certa approvazione.
La candidatura alla presidenza dell’Ecuador di Vargas è stata appoggiata dal ramo amazzonico della CONAIE, però è stata rifiutata dai delegati della sierra e della Costa.
Il Congresso del Movimento Pachakutik, braccio politico della CONAIE, e diversi movimenti sociali, hanno deciso di trattare in settembre la questione delle candidature presidenziali in data più vicina alle elezioni.



Perù

opolazione infantile peruviana è a fattore di rischio per il consumo di droga

giugno 2002 – Il Ministro dell’Educazione del Perù ha riconosciuto per mezzo di una relazione che molti bambini peruviani iniziano a consumare stupefacenti all’età di otto anni. Un recente studio ha confermato l’ipotesi sul consumo di droga tra la popolazione infantile e in particolar modo a quella che appartiene al cosiddetto "sottomondo".

Creata la prima area ecologica protetta per comunità

agosto 2002 – La comunità contadina si Santa Catalina di Chongoyape, nella provincia costiera di Chiclayo, nel nord-est del Perù, sarà quella incaricata di proteggere con l’aiuto dello Stato un’area naturale, ma potenziando la responsabilità della comunità.
Si tratta del millenario bosco secco di Chaparri, nel dipartimento del nord di Lambayeque, allo scopo di reintrodurre speci in pericolo di estinzione, come l’orso dagli occhiali sudamericano, il condor andino e il guanaco.
Il presidente di questa comunità, Román Torres Peralta, ha manifestato l’aspirazione di trasformare Chaparri in un esempio di conservazione per le comunità della nazione e in una leva per il suo stesso sviluppo sociale.
Chaparri, con le sue zone boschive, cura ricche speci endemiche e in pericolo di estinzione, come pure gigantesche costruzioni piramidali che ricordano i domini del Signore di Sipán, un alto dignitario della cultura precolombiana Mochica, i cui tesori furono ritrovati nel 1987.
Secondo il piano tecnico presentato dai suoi abitanti, Chaparri proteggerà i boschi e le speci di fauna esistenti, e svilupperà piani per la riabilitazione e di reintroduzione di speci in pericolo di estinzione.
L’Area di Conservazione ha una superficie di 34.413 ettari, e i suoi boschi ospitano speci della fauna silvestre e della flora, difficili da trovare in altre aree del paese.

La smemoratezza del Governo compromette il futuro dei suoi elettori

luglio 2002 – Poco più di un anno fa, Alejandro Toledo, Presidente peruviano, si era proposto come la soluzione adeguata per i problemi accumulati di questa nazione andina. Adesso, trascorso un po’ di tempo, i vecchi ritornelli sembrano riconfermare: "Una cosa è con il violino, altra cosa è con la chitarra".
L’attuale crisi politica, che da alcuni mesi avanzava in modo evidente, ha avuto il suo detonatore quando in piena smemoratezza delle sue precedenti affermazioni il Presidente in carica ha annunciato la vendita di due aziende dell’energia elettrica, Egasa ed Egesuar, rifornitrice del sud del paese.
Questo ha indignato centinaia di migliaia di suoi elettori che si sono sentiti non solo presi in giro nella loro credibilità politica, ma anche molto di più per le reali prospettive di licenziamento per molti di loro, che si ritroveranno con un futuro compromesso.
La metà della popolazione del Perù vive nella povertà, circa il 55 % dei peruviani sopravvive con 1.25 dollari al giorno e la disoccupazione e la sottoccupazione arrivano al 50 %.
Però non sono solamente le pressioni per fare passare i beni dello Stato alle multinazionali quello che li preoccupa, è anche la doppia morale di un discorso presidenziale che dice di tagliare i fondi alla difesa e all’acquisto di armamenti e allo stesso tempo utilizza tutto il suo arsenale logistico per reprimere i manifestanti ad Arequipa, con un saldo di due morti.
Attualmente, sette peruviani su dieci disapprovano la gestione del Governo e numerosi sociologi affermano la crescita di questi numeri quasi a valori assoluti, dato che Toledo ha poche probabilità di recuperare le simpatie dopo le controverse privatizzazioni.
La smemoratezza del Governo sembra andare, tuttavia, accompagnata da una melodia di 800 milioni di dollari ottenuti dalle vendite con le quali spera di affrontare il deficit fiscale peruviano e la recessione economica.
Una volta investito della sua carica presidenziale, Toledo si ricorda degli accordi di violino di quando suonava nella grande orchestra della Banca Mondiale e tenta di applicare formule ben conosciute in quegli ambiti finanziari. Tuttavia, ai 13 milioni di peruviani poveri la sua musica suona in modo cacofonico, troppo altisonante e in modo troppo aggressivo per le loro vite.


