Sui
presupposti epistemologici del discorso pedagogico:
temi e pretesti per una discussione sulle necessità teoretiche della
scuola dell’autonomia e sugli itinerari fondamentali della sua filosofia
dell’educazione
di Gianfranco Purpi
1:
1: 1:
La pedagogia si pone quale scienza interdisciplinare che configura a
guisa di "sintesi a priori" i contributi delle diverse scienze
dell'educazione ed umane (cioè, le scienze che hanno per oggetto materiale
l'uomo in raffronto ed inerenza scientificamente analogica ad ogni dato oggetto
formale che emerge quale specifica dimensionalità di analisi e di ricerca
all'indirizzo dell'Umano).
1: 2:
La pedagogia, quindi, si pone -nello
stesso tempo e per lo stesso motivo- quale
complesso discorso interdisciplinare/transdisciplinare in cui l'apriori di tale
sintesi è il concetto di educabilità dell'Umano e la continua ricerca
(in un dialogo continuo ed in un incessante ricomporsi delle antinomie)
della sempre provvisoria e sperimentale condivisibilità/trasmissibilità
e consensualizzabilità/partecipabilità dei diversi oggetti formali e materiali
costitutivi dello statuto epistemologico di ciascuna scienza
-di ciascuna scienza che, così, si pone quale
"intrinseca/costitutiva" ad essa "sintesi a priori" in cui
sempre si risolve (anzi "é"...) ogni discorso pedagogico, ai diversi
livelli di ricerca scientifica e di progettualità; di descrittività
dell'esistente educativo e di prospettazione finalistica "teleologica"
di modelli formativi; di testimonianza dell'orizzonte assiologico di valori e di
rappresentazione generativa di modelli antropologici
(di modelli di "polis", di
modelli di "bene comune", dei modelli di "uomo", dei
modelli di "ragione critica", in ragione di quell'unico valore che
tutti li fonda e che, per noi, è sempre il "ciò grazie a cui"
pensiamo e ci facciamo continuamente persona; ecc. : la dignità/logos/ragione
della stessa persona; ecc.) .
Allora, si capisce bene che la valenza generativa di ogni scienza (prima
ancora che questa si configuri in quanto sapere pedagogico e, dunque, abbia ad
essere "conformata" in quanto materia/disciplina scolastica
d'insegnamento e di curricolo; ecc.) , è proprio la sua valenza pedagogica;
intendendo per valenza pedagogica quella sua genesi che promana dal
"linguaggio comune" del pensiero e dal pensare della filosofia;
-di quella filosofia che, per noi, è sempre filosofia delle filosofie,
filosofie delle scienze, filosofia in quanto originario momento
interdisciplinare/transdisciplinare che definisce in prospettiva teoretica ed
ontologico/gnoseologica ogni possibile significato del "campo" di
coscienza (nostro ed altrui); che fonda, dunque, tra l'altro, ogni statuto
epistemologico di ciascuna scienza proprio in quanto ne ricerca e ne
"istituzionalizza", per così, dire le condizioni della generatività
e della produzione di significati di ogni discorso scientifico e di ogni
conseguente filosofia di riferimento ideologico
(... si comprenda che una filosofia, "al limite", non può non
essere,sempre e comunque, elaborata sulla "base" di una teoria delle
idee, sulla base di prospetti epistemologici/teoretici e di strutturali
fondamentali opzioni ontologico/gnoseologiche; ecc. ; dunque, sulla base di
"premesse" ideologiche"; di "explanantes" popperiani;
ecc.) .
Così,
si capisce bene che la filosofia e la pedagogia, in quest'ottica di opzioni
epistemologiche, si pongono quali aspetti e momenti di "unico"
discorso sull'Umano; dunque,di una teoria generale del divenire dell’uomo e
della sua Polis (la filosofia) sempre più addentrata nella prospettiva
dell'attività didattica e del divenire educativo (la pedagogia; fino ad
arrivare alla didattica di quest'ultima; ecc.) .
Ciò, ponendosi ogni piano e forma della ricerca del discorso pedagogico
quale compimento dialettico del discorso filosofico (ai diversi livelli e forme
del filosofare...) .
Risulta chiaro che questa
ricerca e questa fondazione dello statuto epistemologico di ciascuna
scienza,da parte della filosofia, si pone anche (ma non
solo,ovviamente…) in quanto
metodologia critica delle scienze (per il prodursi/riprodursi e, quindi,
espandersi in contesti di significato sempre più allargabili,
consensualizzabili, partecipabili, diffusibili, trasmissibili, condivisibili;
dei diversi prospetti scientifici).
Così,anche per questo (anzi proprio per questo), è evidente che la
valenza generativa di ogni scienza (ma,allora,anche
di ogni teoresi filosofica ontologico/gnoseologica e di ogni conseguente
prospettiva produttiva critico/criticistica,metafisico/assiologica,metodologico/epistemologica,
teleologico/pedagogica ed,al postutto,di filosofia dell’educazione),non può
non configurarsi in quanto valenza pedagogica.
Ciò, che porterebbe a concludere (e noi così conveniamo...) che le
scienze tutte, al postutto, non possono non porsi, preliminarmente e
fondamentalmente, in quanto "scienze pedagogiche"; fermo restando il
successivo loro articolarsi,differenziarsi e modularsi attraverso sempre più
marcate “autonomie” funzionali di statuto epistemologico e di scientificità
“analogica” raggiungibile; e,quindi,verso conseguenti finalizzazioni di
ricerca più o meno vicine e dirette ai fatti pedagogico/educativi (della scuola
o della polis, dell'uomo o della società, ecc.) .
1: 3:
Questa sintesi a priori si pone -nello
stesso tempo e per lo stesso motivo- allora,
in quanto latitudinale sintesi di diversi piani epistemici di ricerca
e,peraltro, di distinti statuti epistemologici di indagine scientifica e/o di
progettualità didattico/metodologica.
