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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Rapporto Eurispes: il lavoro, prima causa di stress nel mondo. In Italia colpisce il 41% dei lavoratori

 

Il lavoro o la sua mancanza è la prima causa di stress nel mondo (riguarda il 54% dei casi osservati): in Italia colpisce il 41% dei lavoratori, un valore superiore a quello di Gran Bretagna e Germania (27%), Francia (24%) e Spagna (22%). Le cause di stress lavorativo sono soprattutto la noia da routine e la pesantezza del superlavoro. La stima è dell’Eurispes che ha realizzato la mappa del lavoro e del superlavoro riferita al 2002, presentata oggi, evidenziando una spaccatura nel mercato del lavoro: solo poco più della metà degli occupati gode delle tradizionali tutele del lavoratore dipendente.


I superlavoratori sono invece riscontrabili in tutte le categorie professionali, ma i dati indicano che il superlavoro è presente in percentuale doppia nel sommerso rispetto al lavoro regolare (il 40% contro il 20% dei casi). I lavoratori sommersi a tempo pieno presentano una percentuale di superlavoratori simile a quella riscontrabile fra i dirigenti (circa due terzi degli appartenenti a tali categorie). I superlavoratori rappresentano la metà di coloro che effettuano collaborazioni coordinate e continuative e la metà del complesso dei manager. Il valore minimo si registra in relazione ai dipendenti regolari (poco più del 10% di superlavoratori). Gli interinali invece presentano un’incidenza di superlavoratori (30%) leggermente inferiore a quella del complesso dei lavoratori indipendenti (40%): evidentemente, sul totale degli interinali, incide molto la categoria dei lavoratori a tempo parziale, mentre sul totale dei lavoratori indipendenti incide la presenza dei professionisti (spesso grandissimi lavoratori).


L'analisi dell'Eurispes ha considerato anche il mondo del volontariato, dove la percentuale di superlavoratori è analoga a quella rilevata sul complesso dei lavoratori regolari, ma "sconta una grossa presenza di lavoratori a tempo parziale, al fianco dei quali opera una minoranza relativa di grandi lavoratori". Il lavoro degli 800mila superlavoratori volontari è secondo l'Eurispes verosimilmente equivalente o superiore alla mole di attività sviluppata dal restante 80% dei volontari.

 

Mappa del lavoro e del superlavoro in Italia
Anno 2002
(Valori in migliaia)

Posizione nella professione

Occupati

Superlavoratori


Mercato del lavoro regolare:

Lavoratori dipendenti

14.600

1.500

Lavoratori indipendenti

6.750

2.700

Tot. lavoratori nel mercato regolare

21.350

4.200


Collaborazioni:

Co.co.co. (collaborazioni coordinate e continuative) 

2.000

1.000

Lavoratori interinali

250

75

Tot. collaborazioni

2.250

1.075


Menager:

Dirigenti

300

200

Quadri e direttivi

900

400

Tot. Menager

1.200

600


Mercato del lavoro sommerso:

Lavoratori a tempo pieno

3.400

2.400

Lavoratori a tempo parziale

2.250

-

Tot. lavoratori nel mercato sommerso

5.650

2.400

 


Mercato del lavoro regolare e sommerso

27.000

6.600


Volontariato:


Tot. lavoratori non retribuiti (volontari)

4.000

800

Fonte: Eurispes, 2002  

''il lavoro flessibile comporta un maggior rischio di incidenti e di malattie professionali''

 

L’indagine Eurispes-Ispesl “Incidenti sul lavoro e lavoro atipico” mostra che per la sua stessa natura e struttura, il lavoro flessibile comporta un maggior rischio di incidenti e di malattie professionali. La frequenza degli infortuni nel lavoro atipico è variabile e disomogenea: si va da un bassissimo coefficiente di rischio, nel caso del part-time e degli Lsu, all’alta incidenza di infortuni che caratterizza l’apprendistato o il lavoro operaio interinale.


