Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

A PROPOSITO DEI “NUOVI” TECNICI E PROFESSIONALI

Risposta a Tiriticco

 

Caro Maurizio,

ho letto il tuo ultimo intervento sul Documento “Persona, tecnologia e professionalità” su Edscuola  e sono rimasto veramente colpito dalla chiarezza delle tue posizioni che a me sembrano condivisibili al 100%, anche se… devo dire che finora le stesse cose mi pareva di averle dette in numerosi interventi, prendendomi l’accusa di “filomorattiano”. Ricordo in particolare il mio articolo di tre anni fa su “Nuova secondaria”, comparso poi su Edscuola,  con il titolo appunto “Parliamo dei Licei”. Tu lo contestasti in alcuni punti, ma alla fine credo che non potessi non condividere lo spirito di fondo e cioè che questa difesa ad oltranza della specificità dei Tecnici, ricondotti tutti a Licei,  rischiava di mettere in un cantuccio il problema della riforma dei Licei.

 Non solo, ma la supposta salvaguardia dei Tecnici dalla “licealizzazione” confinava la licealità in un angusto spazio culturale, passatista, dove in effetti voleva metterlo la Commissione istituita da Moratti.  A parte che sul concetto di “licealità” e sulla sua rivisitazione secondo le idee del “nuovo umanesimo” ben pochi si sono cimentati (il testo “Idee per un nuovo umanesimo” di J. Huxley ebbi modo di studiarlo nei primi anni 60 all’Università e non ci voleva Morin per riproporcelo!),  il pericolo che allora intravedevo e che si è materializzato bene con la L. 40/2007 e questo ultimo documento è la riproposizione del vecchio dualismo fra Licei e Tecnici; non solo ma addirittura si trova il modo di salvaguardare la specificità degli stessi IPS, sulla cui soppressione si discute almeno da 20 anni, ma non se ne è fatto niente (colpa o merito di Martinez). Ricordi per ultimo la 112/98 poi inapplicata?

Tornando al “dualismo” licei-tecnici è palese il ripristino di una distinzione che si voleva superare da più di trent’anni:  ai primi in fondo si vuole assegnare il ruolo tradizionale di “scuole del pensiero”  e di studi “disinteressati”, mentre ai secondi si assegna il compito di sviluppare la ricerca scientifica e tecnologica. Ma quello che conta è che viene mantenuta la classica tripartizione degli studi superiori a cui si aggiunge naturalmente il quarto percorso professionalizzante delle Regioni. Torniamo non agli anni 80 prima del “Brocca” ma addirittura a prima di Frascati (1970). Queste cose le avevo denunciate ai tempi della Moratti e del tentativo, riuscito, di CONFINDUSTRIA e sindacati, di salvaguardare la specificità dei Tecnici contro la presunta “licealizzazione spinta” di Bertagna- Moratti., quando si voleva distinguere tra Licei “generalisti” e “licei vocazionali” (ricordi Castellaneta?). Il “povero Bertagna” (lasciamelo chiamare così) si sforzava  in numerosi articoli di ribadire l’inscindibilità del nesso teoria-pratica, affermava a ogni pié sospinto che i due canali o i due sistemi avevano “pari dignità”, ma nessuno a sinistra gli credeva; la barriera ideologica antimorattiana e antiberlusconiana faceva sì che il suo discorso non poteva che essere di origine “classista”. Ora l’atteggiamento vedo che è più soft e quasi giustificatorio: “forse non è colpa loro”, “forse …”

Dove siamo arrivati con il Documento di un mese fa? Al fatto che viene accantonata l’idea dell’unitarietà (non l’unicità) della scuola secondaria superiore e questo in controtendenza rispetto al Biennio. L’equivoco sta nella salvaguardia non della dimensione tecnica e tecnologica nella formazione degli adolescenti, bensì dell’istruzione tecnica ( e professionale), vale a dire dei due percorsi ordinamentali così come sono, salvo gli evidenti aggiornamenti culturali e metodologici. La dimensione “tecnica” come giustamente affermi tu non è e non può essere esclusiva degli istituti tecnici, come la dimensione linguistico-espressiva o quella storico-sociale o quella scientifica deve attraversare tutti gli indirizzi, anche se con diverso “peso”

Infine l’equivoco della “istruzione e formazione professionale” infelice espressione introdotta con il nuovo Titolo V e che non si è mai capito cosa voglia significare accanto alla “istruzione” tout court.

Discussione questa credo ormai superata dal 13 aprile. Con Formigoni nel Governo (al MIUR o altrove: Dio ci scampi comunque da Bondi!) il modello lombardo finirà per prevalere e l’obbligo a 16 anni rimarrà sì , ma non “esclusivamente” nella Scuola! Se ricordi i miei interventi devo dire che personalmente “non mi straccio le vesti”. Dopotutto, lo ripeto forse per la ventesima volta, a 16 anni c’è già un 20% che al massimo arriva al I anno delle superiori. Perché non si fa una statistica di quanti sono i “ritardatari” già nelle Scuole Medie? Ritardatari che potrebbero aumentare prossimamente con il nuovo “rigore” invocato già alle Medie e forse, chissà, alle Elementari.

E’ tempo di riprendere a ragionare con meno slogan e più attenzione ai dati reali, caro Maurizio, e soprattutto basta con gli “anatemi” verso chi mostra scetticismo sulle parole d’ordine di certa sinistra.

Ciao , un abbraccio e non abbattiamoci alla nostra “giovane età” (anch’io ho superato la sessantina da qualche anno!)

Pasquale D’Avolio

P.S. Mi fa piacere che tutto sommato anche Antonio Valentino sia sulla stessa lunghezza d’onda riguardo al Documento sui Tecnici. Che sia necessario un ripensamento globale? Io sono rimasto al “Brocca” e l’unica cosa che mi dispiace è che, avendo iniziato nel lontano 67 a “calcare” le cattedre, fra qualche mese andrò in pensione senza aver visto realizzarsi quella Riforma delle superiori di cui si incominciava a discutere proprio in quegli anni!


La pagina
- Educazione&Scuola©