Ciò, in ragione delle peculiarità epistemologiche di analisi
scientifico/sperimentale e di itinerario euristico/ermeneutico
che risultano peculiari ad ogni dato discorso scientifico e (in
prospettiva di educazione pedagogica didatticamente criteriata) di ogni
conseguente discorso sulle discipline/materie scolastiche (dunque, di ogni
metodologia della razionalizzazione curricolare dei processi
d'insegnamento/apprendimento/educazione/formazione, in cui,per noi,ogni discorso
di strategia e di progettualità/programmazione didattica non può non
porsi,altresì,in quanto criteriologia dell’insegnamento e dell’attività
educativa assiomaticamente scolare).
Dunque, si possono individuare in questa prospettiva di analisi
dell'identità della pedagogia, i seguente tre piani di ricerca,di
sperimentazione,di analisi,di sintesi,di studio,di comprensione
e di discorso progettuale:
1): un piano di
ricerca indirizzato all'analisi ed alla descrizione il più possibile
avalutativa (dunque, il più possibile condotta attraverso criterialità e
conduzioni scientifico/sperimentali) dell'esistente educativo in quanto sistema
di relazioni tra variabili storico/esistenziali, culturali, materiali,
istituzionali e psico/socio/culturali; e, quindi, in quanto sintesi di variabili
da studiare e conoscere (ai massimi livelli possibili di "analogicità"
scientifica) attraverso criteri di descrittività avalutativa
(quella descrittività in ragione della quale il discorso pedagogico, a
questo piano di ricerca, può comunque definirsi "scienza
dell'educazione", ... anche se di una "scientificità”
analogicamente “debole”; peculiarmente ad approcci ipotetico/deduttivi di
sperimentazione comunque non assimilabili a quelli di scienze “forti” come
la fisica o la biologia;ecc.);
2): un piano di
ricerca in cui (sulla base delle
diverse datità e tipizzazioni/generalizzazioni/costanti della descrittività
del precedente piano di ricerca massimamente scientifica)
si abbia a poter profilare il discorso pedagogico in quanto progettualità/programmazione/pianificazione,in
quanto prospettazione strategico/operativa e, quindi, in quanto
razionalizzazione curricolare (ai diversi livelli e settori di teorizzazione di
ogni discorso di pedagogia della scuola):
-§:dalla
teorizzazione inerente l'orizzonte delle attività relazionali/educative
(dell'educazione "pedagogica"; scolarizzante e scolarizzata proprio
perché
generativa
di approcci d'insegnamento/apprendimento "metaculturali; per dirla con J.
Bruner; ecc.) e della didassi delle prassi didattico/educative; alla
programmazione criteriale dei diversi aspetti istituzionali di conduzione
didattico/organizzativa e di gestione di quella sfera che C. Scurati definisce
dell'"educazionale";
-§:dalla
definizione degli specifici curricoli di "sequenza minima"
d'insegnamento/apprendimento (degli items; delle cosiddette "unita
didattiche" della pedagogia sperimentale/curricolare; ecc.) ; alla
razionalizzazione curricolare delle discipline in una prospettiva della
semantica del termine curricolo che, nei tempi più recenti, si è rivolta
soprattutto a rappresentare in modo eufemistico il concetto di "programma
di studio".
(in questo senso,il curricolo può significare , quantomeno, un dato
itinerario istituzionale di medio termine di progettualità
didattico/metodologica delle materie in quanto discipline di studio, ovvero
delle finalità educative di tali discipline/materie in quanto obiettivi
essenziali di apprendimento; ciò,
in ragione di una "conversione" a fini educativo/formativi e
didattico/metodologici delle specifiche epistomologie di ciascuna scienza;
dunque,nello stesso tempo e per lo stesso motivo, in ragione
di una conseguente configurazione genetica di ogni data scienza in quanto
disciplina/materia di studio in vista di ogni distinto, ancorché
transdisciplinare/interdisciplinare, discorso settoriale attorno all'uomo; ecc.)
;
-§:dalla
pianificazione delle prassi gestionali/amministrative e manageriali; alle
modellistiche riguardo gli approcci gestionali/dirigenziali e
gestionali/operazionali relative all'utilizzo delle risorse (umane, culturali,
materiali); dai lineamenti di politica scolastica e di pedagogia
dell'Amministrazione, alle diverse conduzioni socio/relazionali (al
limite,anche…aziendali) in seno all’istituzione scolastica, alla luce delle
diverse prospettive di sociologia dell’organizzazione e di tecnologia
dell’organizzazione;
-§:dai Programmi
scolastici istituzionali ("carte giuridico/pedagogiche") ai curricoli
fondamentali del sapere (di "saggi" o meno "saggi"...) ;
-§:dagli
obiettivi fondamentali di formazione e di apprendimento a cui unitariamente deve
indirizzare il sistema formativo nazionale; agli standard di qualità del
servizio scolastico e dei risultati educativi che si pongono quali terminali
formativi irrinunciabili di ogni specifico processo di scolarizzazione,sia pur
autenticato all'insegna dell'autonomia professionale di ogni professionista
della scuola; e sempre evoluto nell'orizzonte di senso che si raffronta con le
esigenze di una generativa "cittadinanza" radicata nella prassi
socio/civico/politica del territorio (ai diversi livelli e settori di
funzionalità scolastica; di
profilo di ruolo e di attribuzioni/competenze dei "corpi
professionali" della scuola).
-§: dai modelli
storici di sociologia dell'organizzazione delle istituzioni scolastiche; alle
teorizzazioni ideali del concetto di scuola così come si possono disegnare
(attraverso un processo di "deduttività trascendentale" direbbe Mario
Manno) dalle filosofie dell'educazione e dai diversi prospetti epistemologici di
pedagogia teoretica che si pongono a fondamento generativo di questi stessi
modelli storici.
