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APPUNTI PER UNA RIFLESSIONE SUL DOCUMENTO "RAPPORTO FINALE DI LAVORO COSTITUITO CON D. M 18 LUGLIO 2001, n. 672"

IPOTESI ELABORATA DAL GRUPPO RISTRETTO DI LAVORO
(A CURA DI GIUSEPPE BERTAGNA)

Considerazioni di una maestra

di CLAUDIA FANTI

 

Dal paragrafo "realismo e innovazione" pag. 9

"si è scelto di mantenere una cornice ordinamentale che prendendo atto delle ricordate differenze tra l’attuale scuola elementare e l’attuale scuola media inferiore, mantenga una iniziale distinzione. Introducendo al contempo elementi di dinamismo e cambiamento finalizzati via via a superarla.

La soluzione è quella di generalizzare l’esperienza degli istituti comprensivi, promuovendo, per la scuola dai 6 ai 14 anni, un piano di studi unitario, continuo e progressivo , articolato altresì in cicli biennali, in modo da realizzare un effettivo ed efficace raccordo tra l’ultimo anno della scuola primaria e il primo della scuola secondaria di I grado."

Commento: piace l’idea del tener conto della necessità di conservare gli attuali 8 anni della scuola di base, che dovrebbe consentire tempi distesi di lavoro ai due attuali ordini di scuola. Non si ritiene invece proficua la divisione in bienni: sembra alquanto macchinosa, soprattutto per ciò che riguarda la scuola elementare.

Le bambine e i bambini di questa fascia di età hanno tempi di maturazione, apprendimento molto diversi e mai sequenziali. Gli apprendimenti e l’insegnamento non dovrebbero sottostare a imposizioni piovute dalle esigenze di un "ordine" voluto da programmi rigidi ,da obiettivi troppo standardizzati, e da "ansie valutative" del mondo accademico. In questi anni di studi didattici e pedagogici sono state fatte alcune scoperte nel merito di cui bisognerebbe tener conto oltre a tener conto di quelle fatte dalle/dai docenti stesse/i. Sarebbe, poi, auspicabile una maggior continuità reale e fattiva fra scuola dell’infanzia, elementare e media, prevedendo più dispendio di energie in questa direzione che non nello spendere tempo, denaro a effettuare acrobazie progettuali di altro tipo: si vorrebbero investimenti e incentivi per le/i docenti dei tre ordini di scuola insieme, affinché esse/i avessero la possibilità di incontrarsi durante tutto l’arco dell’anno per fare "ricerca" sulla base delle esperienze educative maturate sul campo e condividere una progettualità mirata alla risoluzione di problemi didattici e educativi di vario tipo. Poco utile sembra un raccordo alla fine del 1°segmento di scuola con il secondo. Non pare neppure particolarmente utile una formazione e un aggiornamento della professione docente fatta soltanto dalle Università e per mezzo di tirocinio: potrebbe ridursi a un’operazione di facciata, disarticolata e burocratica.

E’ chiaro comunque che privilegiare lo scambio culturale della ricerca fra docenti, implica il dare fiducia a una categoria che francamente non sembra molto rispettata e stimata come portatrice di un sapere didattico e relazionale acquisito nell’azione quotidiana. Non basta l’ascolto affrettato e approssimativo delle/dei docenti prima di stendere un documento di proposta: ci pare che su questo si continui a peccare d’orgoglio da parte dei governi e da parte dei diversi Professori che si susseguono con puntiglio e accanimento nel voler riformare ogni cosa, a una velocità supersonica, gettando nello scompiglio l’istituzione e frotte di insegnanti di buona volontà!

Dal paragrafo "Prospettive" pag.10

"Se le varie proposte e misure di intervento nei confini e nei raccordi tra i diversi cicli dovessero avere l’efficacia sperata, non è utopistico prevedere la possibilità di riorganizzare l’intero sistema d’istruzione e formazione in articolazioni differenti…

Non è ad esempio azzardato ipotizzare che, qualora questi interventi funzionino …

Si possa pervenire, in tempi ragionevoli, a due cicli di 6 anni ciascuno…

L’organizzazione in cicli biennali è fatta apposta per operare questa eventuale transizione da una soluzione immediata, che tenga conto degli attuali vincoli della realtà di fatto, a una che, via via che il sistema scolastico si assesta, si riorganizza, migliora la propria funzionalità ed efficacia, si riveli più conforme alle esigenze…

non è nemmeno escluso …..il quattro più quattro più quattro, oppure la conferma della scelta per ora proposta."

