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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Profili del bullismo: il bullo e la vittima

 

Il Bullo

Generalmente è: aggressivo, fisicamente forte, prono a ricorrere alla violenza, povero nella comunicazione interpersonale, scolasticamente al di sotto della media, con un basso livello di autostima, insicuro Ha bisogno di sentirsi rispettato, ma non sa distinguere tra rispetto e paura, può venire da un ambiente domestico disfunzionale, è emotivamente immaturo, non accetta responsabilità, pensa che sia divertente dare il tormento ai compagni fisicamente più deboli.

Il bullo:

       ha bisogno di attrarre l’attenzione;

       stabilisce il suo potere sui membri più deboli del gruppo;

       pratica il bullismo sia perché crede di essere benvoluto e supportato dal gruppo, sia perché crede che sia eccitante;

       conosce come l’insegnante reagisce alle piccole trasgressioni ed agli attacchi minori alla vittima. Studia anche il comportamento dell’insegnante davanti alle proteste della vittima. E’ importante, per questo, che gli insegnanti siano consapevoli e coerenti nel loro atteggiamento;

       continua a comportarsi da bullo, se non ci sono conseguenze al suo comportamento, se il resto del gruppo è un silenzioso testimone, se la vittima è silenziosa.

 

Perché essere bullo?

I ragazzi che scelgono di fare i bulli esibiscono un livello di rabbia e di aggressività che sentono di dover scaricare su altri, scelti per la loro vulnerabilità – vera o apparente -. Quando scoperti, i bulli negano e contrattaccano fingendo vittimismo, e così provano ad evadere, spesso con successo, le proprie responsabilità.

Domande essenziali dovrebbero essere: perché questo bambino o ragazzo è così aggressivo?; Perché non ha imparato a stare con gli atri senza usare la violenza?

E’ importante capire che genere di bullo abbiamo dinanzi per scegliere quale strategia utilizzare.

Il nostro bullo potrebbe, tra le tante ragioni del suo agire, essere:

  • Frustrato: una difficoltà che non è stata identificata potrebbe essere alla base di questa frustrazione. Un problema come la dislessia, la sordità, l’autismo, o una qualche difficoltà di apprendimento, che non gli consente né di vivere la scuola, né di rendere scolasticamente, come vorrebbe, potrebbe, o gli sia richiesto. Potrebbe combattere la frustrazione con il senso di potere che gli dà l’essere bullo.
  • A sua volta una vittima di bullismo. Anche essere bulli è cosa che si impara. In un ambiente in cui gli adulti falliscono in modo continuativo nel loro ruolo, potrebbe essere un modo di sopravvivere.
  • A corto di modelli comportamentali familiari da seguire, perché poveri o inesistenti. E’ difficile imparare le regole del comportamento o maturare un’intelligenza emotiva da autodidatti.
  • Abusato in famiglia, ed esprimere la sua rabbia nel bullismo.
  • Trascurato, o deprivato, tanto che il suo sviluppo comportamentale ed emotivo ha subito un ritardo.
  • Influenzato negativamente: perché, ad esempio ha frequentato, o frequenta, cattive compagnie di pari.
  • Affetto da un disordine di comportamento che può essere precursore di comportamenti antisociali, o disordini della personalità.

Tranne che nell’ultimo caso – in cui la professionalità richiesta è diversa -, ogni scuola ha il dovere di intervenire, e deve avere gli strumenti per farlo, con una strategia educativa adeguata.

 

La vittima.

Generalmente ha una bassa propensione alla violenza e cercherà di fare il possibile per evitarla. Fisicamente meno forte del bullo, spesso scolasticamente al di sopra della norma, differente (sebbene il termine sia altamente relativo), sensibile, spesso indipendente, con buona capacità di comunicazione con gli adulti, la vittima non riveste posizioni di potere ed è schivo alle politiche di classe. Ma accade anche che la vittima:

       sia carente nella capacità di chiedere aiuto;

       non abbia il supporto dei compagni o dell’insegnante, perché non è attraente;

       attribuisca la responsabilità di ciò che accade a se stessa;

       proviene da un ambiente familiare che rinforza tale responsabilità;

       ha un grande bisogno di integrarsi.

Sebbene sia la vittima ad essere spesso etichettata come debole e inadeguata, è il bullo ad essere tale. Se non lo fosse, non avrebbe bisogno di essere un bullo.

La maggior parte degli studenti non è attivamente coinvolta nel bullismo, né come bulli, né come vittime. Sanno che è sbagliato, ma, a meno che non gli si chieda esplicitamente aiuto, o non li si convinca che hanno il dovere di agire, finiscono con l’essere testimoni silenziosi e, in questo modo, complici del fenomeno.

 

Come si diventa vittima?

Perché si è grassi, o magri, o alti, o bassi, o per il colore di capelli, o per quello della pelle, perché si è silenziosi, per via degli occhiali, delle orecchie grandi o piccole o a sventola, per i denti sporgenti, per essere di un’altra cultura, per indossare i vestiti ‘sbagliati’, per non voler usare violenza per difendersi, o per qualsiasi altra scusa. Tutte le scuse hanno in comune un unico fattore, essere irrilevanti.

Il bersaglio è semplicemente un oggetto utile contro il quale scaricare la propria aggressività. Facciamo un esempio, se la scusa è quella di essere grassi, dimagrire non farà alcuna differenza.

"Ogni studente ha il diritto di frequentare una scuola sicura

e la responsabilità di fermare il bullismo”


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