3): un piano di
riflessione e di enunciazione rivolto alla definizione, sempre provvisoria ed
anch'essa analogicamente "sperimentabile" (laddove la prassi
dell'educazione pedagogica è il "banco di prova" della congruenza
valoriale e della condivisibilità etica, perché ricercata "erga omnes";
ecc... .) dei modelli educativi e degli itinerari fondamentali di filosofia
dell'educazione;
ciò, quindi, ponendosi quale "piano" di riflessione che
"spazia" in un universo di orizzonte sempre teso alla ricerca del
senso e dei valori di ogni filosofia, che, in quanto (anche) sempre e comunque
filosofia dell'educazione, non può che porsi quale presupposto generativo e
trasformazionale di ogni discorso, di ogni ricerca, di ogni analisi, di ogni
itinerario progettuale/curricolare; insomma di ogni "piano" (di cui
stiamo parlando) trasversale o latitudinale, di ogni analogicità scientifica e
di ogni conseguente diversificato livello di
teorizzazione pedagogica;
-e questo,ovviamente, nelle differenziate forme di enunciazione
scientifica e di caratterizzazione interdisciplinare/transdisciplinare
(... non c'é filosofia che in modo più o meno esoterico... non si
rivolga, di vero in fondo, alla ricerca ed alla teorizzazione della crescita,
della formazione e, dunque, dell'educazione dell'Umano, sia pur,a volte, a
livello di ipotesi fondamentali, generalizzanti, strutturali,
essenzialisticamente generative; di simboli totalizzanti di coesione e di
crescita; al postutto, di "strumenti" potentissimi
-id est,fortemente astratti/astraenti epperò,per questo…e grazie a
questo,…concretissimi- per
la sopravvivenza e contro la Morte; ecc.) .
Ci si ricordi,in questo senso,che per essere fortemente pratici e
prassici,occorre essere risultati,preliminarmente e susseguentemente,
maledettamente “teorici” (per
dirla con Mario Manno).
1: 4:
Alla luce delle superiori premesse, si capisce bene che ogni discorso
pedagogico si pone (nello stesso
tempo e per lo stesso motivo),sempre e comunque, in quanto discorso di
"compimento dialettico" del discorso filosofico; vale a dire,sua
faccia speculare (come in un nastro di Moebius) che si rivolge allo studio,
all'analisi, alla ricerca, alla progettazione, alla descrizione, alla
formulazione;
di teorizzazioni che, al postutto, si propongono di rappresentare quei
concreti, astraenti o meno astraenti, itinerari storico/esistenziali,
gestionali/amministrativi, didattico/organizzativi, didattico/educativi e di
autentica prassi di "educazione pedagogica", grazie a cui quei modelli
e quelle ipotesi valoriali/teoretiche possano inverarsi nella quotidianità del
flusso storico/temporale dell'esistente antropologico (comunque sia,
socio/educativo) e possano valorialmente concorrere al farsi continuamente
“persona” di ogni soggetto possibile di questo mondo.
1: 5:
I lineamenti di identità del discorso pedagogico non possono che
individuare in ogni formulazione ed enunciazione, comunque, pedagogica, il
risultato storico/scientifico di produzione, di ricerca e di riflessione di una
complessa e polimorfa sintesi "trascendentale" (direbbe il nostro
maestro,Mario Manno), in cui i diversi piani di studio "longitudinali"
e le diverse prospettive interdisciplinari/transdisciplinari a carattere
"latitudinale" , si pongono sempre in rapporto di nesso/distinzione,
sulla base di un'autonomia epistemologica sempre "funzionale" e non già
ontologico/gnoseologica sostanzialistica; dunque in ragione di specificità di
metodo epistemico e di funzionalità produttiva, progettuale e realizzativa.
2:
L'"educazione pedagogica" rinviene il suo specifico nella
trasmissione,produzione e riproduzione del sapere e dei diversi prospetti
scientifico/disciplinari così come, per l'appunto, configurati curricolarmente
ed epistemologicamente in ragione delle istanze formative e didattico/educative.
Ciò, che è anche, dunque -nello
stesso tempo e per lo stesso motivo- lo
"specifico" dell'idea assiomatica e della prassi pedagogica di ogni
scuola in quanto tale, a prescindere dalle caratterizzazioni teorico/ideologiche
ovvero pedagogico/istituzionali di
una dato modello di scuola o di un tal altro modello di istituzione educativa.
In questo senso, si rinviene una circolarità antropologico/culturale e
socio/politico/economica tra scuola, educazione e società; laddove la scuola
"rivoluziona" o "ridefinisce" i suoi valori, i suoi
modelli etico/culturali,le sue teorie dell’educazione vissuta, le sue
filosofie di vita, i suoi costumi di vulgata, le sue culture antropologiche e le
sue prospettive istituzionali della Società Civile e della Società Politica ;
prima ed oltre delle dispute "accademiche"; per, poi,
indirizzarli a
quella "sintesi" a priori che è il discorso pedagogico (quindi ad
ogni settore e livello di discorso e di ricerca/sperimentazione/innovazione e
progettazione/prassi di pedagogia della scuola e di educazione pedagogica;ecc.)
e,peraltro,alle prospettive prassiche dell’educazione
comunque istituzionalizzata delle agenzie di formazione/socializzazione
extrascolastica (tra cui la famiglia,con la sua funzione primaria di
socializzazione e di formazione alle orientazioni genetiche di valori ed ai
modelli relazionali di vita; ma anche alla emergente "spontaneità"
pur sempre formativa di ogni spazio socio/interpersonale del territorio non
scolarizzato).
I discorsi pedagogici e le funzioni docenti scolari
(le diverse istituzionalizzazioni dell’educazione pedagogica nel
territorio e nello Stato) prendono corpo sempre dalle diverse valenze e dalle
sempre irrepetibili, storicistiche, differenziate, connotazioni esistenziali
dell’"esistente antropologico" di ogni soggettività umana e della
Polis (vale a dire,li
presuppongono,sempre e comunque,quali preamboli storico/esistenziali per poi
trascenderli sul piano delle prospettazioni di valore e delle razionalizzazioni
curricolari di educazione pedagogica; vale a dire,sul piano dell’universalizzazione
etica “erga omnes” dei significati sull’Umano e della sua Polis;ecc.) .
