Sia i favorevoli che i contrari dichiarano di battersi per una giustizia più giusta
Tre referendum sulla magistratura

a cura del prof. Eugenio Donadoni

Collegio Vescovile S. Alessandro
Bergamo

 

L'ardua sentenza

Tre dei sette referendum di domenica 21 maggio riguardano la magistratura: il n. 3 sull'elezione dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura, il n. 4 sulla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, il n. 5 sugli incarichi extragiudiziari dei magistrati.

Promotori e avversari di questi referendum non conoscono vie di mezzo. Secondo i primi è la strada per arrivare in Italia ad una giustizia più giusta. Secondo gli altri, invece, si tratta del primo passo di un cammino che, da ultimo, priverà il potere giudiziario della sua indipendenza, che è universalmente riconosciuta come la base dell'amministrazione della giustizia. A voi l'ardua sentenza.

Per eleggere diversamente il Csm (referendum n. 3)

Chi fa parte del Consiglio superiore della magistratura?

Il Consiglio superiore della magistratura è composto da 33 membri. Tre ne fanno parte di diritto, uno di questi è il Presidente della repubblica che è anche Presidente del Csm. Gli altri 30 sono eletti.

Da chi vengono eletti?

Dieci sono eletti dal Parlamento in seduta comune fra i professori ordinari di università in materie giuridiche oppure fra gli avvocati dopo quindici anni di esercizio professionale. Questi membri, per il fatto che non sono magistrati, sono detti anche non togati o laici.

Gli altri membri da chi vengono eletti?

Sono eletti dagli stessi giudici che li scelgono all'interno della loro categoria. Per questo sono detti membri togati. Il referendum si propone per l'appunto di modificare in parte la legge che ne regola l'elezione.

Come vengono eletti i membri togati?

In sostanza vengono presentate delle liste di candidati, un po' come avviene nelle elezioni politiche. Ad ogni lista viene assegnata una parte dei venti consiglieri in proporzione ai voti ottenuti.

Cosa si propone di ottenere il referendum?

Se passasse il referendum non ci sarebbero più delle liste, ma dei singoli candidati in lizza fra di loro. Risulterebbero eletti i candidati più votati.

Quale sarebbe il vantaggio?

Secondo i referendari non verrebbero più eletti candidati perché appartenenti ad una certa lista, ma per il fatto che sono stimati e rispettati dai colleghi per il loro prestigio.

Il Csm fa rispettare la disciplina fra i magistrati

Se un magistrato viene meno ai propri doveri, tiene una condotta che lo rende immeritevole della fiducia e della considerazione di cui deve godere, oppure compromette il prestigio dell'ordine giudiziario, in quali sanzioni disciplinari può incorrere? Le sanzioni sono graduate a secondo della gravità del comportamento e possono addirittura arrivare alla destituzione, vale a dire al licenziamento. Ma a chi esercita il potere sanzionatorio? Qui, com'è evidente, è in gioco l'indipendenza della magistratura e quindi la sua credibilità. In effetti se questo ruolo fosse di competenza del Ministro di grazia e giustizia, vale a dire del Governo, potrebbe nascere il sospetto che il provvedimento disciplinare non sia applicato tanto nell'interesse della giustizia quanto per liberarsi di un giudice troppo intraprendente. Per questa ragione il compito di sanzionare disciplinarmente il comportamento dei magistrati è stato assegnato dalla nostra Costituzione non al governo, ma al Consiglio superiore della magistratura che è composto per i due terzi da magistrati eletti da altri magistrati e quindi gode della massima autonomia.

Le ragioni del No

In sostanza si può dire che mentre per i fautori del referendum la presenza di correnti politicizzate (espresse dalle liste) rappresenta un momento di debolezza per il Csm, per gli avversari del referendum, invece, il Csm è diventato un organo più forte nel tutelare l'indipendenza della magistratura proprio per il rafforzarsi delle correnti. Quindi chi colpisce l'associazionismo dei magistrati, che si esprime nelle liste per il Csm, mette in pericolo l'indipendenza della magistratura.

