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Il diritto all’obbligo di educarsi ed istruirsi

 

Le modifiche che saranno apportate alla legge 30/2000 determineranno un radicale mutamento sul modo di concepire il futuro assetto della nostra scuola e il prof. Maragliano al convegno tenuto dalla Gilda degli Insegnanti il 18/01/02 ha definito tale mutamento come il passaggio dall’utopia all’ideologia.

Se da un lato la Legge 30 realizza la sua utopia nell’affannosa ricerca di strumenti per la costruzione di una scuola di "tutti e per tutti", ossia garante del successo di tutti, la scuola dell’ideologia sintetizza il suo compito nella "scuola di ciascuno" guidati da un super docente di gentiliana memoria.

"Chi sa veramente, sa insegnare, chi è uomo, è anche educatore", questa affermazione di Gentile sintetizza il suo pensiero pedagogico volto a negare gli aspetti tecnico-scientifici dell’educazione e successivamente attuato nella sua riforma del 1923.

Oggi, noi sappiamo che l’insegnante non dispone geneticamente dalla nascita l’arte del fare scuola ma costruisce la sua pratica didattica attraverso la metodologia della ricerca-azione triangolata in direzione prassi-teoria-prassi.

La sola trasmissione del sapere non serve, non permette di cogliere i meccanismi che sottendono gli apprendimenti realizzati e soprattutto non permette di realizzare il "sapere", il "saper fare" ma principalmente il "saper essere".

La proposta Bertagna pur puntando all’attuazione degli aspetti strumentali del saper piuttosto che a quelli formativi ammette ciò che a mio avviso è già patrimonio della pratica scolastica, evidenziando che gli studenti sono più preparati se a loro è cucito un abito formativo su misura, leggasi individualizzazione dell’insegnamento" già, di fatto, parte integrante di ogni quadro disciplinare.

L’all. all’O.M. n.236 del ’93 al quadro 2 punto d, infatti, recita "All’interno di ogni quadro disciplinare è previsto un apposito spazio destinato alla indicazione degli interventi individualizzati , attuati o progettati affinché gli alunni possano seguire itinerari didattici personalizzati ……..tali da incidere positivamente sulle condizioni che possono favorire e facilitare processi di apprendimento adeguati per tutti gli alunni."

Sempre nella proposta si legge che ogni intervento debba prevedere l’integrazione e la flessibilità dei sistemi educativi.

Non si ha, tuttavia, il coraggio di affermare che l’insegnante ha sempre avuto il compito di integrare e mediare le scelte :politiche, ideologiche ed organizzative attuate dai vari governi da giocarsi sulla pelle degli alunni.

Già, si tratta di scelte politiche sostenute soprattutto da urgenze economiche e che dettano l’itinerario della scuola, a maggior ragione oggi che la Confindustria spinge verso una preparazione più adeguata per gli ex colletti bianchi ed ottima per i suoi futuri manager.

Tutte le storie hanno un antagonista, in questa l’antagonista sono le problematiche sociali che richiedono uomini forniti di senso di cittadinanza e che sappiano vivere il loro essere cittadini democratici in senso propositivo.

La trasmissione delle conoscenze a livello strumentale, utile alla formazione dell’uomo giusto al posto giusto, mal si adatta all’uomo flessibile. Poiché se da un lato si richiedono competenze che portino alla specializzazione in un determinato settore dall’altro si richiede flessibilità perché il mondo del lavoro è flessibile ma soprattutto perché il fine ultimo del processo di istruzione-educazione non è il lavoratore ma l’uomo e la sua tensione conoscitiva.

Tale processo va avviato già dalla scuola dell’infanzia che va resa obbligatoria sottraendola dalle mani dei clericali se vogliamo fin dall’inizio del suo percorso parlare di laicità della scuola.

Lo Stato si deve far garante dei diritti formativi di ognuno e non li deve cedere ad altri sottoforma di sovvenzionamenti o bonus o riconoscendo loro dei "crediti" da spendere.

Se gli alunni potranno vantare dei crediti in che modo lo Stato pagherà i suoi debiti?

Questo meccanismo contorto di crediti-debiti va ridefinito abolendo la quota delle 300 ore facoltative così come stabilite dalla proposta Bertagna "Il terzo percorso disponibile che ogni istituto potrà attivare per realizzare il profilo educativo, culturale e professionale terminale e gli obiettivi specifici di apprendimento di cui al punto precedente è quello facoltativo , da 0 a 300 ore annuali…………. Oltre le 300 ore annuali le famiglie devono pagare il servizio nella misura stabilita dalle istituzioni scolastiche."

Il contro-canto delle 300 ore determinerà la riduzione del numero di ore annuali di lezioni assicurate a tutti, riducendole fino a 25 ore settimanali ed assicurerà alle famiglie la possibilità di tenere a casa i propri figli . Per lo stesso motivo non è ammissibile che sia sostituita la dizione "obbligo scolastico" con "diritto ad esperienze educative organizzate" ciò significherebbe chiudere gli occhi sulla realtà di alcune zone deprivate del nostro Paese dove ben volentieri si terrebbero a casa i figli fin dalla tenera età per avviarli al lavoro. Tutti abbiamo l’obbligo di educarci ed istruirci per contribuire al progresso materiale o spirituale della società e tutti abbiamo il diritto di poter frequentare ulteriori percorsi di istruzione oltre quelli obbligatori.

Il mondo della scuola chiama lo Stato all’assunzione dei propri impegni senza delega e noi speriamo che ce la caviamo.

Enza Armiento


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