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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Che noia questi zanzaroni!

 

Se non fosse che parlare di scuola è parlare del futuro dei figli e delle figlie, tutto ciò che si legge sui quotidiani sarebbe soltanto una grande scocciatura, una noia mortale, un elenco di banalità, di idee-non idee, pensieri in libertà su ogni argomento e su ogni ambito scolastichese. Scolastichese che non entra nel merito di ciò che l’esistente è.

 

Cos’è la scuola primaria oggi?

E’ un sacco di cose e, come sempre accade, dal sacco della befana si estraggono i dolcetti, le monetine di cioccolato, le arance…ma anche il carbone per i cattivelli.

 

E allora? E con questo?

Una Riforma con la r maiuscola non dovrebbe tenere in gran conto la parte dolce, quella parte preminente che porta gioia e allegria a ogni bambino e a ogni famiglia che abbia a cuore il benessere generale, e non dovrebbe far di tutto per distribuirla a piene mani da nord a sud con leggi e decreti adeguati?

 

Anche noi abbiamo diritto di non capire! ZZZZZZZZZZZZZZ…che zanzaroni! 

Se Gelmini non capisce la società che si ribella, a parte quella che le fa quadrato intorno nelle aule di convegni di partito, possiamo noi permetterci di non capire lei e tutti quei giornalisti e intelligentoni che vorrebbero istruirci sul “buon senso” della sua riforma?

Ebbene anche noi non capiamo l’accanimento terapeutico quando la giustificazione dello stesso si vorrebbe basare su teorie pedagogiche non ben identificate. Lo capiamo soltanto se parla dell’esigenza di tagliare. E qui sta il punto! Non accettiamo che si tagli la scuola statale. Se dà fastidio questa nostra testarda difesa della parte positiva dell’esistente, ce ne dispiace, ma la cosa non ci allarma. Se quell’esistente vale la pena, noi lo difendiamo, così come Pirani, Panebianco, Ricolfi, Sartori, Citati, Israel e altri saggi si ostinano a offendere con il loro potere culturale elitario. Zzzzzzzzzzzzz, che zanzaroni! Che gonfiori fastidiosi sulla nostra pelle segnata da anni di continue riforme e controriforme!

 

Noi siamo “dentro”

Noi siamo con le bambine e i bambini, noi li accogliamo la mattina, li lasciamo nel tardo pomeriggio; per loro siamo nelle aule fredde (infatti, perché tenere i termosifoni accesi per lavoratori che non si sa che lavorano anche senza bambini?!) nelle ore di chiusura al pubblico; a programmare per loro, a parlare di loro, a valutarne i progressi e le fermate; noi maestre, insieme, ci scorniamo sui giudizi e su quali strategie scegliere per affrontare eccellenze, disagio, ritardi, disabilità, dislessia, per rilevare i punti di forza di ognuno e su quelli far leva per trasformare i deboli in altrettanti punti di forza. La cura costante e meditata a volte può non sortire gli effetti previsti, ma ciò lo sappiamo proprio perché lottiamo insieme affinché gli imprevisti si trasformino in sorpresa da accogliere con tenerezza, quella che ci permette di non arrenderci e di dialogare costantemente fra di noi, di sostenere noi stesse e le colleghe avvilite dinanzi agli smacchi che non avrebbero voluto toccare con mano. E il giorno dopo ricominciamo, forti del fatto che le lezioni nella scuola elementare che amiamo non tagliano, non fanno figli e figliastri, la primaria non legge la realtà nel modo in cui la leggono i vecchi sapienti della cultura che scrivono di lei…Noi non diciamo: “quel bambino” è portato per lo studio e quell’altro no; noi attendiamo che quel bambino si apra al mondo, che quell’altro lo possa vedere con maggiore fiducia, che un altro ancora cominci a conoscersi, e, ancora, che tutti, ma proprio tutti, si avviino per la loro-propria strada della conoscenza e del sapere.

 

Ma che!

Ma che voti e voti! Ma che maestra unica! Ma che 24 ore! Ma che “essenzializzazione” (parola orrenda) dei curricoli!…I curricoli nazionali possono stare come sono, lì, come percorso virtuale che indica gli obiettivi, ma questi ultimi, con i piccoli, si raggiungono anche con l’approccio a saperi che manco ci sono dentro i curricoli!

Le materie stanno lì, belle separatine, cari signori esperti e sapienti, ma non così è l’insegnamento, il quale grazie alla nostra esperienza di lunghi anni di aggiornamento, noi sappiamo essere estremamente indivisibile, così come l’apprendimento dei cuccioli, i quali hanno testoline che voi vi sognate, capaci di passare dall’arte all’informatica alla motoria alla matematica, ecc. e con le conduttrici- maestre sanno progredire, autocorreggersi, crescere, travasare da un ambito disciplinare all’altro ciò che in altra età non sarebbe più possibile! Altro che essenzializzazione, altro che vuote parole scritte in documenti ufficiali, ma lasciateci lavorare santo Iddio! Ma finitela di tirar fuori ragioni pedagogiche, come le chiamate voi! Che scocciatura!

 

Destra sinistra sessantotto fannulloni…qui si lavora, silenzio!

E poi questo continuo richiamo a destra, sinistra, sessantotto, che scocciatura! Ma qui chi è che è fannullone?! Chi gira per l’Italia a sostenere corbellerie, o chi ogni giorno salta, balla, fa vocalizzi, tiene le mani dei bambini, di ogni bambino, chi ascolta il più piccolo respiro, chi risponde ai richiami costanti e urlanti di piccole persone, le quali chiamano a gran voce e sempre, e tutte insieme, “maestra, maestra, maestra, maestra…….”, chi fa da mediatore ai conflitti continui e naturali, chi con i polmoni di fuori conversa e fa conversare fino allo sfinimento, chi nei refettori vocianti e stipati insegna a tenere la forchetta e il coltello ripetendo per cinque anni come si collabora nello sparecchiare, come si rispettano i commensali, come si abbassa la voce, come non si toccano le scarpe mentre si pranza, che non ci si infila sotto il tavolo tra le gambe dei compagni…o qualcun altro è il fannullone di turno?

Chi è fannullone? Chi studia e legge di notte, ogni notte, di pedagogia, strategie, disagio e recupero, chi corregge montagne di elaborati subito, e poi il giorno dopo, per non lasciar por tempo in mezzo alla comprensione degli errori, e alla riflessione dei bambini, giunge a scuola con la sporta dei quaderni e il cuore grosso, perché teme di non aver dato abbastanza energia e competenza, o qualcun altro che guadagna fior di quattrini sparlando in modo scandalistico e semplificatorio senza neppure aver messo il naso dentro una scuola elementare reale e averne studiato la complessità della gestione e delle situazioni? Un po’ di rispetto, please!

Mi ha stupito e amareggiato una trasmissione televisiva durante la quale si esaminavano i guadagni di parlamentari, e grandi giornalisti. Il conduttore, a un certo punto, giustificava i propri introiti e quelli degli altri con la teoria buonista tutta sua e dei convenuti, sull’importanza del suo e del loro lavoro, della sua e della loro esperienza. Ho pensato: “cavolo, ma allora noi dovremmo essere miliardarie!”. Ma come si fa a ragionare in tal modo?!

Che noia! Che scocciatura! Che desolazione! Che voglia di abbandonare l’amata Italia  per fuggire i suoi zanzaroni! Capisco benissimo i ricercatori che se ne vanno!

Domenica, 16 novembre 2008

Claudia Fanti


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