Commento: questo passaggio non sembra prendere in considerazione proprio per nulla le esigenze che si sono espresse prima, cioè, la necessità di una scuola di base lunga e preoccupata di apprendimenti generalizzati e sereni in un arco di tempo lungo e disteso. Ciò che si era scongiurato ai tempi della bozza Berlinguer rientra dalla finestra. Inoltre non si capisce a quali esigenze di chi o di cosa si faccia riferimento per riformare ancora a breve termine la scuola.

Dal paragrafo "Prospettive" pag. 13

"Le più recenti indagini internazionali hanno attenuato il tradizionale compiacimento sulla qualità degli apprendimenti che sarebbero assicurati dalla nostra scuola primaria…"

Commento: improvvisamente si viene a scoprire che neppure la scuola primaria ha garantito la qualità! Ma come?! Non sarà che si vuole da questa scuola qualcosa che essa non vuole più dare da anni, perché ritiene artificiosi certi virtuosismi della didattica delle materie, privilegiando l’attivazione di processi che portano ad amare la lettura, il sapere per il sapere, la voglia di raccontare e di raccontarsi, ad attivare la ricerca autonoma, ecc…più che la perfezione ortografica e grammaticale? Non sarà che si vogliono dei piccoli Aritmetici, più che non persone di 6, 7,8,9,10 anni capaci di addivenire a scoperte ragionate, forse imperfette, ma pur sempre autonome e utilissime se nell’ordine di scuola successivo si ripartisse da lì per costruire un sapere matematico vero e proprio?!

Non si vuole tralasciare poi, di fare menzione di tutte quelle splendide scoperte fatte con il corpo, con il ritmo, con le mani, con l’espressione artistica di ogni tipo che la scuola elementare ha stimolato, incentivato, valorizzato qui in Italia, più che altrove e con gli scarsi mezzi a disposizione!

Tutto il documento realmente non tiene conto della grande professionalità, del patrimonio inestimabile di esperienze, degli aggiornamenti didattici e pedagogici delle/degli insegnanti elementari. Questo passaggio vuole azzerare la rivoluzione della scuola elementare che potrà anche aver avuto alcune disfunzioni, ma ha indotto centinaia di docenti a "rivedersi", a "modificarsi", a rinunciare a narcisismi didattici di vario tipo, a relazionarsi con le/i colleghe/i…e ha (unitamente al glorioso tempo pieno) offerto, alle/ai bambine/i di "tutti", opportunità in ogni campo, esperienze diversificate, ascolto, possibilità d’espressione, ecc…I casi in cui qualcosa non ha funzionato e l’ideologia della maestra unica che tutela la salute mentale della/del bambina/o non possono bastare a invalidare tutto il lavoro di un’intera categoria di insegnanti che hanno sacrificato molta parte della propria quotidianità a far andar bene le cose, nonostante l’abbandono economico e morale in cui sono state/i lasciate/i per anni.

Dal paragrafo "Innalzamento della qualità" pag.15

"La quinta leva consiste nell’affidare al Servizio Nazionale per la Qualità del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione , all’inizio della 1°, 3° e 5° primaria …,il compito di predisporre verifiche sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità degli allievi, richieste dai piani di studio nazionali …"

Commento: assolutamente "pericolosa" questa "leva" per la ricaduta su tutto l’impianto educativo e didattico della scuola, soprattutto elementare: si rischia l’accanimento didattico su alcuni settori a discapito di altri più creativi e soprattutto l’"accanimento terapeutico" su bambine e bambini in difficoltà (e sono tanti, anche se nessuno lo vuole ammettere, preferendo descrivere l’infanzia contemporanea come una macchina facilmente predisposta agli apprendimenti, soltanto perché qualche bambina/o sa usare il computer!) .

 

Dal paragrafo "Innalzamento della qualità" pag.15

"La sesta leva…il comportamento dei soggetti (la tradizionale condotta). Se il passaggio dalla prima alla seconda classe di ogni biennio non è precluso dalla presenza anche di numerosi debiti, resta inteso che, per ottenere la promozione al biennio successivo, essi,durante il secondo anno, devono essere colmati (ovviamente nelle stesse discipline). Si dispone la ripetenza del secondo anno del biennio quando l’allievo mantenga due debiti che siano già stati registrati l’anno precedente (comportamento compreso). Nel caso in cui i debiti si siano maturati solo al secondo anno del biennio, lo studente ha l’obbligo di recuperarli l’anno successivo. Se ciò non avviene e ad essi si aggiungono altri due debiti nel primo anno del biennio successivo, scatta la ripetenza di questo primo anno."