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ww.mst.citinv.it/stedin28.htm


Effetti dell'ALCA sull'agricoltura

di Altamiro Borges e Joao Pedro Stedile
Settembre 2002

Dei nove gruppi di negoziazione che si riuniscono periodicamente per favorire l'avvio dell'Alca, uno si occupa della questione dell'agricoltura. Secondo l'anodino testo di presentazione di questo gruppo, il suo compito principale è ridurre e, con il tempo, livellare tutte le tasse doganali dei 34 paesi che faranno parte di questo blocco economico. Le regole da seguire sarebbero quelle dell'accordo agricolo AoA negoziato all'interno del WTO. L'obiettivo è quello di liberalizzare totalmente la circolazione di merci in un continente che comprende 808 milioni di abitanti.

Secondo l'attivista canadese Maude Barlow, che segue attentamente le negoziazioni dell'Alca, questo gruppo tende a limitare al massimo il già precario appoggio dei governi locali ai piccoli e medi proprietari agricoli e ai lavoratori rurali. In questo modo vuole rafforzare ancora di più il potere dell'agro-business statunitense e dell'agroindustria esportatrice dei paesi dipendenti della regione. Secondo lei, l'Alca causerà il fallimento di milioni di coltivatori latino-americani, l'aumento di dipendenza dai prodotti agricoli USA e metterà in grave pericolo la stessa sicurezza alimentare dei popoli del continente, riducendo gli stock di emergenza ed eliminando altre misure di protezione dell'agricoltura.

Ma non è solo il Gruppo di Negoziazione dell'Agricoltura che minaccia coloro che vivono del lavoro della terra. Un'altra commissione, quella che si occupa dei "diritti di proprietà intellettuale", presenta diversi rischi per il futuro. Tra le altre misure, pretende di brevettare tutti gli esseri viventi - comprese le piante utilizzate dalle comunità locali. In questo modo, questo gruppo vuole che si ricavino profitti dalla industrializzazione di queste coltivazioni. In realtà tutti e nove i gruppi di negoziazione dell'Alca, che cospirano in modo frenetico e segreto, hanna finito per colpire, direttamente o indirettamente, i produttori rurali e l'agricoltura dei paesi della regione.

Fallimento e disoccupazione

Un libretto pubblicato da 'Via Campesina Brasile', che raccoglie opinioni di movimenti rurali attivi come il MST e la CPT, spiega, in forma abbastanza didattica, le principali "conseguenze dell'Alca sull'agricoltura brasiliana". Il paese - dice - è un importante esportatore di prodotti agricoli, come caffé in grani, soia, succo di arancia in botti, tabacco in foglia, zucchero grezzo, tra gli altri. Tutti sono prodotti dall'agroindustria nazionale, che riunisce i potenti latifondisti locali. Con l'Alca, questa élite agraria spera di ottenere un maggiore appoggio dello Stato per le esportazioni. In questo modo le risorse pubbliche sarebbero ancora più generose nei confronti di questo settore già ricco, che produce poco per il popolo brasiliano.