In questo senso,la “pedagogia dell’essenza” e la “pedagogia
dell’esistente” si pongono sempre quali settorialità sinergiche e
teoreticamente/scientificamente integrate, di un interdisciplinare/transdisciplinare
discorso pedagogico che, anche per questo
(anzi proprio per questo), deve porsi in quanto "compimento
dialettico" della Filosofia dell'educazione;
perché ciò è nella sua "natura" genetica di pensiero (sui
fatti/progetti "reali", riguardo l'"hic et "nunc"
dell'educazione/educabilità dell'Umano) che "nasce" dalla (e sempre
"ritorna" alla) formulazione teoretica della Filosofia in quanto
filosofia dei diversi discorsi ed oggetti formali/materiali
disciplinari/interdisciplinari/transdisciplinari
delle scienze (sempre…”pedagogiche”,come
si diceva).
Si capisce bene,allora,come la Filosofia si ponga sempre,
originariamente, in quanto "linguaggio comune" ancora indifferenziato
e proprio per questo "teoretico", ontologico/gnoseologico; assiologico;
che, poi, si declina in quanto filosofia dell'educazione, in quanto metafisica
criticistica, in quanto filosofia critica; in quanto "teologia
negativa";in quanto teleologia di filosofia della formazione;
comunque, sempre, in quanto metodologia critica delle scienze ed in
quanto "teleologica" produttività incessante dei grandi simboli
unificatori dell'esistenza, della sopravvivenza, della coesione e della crescita
umana; id est, dunque, quale filosofia dell'educazione che si "compie"
in quanto teorizzazione pedagogica e prassi educativo/formativa, ai diversi
livelli e piani di cui dicevamo; tra cui il livello della didattica e della
didassi,e le forme di ogni rapportualità comunicazionale
socio/educativa,interpersonale,pedagogicamente fondata e scientificamente
criteriata nel segno delle peculiarità dell’educazione “pedagogica”.
3:
La relazione educativa scolarizzata
(ovvero non scolare seppur istituzionalizzata)
si pone in quanto sintesi e sistema di relazioni tra cinque ordini psico/sociali,organismiche,materiali,culturali,
personalizzanti e storico/esistenziali, di variabili:
-#:il sistema di
variabili inerenti e costitutive ogni soggetto chiamato ad esplicare (o ad
integrare e supportare) la funzione docente: vale a dire,le variabili di ogni
conseguente identità della personalità,le
variabili relative all’integralità olistica delle aree di formazione; nonché
le variabili riguardanti ogni cifra
quantitativo/qualitativa ed ogni dimensionalità della
preparazione/competenza/padronanza culturale/professionale, in raffronto alle
assegnazioni ed aspettative di ciascun profilo di funzione e di ruolo
istituzionalmente prefigurati/legiferati; ecc.;
-#:il
sistema di variabili inerenti e costitutive l'identità di persona dell'alunno e
del suo ambiente socio/culturale di provenienza: le variabili riguardanti i
diversi aspetti costitutivi del potenziale educativo ed umano;le variabili
inerenti le diverse aree di formazione educativa ed i correlati molteplici
aspetti costitutivi della personalità; le variabili psico/maturazionali,le
variabili anatomo/funzionali,le variabili neuropsichiche ,le variabili
psicofisiologiche,le variabili psicodinamiche ed emotivo/affettive,le variabili
intellettivo/cognitive,le variabili socio/relazionali; le variabili
etico/interpersonali,le variabili dei ritmi e degli stili di apprendimento,le
variabili riguardanti gli effetti diretti dei rapporti con le figure parentali e
con i pari; le variabili relative alle orientazioni di valore ed ai modelli
culturali/antropologici di vita; le variabili inerenti ogni relazione
socio/affettiva e di rappresentazione dei fenomeni paesaggistici geo/storico/sociali;le
variabili socio/culturali e di
formazione extrascolastiche inerenti le connotazioni della famiglia,delle
agenzie educative del territorio e degli spazi tutti
di acculturazione/socializzazione che
esercitano i loro influssi educativi “parallelamente” alle istituzioni
scolastiche;ecc.;
-#:il sistema di
variabili inerenti tutte le condizioni ambientali di contesto,di gestione,di
amministrazione e di progettualità
riguardo la relazione educativa istituzionale (dai diversi assetti
gestionali/organizzativi,agli approcci gestionali/amministrativi;
dalle definizioni e pianificazioni didattico/organizzative e dai profili
istituzionali di ruolo dei diversi operatori scolastici dell’universo “educazionale”,
alle specifiche progettualità e programmazioni didattico/educative; fino ad
arrivare alle “analitiche” pianificazioni curricolari delle sequenze
d’insegnamento/apprendimento);
-#:il sistema di
relazioni tra variabili inerenti tutti i “contenuti culturali” che vengono a
porsi quali contenuti di sapere e di conoscenza
intrinseci ai diversi approcci comunicazionali,animazionali,espressivi,interpersonali,e,comunque,d’insegnamento/apprendimento
e di mediazione linguistico/rappresentativa (attraverso ogni “alfabeto” e
“linguaggio”) dei vissuti culturali/antropologici di relazione presenziale
ovvero di impatto ricettivo con i mass media
( o con gli universi informatici/telematici);
in cui si risolve ogni relazione educativa scolare; ovvero non scolare
(anche se pur sempre istituzionalizzata a livello di nomenclatura della
mappa sociologica delle diverse forme sistemiche di relazionalità
extrascolastica in cui ha luogo ogni
possibile vita di rapportualità interpersonale,dialogica,di aggregazione
e,comunque,di socializzazione/acculturazione di ogni soggetto umano);
-dunque,si considerino,in questa serie di variabili:
-a)tutti i contenuti delle discipline e delle materie di studio; tutti i
contenuti informalmente disciplinari e/o configurati sul piano della
rappresentazione esperenziale/informazionale
diretta, o tramite i mezzi di comunicazione di massa (anche informatici);
vale a dire di tutti i contenuti del sapere definiti e configurati attraverso la
formalizzazione didattica delle diverse datità storico/esistenziali,degli
svariati prospetti d’informazione provenienti dai mass/media e dai mezzi
