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Perché le nuove indicazioni hanno cancellato l’identità di genere?

di Cinzia Mion

Passano gli anni ed invece di crescere nella capacità di interagire in modo corretto tra le diversità e le differenze assistiamo sempre più ad episodi di intolleranza che ci richiamano fortemente alla necessità di intervenire a livello formativo per correggere questa deriva.

Mi riferisco al fatto riportato dalla stampa in questi giorni in cui un ragazzo a Gela è stato oggetto di discriminazione a scuola perché gay o creduto tale.

Tale episodio non risulta però isolato ed è sufficiente ricordare Matteo, il ragazzo sedicenne di Torino, che si è suicidato perché preso in giro dai compagni in quanto dicevano fosse omosessuale, per capire che il fenomeno è più diffuso di quanto si creda.

Non intendo denunciare soltanto l’omofobia che caratterizza sempre più il nostro Paese, in misura inversamente proporzionale alla consapevolezza dei propri diritti che stanno acquistando gli omosessuali, che stanno imparando a non nascondersi più e a non vergognarsi del loro orientamento sessuale; questo infatti risulta finalmente essere non più ascrivibile ad una malattia o ad una “tendenza contronatura”: orribile espressione che ho sentito con le mie orecchie usare recentemente da un’insegnante.

Affermo ciò pur sapendo che da parte di qualche ambiente oscurantista si pensa ancora di poter intervenire sull’orientamento sessuale, qualora non risulti in linea con le aspettative comuni, in modo quasi ortopedico!!!

Ritornando a noi dicevo che intendo invece denunciare la mancanza di “sostegno” alla maturazione dell’identità di genere a scuola. L’identità di genere, espressione che risulta perfino scomparsa dalle Nuove Indicazioni, che stanno per essere ufficialmente varate,quando i Nuovo Orientamenti del ’91 per la scuola dell’infanzia ne facevano esplicito riferimento….

Intendo sottolineare che anche il Comitato Pari Opportunità donna-uomo, che è rimasto attivo dal 1989 al 1999. presso l’Ufficio studi e Programmazione del MPI, secondo il dettato dell’articolo 10 del contratto per i lavoratori della scuola, non è più stato costituito con grave danno, secondo me, per tutte le tematiche che questo Comitato aveva affrontato.

Non è stato infatti questo un comitato che ha lavorato per la parità delle donne adulte, come è facile credere considerandolo per analogia con gli altri comitati affini. Per questa finalità esisteva già un Comitato a livello amministrativo. Quello al quale faccio riferimento aveva obietti specifici formativi non parasindacali. Ha lavorato per la costruzione della cultura delle pari opportunità di tutti i soggetti, a partire dai tre anni di età, prendendo in considerazione anche il disagio attuale maschile ed elaborando piani di formazione per tutti i docenti, di ogni ordine di scuola, finalizzati a far prendere consapevolezza che i soggetti che frequentano la scuola non sono neutri ma sono caratterizzati da una identità di genere che va sostenuta, verso una maturazione scevra da pregiudizi e da stereotipi sessisti.

Di un progetto particolare di formazione dei docenti all’educazione alla sessualità, elaborato dal Comitato, caratterizzato da aspetti emotivi, affettivi, relazionali e sessuali, non si è più saputo niente. Si è perso nei cassetti del Ministero della Pubblica Istruzione, ma ricordo che alla fine doveva essere supervisionato dall’allora Ispettore Italo Fiorin.

Ricordo questo progetto perché il Comitato aveva affrontato, con grande saggezza, anche il problema dell’omosessualità, mettendosi anche in contatto con l’Agedo, l’associazione dei genitori dei ragazzi omosessuali.

Secondo me anche il fenomeno del bullismo tout-court è legato al problema dell’identità di genere ed allo stereotipo che, nelle trasformazioni collettive che stiamo vivendo, forse essere maschi significa ancora riscoprirsi violenti ed essere in grado di “dominare” gli altri.

Noi donne abbiamo lavorato molto per sconfiggere gli stereotipi di genere e abbiamo cercato di rinnovare l’identità femminile e diventare “modello” di emancipazione per le nostre figlie, qualche volta fallendo, anche perché il fenomeno del bullismo è molto presente anche fra le ragazze

Ma questo è un altro discorso che sconfina con il problema delle derive diseducative diffuse dai media e non solo.

Pur essendo consapevole di semplificare molto mi faccio però una domanda: quali sono gli uomini adulti che hanno provato a ricercare dei parametri di “virilità” rinnovati, rifuggendo da stereotipi obsoleti, ma che possono diventare guida per i nuovi maschi adolescenti?

Abbandonati a loro stessi, preda di derive sconcertanti offerte dai massmedia, i nostri giovani maschi stanno qualche volta annaspando alla ricerca della loro identità.

Cosa offre la scuola?

 


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