In linea di massima, la produzione per il consumo familiare, indispensabile all'alimentazione dei brasiliani, dipende fondamentalmente dai piccoli e medi proprietari rurali. Questi già possono contare su scarse risorse dello Stato. Non godono di prezzi minimi che garantiscano la produzione, né di sussidi per lo stoccaggio, i trasporti ecc. In genere sono indebitati e poveri. Con l'Alca questo scenario, già negativo, tenderebbe ad aggravarsi. Il già precario appoggio al piccolo e medio produttore rurale sarebbe ridotto, poiché il grosso delle risorse pubbliche sarebbe trasferito in misura ancora maggiore ai settori esportatori. Al di là del fallimento di milioni di lavoratori e della disoccupazione dei lavoratori rurali, la tendenza sarebbe quella dell'aggravamento della crisi di approvvigionamento del paese.

Un'altra conseguenza naturale sarà quella dell'aumento della concentrazione di terre nel paese. Soprattutto a partire dal governo Cardoso, si è investito nella realizzazione del modello USA delle agroindustrie. Sempre di più esse sono responsabili della industrializzazione e standardizzazione dei prodotti, del loro immagazzinamento e trasporto a lunghe distanze. Il piccolo e medio agricoltore diventa soltanto il produttore di materie prime che sono trasferite alle agroindustrie prima di arrivare sulla tavola del consumatore urbano. Questo modello genera moltissime distorsioni. Tra le altre, rafforza la monopolizzazione nelle campagne, aggrava la denazionalizzazione dell'agricoltura (solo tre multinazionali, per esempio, detengono il controllo dell'agroindustria dei condimenti); restringe l'accesso alla terra del piccolo coltivatore e altera e accresce i prezzi della produzione di tipo tecnologico.

Come avverte il libretto "tutti questi problemi saranno aggravati con la realizzazione dell'Alca, poiché le grandi imprese USA che ancora non sono presenti nel mercato brasiliano, con la riduzione degli ostacoli e delle barriere, arriveranno in Brasile. Di conseguenza, aumenterà la concentrazione e la denazionalizzazione delle agroindustrie. E, ancora più grave, si trasferiranno in Brasile settori molto inquinanti, come quello dei frigoriferi, l'allevamento dei suini, l'industria della carta e della cellulosa". Un indizio di quel che può succedere in futuro è la recente installazione della multinazionale USA 'Carols', che ha impiantato nel paese un processo industriale che va dall'allevamento all'abbattimento dei suini e consta di circa 30.000 scrofe fertili. Questo investimento milionario ha fruito del finanziamento pubblico della BNDES

Un altro fattore che rafforzerà l'agroindustria e, di conseguenza, la concentrazione di terre nel paese, è il nuovo livello tecnologico in espansione nel mondo capitalista. Il modello anteriore, della cosiddetta "rivoluzione verde", basato sull'uso dei concimi, degli agrotossici e della meccanizzazione, dà segnali di esaurimento. Ha raggiunto il suo massimo livello e non riesce ad elevare di più la produttività agricola. Per questo è in corso l'instaurazione di un nuovo modello di produzione basato sulla biotecnologia, sulla manipolazione genetica, come meccanismo per elevare la produttività dei vegetali e degli animali e, in questo modo, aumentare il profitto delle agroindustrie.

Anche questo modello, sotto il controllo del capitale, produce gravi distorsioni nelle campagne. Da un lato, rafforza il monopolio delle conoscenze (solo dieci grandi compagnie, per la maggioranza statunitensi, controllano il settore della biotecnologia sul pianeta); dall'altro, la manipolazione genetica al servizio del profitto, realizza esperimenti pericolosi per l'umanità. Rispetto ai transgenici - combinazione di geni di diverse origini, vegetali o animali - non ci sono ancora prove sicure sui loro effetti nell'ambiente e nell'organismo umano. Nonostante questo le multinazionali insistono nel commercializzarli.

"Con il procedere dell'Alca, le imprese stanno esigendo libertà totale per la diffusione e lo sviluppo di semi transgenici, visto che in tutti i paesi latino-americani mantengono il diritto di proprietà privata di questi nuovi esseri viventi", denuncia il documento di Via Campesina. Questo spiega l'impegno del governo degli USA e delle compagnie statunitensi, come la Monsanto, per estendere la legge dei brevetti nel continente. In Brasile questa legge è stata approvata nel 1997 e attualmente esistono 2.094 richieste di registrazione di brevetti di esseri viventi. Le multinazionali hanno ora ottenuto, dal servile Cardoso, l'invio di un progetto di legge che libera totalmente la coltivazione, il commercio e il consumo di semi e prodotti transgenici. Ci sono indizi che il progetto sia stato redatto dalla stessa Monsanto!