Magistrati requirenti e/o giudicanti? (referendum n. 4)

I magistrati svolgono tutti la stessa funzione?

No, ci sono i magistrati requirenti e i magistrati giudicanti.

Chi sono e cosa fanno i magistrati requirenti?

Si pensi al lavoro del magistrato Antonio Di Pietro. Conosciuto un reato il suo compito era quello di individuare il presunto colpevole, di portarlo in tribunale e qui sostenere il ruolo dell'accusatore. Il magistrato requirente svolge il ruolo di procuratore della repubblica nelle indagini e di pubblico ministero in tribunale.

Chi sono e cosa fanno i magistrati giudicanti?

Il magistrato giudicante o giudice per antonomasia è colui che in tribunale, di fronte al pubblico ministero che accusa e all'avvocato che difende un imputato, ha il compito di deciderne, al di sopra di tutte e due le parti, la colpevolezza o l'innocenza.

Il referendum cosa c'entra con tutto questo?

Il fatto è che in Italia queste due funzioni, requirente e giudicante, non vengono affidate a due diverse categorie di giudici, ma lo stesso giudice può, in momenti diversi della sua carriera, essere prima pubblico ministero e in seguito giudice o viceversa.

Cosa c'è che non va?

Anzitutto, secondo i referendari, è una questione di mentalità. Come può un pubblico ministero che, magari per molti anni, ha avuto come scopo quello di fare condannare l'imputato, da un giorno all'altro cambiare mentalità ed assumere l'imparzialità del giudice di fronte ad un imputato che potrebbe benissimo essere innocente?

C'è anche dell'altro?

Sempre secondo i promotori del referendum c'è qualcosa di ancora più preoccupante. Il fatto che sia il pubblico ministero che il giudice appartengano alla stessa categoria crea una comunanza d'interessi che può, magari involontariamente, andare a detrimento dell'imputato e della sua difesa.

Quale scopo si prefigge il referendum?

Di ottenere la separazione delle carriere della magistratura requirente da quella giudicante, in modo che chi ha scelto di fare il procuratore e il pubblico ministero non possa più fare il giudice e viceversa.

Le ragioni del No

Gli avversari di questo referendum ritengono che la separazione delle carriere fra giudice e pubblico ministero sarebbe soltanto il primo passo che dovrebbe portare, da ultimo, a non riconoscere più al pubblico ministero quella indipendenza di cui gode ora in quanto appartenente all'ordine giudiziario. Insomma si teme che il pubblico ministero diventi semplicemente uno strumento al servizio del governo, privo quindi della libertà di promuovere l'azione penale.

Basta con gli incarichi extragiudiziari? (referendum n. 5)

I magistrati possono assumere incarichi extragiudiziari?

La legge lo vieta tassativamente! A meno che non siano autorizzati dal Csm.

Quali sono gli incarichi extragiudiziari?

Possono essere i più diversi, ma quelli più contestati sono gli arbitrati.

Cosa sono gli arbitrati?

Capita che due ditte stipulando un contratto prevedano di risolvere eventuali contenziosi affidandosi a degli arbitri, anziché ricorrere ai tribunali. Fra questi arbitri ci possono essere anche dei magistrati. Naturalmente per questa funzione sono adeguatamente retribuiti.

Il referendum cosa si propone di ottenere?

Anzitutto di vietare ai magistrati di fare parte dei collegi arbitrali e, più in generale, di svolgere qualunque attività estranee alla loro funzione.

Per quale ragione?

Perché questi incarichi, secondo i referendari, portano i giudici ad intrecci con partiti politici e con altri centri di potere che possono divenire fonte di inevitabili sospetti e causa di perdita di credibilità per i magistrati coinvolti.

Le ragioni del No

Attualmente tutti gli incarichi lucrosi sono vietati ai magistrati, sostengono gli avversari del referendum, pertanto il problema non esiste più. Se il referendum venisse approvato avrebbe come unico esito quello di vietare ai magistrati attività che hanno un forte contenuto culturale e professionale come l'insegnamento, l'assistenza ai Giudici presso la Corte costituzionale e gli incarichi presso il Ministero della Giustizia.