Lo studio è stato realizzato nel 2000 ed ha interessato 16 imprese di lavoro interinale che hanno impiegato oltre 250mila operai, per un totale di 57.074.075 ore, e una durata media di impiego di 224,7 ore. Sono stati prese in esame i registri infortuni delle imprese ed analizzati gli infortuni con prognosi superiore ai 3 giorni per poter effettuare un confronto con i corrispondenti dati raccolti dall’Inail, considerando l’età, il sesso, la nazionalità, le cause di infortunio stesso. I dati degli infortuni sono stati confrontati con quelli relativi alle ore lavorate.
La stessa Inail spiega che non è ancora possibile valutare l’incidenza delle nuove tecnologie e delle nuove modalità di lavoro sui rischi lavorativi, ma si stima che ad aumentare saranno tecnopatie ancora non prese in considerazione, come quelle legate ad un continuo utilizzo di supporti elettronici (posture, microtraumi, ecc.), e sempre teoricamente, si pensa che potrebbero incrementare gli infortuni in itinere, ossia dovuti alla maggiore mobilità che verrebbe favorita in caso di lavoro interinale o part-time.


Dei 5.259 infortuni considerati è stato calcolato l’Indice di Frequenza (IF), mediamente pari a 92,1 ogni milione di ore lavorate, un dato variabile per tipologia di azienda interinale: è di 87,5 per le tre imprese di maggiori dimensioni e di 139,5 per le altre tredici, a probabile testimonianza di differenti caratteristiche dei lavoratori e delle imprese utilizzatrici. Inoltre l’If nel settore atipico indagato è decisamente superiore al corrispondente valore rilevato dall’Inail nel settore metalmeccanico nel 1997 (38,13), e persino di quello minerario (50,8), ed è sicuramente indicatore di un maggior rischio di incidenti nel settore interinale, a parità di pericolosità nella mansione.


Il 76% degli infortuni esaminati nell’indagine milanese riguarda operai comuni (4.132): colpiscono prevalentemente gli operai giovani, di età media pari a 27,8 anni ed è pensabile che proprio l’età costituisca un fattore di rischio, accompagnata alla poca esperienza e al basso grado di qualificazione. Nel lavoro atipico, il fattore di rischio infortunistico è legato essenzialmente alla diversa organizzazione del lavoro, ed è amplificato dal notevole numero dei lavoratori occupati.

 

Lavoro Italia (INAIL'03): occupazione e infortuni sul lavoro  Periodo 2001 - 2002

 

OCCUPATI 
(Fonte Istat migliaia di unità)

 

 

 

 

Settore Attività

Anno
2001

Anno
2002

Variazione

Assoluta

%

Industria e Servizi

20.388

20.733

+345

+1,7

Agricoltura

1.126

1.096

-30

-2,7

Totale occupati

21.514

21.829

+315

+1,5

 

 

 

 

 

INFORTUNI DENUNCIATI
Infortuni in complesso*

 

 

 

 

Settore Attività

Anno
2001

Anno
2002

Variazione

Assoluta

%

Industria e Servizi

938.863

907.621

-31.242

-3,3

Agricoltura

81.821

73.902

-7.919

-9,7

Totale infortuni
- di cui in itinere

1.020.684
50.940

981.523
55.753

-39.161
+4.813

-3,8
+9,4

 

 

 

 

 

CASI MORTALI**

 

 

 

 

Settore Attività

Anno 
2001

Anno 
2002

 

 

Industria e Servizi

1.268

1.229

 

 

Agricoltura

140

131

 

 

Totale infortuni mortali
- di cui in itinere

1.408
252

1.360
273

 

 

* dati provvisori
** dati provvisori (aggiornamento al 28 febbraio 2003)

NOTE:
Nel 2002 l'occupazione ha segnato un incremento dell'1,5% (315.000 unità) quale effetto di un
aumento dell'1,7% nell'Industria e Servizi e di un calo del 2,7% in Agricoltura.
Nello stesso periodo gli infortuni sul lavoro risultano, alla data del 28/03/2003, diminuiti del 3,8% (-3,3% nell'Industria e Servizi e -9,7% in Agricoltura). Sulla base di previsioni statistiche il dato consolidato della variazione complessiva dovrebbe attestarsi intorno a -2%.

Per quanto riguarda i casi mortali i dati necessitano di ulteriori prolungati periodi di consolidamento e verifica.