informatici; nonché le enunciazioni standardizzate,da senso comune, delle
culture antropologiche e dei vissuti esperenziali
(al limite,anche dei vissuti di “vulgata”) a cui partecipano
(e di cui fruiscono) alunni ed insegnanti nell’immediatezza
esistenziale della quotidianità territoriale (del Pubblico e del Privato);
-b) tutti i
contenuti disciplinari configurabili ed emergenti dai prospetti disciplinari dei
diversi curricoli istituzionali di studio e dalle “carte giuridiche” che
promulgano i diversi programmi scolastici ordinamentali; fino ad arrivare alle
prospettive istruzionali correlate funzionalmente agli obiettivi di formazione
statualmente determinati per il nuovo riformato sistema scolastico
dell’autonomia;ecc.;
-#:il sistema di
relazioni tra variabili inerenti ogni attrezzatura tecnico/scientifica,ogni
sussidio audiovisivo,ogni strumentazione tecnologica,ogni macchinario di mezzo
informatico e telematico,grazie a cui poter supportare la progettualità e la
prassi di una relazione didattico/educativa; e,quindi,attraverso cui poter
mediare o strutturare i contenuti culturali/istruzionali e le diverse forme
comunicazionali della relazione educativa intrinseca ad ogni rapporto
d’insegnamento/apprendimento e di funzione docente;
ciò,fermo restando che in questa serie di variabili vanno comprese anche
le diverse variabili inerenti la funzionalità materiale e le caratterizzazioni
pedagogico/educative di aule,edifici e laboratori,locali,spazi interni ed
esterni propedeutici ; nonché ogni itinerario/meta
del territorio grazie a cui e nel cui contesto poter rendere espansive le
risorse/opportunità di integrazione delle oggettualità culturali di una
didattica della storia,della
geografia e della sociologia intrinseche ai
diversi paesaggi antropologici da studiare
(dunque -nello stesso
tempo e per lo stesso motivo- di
una didattica che si viene a porre in quanto didattica della lingua,della
matematica,della logica,della filosofia,dell’antropologia culturale,della
politica;dell’educazione morale;dell’educazione alla convivenza democratica;
ecc.).
La relazione educativa scolare rinviene il suo
"specifico",rispetto alla relazione educativo/formativa
extrascolastica, in ragione del fatto che ogni prassi educativo/formativa di
funzione docente scolastica è (almeno dovrebbe essere...) foriera di
"educazione pedagogica"; vale a dire, foriera di approcci relazionali
di comunicazione e di trasmissione di saperi, conoscenze, contenuti
disciplinari, attraverso cui si abbiano a perseguire gli esiti della formazione
educativa, gli standard delle competenze/ padronanze, gli obiettivi di
formazione ed, in definitiva, i modelli etico/sociali, valoriali, antropologici,
teleologici,intellegibili ed emotivo/affettivi (comunque sia) pedagogicamente
enunciati e finalisticamente indirizzati;
in modo intenzionalizzato, programmato/progettato/sistematizzato,accelerato,rinforzato,anticipato,selezionato,
strutturato,pianificato
curricolarmente,razionalizzato strategicamente e progettualmente,facilitato,ecc.;
(dunque, istituzionalizzato).
In questo senso, la relazione educativa scolare, in quanto
"educazione pedagogica", programma/progetta e realizza processi
d'insegnamento individualizzati/differenziati, accelerati, rinforzati,
anticipati, intenzionalizzati,selezionati,facilitati,progettati,programmati,razionalizzati
curricolarmente e strutturati, in
ragione dei sempre fondanti criteri di "adeguamento psicologico", di
"aderenza sociologica" e di congruenza assiologica".
Ciò, per cui tali processi d'insegnamento ed i conseguenti processi di
apprendimento si vengono a configurare in quanto:
-#: "metaculturali"
; perché determinano
-nella riflessione pedagogico/didattica e nella prassi di ogni didassi
educativo/relazionale- una continua
storicistica trasmissione/riproduzione sia dei "contenuti"
culturali/disciplinari ed interdisciplinari/transdisciplinari; che degli
“strumenti” epistemici di tale trasmissione (i quadri concettuali,i codici
di linguaggio,i prospetti di alfabetizzazione generativa;le strategie operative
di sistematizzazione logico/concettuale;gli schemi
linguistico/rappresentativi;ecc.),grazie a cui tali contenuti del sapere possano
essere "insegnati" e possano porsi quale conoscenza apprenditiva da
far veicolare all’indirizzo degli alunni (da comunicare didatticamente,semiologicamente,ciberneticamente
attraverso le diverse “criteriologie dell’insegnamento”,per dirla con il
nostro caro compianto Giuseppe Catalfamo!);
-ciò,considerando,altresì,che gli stessi alunni, poi, riprodurranno
ulteriormente, in un processo all'insegna della reversibilità e della
acquisizione ciclico/a spirale, gli stessi prospetti di cultura pedagogicamente
“trattati” che erano stati
acquisiti nel vivo dell'approccio relazionale con l'insegnante;
-#: "metanaturali"
ed "arte/fatti" (nel senso positivo del termine:
"fatti/ad/arte"); in quanto si realizzano, per l'appunto,
individualizzati/differenziati, accelerati, rinforzati, anticipati,
intenzionalizzati, strutturati,
selezionati,progettati,programmati;"sagacemente/motivati";ecc.; in
ragione dei sempre fondanti criteri di "adeguamento psicologico", di
"aderenza sociologica" e di congruenza assiologica" ;
diversamente da come vengono programmati e realizzati i processi di relazione
educativa "extrascolastica", definibili "naturali" poiché
si evidenziano sul piano della mera relazionalità socio/educativa
(che si svolge per emulazione e per effetto immediato dei modelli
d'identificazione egemoni "più potenti"; e che sovente si risolve in
processo di ricettiva,più che operativa, acculturazione/socializzazione);
-ciò,per cui,tali processi di educazione extrascolastica non vengono trascesi, razionalizzati didatticamente, programmati curricolarmente e progettualmente strutturati in ragione delle prerogative didattico/metodologiche scolarizzanti e delle autentiche finalità di formazione pedagogicamente rappresentate.