Commento: per la scuola elementare questo passaggio è assolutamente incomprensibile: finora le/i bambine/i erano lasciati "liberi" di "crescere" umanamente prima che nell’ottica del risultato. Una ripetenza (il computer segnala questa parola come errore! Una mentalità è entrata a far parte del "mondo"!) era impensabile o quasi, nella convinzione che l’apprendimento è fatto non solo di comprensione immediata, ma di affettività, di esperienze pregresse ben ordinate nella mente, di relazioni che si instaurano lentamente fra pari, del rapporto con l’adulto-insegnante e con l’adulto-parente,ecc…Ora si vorrebbe riportare tutto a una situazione di input-output, come se le piccole persone fossero dei "soggetti" da indottrinare a seconda delle prove standard preparate da eminenti esperti!

In ogni caso si vedrà chi avrà il coraggio di bocciare, viste la richieste di qualità di un insegnamento che deve garantire l’innalzamento della qualità scolastica!

Sarà comunque la solita storia: nelle enunciazioni di principio ci si richiamerà al valore della ripetenza, di fatto, per bocciare, bisognerà avere molto coraggio!

Comunque, forse, nella scuola elementare si sarebbe preferito che alle/ai docenti fosse data mano libera per intervenire sul disagio anche chiamando specialisti, logopedisti e ortofonisti (ad esempio), senza dover attendere per anni il consenso di famiglie riottose, in modo da poter prontamente aiutare bambine/i che sempre di pìù presentano disturbi dell’attenzione, del linguaggio, della scrittura, motori, ecc…E non solo le/i figlie/i di categorie a rischio! Anzi attualmente l’"abbandono" affettivo e "culturale" è molto diffuso anche a casa dei benestanti colti!

Del paragrafo "I piani di studio nel sistema di istruzione" pag.38

Commento: in generale tutto il paragrafo stravolge l’impianto della nostra scuola: dal monte ore di lezioni (che diminuiscono visibilmente), all’eliminazione del tempo pieno, non dichiarata, ma nei fatti attuata, alla costituzione di laboratori su domanda e offerta, in parte obbligatori, in parte a pagamento, ecc…Realmente più che con una scuola, qui si ha a che fare con un’azienda di proposte a getto continuo. Tuttavia la scuola, quella vera, risulta sminuita da un impianto del genere: tutto è importante e formativo più di quel luogo in cui si attua, con la mediazione delle/dei pari e delle/ dei docenti, l’incontro con le discipline, in cui si innesca una reazione a catena di ragionamenti e argomentazioni, di quel luogo ben conosciuto, "vissuto" con quelle/quegli stesse/docenti, con quelle stesse compagne/i di percorso. La costruzione dell’identità passa anche da questi rapporti. L’insegnamento delle "materie" non può essere compresso in poche ore, relegate ad essere quasi l’anatroccolo brutto a causa del continuo assillo delle valutazioni periodiche sulla base di verifiche standard!

Del paragrafo "Organizzazione" pag. 48

Gli estensori del documento hanno "inventato", per la scuola elementare, la figura del coordinatore del team di docenti che ruoterebbero attorno a una classe: una specie di supermaestro che dovrebbe tirare le fila di tutta la programmazione didattica e dei laboratori, di religione e di sostegno: essi non hanno voluto esplicitamente parlare di maestro unico, ma in questo modo hanno semplicemente tolto responsabilità e forza a tutte/i docenti del team, le/i quali si troveranno in una situazione di "brutta"modularità, in un guazzabuglio ibrido: le difficoltà di relazione aumenteranno nel caso di docenti con forte personalità, oppure non si porrà il problema della relazione, in quanto chi non avrà un monte ore di rispetto con la classe tenderà a scaricare le responsabilità sul coordinatore!

Si aprirà poi qualche vertenza sindacale: chi dovrà essere più pagato? A chi spetterà il compito di coordinatrice/coordinatore? Chi gestirà i laboratori? Chi insegnerà religione? La/il coodinatrice/coordinatore potrà nel suo ambito specifico gestire laboratori (per esempio di ed. motoria, immagine, musica) avendo già qualcuno alle sue "dipendenze" esperto dello stesso laboratorio?

Sembra un gran pasticcio!

Non si sarebbe potuto riconoscere alla scuola elementare il diritto a portare a compimento un’opera appena iniziata?! Ormai certe storture dei moduli si stavano correggendo, il tempo pieno era rigoglioso in buona parte d’Italia, perché non incentivare e sostenere economicamente le riforme in atto per far migliorare ancora il livello di quest’ordine di scuola?

Forse le risposte stanno tutte nella necessità di risparmiare economicamente, ma allora perché parlare per la scuola elementare di innalzamento della qualità del sistema scolastico?

 

FO, 13 Dicembre 2001


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