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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

DAI “CONTRATTI DI DISPONIBILITÀ” UNA RISORSA PER GARANTIRE LA QUALITÀ DEL SERVIZIO:
PLURICLASSI E SUPPLENZE

 

Il taglio agli organici operato all’inizio di quest’anno e soprattutto quello che si annuncia per gli anni prossimi creano una situazione di vero e proprio allarme sociale: 120.000 posti in meno tra docenti e ATA sono indubbiamente un fatto di notevole portata. Anche se si considerano i pensionamenti, che serviranno a riassorbire una quota consistente di personale, comunque il “salasso” è imponente. Chi scrive non è mai stato d’accordo sull’ampliamento a dismisura degli organici e condivide l’obiettivo, di questo, ma anche dei precedenti governi  di diverso colore, di far sì che l’incidenza della spesa per il personale rientri entro limiti “europei”.  

Il fatto è che con i risparmi da realizzare si potrebbero mettere in atto iniziative a sostegno della qualità della scuola, che in questo momento risente negativamente dei “tagli” orizzontali, invece di far semplicemente “cassa”. Che i tagli producano di tutta evidenza disservizi e problemi seri di gestione soprattutto per i D.S.  è noto a tutti. Mi riferisco per esempio alla questione delle supplenze temporanee e alle pluriclassi. Si può rispondere, oltre che con la protesta, anche con proposte serie ed argomentate? E’ quanto mi propongo con il presente intervento

Partendo dal secondo problema, le pluriclassi, credo si potrebbero alleviare le problematiche innescate dall’elevamento del numero di alunni per sdoppiare le pluriclassi (passato da 13 a 19), che crea situazioni davvero insostenibili: ci sono in Italia diverse situazioni assurde, come quelle dei plessi unici di montagna con una sola pluriclasse dalla I alla V con 17/18 alunni. Perché non integrare l’organico in queste situazioni assegnando un certo numero di ore di disponibilità proprio a quei docenti per i quali è previsto il “contratto di disponibilità”?

Il problema delle supplenze, da quanto si sente in giro, presenta situazioni altrettanto insostenibili. L’aver portato tutte le cattedre a 18 ore, con il taglio delle compresenze nelle elementari, fa sì che molti DS si trovino in una situazione paradossale: in caso di assenze dei docenti o accorpano le classi, svilendo in questo modo il servizio, o riducono le ore di lezione all’inizio o alla fine. In entrambi i casi si viene a ledere il diritto allo studio costituzionalmente garantito. L’entrata o l’uscita anticipata degli alunni è un fatto molto grave, anche se nelle superiori avviene da sempre (basterebbe una semplice indagine per accertarlo!), e soprattutto espone i DS a rischi notevoli sul piano amministrativo e anche penale: basterebbe un genitore che sollevasse la questione davanti a un giudice e scoppierebbe il caso. D’altra parte ricorrere all’ordine di servizio imponendo le ore aggiuntive ai docenti o ai collaboratori va incontro a una altrettanto grave situazione: tali ore vengono pagate, se vengono pagate, magari con anni di ritardo e sfido un DS ad assumere tale misura nella situazione in cui ci troviamo. Con la scuola dell’infanzia il problema diventa addirittura impossibile, anche se sono al corrente di iniziative al limite della legalità e delle norme contrattuali prese da alcuni DS, i quali accorpano due sezioni (40/50 bambini) con una solo maestra o trattengono le stesse in servizio oltre l’orario consentito. Mi rendo conto delle difficoltà dei DS, ma non condivido che accettino supinamente  tali situazioni, convinti che i docenti o le famiglie non possano che piegarsi alla bisogna.

E allora? Ecco la mia proposta, che poi non è affatto nuova, perché ricordo che era stata ventilata già qualche anno fa da un ministro (Moratti se non sbaglio): costituire a livello provinciale dove è possibile, o meglio distrettuale, (anche se i Distretti esistono solo sulla carta) una specie di task-force con un gruppo di docenti e/o collaboratori scolastici con “contratti di disponibilità” (quando la norma verrà approvata), i quali resterebbero a disposizione presso una scuola-polo per eventuali supplenze. Qualora se ne presentasse la necessità, essi  verrebbero inviati alle Scuole richiedenti, ricevendo l’intero stipendio per la giornata, detratta la somma già percepita per contratto. E’ una soluzione che potrebbe essere adottata anche in futuro.

Mi rendo conto che il meccanismo non è semplice e potrebbero presentarsi situazioni di conflittualità tra le scuole , che andrebbero comunque risolte con un regolamento ad hoc. Le scuole potrebbero in questo modo risparmiare sul budget per le supplenze, ma soprattutto si garantirebbe un migliore sevizio alle famiglie e agli allievi. Tutte le altre soluzioni di cui si parlava prima (accorpamento di classi, uscite anticipate, ordini di servizio) sono comunque inaccettabili.

Se ne può discutere? E’ quello che chiedo anche ai colleghi DS su cui incombe l’onere più pesante per l’attuale situazione.

 

Pasquale D’Avolio

P.S. L’accordo Ministero-Regione Puglia per l’utilizzo dei precari su progetti per l’innalzamento della qualità formativa a prima vista potrebbe essere un buon esempio di come impegnare le risorse umane disponibili con i prossimi “contratti di disponibilità”. Mi permetto tuttavia di essere alquanto scettico sulla buona riuscita di tali progetti: l’esempio pluriennale dei “progetti contro la dispersione”, che in molti casi sono stati una semplice “dispersione” di fondi, mi induce a ritenere che la qualità del servizio si ottiene meglio garantendo innanzitutto il “diritto allo studio”, che appare, per quanto si diceva prima, alquanto problematico!

 


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