Ovviamente, nella relazione educativa scolare (nell'educazione
"pedagogica"), i processi di apprendimento e di formazione vengono
promossi e sollecitati attraverso prassi d'insegnamento che si realizzano sulla
base di analisi delle diverse situazioni e delle diverse anamnesi esistenziali
degli alunni; in
ragione della descrittività più scientifica ed avalutativa possibile; proprio
per, poi, procedere didatticamente all'enunciazione di passaggi curricolari, di
prospettive metodologico/strategiche e di obiettivi relativi di apprendimento
stesso formulati in termini di comportamenti, padronanze ed abilità/capacità
(dunque, di competenze),correlabili, per questo, ad "indicatori" ed
"indici" chiaramente individuabili e il più precisamente possibile (id
est: il più scientificamente/sperimentalmente possibile...) raffrontabili con i
concreti referenti d'esperienza
(... sempre in termini di "comportamento insegnante" e di
"comportamento discente").
In questo senso, le variabili emotivo/affettive ed etico/sociali della
funzione docente e della funzione discente debbono emergere da una relazione
didattico/educativa che si ponga, innanzitutto, fondamentalmente, in quanto
rapporto di comunicazione positiva/socializzante tra docente ed alunni; sulla
base di una pluralità di linguaggi, di contenuti culturali disciplinari e/o
interdisciplinari/transdisciplinari; e, peraltro, anche e soprattutto,
attraverso approcci umani di empatia transferiale (anche con valenze da
"psicoterapeuta"; "non direttive"...) che l'insegnante deve
sempre indirizzare allo stesso alunno sollecitando in quest'ultimo processi di
autostima, di curiosità, di "bisogno/della/conoscenza", di
conseguente interesse e di specifica motivazione
(in un clima sociale sempre positivo; sollecitante la più filtrante
aggregazione conviviale e dialogica di gruppo).
Ogni motivazione può diventare "intrinseca";cioè,
originantesi dall'interiorità della persona dell'alunno, ... soltanto se,
preliminarmente, alla stessa persona dell'alunno saranno stati offerti approcci
d'insegnamento, di relazionalità, di umanizzazione emotivo/affettiva, tali da
poter, poi, promuovere l'"apprendimento" (autoformazione) degli
strumenti cognitivi grazie a cui sollecitare in modo autogeno,nella propria
persona,ogni motivazione stessa intrinseca ed ogni conseguente saldezza morale e
tenacia d'impegno attentivo/espressivo/produttivo/linguistico/comportamentale/prassico/operativo
(quindi,anche tecnologico,dove per noi la sfera del tecnologico inerisce tanto
la strumentalità cognitivo/intellettiva che prassico/poietica/manuense; tanto
la padronanza e la competenza delle abilità e delle strategie del pensiero
quanto le “perizie” del saper fare; in vista del saggio e sapiente “saper
essere”;ecc.).
Soltanto così il sapere diventa conoscenza atteggiata all’esercizio
del metodo ipotetico/deduttivo del pensiero (l’unico autenticamente cognitivo
che conosciamo…); e -nello
stesso tempo- promuove
istruzionalmente prassi di
apprendimento significativo scolasticamente connotato, grazie
all'"educazione pedagogica" ed alla funzione docente della scuola
(educazione pedagogica e funzione docente scolari che,per questo,vengono
così a garantire propulsione formativa massimamente valorizzante il potenziale
umano e le virtualità profonde dell’alunno).
In definitiva, sono questi che siamo andati profilando in modo essenziale
(e forse anche eccessivamente riduttivo) nel presente saggio,i presupposti di
filosofia dell’educazione e di prospettiva didattico/pedagogica per una vera
“qualità” della scuola dell'"autonomia"; dove la prima
"autonomia", per noi, è il riscatto dell'educando (così come di ogni
soggetto asservito moralmente ed alienato cognitivamente) dal vincolo
dell'ignoranza e/o dalle mistificazioni o sterilità di funzioni docenti che ...
ignorano (o fanno finta di ignorare...) che l'educazione può porsi
"pedagogica" (id est, di qualità, foriera di successi scolastici;
valorizzante in modo pieno e virtuale tutte le potenzialità umane ed educative
del discente; ... "degna" della scuola dell'autonomia; ecc.) , se
risulta, al postutto, filosoficamente fondata, eticamente indirizzata,
scientificamente criteriata,didatticamente e curricolarmente progettata,
e,peraltro, sperimentalmente condotta.
... Altrimenti, la scuola dell'autonomia sarà stata o lo sarà sempre...
un altro di quei soliti slogan, a cui è avvezza la "nostra" pedagogia
nazionale (ormai globalizzata e, nello stesso tempo, localisticamente
frammentata), in cui ai sogni ed alle chimere fanno regolarmente seguito
mistificazioni, alienazioni, illusioni ed il "gattopardiano"
cambiar/tutto/per/non/cambiar/niente!
Ciò, ovviamente, per fini economico/politici nascosti ,di poteri
d’ogni sorta fuorché valorialmente pedagogici,e per oggettivi motivi di
politica scolastica occulti che non
sarebbe difficile ormai scorgere...
dopo le stagioni utopiche di chi sognava la scuola dell'autonomia quale vera
scuola di qualità “produttiva”,
comunque sia,… di "educazione pedagogica".
Su queste conclusioni crediamo che non si può non convenire…tranne
che,per efficacia,efficienza,qualità,eccellenza,ottimizzazione e funzionalità
dei servizi educativo/formativi e degli standard di apprendimento,si abbia a
volere intendere,in modo occulto o palese,…”altro/per/altri” …;
e …non per il Bene Comune e il riscatto della dignità/razionalità/integralità
della persona umana degli “erga omnes”
(…per noi unico,vero,fondamentale,generativo principio
“epistemologico” -ontologico…perché
sempre deontologico- di
standard di apprendimenti significativi e di finalità educative autenticanti la
formazione integrale dell’Umano,sia a scuola che fuori dalla scuola…).
4:
Allora,procedendo per rapide essenziali sintesi,verremo ad esporre la
prospettiva pedagogica di fondo
entro cui e grazie a cui,a nostro avviso,debbono essere inquadrati i rapporti
pedagogico/educativi tra scuola (intesa assiomaticamente in quanto istituto
scolare,al di là delle caratterizzazioni istituzionali e storicistiche di grado
ed ordine) ed agenzie socio/educative del territorio.