Una volta entrato in vigore l' Alca, solo l'agroindustria nazionale e straniera avrà accesso ai semi brevettati. I piccoli e medi produttori rurali non avranno possibilità di comprarli poiché il loro costo sarà accresciuto da inaccessibili royalties delle compagnie. Questo aggraverà enormemente un processo che è già in corso. Fino al '97, per esempio, il gigante USA della biotecnologia, la Monsanto, quasi non aveva partecipato al mercato brasiliano dei semi di mais. In poco tempo, dopo l'entrata in vigore della legge dei brevetti, ha comprato varie aziende nazionali e oggi controlla il 60% del mercato. La Monsanto e altre compagnie detengono già il commercio dei semi ibridi di papaia, cocomero, ortaggi, etc. Questa brutale monopolizzazione, oltre a portare al fallimento dei piccoli e medi produttori, è un attentato alla sovranità alimentare del Brasile.

Banchetto neocoloniale

Ma il principale beneficiario dell'Alca, come riconosce il testo citato, non sarebbe l'agroindustria esportatrice del Brasile. Essa resterebbe appena con le briciole di questo banchetto neocoloniale. Essenzialmente questo accordo punta a rafforzare l'economia degli USA, favorendo la circolazione delle sue merci e dei suoi servizi. I prodotti agricoli USA, per esempio, sono fortemente sussidiati, contano su importanti infrastrutture (trasporto, immagazzinamento, ecc ) e un ampio vantaggio tecnologico. Con la fine delle barriere doganali, invaderanno i mercati dei paesi del continente, rovinando le agricolture locali. Il Brasile, con il suo elevato potenziale produttivo, sarà una delle vittime principali di questo "libero commercio" nella regione.

Prova di questo è che dopo che il WTO ha approvato accordi che liberalizzano il commercio agricolo, in soli tre anni, dal '94 al '96, gli USA hanno aumentato le loro esportazioni di 12 miliardi di dollari. La disputa tra queste due economie è divenuta più disuguale. Il Brasile esporta circa 15 miliardi di dollari in prodotti agricoli, all'anno; gli Stati uniti vendono, all'incirca, l'equivalente di 55 miliardi di dollari. Nello stesso periodo in cui l'agricoltura USA ha ampliato le sue esportazioni, devastando i mercati della periferia, la politica servile del governo Cardoso è stata responsabile dell'aumento delle importazioni in Brasile e della distruzione di vasti settori della nostra agricoltura. Circa un milione di stabilimenti agrozootecnici è fallito, nel paese, tra il 1985 e il 1996, in seguito alla apertura commerciale. L'Alca vuole consolidare questo servilismo!

Renderà anche più difficile la presenza brasiliana sul mercato mondiale. Oggi, in funzione dei prezzi, del volume e della qualità, il Brasile esporta i suoi prodotti agricoli in vari continenti: il 60% verso l'Europa, il 24% verso gli USA, e il 16% verso Asia e Medio Oriente. Il paese ha sempre contato su un ampio potenziale in questo campo: territorio di dimensione continentale, vaste risorse naturali, clima favorevole all'agricoltura, e lavoratori laboriosi. L'Alca vuole eliminare questo vantaggio competitivo della nostra economia nazionale. Vuole assoggettare la nostra agricoltura, inibendo la sua democratizzazioe e espansione. Nel livellare i prezzi agricoli, favorirà i prodotti USA nei mercati degli altri continenti.

Nonostante tutta la propaganda a favore del cosiddetto "libero commercio" con cui incanta oggi l'ingannevole Alca, il Brasile non ha guadagnato niente con le misure liberalizzatrici applicate dai governi neoliberisti in carica. Nel 1975, per esempio, i prodotti agricoli brasiliani rappresentavano il 7,27% del commercio mondiale; dopo le presidenze di Collor e Cardoso, oggi il paese è precipitato al 3,61% nel commercio mondiale di prodotti agricoli. Anche se il PIL agricolo brasiliano è aprossimativamente di 85 miliardi di dollari, incluso il settore dell'agroindustria, le nostre esportazioni, attualmente, raggiungono la mediocre cifra di 15 miliardi di dollari all'anno.