Fonte: Inail,  PRIME INDICAZIONI SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati aggiornati al 28 marzo 2003)

Lavoro Italia (INAIL'03): Evoluzione infortunistica
Quinquennio 1998 - 2002

 

 

 

 

 

 

INFORTUNI IN COMPLESSO
Valori assoluti

 

 

 

 

Settore di attività

1998

1999

2000

2001

2002

INDUSTRIA E SERVIZI
var. % su anno precedente

866.278
+2,5

895.243
+3,3

906.580
+1,3

938.863
+3,6

907.621
-3,3

AGRICOLTURA
var. % su anno precedente

96.984
-6,7

91.501
-5,7

85.555
-6,5

81.821
-4,4

73.902
-3,8

Tutte le attività
var. % su anno precedente

963.262
+1,5

986.744
+2,4

992.135
+0,5

1.020.684
+2,9

981.523
-3,8

 

 

 

 

 

 

INDICI DI INCIDENZA
( Infortuni in complesso x 1000 occupati ISTAT-dati elaborati)

 

 

 

 

Settore di attività

1998

1999

2000

2001

2002

INDUSTRIA E SERVIZI
var. % su anno precedente

44,7
+1,0

45,5
+1,6

45,1
-0,8

44,6
-1,1

43,5
-2,5

AGRICOLTURA
var. % su anno precedente

85,8
-2,9

85,9
+0,1

81,9
-4,6

78,3
-4,4

73,4
-6,3

Tutte le attività
var. % su anno precedente

47,1
+0,3

47,7
+1,3

47,1
-1,3

46,4
-1,5

45,0
-3,1


NOTE:
In valori assoluti, all'andamento crescente del numero di infortuni che ha caratterizzato l'ultimo quinquennio, si contrappone un'inversione di tendenza per il 2002. Considerazione questa che vale sia per il complesso delle attività, che per quelle dell'Industria e Servizi; l'Agricoltura accentua un calo avviato già da molti anni. 

In termini relativi (rapportando cioè gli infortuni alla forza lavoro che li esprime) si consolida il trend al ribasso iniziato già a partire dall'anno 2000, nell'ambito di tutte le attività.

Fonte: Inail,  PRIME INDICAZIONI SULL'ANDAMENTO INFORTUNISTICO ITALIANO NELL'ANNO 2002 (dati aggiornati al 28 marzo 2003)

Oltre 6 milioni i lavoratori atipici in Italia: la tipologia contrattuale più diffusa è il co.co.co.

 

Sono 6.076.664 i lavoratori atipici in Italia (dati 2002), il 7,3% in più rispetto al 2000 e secondo le stime dell’Osservatorio sul mercato del lavoro in Italia dell’Eurispes, la soglia del 30% sul totale degli occupati potrebbe essere raggiunta già alla fine dell’anno in corso. La crescita ha interessato maggiormente i cosiddetti contratti co.co.co. (passati da 1.897.339 unità nel 2000 a 2.392.527 nel 2002) che rappresentano il 39,4% dell’occupazione atipica complessiva, seguiti dai contratti full-time a tempo determinato (18,1%) e part-time a tempo indeterminato (16,1%). Superiori ai 2 milioni e mezzo i parasubordinati atipici che costituiscono, nel complesso, l’11,6% degli occupati. I dati, diffusi stamane nel corso di una conferenza stampa, sono contenuti all’interno della ricerca Eurispes-Ispesl dal titolo “Incidenti sul lavoro e lavoro atipico”.


Secondo l’istituto di ricerca il rapido sviluppo dei lavori atipici è “riconducibile essenzialmente all’esigenza di una maggiore flessibilità nei rapporti tra datori di lavoro e dipendenti o parasubordinati” ma soprattutto dalla “volontà di abbattere di costi del fattore lavoro”. Gli stessi lavoratori sono spinti ad accettare queste forme contrattuali perché altrimenti non riuscirebbero ad accedere al mercato del lavoro. Questo tipo di flessibilità inoltre è percepito come un’opportunità per le donne con figli di conciliare tempi di vita e di lavoro.