In questo senso,ribadiamo che la scuola (assiomaticamente intesa) si pone
quale specifica istituzione educativa a cui è peculiare (e da cui soltanto
viene generata) quella particolare forma di educazione che
sopra,metaforicamente,abbiamo definito "educazione pedagogica".
Il contesto strutturale e sistemico dell'istituto scolare e di tutte le
altre agenzie socio/educative del territorio,della Società Civile e della
Società Politica,si pone quale "sistema formativo" a carattere
certamente policentrico (a
carattere di sistema di formazione integrato),ma che rinviene nella stessa
scuola quell'agenzia istituzionalizzata di "vita pedagogica ed
educativa" arte/fatta (nel senso di "fatta/ad/arte") in cui,con
le diverse prassi didattico/educative e di relazionalità formativa; e quindi
con le preliminari progettualità didattico/programmatiche e con le
razionalizzazioni curricolari (oltrechè con le procedure
gestionali/amministrative/organizzative);
vengono indirizzate,a tutte queste agenzie educative "non
scolari" del territorio (famiglia compresa,ovviamente), le comuni finalità
ed i valori educativi dell'orizzonte finalistico/assiologico/teleologico di
ciascuna persona e della democratizzante valenza solidaristico/conviviale della
Polis di cittadinanza.
...Ci riferiamo,così,alle prospettive etico/politiche del Bene Comune di
quel nostro personalismo critico (Mario Manno,nostro maestro, docet…) ...che
soltanto sulla base di queste premesse teoretiche può concretizzarsi in
storicizzazione consapevole/istituzionale della ragione etico/filosofica;
quindi,di quella ragione che
ricerca sempre dialogicamente e provvisoriamente,in un tentativo “continuum”
del riportare la complessità e l’eterogeneo della cultura localistica e la
irrepetibile fisionomia culturale di ciascun individuo…alle sempre provvisorie
“unità” della ragione etico/universalizzante ...
(tentativo,questo,peraltro,sempre provvisorio e precario,ancorché
autorettificabile ed autoriproponibile ; secondo gli schemi intellettivi
dell’approccio critico ed ipotetico/deduttivo del Logos…).
…Richiamiamo,in questo senso,quella ragione che,così, ricerca ed
accoglie continuamente…tutte le ragioni degli "erga omnes",per
trascenderle (senza negarne la loro irrepetibile e singolarizzante fisionomia)
sul piano della loro integrativa compossibilità razionale ed esistenziale;
quindi,sul piano della loro razionalizzazione/universalizzazione etica (…id
est,filosofica!); e,dunque, a testimonianza di quel Dio "orizzontale"
il cui Cristo,nella croce,ebbe ad "esclamare"...(portando alle estreme
conseguenze l’esigenza di assoluta intelligibilità dell’Umano ed il
conseguente suo tendere al continuo trascendimento di ogni dato
storico/esistenziale di riferimento al reale,verso la continua ulteriorità/eccedenza
dei linguaggi/comportamenti...)…: "Padre
mio,Dio mio,perché mi hai abbandonato!…
Per questo,ogni istituzione scolare e le diverse agenzie socio/educative
del territorio dovrebbero conservare ed esercitare le loro specificità di
formazione,d'insegnamento,d'istruzione ,di
educazione ed,al postutto,di
prospettiva didattico/metodologica progettuale; fermo restando che,purnondimeno,le
stesse avrebbero a doversi riferire congiuntamente
-nello stesso tempo e per lo stesso motivo-
ad una comune fondazione di valori educativi e di finalità pedagogiche
presupposti dal costante riferimento laico/laicista e criticistico
al rispetto ed alla realizzazione/affermazione
di tutti i soggetti umani di questo mondo in quanto persona ed in quanto
membri cittadini di una comunità ecumenica.
Questa comunità ecumenica,per noi,dovrebbe
porsi tale dai livelli geo/storici/sociali ed esistenziali della
cittadinanza del territorio localistico fino ai livelli dell’approccio
totalizzante con le pretese della globalizzazione
mondializzante
-globalizzazione che,qualora non degenerante nelle spersonalizzazioni
dell’alienazione dell’Umano dalle proprie singolari identità di radice
culturale e dall’approccio sempre
critico/laicistico verso ogni dato storico/esistenziale;
potrebbe/dovrebbe sconfinare,positivamente,nell’ideale e nella prassi
di una Polis "interculturale";...in quella “città giusta”,da Bene
Comune, che appartiene alla logica sempre dialetticamente fervente verso la
prospettiva politico/pedagogica delle
compossibilità dialogiche
dell'erga omnes e della tensione universalizzante della ragione
etico/filosofica,di cui dicevamo.
…E,si capisce bene come tali valori,tali prospetti teleologici,tali
generali finalità educative,tali modelli di identità pedagogica ed,al
postutto,tali orizzonti di senso e di prospettiva
etico/filosofica fondante,non può non fondarli e continuamente riprospettarli
che la scuola in quanto istituzione assiomatica che riesce a progettare e
realizzare "educazione pedagogica"!
Sulla base di questi presupposti filosofico/pedagogici e,quindi,di
epistemologia didattica della scuola,si possono ben comprendere le conseguenti
coordinate epistemologiche e legittimanti/legalizzanti di ogni filosofia del
diritto e di ogni ordinamento giuridico, che dovrebbero,così,risultare
generativamente sottese ad ogni prospetto ordinamentale del sistema scolastico
(nazionale ed ecumenico) e che quindi avrebbero a dover configurare le diverse
normazioni,le diverse configurazioni di struttura gestionale ed i sempre più
complessi profili professionali della pedagogia della scuola autonomistica.
Ne deriverebbe,innanzitutto,che la scuola dell'autonomia non è affatto e
non deve mai risultare “apparato
ideologico di Stato”; non è e non deve essere quella scuola che si rapporta
al territorio ed alle sue espressioni localistiche secondo un rapporto
deterministico di causa/effetto,secondo prospettive di dipendenza
socio/istituzionale,economico/politica e pedagogico/educativa che,magari con i
vestiti della persuasione propagandistica o dell’indottrinamento ideologico,
è anche tipica della politica scolastica e della funzione pubblica della
pedagogia dei regimi illiberali non
democratici.