Di fronte a questi fatti incontestabili, anche settori dell'agroindustria nazionale dubitano ormai dei benefici dell'Alca. Durante un certo periodo, nelle ricerche realizzate da istituti imprenditoriali, questo settore era uno dei pochi ad affermare che avrebbe avuto vantaggi dal "libero commercio", ampliando le proprie esportazioni. Ma questa illusione è durata fino a che il presidente Bush ha approvato, nel maggio scorso, la Farm Bill. Questo provvedimento ha innalzato ancora di più i sussidi all'agricoltura USA, concedendo quasi 180 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni. Gli effetti di questa misura protezionista sono devastatori, con la caduta dei prezzi mondiali delle commodities agricole e l'aumento della capacità competitiva degli USA.

La Confederazione Nazionale dell'Agricoltura (CNA) che riunisce la crema dell'agroindustria nazionale, ha risentito immediatamente del colpo. Una ricerca fatta su richiesta di questo ente, che ha consultato 1884 produttori, ha rivelato che il 97% degli intervistati temevano gli effetti negativi della misura. "Il mutamento della Legislazione Agricola nordamericana produrrà significativi impatti sul mercato agricolo mondiale, danneggiando la redditività delle esportazioni brasiliane", ha affermato il bollettino ufficiale della CNA. Il colpo è stato così violento che perfino il docile governo Cardoso è stato obbligato a pigolare. "Le negoziazioni dell'Alca sono diventate molto difficili". Ha sgambettato il ministro dell'Agricoltura Pratini de Moraes. Secondo calcoli di questo ministero, anche prima del Farm Bill il Brasile aveva già smesso di esportare 1,2 miliardi in soia in relazione alle misure protezioniste degli USA.

Devastazione in messico

Per chi dubita degli effetti disastrori dell'Alca e ha ancora illusioni sulla chimera del 'libero commercio' vale la pena di conoscere un po' l'esperienza del Nafta, l'accordo che riunisce USA, Canada e Messico, in vigore dal 1994. Per l'agricoltura messicana, la più fragile di questo blocco economico regionale, gli impatti sono stati molto distruttivi e regressivi. Le stesse statistiche ufficiali confermano che c'è stato un aumento della concentrazione fondiaria, il fallimento di piccoli e medi produttori rurali, l'esplosione della disoccupazione di lavoratori rurali, un violento esodo verso i centri urbani e una notevole migrazione verso l'estero. Oggi l'agricoltura del paese è totalmente soggetta alla dittatura dell'agro-business degli USA.

Nel 1982 il Messico importava 790 milioni di dollari in alimenti. Già nel 1999, cinque anni dopo l'entrata in vigore del Nafta, è passato a importare alimenti per 8 miliardi! Da paese esportatore di vari prodotti agricoli, si è trasformato in un campo devastato. Oggi è obbligato a importare dagli USA circa il 50% di tutto quello che consuma. La 'libera competizione' con l'agricoltura USA, che gode di alti sussidi e conta su una base tecnologica più avanzata, è stata fatale per il Messico. Era un forte produttore di riso, ma oggi dipende dall'importazione di questo prodotto dagli USA per alimentare la sua popolazione. Era anche esportatore di patate, solo che sono state bloccate nel mercato USA con le discutibili barriere fitosanitarie. Il paese era un tradizionale esportatore di cotone, ma oggi dipende dal prodotto made USA.