Ma se anche in Italia si comincia a considerare il lavoro atipico un sistema per favorire l’incremento del tasso di occupazione, conveniente sia ai datori di lavoro che a chi cerca lavoro lo cerca, secondo l’Eurispes la nostra legislazione sul lavoro è impreparata alla diffusa e crescente domanda di flessibilità. Insomma la flessibilità senza regole e certezza si trasforma in precarietà con il conseguente disconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori, compreso quello della tutela e promozione della sicurezza sanitaria. È ormai necessaria una lettura unitaria del mercato del lavoro che assicuri pari dignità a tutte le figure che lo popolano, a prescindere dal tipo di contratto, si legge nel rapporto. In questo tentativo di regolamentare nuove forme di lavoro si inserisce secondo gli osservatori il decreto attuativo della Legge delega al Governo in materia disoccupazione e mercato del lavoro (n.30/2003), approvato lo scorso 6 giugno dal Consiglio dei Ministri, che prevede rilevanti novità in termini di incontro tra domanda e offerta di lavoro e di tipologie contrattuali. La stessa Riforma Biagi introduce nuove forme di lavoro, a orario modulato, ridotto o flessibile cosicché l’area del lavoro atipico è destinata ad allargarsi. Oltre al part-time, all’apprendistato ed ai contratti di inserimento lavorativo, la legge introduce infatti il lavoro intermittente o job on call, il lavoro ripartito o job sharing, il lavoro a progetto ed il lavoro accessorio.

 

EURISPES 2003 - Lavoro Italia
Composizione del bacino del lavoro atipico per condizione 
di provenienza - Anni 1998/2001 

Condizione di provenienza

1998

1999

2000

2001

v.a.

v.%

v.a.

v.%

v.a.

v.%

v.a.

v.%

Lavoro tipico

328

17,0

396

18,0

477

19,9

423

17,1

Lavoro atipico, di cui:

1.062

55,2

1.125

51,3

1.261

52,6

1.408

56,9

Part time indeterminato

495

25,8

515

23,5

559

23,3

664

26,8

Autonomo

60

3,1

73

3,3

72

3,0

79

3,2

In cerca di occupazione

203

10,5

283

12,9

279

11,7

232

9,4

Inattivo

271

14,1

316

14,4

306

12,8

334

13,5

Totale

1.924

100,0

2.193

100,0

2.395

100,0

2.476

100,0

Note:
I valori assoluti sono in migliaia

Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Isfol, Federalismo e politiche del lavoro, Rapporto 2001

EURISPES 2003 - LAVORO ITALIA
Collaboratori coordinati e continuativi iscritti al fondo INPS, per regione e sesso - Anno 2002 (v.a. e v.%)

Regioni

Maschi

Femmine

Totale

v.a.

v.%

v.a.

v.%

v.a.

v.%

Piemonte

98.104

7,6

77.974

7,1

176.078

7,4

Valle d'Aosta

3.577

0,3

2.796

0,3

6.373

0,3

Lombardia

288.950

22,4

230.448

20,9

519.398

21,7

Trentino A.A.

33.403

2,6

21.099

1,9

54.502

2,3

Veneto

131.102

10,2

88.499

8,0

219.601

9,2

Friuli V. Giulia

36.228

2,8

28.303

2,6

64.531

2,7

Liguria

37.465

2,9

30.148

2,7

67.613

2,8

Emilia R.

130.820

10,2

92.748

8,4

223.568

9,3

NORD

759.649

59,0

572.015

51,8

1.331.664

55,7

Toscana

109.027

8,5

81.438

7,4

190.465

8,0

Umbria

21.117

1,6

18.060

1,6

39.177

1,6

Marche

38.391

3,0

28.172

2,5

66.563

2,8

Lazio

134.248

10,4

135.344

12,3

269.592

11,3

Centro

302.783

23,5

263.014

23,8

565.797

23,6

Abruzzo

21.880

1,7

22.177

2,0

44.057

1,8

Molise

4.834

0,4

5.116

0,5

9.950

0,4

Campania

54.704

4,2

62.617

5,7

117.321

4,9

Puglia

44.110

3,4

53.130

4,8

97.240

4,1

Basilicata

6.114

0,5

7.537

0,7

13.651

0,6

Calabria

17.781

1,4

20.234

1,8

38.015

1,6

Sicilia

46.983

3,6

67.733

6,1

114.716

4,8

Sardegna

28.897

2,2

31.209

2,7

60.106

2,4

Sud

225.303

17,5

269.753

24,4

495.056

20,7

Residenti estero

7

0,0

3

0,0

10

0,0

ITALIA

1.287.742

100,0

1.104.785

100,0

2.392.527

100,0

Fonte: Elaborazioni Eurispes su dati Ires, Inps e Istat  


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