Infatti,per questo,poco importa se poi tale manipolazione delle
coscienze,tale controllo ideologico e tale continua ricerca massificante del
consenso,siano,poi,ricercati attraverso la persuasione occulta e tramite
mistificate immagini di scuola democraticamente fondata ed autonomisticamente
gestita; ovvero attraverso la
prassi palesemente omologante ed autoritaristica correlata all’esercizio non
discutibile del potere.
In questo senso,per noi,deve essere la scuola
assiomaticamente intesa sopra profilata (dalla scuola materna
all’università)…a produrre,ad offrire ed indicare,a prospettare ed
indirizzare alla Società Civile ed alla Società Politica, la “forza” della
ragione pedagogica (che è anche,nello stesso tempo e per lo stesso
motivo,”forza” politica di convivenza democratica autentica…); e la
razionalizzazione culturale di ogni modello di antropologia esistenziale,di
ricomposizione politica e di convivialità/cittadinanza
socio/civica (anche se ciò,ovviamente,come si diceva, non può che
scaturire da livelli e piani diversi del discorso pedagogico,dove quest’ultimo
si deve venire a strutturare nella polivalenza della sua struttura
interdisciplinare/transdisciplinare e sulla base di ogni datità,di ogni
prospetto,di ogni contenuto e di ogni ricerca che
-ogni teoria pedagogica stessa-
deve attingere dall’universo scientifico/disciplinare e,quindi dalle
diverse realtà storico/esistenziali complesse di riferimento situazionale.
Ogni scuola ed ogni correlata progettualità didattico/educativa,ogni
razionalizzazione curricolare,ogni programmazione di
organizzazione/funzionamento ed ogni
prassi di pedagogia della scuola (nonché
ogni pianificazione di politica scolastica ed ogni approccio
gestionale/amministrativa di “preambolo”);ecc.; debbono sempre porsi
quali vera e propria struttura generativa di cultura e di sapere,di
professionalità e di modelli di vita e di civiltà,in un contesto
etico/politico così avviato e definito a razionalizzazione del Pubblico
istituzionale (id est,dello Stato...e delle sue istituzioni;ma anche delle
"microfisiche" del
Privato pubblicizzante...; e,peraltro,del Pubblico privatizzante; secondo
quelle sempre attuali descrizioni metodologiche di “microfisica del potere”
che ci ha fatto “leggere” Foucault;ecc.).
Soltanto in questa prospettiva di funzione docente e di progettualità
scolastica, si potrebbe profilare e configurare
storicisticamente (finalmente
in atto…) una scuola che abbia a
porsi finalmente all'insegna della forza politica autenticamente democratica
generata,per questo, dalla forza dei valori educativi e dei saperi pedagogici
che si definiscono dalla tensione etica della ragione universalizzante,e non già
dalle sopraffazioni di mera forza oppressiva
e di cieca violenza (occulte
o consapevoli;fisiche o psicologiche; che siano)
dell'uomo sull'uomo.
Questo modello di scuola,emergente dalla prospettiva di un sistema
educativo policentrico, ed ogni
correlata teoria di pedagogia dei sistemi scolastici;
comporterebbero,finalmente,l'affermazione di un ideale educativo e di una
ragione pedagogica dove il Politico è aspetto costitutivo della ragione etica;
e viceversa; nonché fondamento strutturale della coscienza tanto di chi
educa,quanto di chi viene educato; tanto di chi determina la prassi
educativa,quanto di chi progetta politicamente e gestisce sul piano
amministrativo/organizzativo (anche a livello di funzione dirigente)
l’educazione pedagogica.
Il che implicherebbe anche -nello
stesso tempo e per lo stesso motivo-
che ogni presupposto etico/politico del discorso pedagogico e delle norme
istituzionali della scuola dell’autonomia, non abbiano a risolversi in uno
soltanto dei possibili modi
d'impiego della “coscienza/della/ragione/pedagogica”; dato che,in caso
contrario,una data scuola non potrebbe non risultare,per questo,apparato
ideologico di Stato e/o potere
di dominio e di soggezione dell’uomo sull’uomo (scuola,in questo
caso,che si porrebbe,sempre e comunque,quale strumento ineffabile di costante
alienazione umana e di omologazione di coscienze per la fabbrica del consenso
verso i più “furbi”di turno; verso la Polis dell’ “homo homini
lupus”,dove il “Contratto” sussisterebbe soltanto non già quale
espressione della forza democratica del convenire umano
razionalizzante/razionalizzato e della “Ragione Costituente”; bensì,per
essere “stracciato” con la violenza che non conosce legge se non la legge
bruta del ladrone di turno che ha voglia di infierire sul più
debole…ovvero…sul più ”onesto”).
…
Un augurio,dunque,che è anche una speranza!
…Adoperiamoci tutti e vigiliamo costantemente…affinchè sotto le
righe di norme,leggi,contratti,regolamenti,decreti,profili professionali
istituzionali,circolari ministeriali e “””programmi di attuazione”””
, delle più recenti riforme ed autonomie della scuola,non si nasconda
l’ennesimo occulto programma di potere che continui a disegnare ogni prassi
(scolastica o meno) educativa/formativa delle nostre nuove generazioni quale
prassi essenzialmente strumentale in vista dell’affermazione di poteri
“forti” che nulla hanno a che
spartire con il potere etico/filosofico della ragione nel suo più autentico
significato personalista laico/criticistico che sopra siamo venuti a tracciare
nelle linee fondamentali.
…Quel “potere etico/filosofico”…che la scuola dell’autonomia
non può non presupporre integralmente quale forza legittimante e vero
“standard di qualità” delle sue norme ordinamentali e delle sue produzioni
di diritto (e,dunque,degli strumenti giuridici e delle prassi
politico/governative di tale produzione!);…pena …l’ennesima illusione
pedagogica…ed “altro”.