Sotto l'impero del Nafta, la superficie agricola piantata è stata drasticamente ridotta e, in un breve periodo, circa 6 milioni di coltivatori messicani hanno perso le loro terre e il loro lavoro. Molti oggi vivono nelle favelas della capitale e degli altri agglomerati urbani. Altri lavorano nelle maquilladoras della frontiera, ricevendo miserabili salari in questi nuovi "campi di concentramento". Milioni tentano di attraversare il Muro della Vergogna, che separa il 3° dal 1° mondo, per andare a svolgere lavori precari negli USA. Molti di questi sono già morti alla frontiera. E altri, come gli indigeni contadini del Chapas, resistono all'impero USA e dimostrano al mondo i malefìci del cosiddetto "libero commercio"

Altamiro Borges, giornalista, membro del Comitato Centrale del PCdoB, editore della rivista "Debate Sindical" e curatore del libro "Para entender e combater a Alca" (Editora Anita Garibaldi, 2002).

João Pedro Stedile, è dirigente del MST e membro di Via Campesina Brasil

 

http://www.latinoamerica-online.it/cult03/chiese03.03.html

 

Grito de los Excluidos y Excluidas 


En el marco del III Foro Social Mudial de Porto Alegre, el Grito de los excluidos y excluidas se dio cita a una reunion de evaluación que conlleve a impulsar propuestas de lucha contra el ALCA y cualquier forma de exclusión.

Es desde 1995 que se inicia en Brasil el Grito de los excluidos, como una muestra de coraje para denunciar y rechazar la violación permanente a los derechos de los seres humanos. Es en ese año que varios representantes de la iglesia cristiana, pastorales sociales, campesinos sin tierra, mujeres, jóvenes se niegan a aceptar que no existan propuestas alternativas para evitar que miles de hombres y mujeres se mueran de hambre en el mundo entero.

Después de 8 años de existencia se han evidenciando avances sustanciales en su actuar. La lucha por los derechos de los migrantes, las reivindicaciones de las mujeres, la resistencia de los pueblos indígenas y campesinos han sido bandera de lucha para el Grito de los excluidos. Cada vez la gran masa de pobres van radicalizando su resistencia, cada vez más se vuelve más presente la consigna si no hay futuro para todos y todas no habrá para nadie, y pasa de ser una consigna a ser parte inerente a la dignidad humana.

La lucha contra el ALCA, es una exigencia que necesita de nuestra voluntad, de nuestra entrega absoluta, del amor y la solidaridad humana, el Grito por tanto tiene que continuar impulsando campañas de concientización sobre el tema de la militarización como un atentado directo contra la soberanía de los pueblos. Participar en la campaña continental de lucha contra el ALCA, no es una necesidad es un derecho que hemos ganado como fruto a nuestra permanente lucha por el derecho a la participación.

Desde hace algunos años, no han pasado desapercibidos ante nuestros ojos los afiches del Grito de los excluidos. Es por medio de la pintura que nos han introducido en una búsqueda y construcción permanente de nuevas formas de convivencia, nos han mostrado la fuerza y coraje de los piqueteros de Argentina, de la persistencia de la madres de la Plaza de Mayo, de la esperanza de aquellos que abandonan sus tierras para convertirse en migrantes o ilegales. Es por medio de un proyecto de paneles pintados con óleo sobre tela, que miles de Latinoamericanos asumimos que la esperanza es ahora, que los sueños no son para mañana sino que todos y todas los vamos construyendo día a día y que no permitiremos nunca más ser privados a trabajar por otro mundo posible para vivir con dignidad.


La próxima convocatoria es Cancún septiembre del 2003 contra la OMC, o fabrica de la exclusión,  

y para no olvidar nuestro día histórico, todos a participar el 12 de octubre del 2003 en las acciones y actividades en nuestros países.

Por Tierra, Trabajo y Vida!

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No alca

http://movimientos.org/noalca/index.phtml.es

http://www.paho.org/spanish/clap/estadisticas.htm

http://www.paho.org/spanish/clap/03analf.htm

http://www.ecn.org/reds/mondo/americalatina/amlat.html

http://www.sodist.famiglienuove.org/amLat.htm

http://www.solidea.org/ONG/COSV/cosvprj_america.htm 

http://www.latinoamerica-online.it/cult03/chiese.html

http://www.latinoamerica-online.it/cultura/donne3.html#educacion 

 

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A cura di

nadia scardeoni 

per 

Intercultura

di Interlinea 


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